Villa San Michele si trova ad Anacapri, nella incantevole parte ovest dell’’isola di Capri, quella meno conosciuta dai turisti e la più antica. Magica destinazione del turismo colto, è stata la realizzazione di un progetto e di un sogno mediterraneo del brillante medico e scrittore svedese Axel Munthe
«La mia casa deve essere aperta al sole e al vento e alle voci del mare – come un tempio greco – e luce, luce, luce ovunque!» . Così diceva Axel Munthe e oggi Villa San Michele è ancora uno splendido museo, nel Comune di Anacapri, a Capri.
Axel Munthe era nato nel 1857 nella lontana città svedese di Stoccolma (dove sarebbe morto a 92 anni nel 1949 ) e giovanissimo aveva cercato di conoscere i Paesi europei del Sud. Si era laureato molto presto in medicina a Parigi, in un famoso ospedale psichiatrico, e poi aveva scelto di andare a conoscere i Paesi e le isole nel Mediterraneo.
Quando arrivò nell’isola di Capri, nel 1885, Axel Munthe era un giovane medico, che non aveva ancora compiuto trent’anni. Qui, nel villaggio di Anacapri, nella parte a sud-ovest dell’isola, che era quella meno conosciuta e meno frequentata, ebbe una ottima accoglienza tra gli abitanti locali. E si trovò a suo agio con molti paesani, imparando presto l’italiano, anche a leggerlo, e poi scriverlo. Fece amicizia persino con la anziana Maria, la portalettere, che per trent’anni salirà a piedi nudi cento-settanta gradini delle scale per portare la posta nella nuova casa dove andrà ad abitare il dottor Axel Munthe.
Munthe aveva deciso di costruire una sua abitazione sopra i resti di rovine romane, che avevano anche attorno il verde di un grande vecchio giardino. E aveva preso ogni decisione senza consultare un architetto, senza, quindi, un vero progetto architettonico, ma soltanto con “una specie di rozzo schizzo disegnato con un pezzo di carbone sul muro bianco del giardino”, come si ricorda. Aveva avuto soprattutto l’aiuto di Mastro Nicola e dei suoi tre figli, che stavano diventando abili anche loro nel costruire, come lo erano stati sia il padre sia il nonno. Fu fatto tutto “a occhi chiusi,” come diceva mastro Nicola, però lui da solo sapeva cimentarsi a costruire persino un arco. E ad Anacapri aveva già costruito, o aggiustato, molte altre case, in diverse parti del paese.
Del grande girovagare per scoprire l’isola, al suo arrivo in barca da Sorrento ad Anacapri , Axel Munthe prenderà nota su una sorta di diario (che poi diventerà un libro, molto letto, nelle sue molte versioni, nelle diverse lingue ). In questo girovagare aveva incontrato sulla piccola spiaggia, dei vecchi pescatori, con rossi berretti frigi, che accomodavano le reti davanti ai capannoni delle barche.
Vicino all’approdo c’erano alcuni asini con la sella sul dorso e mazzi di fiori nella bardatura : erano certamente addetti al trasporto delle persone. Intorno, ai bordi della breve spiaggia, aveva visto delle ragazze con spilloni d’argento infilati nelle trecce nere, e sulle spalle un fazzoletto nero annodato. La giovane asina che lo doveva portare a Capri, o ad Anacapri, si chiamava Rosina e il nome della ragazza che la conduceva Gioia. Sono aspetti dell’isola e dei suoi abitanti che apparivano insoliti, soprattutto a uno straniero, e il giovane medico comincerà ad annotarli con un certo stupore. Poi tutti assieme, certamente anche con l’asina e i bagagli, si era avviato lentamente su per il sentiero, salendo verso il paese.
Stabilitosi ad Anacapri, per conoscere meglio gli abitanti, Axel Munthe andrà in giro per il paese e avrà nuovi incontri, che in molti casi diventeranno amicizie. E talvolta anche occasione di collaborazione per costruire la sua casa .
