La scienziata di 37 anni che verrà premiata da Obama

Pubblicato il 21 Gennaio 2014 in , da redazione grey-panthers

Raffaella De Vita, la scienziata di 37 anni che verrà premiata da Obama: «Vi racconto come ce l’ho fatta»

«Mio padre lavorava alla Olivetti come operaio, mia mamma era una casalinga. Io sono andata avanti grazie alle borse di studio. Poi un professore degli Stati Uniti è venuto in Italia, ha chiesto se qualcuno era interessato a fare esperienze all’estero. Da lì è nato tutto». Raffaella De Vita, 37 anni, sta per ricevere dalle mani di Barack Obama il Pecase: Presidential Early Career Awards for Scientists and Engineers. Non un premio qualsiasi, tra i tanti che si accumulano nei curricula della ricerca Usa. Ma l’onorificenza che la Casa Bianca assegna dal 1998 ai 100 talenti che si sono distinti di più «nelle prime fasi della propria carriera». Raffaella, due figli e cattedra da professore associato alla Virgin Tech, ha traslocato vita e carriera negli States da più di dieci anni. Le sue origini, però, sono salde altrove: Marcianise, 46mila anime sul confine tra le province di Caserta e di Napoli.

Da Marcianise al Virginia Tech
È a Marcianise, «terra dei pugili» con quattro medaglie olimpiche in bacheca, che Raffaella nasce, cresce e si diploma al liceo scientifico Quercia. La passione per la matematica, libretto fitto di 30, una laurea con lode all’Università Federico II di Napoli. Poi quell’ipotesi, il volo sull’altra sponda dell’Atlantico che accoglie da decenni i “talenti in fuga” dalle ruggini del sistema italiano. Il bivio si apre a laurea intascata: l’Italia o il mare aperto dell’università straniera? La scelta cade sugli States. Master of science e dottorato alla Univerity of Pittsburgh, sempre in Ingegneria Meccanica. Raffaella fa il salto alla ingegneria bio-medica, insegna al dipartimento di ingegneria e meccanica di un college d’eccellenza come il Virginia Tech. Nel 2012 ottiene il finanziamento governativo per uno studio sui disturbi del pavimento pelvico: un problema che riguarda una donna americana su tre, ma fatica a risalire le colonne della cronaca Usa. Segno che la ricerca incrocia i suoi ostacoli persino «dove tutto funziona», come l’immaginario più candido vorrebbe gli States. «Penso ci sia un problema di comunicazione», spiega al Sole 24 Ore De Vita. «C’è un imbarazzo di fondo nel parlare di determinati contenuti. Penso sia un problema diffuso tra le donne, che agli uomini non interessa. E ci sono molti punti interrogativi…». Raffaella si è formata tra i banchi italiani, dalle elementari alla tesi di laurea. Il resto della carriera si è svolta negli Stati Uniti, con opportunità e tempistiche impensabili a casa propria.

Italia-Usa: «I nostri studenti più preparati. Ma quanto a risorse…»
Che cosa cambia in positivo o in negativo tra Italia e Usa? Il gap, spiega Raffaella, non si evidenzia in una preparazione che è ancora «nettamente superiore nelle nostre università». Ma nelle risorse: «Da un punto di vista della preparazione siamo all’avanguardia. Quanto al resto, c’è poco da fare: nel sistema americano c’è la possibilità di utilizzare le risorse che si hanno. Sfruttano subito, e bene, il potenziale che hanno». Quindi: studenti italiani più completi, università straniere più recettive e meno intralciate dalla burocrazia? «Purtroppo è così – conferma De Vita – Posso vedere come lavorano gli studenti americani. Quando vedo il livello qui e lo comparo a quello dell’Italia mi rendo conto di quale sia lo scarto».

Il messaggio: «Mio papà era operaio, sono cresciuta grazie alle borse di studio. Bisogna ascoltare chi merita»
Raffaella non ha mai dimenticato Marcianise, terra dove «tantissima gente onesta e laboriosa» si scontra su un sistema che «trascura» chi meriterebbe. La cronaca è impietosa: inquinamento ambientale, interventi ministeriali per illeciti bipartisan nella giunta del Comune, il cappello della malavita organizzata. Raffaella lo sa e ribadisce le sue origini, la “sua” Marcianise: «Se ho pubblicato sulla pagina docente la notizia della premiazione – racconta De Vita – è perché volevo lanciare un messaggio. Dare una speranza. Ci sono un sacco di persone a Marcianise, in provincia di Caserta, che sono oneste e lavorano duro. Ma l’immagine che viene proiettata all’esterno è quella che conosciamo. Ci sono ragazzi che come me sono andati al liceo e hanno fatto il loro percorso ma non vengono necessariamente ascoltati». «Io ho avuto fortuna – sottolinea De Vita – qui c’è un modo di apprezzare e mostrare l’apprezzamento che è migliore dell’Italia». Ma non è detto che tutto si blocchi lì, tra i deficit di un sistema che ha fatto lievitare la fuga di talenti di più del 30% da un anno all’altro. «Lo ripeto, perché ne vado fiera: mio padre era un operaio alla Olivetti, mia mamma una casalinga. Molti degli insegnamenti più importanti li ho ricevuti da loro, anche se non avevano studiato come ho potuto fare io», ricorda De Vita. «Io, personalmente, mi sono formata e sono andata avanti grazie alle borse di studio. Ho pagato pochissimo di tasse universitarie, perché allora c’erano più opportunità. Dovrebbe essere lo stesso oggi. Ce la si può fare. Sempre».

di Alberto Magnani

(fonte: Sole24ore)