La recente rivolta popolare in Tunisia non ha precedenti nella storia moderna del Paese. Nasce dal gesto di un giovane laureato che si dà fuoco per disperazione il 17 dicembre 2010 dopo che la polizia gli aveva sequestrato la frutta e la verdura che vendeva per vivere. Meno di un mese dopo l’intero paese si è mobilitato per cacciare il presidente-dittatore Ben Ali.
L’Unione europea ha condannato le violenze e ancora oggi la situazione della sicurezza rimane precaria. La Tunisia è ancora in una fase delicata e il nascente governo di solidarietà nazionale ha davanti a se un percorso difficile. Ma al di là di incertezze e rischi di instabilità, il messaggio del popolo tunisino è forte e chiaro: la Tunisia vuole libertà, una democrazia stabile e il pieno rispetto dei diritti fondamentali.
Alcuni analisti e rappresentanti del popolo tunisino accusano l’Europa o, comunque alcuni influenti Stati membri, di aver sostenuto un regime dittatoriale con un eccesso di “realpolitik”. Si è parlato di dittatura “morbida” quando si era di fronte a un vero e proprio regime che non esitava a utilizzare la tortura come strumento ordinario di repressione e controllo. Effettivamente, davanti alla negazione delle libertà fondamentali non si capisce bene cosa centri il termine morbido.
Questo giudizio sull’Europa é forse troppo severo. Non si può negare che l’azione europea volta a spingere vere riforme verso democrazia e rispetto di diritti fondamentali sia stata indebolita dai rapporti privilegiati tra Tunisia e alcuni Stati membri. Ma è fuori di dubbio che, nell’ambito delle sue competenze, ossia della Politica di Vicinato, l’Europa abbia sempre avuto una posizione chiara e univoca; ripetendo alla Tunisia che la via verso una maggiore integrazione con l’Europa passava necessariamente per riforme democratiche e maggior rispetto delle dignità umana. Ad esempio, in tutti i suoi incontri con i rappresentanti tunisini il Commissario responsabile per l’Allargamento e la Politica di Vicinato Stefan Fule ha ribadito l’importanza del rispetto dei diritti fondamentali.
Ma ora è tempo di guardare avanti. Il popolo tunisino ha dimostrato in modo inequivocabile di voler scrivere una nuova pagina della sua storia. Ed è dovere dell’Europa aiutarla a scriverla. Il rispetto della Costituzione e la volontà di fare un governo di solidarietà nazionale per preparare le elezioni sono passi nella giusta direzione. Come dichiarato dall’Alto Rappresentate per la Politica Estera e vice Presidente della Commissione europea Cathy Ashton e dal Commissario Fule il 17 gennaio, l’UE é pronta a dare il suo pieno sostegno a un processo autenticamente democratico verso le elezioni che, si spera, possano essere annunciate e indette il prima possibile; e a fornire assistenza per la loro organizzazione e per accompagnare il processo di transizione verso una democrazia effettiva e stabile che porti anche maggiore giustizia sociale. Appena la situazione si sarà stabilizzata, l’UE sarà chiamata a fornire un sostanziale pacchetto di aiuti per promuovere sviluppo economico, con attenzione ai problemi sociali e ai giovani, e alla necessità di consolidare lo stato di diritto e il sistema giudiziario.
Anche per il futuro bisognerà tenere bene a mente che la Politica europea del Vicinato si basa sui valori fondanti dell’UE, ossia la libertà, la democrazia e gli altri diritti fondamentali, e sulla promozione di economie aperte di mercato. Il partenariato con i nostri vicini, il processo di avvicinamento e integrazione, non può prescindere dalla condivisione di questi valori che sono, come sempre ribadito dalla Commissione, parte essenziale di questa politica.
Con la sua classe media, il livello di educazione relativamente alto, la sua vicinanza all’UE e generale moderazione, la Tunisia ha tutte le carte per prendere con decisione la via della democrazia e dell’integrazione europea. E non vi è alcun dubbio che questo sia nell’interesse europeo. La nostra ambizione è che vi sia un rinnovato impegno a rendere sempre più robuste e intense le relazioni politiche ed economiche con una nuova Tunisia democratica.
Vi é anche da augurarsi che la via futura – possibilmente pacifica – della Tunisia verso una democrazia stabile serva da modello ad altri paesi vicini che da troppo tempo rimandano riforme essenziali per il rispetto dei diritti fondamentali e dello stato di diritto e una vera economia di mercato.
Carlo Corazza
Direttore della Rappresentanza UE a Milano