Questa volta il mio incontro con dei personaggi è stato avvincente, ed è avvenuto con quelli di un libro: “Le nostre anime di notte”. Addie e Louis, i protagonisti, sono entrambi in là con gli anni, abitano la stessa piccola città del Colorado, lo stesso quartiere e sono soli. La loro storia mi ha fatto riflettere sul tema della solitudine e degli anni che passano, prima o poi per tutti. Una lettura che fa anche sperare e sognare, perché se si è coraggiosi e disposti a rischiare, non è mai troppo tardi per niente. Il libro è un romanzo breve dello scrittore americano Kent Haruf, un bestseller pubblicato recentemente anche in Italia (NNE editore) che si legge d’un fiato e fa compagnia.
Kent Haruf è stato uno dei più grandi scrittori americani (1943-2014), ha avuto diversi riconoscimenti e menzioni speciali ed è noto in Italia per la “Trilogia della Pianura”. Ma questo suo ultimo libro è proprio speciale, da suggerire a quelle “pantere grigie” che si sentono particolarmente sole quando vanno in pensione o hanno rotto una lunga relazione, o perso amicizie e contatti e non vogliono arrendersi alla solitudine che prima o poi dovranno affrontare. O semplicemente a chi vuol sognare un rapporto speciale e leggere i racconti che i due protagonisti fanno nei loro incontri, la sera, in un lettone, confortati dalla luce delle stelle.
Una storia di amicizia, intimità e amore …… Una storia che mi ha coinvolto in una lettura senza pause e in un certo modo mi ha anche commosso. Il libro mi era stato amichevolmente suggerito dalla psicologa Marisa Ferrario, che è stata a lungo responsabile del Centro Psicosociale di Milano di via Procaccini ed è particolarmente attenta ai comportamenti positivi delle persone di una certa età.
Dal libro è stato tratto il film “Our Souls at Night”, con interpreti eccezionali Jane Fonda e Robert Redford, personaggi che sono ancora una leggenda del cinema non solo americano. E che fanno battere i cuori di un pubblico di diverse generazioni. La regia è del giovane Ritesh Batra, di origine indiana. Presentato all’ultimo Festival del Cinema di Venezia, il film ha fatto scalpore. Sarà presto in programmazione anche nelle nostre sale cinematografiche.
Come nel libro di Kent Haruf la storia dei protagonisti, due settantenni vedovi e soli, è fatta di confidenze, di intimità e alla fine, nonostante le difficoltà che incontrano nella società e nella famiglia, si trasforma in una storia d’amore .
Nel film le confidenze e le “tenerezze” fra i due sono interpretate realisticamente da Robert Redford e Jane Fonda, che alla presentazione del film a Venezia, hanno già dichiarato la loro perfetta sintonia che dura da anni, sia come attori sia come persone. Jane Fonda, sex symbol degli anni Settanta, ancora una volta ha dichiarato che non è mai tardi per amare. L’attrice, in splendida forma (nonostante i suoi 79 anni) in un suo libro “ Gli anni migliori” pubblicato da Corbaccio qualche anno fa, aveva raccontato che il sesso over settanta può essere per una donna persino più appagante : “la terza età è il tempo in cui bisogna fare qualcosa per colmare le mancanze. Le donne mature conoscono meglio il loro corpo, sanno cosa vogliono, e non hanno paura di chiederlo”. In sostanza se si cura la propria forma fisica e si coltiva una certa autostima gli “…anta” sono anni in cui possiamo mostrare il nostro io più energico e autentico. Questo vale per le donne.
Del resto Betty Friedan, sociologa americana e teorica del movimento femminista degli anni Settanta, autrice de “La mistica della femminilità” dichiarava a ottant’anni e oltre: “non mi sono mai sentita così libera”.
E Maggie Kuhn, nota per aver fondato le”Pantere Grigie”, una organizzazione internazionale impegnata contro la guerra in Vietnam, femminista convinta e attivissima nel sociale già negli anni Sessanta, poneva al centro del suo lavoro il tema dell’età e combatteva la segregazione degli anziani fuori dalla società. Maggie affermava che la vecchiaia è un tempo eccellente per indignarsi e combattere ogni discriminazione. Dicutendo liberamente della sessualità degli anziani raccontava persino una sua storia d’amore con un uomo che aveva addirittura quasi cinquant’anni meno di lei. Una esperienza che sapevano entrambi che non poteva durare, ma che entrambi avevano molto cara.
“Oggi possiamo iniziare a intravvedere le nuove possibilità umane generate dal fatto che le donne e gli uomini sono finalmente liberi di essere se stessi, di conoscersi per quello che sono realmente e di definire insieme nuovi parametri di successo, fallimento, felicità, trionfo, potere e bene comune.” E’ una affermazione e insieme un interrogativo che si poneva Betty Friedan molti anni fa, ma è valida ancora oggi.