Alle Gallerie d’Italia, a Milano, in mostra “Le Tre Grazie”, che Canova scolpì per la prima moglie di Napoleone, Giuseppina Beauharnais. Un’opera di grande valore artistico e metaforico
Non capita tanto spesso di poter vedere da vicino “Le Tre Grazie”, il gruppo scultoreo di grande bellezza che Antonio Canova scolpì, negli anni 1812-1816, per la prima moglie di Napoleone, Giuseppina Beauharnais. Un’opera di grande valore artistico e di ineguagliabile valore metaforico. Per qualche mese, fino al 15 marzo 2020, è possibile vedere questa straordinaria ed emozionante scultura (conservata abitualmente nel museo dell’Ermitage di San Pietroburgo) esposta a Milano nelle sale delle Gallerie d’Italia, in Piazza della Scala, nell’importante mostra intitolata a “Antonio Canova, allo scultore danese Thorvaldsen e alla nascita della scultura moderna”. Una consistente mostra di 170 opere che, oltre ad accostare al Canova il rivale danese Thorvaldsen, mette a confronto diverse opere significative dell’Ottocento dandone una interpretazione storica e critica. La mostra è anche parte delle tante celebrazioni di Antonio Canova, che sono iniziate a ottobre a Roma con una esposizione a Palazzo Braschi e proseguiranno per più di un anno. Senza approfondire i temi della mostra di Milano, è bello ammirare e lasciarsi sedurre dalle opere del Canova, almeno da quelle facilmente accessibili.
Tre personaggi raffigurati nella scultura le “Tre Grazie”, tre donne che si abbracciano teneramente, sono personaggi della mitologia greca e rappresentano tre divinità: le tre figlie di Zeus, Eufrosine, Talia, Aia, tre sorelle. E sono rappresentate da Antonio Canova con lineamenti e forme straordinariamente dolci e umane. Secondo la mitologia le tre donne sono divinità benefiche che diffondono gioia e prosperità, e danno felicità e bellezza al mondo e al genere umano. Il Canova, con questa opera, volle probabilmente dare corpo a un messaggio di pace, traendo ispirazione da personaggi dell’arte classica, che era solita glorificare le tre divinità. Inoltre è probabile che lui stesso, che aveva studiato e amato l’arte classica, attribuisse alla bellezza femminile un effetto rasserenante e pacificante.
La scultura in marmo fa parte delle collezioni del museo dell’Ermitage, a San Pietroburgo
Questo collocamento fu scelto e voluto dallo stesso figlio di Giuseppina Beauharnais, per sottrarre l’opera ad eventuali speculazioni. Una seconda copia delle “Tre Grazie” fu realizzata dallo stesso Canova nel 1817 per John Russel, duca di Bedford e riscosse anch’essa un immenso successo. Anche il poeta Ugo Foscolo fu sensibile alla leggiadra e morbida sensualità delle Tre Grazie e scrisse un carme “Alle Grazie” dedicato all’opera del Canova. Oggi questa seconda edizione della scultura “Le Tre Grazie” è conservata al Victoria and Albert Museum di Londra.
Il gruppo scultoreo delle “Tre Grazie” è considerato da molti critici un’opera particolarmente significativa di Antonio Canova, certamente una delle più note e più ammirate. E lo scultore, a sua volta, è stimato e giudicato come uno dei più importanti artisti dell’Ottocento. Nato nel 1757 a Possagno, vicino a Treviso, dove oggi c’è un grande museo con una Gypsotheca a lui dedicata, figlio di una famiglia benestante di scalpellini, pratici d’architettura, Antonio Canova ha iniziato la sua formazione culturale a Venezia e poi a Roma e a Napoli. Ha viaggiato e ha lavorato in importanti città italiane ed europee, dove è stato presto riconosciuto il suo talento. Ha studiato a lungo l’arte classica di cui ammirava la perfezione non solo formale. Sembra che a volte, mentre lavorava il gesso, per poi riattivarlo in prezioso marmo, si facesse persino leggere storie della mitologia greca. Con le tante sue opere oggi famose Canova ha dato vita a uno dei più importanti movimenti artistici dell’Ottocento, il Neoclassicismo ed è stato un’artista che è andato oltre i suoi tempi.
Tra le opere più sorprendenti del Canova, cito il gruppo scultoreo “Amore e Psiche”, anch’esso esposto nella mostra alle Gallerie d’Italia di Milano, con i due personaggi teneramente abbracciati. E’ una scultura sotto un certo aspetto moderna, ma allo stesso tempo classica e antica. Cupido appoggia teneramente la guancia sulla spalla della donna (Psiche) e tutti e due insieme guardano una farfalla che tengono con cura in mano. La farfalla è l’ emblema dell’anima nella rappresentazione del Canova, che si rifà al mito. Ma forse è anche un gesto affettuoso che due giovani che si vogliono bene, oggi potrebbero condividere, anche senza riferimenti mitologici.
