Una storia speciale, quella di Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre, vissuta con intensità, al di fuori del matrimonio, coerente con la loro filosofia e il loro modo di vivere
Simone de Beauvoir, scrittrice, saggista, filosofa e musa del femminismo e Jean-Paul Sartre, filosofo esistenzialista e scrittore, negli anni passati (dagli anni ’30, agli anni ’60 con l’impegno politico, ma anche oltre) sono stati i protagonisti di una storia d’amore durata tutta la vita. Una storia che viene ricordata ancora oggi.
Lei, Simone de Beauvoir, nata a Parigi nel 1908, è celebrata per i tanti libri che ha scritto non solo sul femminismo – famosissimo “Il secondo sesso”, pubblicato nel 1949 e tradotto in diverse lingue più volte, ma anche per l’indagine sulla vecchiaia, tra cui il saggio molto letto intitolato “La terza età“, pubblicato nel 1970 in cui fa una severa analisi su come erano trattati gli anziani nel secolo scorso.
Lui è conosciuto in tutta Europa come uno scrittore-filosofo e come uno dei più importanti rappresentanti dell’esistenzialismo. E’ autore di opere letterarie e filosofiche come “La Nausea“, del 1938 che racconta il disagio di molti europei alla vigilia della Seconda guerra mondiale, l’opera teatrale del 1948 “Le mani sporche”, molto discussa per il suo contenuto politico, e “l’ Essere e il Nulla “del 1943, un libro che è il manifesto dell’esistenzialismo e che è molto letto ancora oggi. Insignito nel 1964 del Premio Nobel per la letteratura, Sartre lo rifiutò per ragioni esistenziali e politiche e perché non voleva legarsi a un’Istituzione.
Il primo incontro tra Simone de Beauvoir e Sartre risale ai loro anni giovanili, quando nel 1929 si sono incontrati a Parigi, all’Université la Sorbonne, nella facoltà di Filosofia che tutti e due frequentavano con assiduità. Simone era nata a Parigi nel 1908, Jean Paul Sartre nel 1905, aveva 3 anni più di lei. Entrambi appartenevano a famiglie parigine dalla buona borghesia.
Lei era molto bella, un viso con una pelle chiara e un corpo snello, dalle forme molto femminili. Aveva un carattere estroverso ed era desiderosa di fare amicizie, anche se appariva molto solitaria. Lui era un personaggio che non poteva essere considerato un uomo avvenente. Anzi era decisamente un uomo brutto. Era strabico, perciò portava occhiali molto spessi, aveva uno strano sguardo e un’espressione disarmante. Ma mostrava certamente un certo fascino quando si dilungava nei discorsi con nuovi concetti filosofici, o formulava giudizi approfonditi sulla realtà della vita.
Tutti e due erano sempre molto presenti alle lezioni di Filosofia all’Università, erano molto interessati alle materie, ed erano sempre ben preparati. Una sorta di studenti modello.
Nei loro incontri Simone e Jean Paul scoprirono di avere interessi comuni e di essere entrambi intenzionati a non seguire passivamente le regole borghesi delle famiglie benestanti e tradizionali in cui erano cresciuti. Fin dai primi contatti manifestarono una profonda reciproca simpatia, che si concretizzò in un legame più forte che approfondiva interessi comuni. A poco a poco si accorsero di sentire anche una forte attrazione l’uno per l’altra. Jean Paul Sartre fu il primo che rivelò chiaramente il suo nascente amore, e lo fece in una lettera a Simone nell’ottobre 1939.
Settembre 1939: anche Jean Paul Sartre alle armi
Nonostante la speranza di molti, tra cui diversi intellettuali parigini, che Hitler non avrebbe osato attaccare la Polonia, il primo settembre 1939 con l’invasione da parte della Germania nazista della Polonia, era scoppiata quella terribile guerra che ha coinvolto molti Paesi europei per più di cinque anni, e fu poi definita la seconda guerra mondiale. E fu la causa di molti milioni di morti.
La guerra in Francia era iniziata esattamente il 3 settembre 1939, quando Gran Bretagna e Francia, onorando il loro impegno di garantire l’integrità territoriale della Polonia, dichiararono guerra alla Germania. E poco dopo Jean Paul Sartre, come molti giovani, fu richiamato alle armi, e inviato al fronte. Ma molto presto – nello stesso mese di settembre del 1939 – fu fatto prigioniero dai Tedeschi, che avevano occupato gran parte del territorio francese, e per un certo tempo rimase chiuso in un campo di concentramento.
E dalla prigionia scriveva alla desiderata Simone a Parigi: “se ci fosse stato bisogno di sentire fino a che punto siamo uniti, questa guerra ‘fantasma’ avrebbe avuto almeno questo di buono, di mettere in evidenza i miei sentimenti. Ma non era necessario. Tuttavia essa dà una risposta alla domanda che vi tormentava. Amore mio voi non siete ‘una cosa della mia vita’, sia pure la più importante – perché la mia vita non è più mia, non la rimpiango nemmeno – e voi siete sempre me. Voi siete molto di più, siete voi che mi permettete di immaginare qualsiasi avvenire in questa vita“.
Quella Di Sartre era certamente una dichiarazione d’amore molto intensa e impegnativa. Ma anche Simone De Beauvoir aveva scritto una bellissima lettera dai caldi toni affettivi a Jean-Paul Sartre, quando il 24 settembre, fatto prigioniero dai Tedeschi, era stato internato nel campo di concentramento. Ecco le parole di Simone: “sono felice quando vedo qualcosa di nuovo, ma allo stesso tempo sono delusa, perché spero in un piacere che solo tu mi puoi dare. Vivo mutilata senza di te, amore mio. Non è solo doloroso. E’ triste. Perché in tutto il mondo solo tu conti per me“.