Villa San Michele Anacapri
Nel suo primo arrivo in paese da Sorrento, il medico aveva incontrato anche un fanciullo dagli occhi celesti, che sembrava molto triste, o annoiato, e che andava in giro da solo. E Axel Munthe aveva cercato di incoraggiarlo, facendogli festa, senza troppi risultati. Quando Axel Munthe avrà costruito la sua casa, il melanconico ragazzo andrà finalmente a giocare con gli altri bambini in una stanza della casa del dottore, dimostrando anche lui fiducia e amicizia per il medico straniero .
Quando Axel Munthe cominciò a costruire la sua casa, con una sorta di “ grande balcone belvedere” sul mare blu, che aveva la vista sul bel paesaggio di tutta la baia verso Sorrento e Napoli, conobbe e ospitò anche un simpatico vecchio, che dai paesani era conosciuto con un nome un po’ strano“ Pacciale”. il vecchio fumava la sua pipa in pace, guardando il mare infinito dal pergolato di San Michele……e alle sue spalle c’era il monte Solaro.
Sono alcune brevi storie che Axel Munte ha raccontato nelle prime pagine del libro che aveva cominciato a scrivere, incoraggiato dall’ amico Henry James, uno scrittore americano suo ospite e già famoso.
Munthe, infatti, aveva iniziato a prendere annotazioni scritte, fin da quando era arrivato sull’isola. E poi abbastanza presto si era stabilito definitivamente nella sua nuova casa che aveva fatto costruire sul giardino delle rovine romane. Da tempo aveva deciso di far costruire una casa, veramente sua, sui ruderi di una antica muraglia romana, rivolta verso il mare, usando anche preziosi frammenti di marmo sparsi nel giardino. Era il luogo dove una volta sorgeva una delle antiche ville fatte costruire dall’imperatore romano Tiberio.
Continuò a scrivere tante altre storie per diversi anni, descrivendo anche i luoghi che scopriva……e le persone che incontrava o curava . Alla fine, con i tanti racconti di ogni giorno, compilerà un grosso libro, scritto in inglese, intitolato “The Story of San Michele “ che sarà pubblicato a Londra nel 1929 . E pochi anni dopo, nel 1932 sarà pubblicato anche in Italia, con una edizione in italiano dei Fratelli Treves. Dato che il libro aveva avuto subito un notevole successo, “La Storia di San Michele”, è diventato nel tempo un vero best seller, tradotto in molte lingue e circola ancora oggi, come una storia di viaggio e come romanzo.
Ad Anacapri, Axel Munthe aveva trovato non solo una straordinaria atmosfera amichevole, ma anche una particolare luce, elemento che cercava sempre, lui che veniva da un Paese del grande Nord. Quando decise di stabilirsi nella sua casa ad Anacapri sapeva che sarebbe stato per sempre. Soffriva di insonnia, e a volte gli capitava di essere soggetto ad alcuni momenti di depressione…..E allora aveva preso la decisione di passare molti mesi dell’anno nell’isola, perché lì aveva trovato un altro clima e un ambiente molto confortevole.
“La mia casa deve essere aperta al sole e al vento e alle voci del mare, come un tempio greco “, sosteneva con una certa filosofia il medico Axel Munthe, sempre affascinato dalla nuova insolita abitazione e dal luogo che sinceramente amava.
Alla fine il risultato fu una complessa abitazione, articolata su più livelli: lo studio era al primo piano, mentre la loggia attraversava pergolati e colonne, per giungere a un belvedere circolare che si affacciava verso Sorrento e sul Golfo di Napoli.
Nella Villa San Michele oggi sono conservati diversi reperti archeologici, recuperati da Axel Munthe a Capri, Anacapri, in alcuni casi anche donati da amici. Troviamo frammenti di sarcofagi, busti, pavimenti romani, marmi e colonne. Nel giardino c’è una tomba greca, e su una pergola una bellissima sfinge scolpita in granito rosso domina da un belvedere tutta l’isola di Capri (sembra che provenga dall’Egitto e abbia più di tremila anni ).
La Villa-residenza di Axel Munthe ad Anacapri, oggi è diventata un museo. Ed è anche sede del consolato onorario di Svezia.