E poi, esposta anch’essa nella mostra, una scultura intitolata a una figlia di Zeus,“Ebe” che tiene una caraffa e una coppa dorata in mano. Il personaggio rappresenta la divinità che mesce l’ambrosia agli dei nell’Olimpo, ed è identificata come il simbolo dell’eterna giovinezza. Una motivazione che molte di noi oggi possono apprezzare e condividere. Antonio Canova ha realizzato diverse sculture intitolate a Ebe, perché ha avuto diverse committenze con questo soggetto.
“Venere italica”, dea che rappresenta il trionfo della bellezza ideale
La statua doveva essere la copia della celebre Venere Medici del secondo secolo avanti Cristo. Ma nella scultura del Canova la Venere sembra comportarsi con una certa umanità e timidezza. La dea ha il corpo seminudo di una bella giovane donna, sorpresa mentre si veste, forse appena uscita dal bagno, e tenta pudicamente di coprirsi il ventre con un telo che scende fino a terra. Completamente nuda rimane la parte posteriore del bellissimo corpo. Non si può negare che l’atteggiamento della dea, con tutta la sua grazia e pudicizia, esprime un “non so che” di molto terreno. La statua è appoggiata su un piedistallo rotondo, che sembra invitare lo spettatore a girare intorno alla bellissima figura, per osservarla da tutte le parti.
Fra le tante sculture del Canova che celebrano la bellezza femminile, famosa anche la scultura che rappresenta Paolina Bonaparte Borghese, la bella sorella di Napoleone, moglie del principe romano Camillo Borghese, con il quale si era sposata in segreto in seconde nozze. La scultura è esposta al Museo di villa Borghese di Roma, ed è molto ammirata dal pubblico. Paolina è raffigurata nelle sembianze di una Venere vincitrice ed è languidamente distesa su un divano con un solo bracciolo, una agrippina. Il busto della donna è nudo, le gambe sono coperte da un leggero drappo. La scultura suscitò scalpore per l’atteggiamento anticonformista della donna, che godeva allora di un certo prestigio sociale. Erano gli anni 1804-1808 e Paolina era molto giovane, aveva meno di trent’anni.
Tra le tante committenze che Antonio Canova ottenne per la sua fama, importante fu quella che gli fece lo stesso Napoleone, dandogli l’incarico di fare il suo ritratto ufficiale. Era un’opera che doveva avere carattere celebrativo per i suoi quarant’anni, e doveva essere esposta in luogo pubblico. Canova sorprende Napoleone raffigurandolo completamente nudo con lo scettro e la vittoria alata in mano, come un dio greco. Forse cercava di rappresentarlo nelle sembianze di Marte pacificatore. Ma l’imperatore Napoleone rifiutò categoricamente di esporre in pubblico la statua.
Antonio Canova, da sempre interessato all’arte e alla cultura, soffrì poi per le tante spoliazioni che Napoleone, durante il suo impero aveva fatto in Italia, trafugando migliaia di opere d’arte dal nostro paese. E, dopo la sua caduta nel 1815, nominato e inviato come commissario straordinario del Vaticano a Parigi, riuscì a farsi restituire dal nuovo re Luigi XVIII diverse opere d’arte trafugate nel periodo napoleonico. Fra queste, sono da ricordare i quattro cavalli in bronzo della Basilica di San Marco a Venezia, la Venere Capitolina, alcuni capolavori di Tiziano, di Guido Reni, del Guercino, di Raffaello, e tante altre opere dell’arte italiana.
Negli ultimi dodici anni di attività, quando è uno degli scultori più famosi e più richiesti d’Europa, Canova si dedica alla realizzazione di una serie di effigi di personaggi femminili, tratti dalla letteratura e dalla mitologia. Alcuni di questi “Volti ideali” , come lui stesso li definisce, dal 25 ottobre sono esposti a Milano alla Galleria d’Arte Moderna, il GAM di via Palestro a Milano. I volti scolpiti da Canova non rappresentano personaggi reali, ma volti idealizzati in cui lo scultore indaga le infinite variazioni della bellezza femminile. In mostra trentanove lavori, di cui 24 autografi, fra cui il più noto è il busto marmoreo di muta e inquietante bellezza intitolato la Vestale, scolpito dal Canova tra il 1818 e il 1819, su commissione di un banchiere milanese, ed esposto alla Galleria d’Arte Moderna di Milano. La scultura rappresenta una sacerdotessa della dea Vesta, incarnazione della purezza e della castità.
Di recente è stato fatto un documentario filmato, diretto da Francesco Invernizzi e prodotto da Magnitudo, che si sofferma sul metodo di lavoro e la creazione delle principali opere del Canova, e analizza la ricca personalità dello scultore. Il filmato è girato in gran parte a Possagno, nella Gypsotheca in cui sono raccolti i gessi su cui Canova lavorava. Dal filmato è stato tratto anche un DVD. Riporto alcune osservazioni di Vittorio Sgarbi che introducono il filmato e che mi sembrano molto significative.
“Antonio Canova è la sintesi dell’intera civiltà artistica occidentale… maestro dell’idea di una bellezza senza tempo e senza limite, un artista dell’armonia, della misura perfetta, e di un mondo perduto”.