Le osservazioni del sociologo e filosofo francese Edgar Morin, una delle figure più illuminate della cultura contemporanea
Le osservazioni del sociologo e filosofo francese Edgar Morin, un importante punto di riferimento per rispondere ai tanti quesiti che molti di noi si pongono da mesi di fronte alla pandemia del coronavirus, che non dà ancora segno di essere totalmente debellata, e alle nostre maggiori esigenze culturali. Morin è una delle figure più illuminate della cultura contemporanea. E’ un mio suggerimento. E le ragioni sono tante. Morin è quasi centenario e ha avuto molte esperienze nella sua lunga e intensa vita. Ha studiato a lungo le sorti dell’umanità da un punto di vista complesso, e ha insegnato a molti a comprendere il mondo in termini “globali”. Per affrontare queste tematiche in profondità EdgarMorin si è proposto di debellare le barriere che ancora esistono, tra la cultura umanistica e i saperi tecnico-scientifici, in molti casi anche nelle scuole. E su questo tema ha scritto diversi libri che auspicano una profonda riforma dell’educazione per “insegnare a vivere”, soprattutto in questi ultimi tempi in cui si è affermata la globalizzazione in molti stati europei e non solo. E ha pubblicato diversi libri a carattere divulgativo sul pensiero globale, e su come cambiare l’educazione. Cito due testi di facile consultazione: “Insegnare a vivere, manifesto per cambiare l’educazione” e “7 lezioni sul pensiero globale”, entrambi editi da Cortina.
Come premessa Morin ha ricordato due quesiti storici, a cui non è facile rispondere, che prevedono e auspicano una riforma del pensiero e una più ampia visione del mondo e della storia: ‘Quale pianeta lasceremo ai nostri figli?’ e ‘A quali figli lasceremo il mondo?’ Insegnare è anche un gesto d’amore che rende questa professione la più difficile e la più importante, perché prepara alla vita e ne determina il senso.
Edgar Morin, il grande pensatore complesso
In questi ultimi mesi Edgar Morin è stato interpellato e intervistato da importanti e qualificati giornali, sia in Italia che all’estero proprio per la sua ampia visione dell’umanità e la grande capacità di approfondimento, sia dal punto di vista storico sia umanistico in senso ampio. Edgar Morin è nato a Parigi nel 1921 da una famiglia sefardita di origine italiana, ha attraversato un secolo di storia, sempre impegnato in studi e ricerche. Due lauree, 34 università del mondo gli hanno attribuito una laurea “honoris causa”.
Ha avuto diversi incarichi culturali con riflessioni filosofiche su argomenti che riguardano l’origine e il futuro dell’umanità, ha fatto tante ricerche sia scientifiche sia antropologiche, tante conferenze e convegni e tantissime pubblicazioni. Edgar Morin è oggi universalmente riconosciuto come “un grande pensatore complesso” che ha superato le barriere tra il sapere scientifico e quello umanistico. E quindi ha una visione molto ampia dei fenomeni che riguardano l’umanità in generale. E con le sue critiche, i suoi saggi, il suo pensiero ha messo in evidenza la mancanza di una autentica e complessa conoscenza planetaria della società in cui oggi viviamo.
Molti suoi testi sono stati pubblicati anche in Italia dall’editore Cortina, tra cui un libro base “La via per l’avvenire dell’umanità” che ci aiuta a comprendere il mondo in termini globali e propone di sostituire alla via di sviluppo in generale spesso solo economico, che produce molto spesso anche sottosviluppo, la via di una politica di civiltà, che abbia come missione quella di rendere solidale il pianeta, nella prospettiva di un nuovo umanesimo. Conservo gelosamente una copia del libro di Morin, con la sua dedica, che mi ha generosamente scritto nelle pagine di apertura, quando sono andata alla presentazione del suo libro al Teatro Grassi di Milano, qualche anno fa.
Oltre alle tante esperienze personali come ricercatore al CNRS (Centro Nazionale di Ricerca Scientifica) Morin ha viaggiato molto, confrontandosi e conoscendo diverse realtà, e in molti casi ha esteso i suoi interessi e i suoi studi all’etnologia, all’antropologia, alla sociologia e alla biologia, e ha dato vita a una filosofia molto complessa.
