Un diario lo si scrive per vivere nel presente che si sta vivendo, giorno dietro giorno. Per dare importanza al presente: la giusta importanza a gesti che sembrano minimi, quotidiani, banali. E che invece sono il mio gesto, il mio pensiero, la mia sensazione, il mio trasalimento. E quindi sono importanti. Sono la materia della mia memoria. Sono la mia storia. Che non sara’ la Grande Storia; ma è pur sempre la mia unica, insostituibile storia.
Non preoccuparsi del giudizio futuro e non far pesare il passato come un macigno. Vivere l’attimo e dargli il suo proprio peso specifico. Fermare il fluire, rallentare se non impedire il passaggio del tempo, il consumo delle cose. Questo è il vero motivo per cui ognuno è bene che ceda alla suggestione, che tutti abbiamo o prima o poi provato, di tenere un diario.
Non occorre molto: un quaderno, una penna. Un’agenda coi giorni già ordinati può aiutare a mantenere la regolarità delle annotazioni; ma se s’avverte un senso di costrizione, si butti l’agenda e si riprenda un normale quaderno a righe. O un bloc notes, che sta così comodo nella borsetta o nel cassetto o sul comodino, a fianco delle gocce per la notte, o anche sul ripiano della cucina tra il libro delle ricette e i post-it della spesa.
Come scrivere? Grazie a Dio non ci son regole; non è un compito da consegnare; è un dialogo con me stesso, è un valorizzare ciò che io sto facendo. Ogni mio atto o pensiero è importante perché esprime una parte di me.
Così, si potranno anche annotare appunti in stile telegrafico o comunque essenziale, veloce. E’ lo stile dei “taccuini di lavoro”.
Si potra’ andare in profondità nella propria anima ed esprimerne i movimenti e i succhi nella forma piu’ piena che si riuscirà a comporre. E’ lo stile tipico dei “diario intimo”.
Si potranno prender rapidi appunti, magari a commento delle foto e dei video, durante un viaggio, o una vacanza: è lo stile tipico del “diario di bordo”.
L’importante insomma è fissare il presente. Sara’ il futuro, o nel futuro qualcosa o qualcuno, a trasformarlo nel passato, e a conservarlo. Perché, anche se in un complesso rapporto con il futuro e con il passato, è nel presente che si vive.
Emilio Renzi