“La mia giovane vecchiaia” è il titolo dell’ultimo articolo scritto da Fernanda Pivano per il “Corriere della Sera”, poco prima della scomparsa avvenuta il 18 agosto. Aveva 92 anni e un mese. Definire “giovane” la vecchiaia non è abituale; accostare “vecchiaia” alla gioventù non è frequente. Due stagioni della vita così lontane, così diverse… perché dunque “giovane vecchiaia”?
La Pivano scrive di aver certo rimpianto degli amici che non sono più: poeti, romanzieri americani come Hemingway, Fitzgerald, Kerouac, Corso, cantautori americani e italiani. E delle ore, degli incontri, dei viaggi che non si ripeteranno. Ma scrive anche che tanti sono i giovani che le scrivono, vanno a trovarla, si fanno raccontare le vecchie storie perché le trovano così emozionanti, belle. Alcuni sono tristi, le chiedono cosa bisogna fare perché la poesia del mondo torni a sorridere. La Pivano risponde che non ha consigli da dare se non di sperare e di continuare a fare il loro meglio. E conclude: “questi giovani sono una grande, meravigliosa, consolazione. Il segno che qualcosa di ciò che hai fatto ha lasciato un piccolo segno, un piccolo seme.”
Negli sterminati discorsi sulla terza e quarta età e sui problemi e le malinconie dell’età e i modi per superarle o comunque conviverci, il saggio sorriso della piccola donna indomita può forse farci fare una riflessione positiva: cercare di continuare ad ascoltare, a parlare. Non chiudersi. Lasciar segni, semi – per quanto piccoli. Qualcosa crescera’.
Emilio Renzi
Ringrazio Emilio Renzi che, con la sensibilità che lo contraddistingue, ha voluto rendere omaggio a una grande grey-panther, donna meravigliosa, davvero senza età.
Se permettete, vorrei aggiungere un ricordo personale.
Tanti anni fa, ho incontrato Fernanda Pivano per un’intervista sugli autori che grazie a lei erano arrivati alla nostra lettura, in Italia. In un pomeriggio afoso d’estate, la raggiunsi nella sua casa romana, in un condomino ricavato in un antico convento, di quelli che hanno il colonnato e il giardino interno.
Silenzio, sole, calura, pace totale. E questa donna già matura, gentile e quasi affettuosa con me giovane collega alle prime armi . Davanti a un bicchiere di tè freddo ho trascorso in sua compagnia uno dei miei pomeriggi più belli, con lei affabulante e generosa di informazioni, suggestioni, percorsi.
Un ricordo dolcissimo che mi è capitato di ricordare più volte.
Grazie, dolcissima signora.
Oggi , nella sala allestita a Milano per renderti omaggio, sono passata anch’io. A dimostrare che gli incontri preziosi, nella vita, possono durare anche solo un pomeriggio d’estate. vp
Bella lettura. Vorrei sapere da Emilio cosa leggere per saperne di più su Fernanda Pivano e, a suo parere, quale delle sue traduzioni è la migliore. Grazie Anna
Cara Anna, l'”accademia” non si è mai voluta occupare di Nanda Pivano (e a onor del vero nemmeno lei si è mai preoccupata delle università eccetera). Questo spiega perché le cose migliori da leggere sulla Pivano sono quelle che hanno scritto i giornali in questi giorni (e la “rete” aiuta a ritrovarle tutte). Anzi mi permetto di esser direttivo: per leggere SU di lei leggi LEI direttamente: prendi i Diari fatti da Bompiani l’anno scorso. – La miglior traduzione? è impossibile paragonare la prosa di un Hemingway con la poesia di un Ginsberg… Nanda aveva una tale sensibilità, e freschezza di ascolto, che ogni traduzione era, è, la rivelazione di QUELLA persona, di QUELLO stile. Personalmente ho amato la luminosità, il palpito conferito alle pagine di Fitzgerald; ma il mio è soggettivismo. Creati la TUA “Antologia di Fernanda Pivano” e fatti accompagnare dal suo sorriso.