Queste frasi sottolineano l’essenza di un legame molto forte, con una profonda intesa tra i due amanti. Anche se la lettera di Simone De Beauvoir, analizzata con i canoni comuni, ad alcune persone molto tradizionaliste era apparsa non totalmente chiara nei particolari, o non del tutto comprensibile. In realtà Simone de Beauvoir e Jean Paul Sartre erano legati tutti e due anche da una relazione sessuale abbastanza stabile, ma che non esibivano. Perché non condivisero mai uno spazio coniugale, non vissero mai sotto lo stesso tetto. Preferivano vivere con una certa indipendenza, in spazi diversi, anche se vicini. E passavano diverso tempo insieme nei locali-bar parigini del quartiere latino. Come il Café de Flore del Boulevard Saint-Germain, che era diventato un luogo molto frequentato dagli intellettuali e una sorte di avamposto della Resistenza francese. Nel Quartiere latino incontrarono e fecero amicizia con diversi personaggi tra cui lo scrittore Albert Camus, Raymond Queneau che all’inizio della guerra aveva scritto un romanzo cinico e amaro ambientato a Le Havre… Poi incontrarono Pablo Picasso e la giovane fotografa Dora Maar, che fu compagna di vita per diversi anni del grande artista spagnolo e più volte da lui ritratta. Fra i personaggi noti, frequentatori del Café de Flore, da ricordare anche lo scultore Alberto Giacometti, il poeta Jacques Prévert e a volte la giovane cantante Juliette Gréco.
In realtà i due amanti, Simone de Beauvoir e Jean Paul Sartre, vissero per molti anni un legame molto forte e un amore libero. Un amore che è durato più di cinquant’anni (cinquantaquattro), e fu sempre vissuto e sottolineato da un principio di libertà assoluta, da una grande sincerità e da un grande rispetto reciproco.
I due personaggi, ricordati ancora oggi l’uno come padre dell’esistenzialismo, l’altra come teorica madre del femminismo, sono presi in considerazione anche per i loro impegni politici. Si sono sempre dichiarati anti-colonialisti per il profondo significato di libertà che difendevano, e nel 1956 divennero anche portavoce del movimento per l’indipendenza dell’Algeria. Una scelta coerente con il loro pensiero filosofico che riguardava anche la società politica. Come diversi intellettuali in Francia denunciarono e si schierarono contro i soprusi subiti dalla popolazione in Algeria, impegnandosi per la tutela dei diritti umani di quei popoli da tempo colonizzati .
Stima intellettuale e grande sodalizio
Molti si sono interrogati sul tipo di rapporto che ha legato Sartre e de Beauvoir per tanti anni, e le risposte sono state diverse. Ciò che emerge è una grandissima stima intellettuale reciproca e un conclamato grande sodalizio fra i due personaggi, anche se entrambi a volte hanno avuto rapporti extraconiugali. Ma erano una coppia libera e sincera. E certamente una cosa è sicura, e li unisce ancora, e può stupire chi non ha creduto all’indissolubilità del loro rapporto.
Infatti a sud di Parigi, nel Cimitero di Montparnasse c’è una semplice tomba che accoglie i corpi di entrambi, Simone e Jean Paul. E sono molti ancora oggi che vanno a visitare il cimitero e guardano con rispetto la tomba e la lapide che li ricorda. E’ una sorta di omaggio pubblico a due dei più importanti intellettuali del Novecento, coraggiosi difensori di una civiltà più libera, straordinari amanti uniti per più di cinquant’anni da un grande amore libero e incondizionato.
Sartre è morto nel 1980, qualche anno prima di di Simone De Beauvoir, morta nel 1986. Molte sono le persone che continuano a celebrarli anche nei libri.
Sul pensiero di Jean Paul Sartre e la storia dei due amanti così all’avanguardia sono stati fatti film e documentari. Ad esempio il film della Tv francese intitolato “Les Amants du Flore” del 2006, diretto da Ilan Duran-Cohen in cui i due scrittori appaiono come una coppia mitica e indissolubile saldata dall’intelligenza, dalla filosofia e dalla letteratura, ma soprattutto basata su un’intesa con uguali diritti e il rispetto reciproco. Possiamo anche ricordare – è visibile su You Tube – uno sceneggiato della televisione italiana “Le mani sporche”, realizzato dal regista Elio Petri nel 1978, basato sull’omonimo dramma teatrale scritto da Jean Paul Sartre, e realizzato con l’interpretazione di Marcello Mastroianni e di Giuliana De Sio. Ma la storia è immaginaria e non riguarda in particolare le vicende dei due amanti.
Recentemente in Italia è uscito un libro dello psicoanalista Massimo Recalcati sulla filosofia di Jean Paul Sartre intitolato: “Ritorno a Jean Paul Sartre. Esistenza, infanzia e desiderio”. Il libro è edito da Einaudi ed è pubblicato nel febbraio 2021. E’ forse il segno che il senso di libertà del pensiero esistenzialista, continua ad avere un certo interesse ancora oggi, non solo per la libertà nei rapporti d’amore, ma per il modo libero di intendere la vita.
Con questo libro Recalcati ha proposto una sorta di ritorno al pensiero di Sartre in generale. Non solo rileggendo l’opera dello scrittore francese alla luce della psicoanalisi, ma cercando di mostrare quanto potrebbe essere utile, anche per il pensiero contemporaneo, non dimenticare la lezione di Sartre. Al centro del rapporto tra libertà e destino mettere in luce quel “desiderio di essere”, più volte citato dal filosofo francese, che si manifesta anche oggi, in più occasioni con una certa intensità, nei rapporti necessari della contingenza.