In un’animata conferenza stampa di ieri la Vicepresidente della Commissione, responsabile per la Giustizia, Diritti Fondamentali e Cittadinanza, Vivian Reding, ha letteralmente battuto i pugni sul tavolo. Da alcune settimane la Francia giocava una partita ambigua. Da un lato rassicurando Bruxelles, per bocca del suo Primo Ministro Fillon e dei ministri per l’Europa e per l’Immigrazione, sul pieno rispetto dei principi e delle norme UE da parte di Parigi nella gestione delle espulsioni dei Rom; dall’altro, strizzando l’occhio all’elettorato più sensibile al tema della sicurezza e procedendo ad azioni di sgombero e espulsione non basate su criteri individuali.
Il “re è rimasto nudo” quando i giornali hanno pubblicato una circolare del Ministero dell’Interno francese che indicava chiaramente l’obiettivo di voler sgomberare i campi Rom in quanto tali. Non lasciando più spazio ad alcun dubbio sulle intenzioni di Parigi di prendere di mira non singoli individui ma gruppi etnici.
Sul punto la legislazione europea è chiarissima. Stiamo parlando della Carta dei Diritti Fondamentali entrata a far parte del corpo di principi e norme giuridicamente vincolanti con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona nel dicembre 2009. Ma anche della palese violazione della direttiva del 2004 che consente di allontanare cittadini europei da uno Stato membro solo dopo una valutazione individuale sulle possibilità di sostentamento economico, con tanto di garanzie di tutela giurisdizionale.
La Reding si è spinta a dire che l’atteggiamento della Francia costituiva “una disgrazia”, non solo per la violazione di principi fondanti le stesse ragioni d’essere dell’UE, ma anche perché mina il rapporto di fiducia che sta alla base della buona cooperazione tra Istituzioni europee e Stati membri. E questo perché, sostanzialmente, la Francia ha preso in giro la Commissione.
La dura presa di posizione della Commissione segue pressioni crescenti da parte del Parlamento europeo in cui, anche negli ultimi giorni, era montata, non solo tra Liberali e Socialisti, una sempre più evidente insofferenza per una Commissione riluttante a guardare in faccia alla realtà di quello che stava accadendo in Francia. La Reding, da politica abile con una buona esperienza da parlamentare europea alle spalle, ha fiutato il pericolo di una delegittimazione dell’esecutivo Ue quale guardiano dei Trattati e ha mostrato il suo volto più duro.
La procedura d’infrazione che si aprirà nei confronti della Francia è un monito a Stati grandi e piccoli che, sulla via del populismo e di voti facili, pensano che le regole e i valori europei possano diventare un optional. Tutto al contrario, la nostra convivenza e capacità di stare insieme in Europa si basa proprio su questi valori di non discriminazione e sulla civiltà del rispetto delle regole. Per quanto la questione Rom possa preoccupare e costituire un problema, non sarà mai paragonabile – neppure lontanamente – ai rischi che si aprirebbero con il declino della civiltà del diritto e il venir meno dei nostri valori fondanti.
Carlo Corazza
Direttore della Rappresentanza CE a Milano
Un grazie sincero al Direttore della Rappresentanza CE Carlo Corazza che
difende valori e diritti umani e la nostra volontà di stare insieme senza discriminazioni in Europa, quindi approva l’intervento di Vivian Reding.
Ma poi -purtroppo- leggiamo oggi sui giornali che il nostro presidente del Consiglio proclama il suo appoggio a Sarkozy, contro la Reding, e questo certo discredita l’Italia in Europa. Ma certo questo intervento solletica i peggiori istinti xenofobi contro i Rom di una parte degli italiani .
Difendiamo i DIITTI UMANI e prendiamo le distanze.