Axel Munthe si era trasferito ad Anacapri dalla Svezia già a fine Ottocento, quando non aveva ancora trent’anni e tornò a Stoccolma solo nel 1949, perché negli ultimi mesi della sua vita ebbe bisogno di curarsi in ospedale. Appena poteva staccarsi dal suo lavoro di medico – aveva una clientela di lusso, di aristocratici e di intellettuali in molte capitali europee, tra cui Roma e Parigi dove passò diverso tempo a curare malati illustri, ma anche molta povera gente che curava gratis- appena poteva liberarsi del suo ruolo ufficiale di medico- si rifugiava nella sua casa di Anacapri .
Anacapri e la sua gente sono raccontati ampiamente da Axel Munthe, anche nei minimi particolari come un luogo ideale che lui aveva sperimentato, anche come medico, negli anni trascorsi sull’isola. Il suo amore per Anacapri ha contribuito, o coinciso con il consolidarsi della fama di questo luogo di villeggiatura, che era amato e preferito da molte celebri personalità, che venivano da tutto il mondo. La casa di Axel Munthe è, insieme alla Grotta Azzurra, uno dei luoghi più visitati di Capri, soprattutto dagli amanti della storia e delle origini storiche.
Axel Munthe, in un certo periodo della sua vita, condivise, oltre alla passione per la natura e gli animali, anche quella per la musica, soprattutto con la Regina Vittoria di Svezia, che per motivi di salute trascorse a Capri, anche lei, lunghi periodi, e si affidò alle esperte cure del medico Axel Munthe. Con il dottore strinse una profonda amicizia (alcuni sostenevano addirittura che la regina di Svezia si fosse innamorata del medico). Comunque si sa con certezza – e Axel Munthe lo racconta nel suo libro- che lui amava molto la musica e che la regina a volte suonava il pianoforte per lui, ed era una brava pianista.
Pochi sanno che anche Claude Debussy, ispirato dai paesaggi dell’isola e dal verde che circonda il borgo di Anacapri, scrisse un brano per pianoforte che si intitola “Les Colines d’Anacapri “. In realtà non solo come medico Axel Munthe ebbe grandi riconoscimenti, ma anche come personaggiodalla vivace cultura. Amava anche la povera gente, e la frequentava e curava, sia nell’isola sia a Roma, dove a volte si recava.
Per spiegare un altro lato del carattere di questo medico e mecenate, si può aggiungere che, per proteggere gli uccelli migratori che sorvolavano in certe stagioni tutta l’isola, e che all’epoca rischiavano lo sterminio, causato da una caccia indiscriminata, Axel Munthe decise di acquistare ad Anacapri un pezzo di terreno del Monte Barbarossa e di far piantare tanti alberi. E così cercò di offrire agli uccelli migratori una zona protetta, perché potessero fare tappa sopra i rami degli alberi che lui tutelava.
La migliore stagione per andare a vedere ad Anacapri la Villa San Michele di Axel Munthe, comincia a marzo-aprile e continua tutta l’estate . Da Capri occorre prendere un autobus , scendere a Piazza Vittoria e salire le scale che conducono a Villa San Michele. C’è comunque una seggiovia , se le lunghe scale risultano troppe e faticose.
A pochi passi dalla chiesa di San Michele, in via Giuseppe Orlandi, sorge uno dei musei più particolari dell’isola, la cosiddetta Casa Rossa. Fino alla fine dell’Ottocento, questo singolare edificio dipinto di rosso pompeiano è stata l’abitazione di un colonnello americano che negli anni ha riempito la villa di reperti archeologici rinvenuti passeggiando tra i sentieri di Capri. Nella Casa Rossa sono inoltre esposte le statue recuperate sul fondo della Grotta Azzurra, nonché diverse opere pittoriche del 1800 e 1900, tutte dedicate all’isola e al suo mito.
La villa- Museo e il suo idilliaco giardino a terrazze si aprono su un panorama da sogno sul Golfo di Napoli e ospitano la ricca collezione di reperti archeologici e oggetti d’arte, raccolti dal medico nel corso della sua vita caprese.