Ma ha anche svelato un lato molto umano quando ha raccontato storie personali legate agli affetti, come quelle scritte in un delizioso libro di memorie “La mia Parigi, i miei ricordi“. E ha anche confessato (su una rivista) qualche anno fa che l’amore, l’innamorarsi per gli esseri umani – siamo tutti dei comuni mammiferi – costituisce in sostanza una possibilità di rinascere, di ricominciare a vivere. E infatti nella sua vita ha avuto storie e amori importanti.
Edgar Morin e la pandemia
Edgar Morin in sostanza è un pensatore e un filosofo che ha una grande vitalità ed è ricco di sentimenti nonostante l’età, o proprio per la sua età. E ha seguito con occhio critico l’evolversi della pandemia del coronavirus dal suo studio di botanica a Montpellier, dove negli ultimi tempi si è ritirato. Ne ha analizzato le cause e le conseguenze e ha concesso alcune interviste via streaming a importanti giornali europei. Analizzando e mettendo in rilievo come molti Paesi hanno vissuto la crisi, che sotto vari aspetti minaccia ancora la salute e le vite di molti. Una crisi e i relativi provvedimenti che nello steso tempo hanno provocato anche crisi economiche, e calo della produttività, causata dalla necessità di isolamento e di distanziamento di molti lavoratori per fare fronte agli eventuali contagi del virus.
Per mesi da una civiltà della mobilità, siamo passati all’obbligo della immobilità. E questo comportamento ha provocato diversi mutamenti non solo nella vita quotidiana, ma ha anche suscitato diverse riflessioni e la paura su quanto può accadere nel nostro futuro.
Di fronte alla domanda che gli è stata fatta da Le Monde sulla questione che ha tormentato molti, se cioè era prevedibile che accadesse questa pandemia, Edgar Morin si è espresso con la sua consueta lucidità e passione: “Io ero tra quelli che prevedevano catastrofi a catena provocate dallo scatenarsi incontrollato della globalizzazione tecno-economica, compresi quelli provocati dal degrado della biosfera e dal degrado della società, ma non avevo mai pensato al disastro provocato da un virus. Eppure c’é stato chi anni fa aveva fatto delle previsioni. Precisamente Bill Gates in una conferenza del 2012, annunciò che il pericolo per l’umanità non era il nucleare, ma la salute. Aveva previsto nell’arrivo dell’epidemia del virus di Ebola – che era poi stata molto rapidamente messa sotto controllo – il pericolo di un virus con alta contaminazione e di un pericolo globale.
Ma nonostante questo avvertimento, per quanto riguarda la prevenzione di un altro futuro virus, non si è fatto nulla negli Stati Uniti o altrove. Perché il confort e l’abitudine intellettuale non amano i messaggi negativi”.
Ma c’è un punto positivo e di buon augurio che emerge dal pensiero di Edgar Morin, soprattutto in queste occasioni di sofferenza generale. Ed è la invocata fraternità e solidarietà tra i popoli e le nazioni, di cui ha scritto e parlato più volte e in più occasioni. Un messaggio che da “agnostico dichiarato” ha lanciato chiaramente, motivando le sue dichiarazioni con l’esigenza di una nuova politica e di un umanesimo rigenerato che entrambi attingano alle sorgenti dell’etica, oltre a quelle della scienza. Per precisare questi principi in sostanza politici, ma anche di origine etica e cristiana, Edgar Morin ha ricordato che una delle buone cose che sono state fatte negli ultimi anni è l’elezione di Papa Francesco. Un Papa che in ogni occasione di incontro con il pubblico o le autorità ha ribadito la necessità di una solidarietà tra i popoli. Ecco che l’accostamento dei suggerimenti di Edgar Morin, che mi viene spontaneo fare, con gli ammonimenti del Papa, conferma l’universalità di questa esigenza, che va oltre i confini delle nazioni e delle ideologie di origine politica e religiosa.