GLI ITALIANI E LA SOCIAL CARD

Pubblicato il 29 Marzo 2009 in , da Vitalba Paesano

Per difendere il potere d’acquisto delle famiglie in difficoltà è stata introdotta la carta prepagata con bonus per gli acquisti di 40 euro mensili, ricaricabile presso gli uffici postali. Presentata alla fine dello scorso novembre, la SC ha da subito guadagnato centralità nel dibattito politico, divenendo una delle misure più discusse del pacchetto anticrisi varato dal Governo. Da un lato, i sostenitori della misura rivendicano l’importanza di un intervento che fornisce ai segmenti più bisognosi un aiuto significativo e concreto; dall’altro, si denunciano l’esiguità e quindi l’inutilità della misura nel sostenere i consumi, il rischio di stigmatizzazione sociale dei beneficiari e la difficoltà di fruizione

 

Cosa pensa della Social Card l’opinione pubblica, e in particolare i segmenti “marginali” della popolazione, potenziali beneficiari? Abbiamo rivolto questa domanda a un campione di 1000 casi rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne*.

Prima di lasciare la parola ai dati, è bene tenere a mente come qui analizzeremo le valutazioni della popolazione e non degli effettivi beneficiari della SC: non è, in sostanza, una verifica di customer satisfaction, ma degli orientamenti di base diffusi tra l’opinione pubblica.

Le posizioni

dell’opinione pubblica

Complessivamente nell’opinione pubblica italiana si osserva una buona disponibilità di fondo per la SC, che è valutata in maniera positiva dal 60% degli italiani.

L’orientamento complessivamente favorevole alla misura accomuna sostanzialmente tutti i segmenti socio-demo-culturali: maschi e femmine; giovani, adulti e anziani; redditi bassi (potenziali beneficiari della misura) e redditi più elevati.  Alla trasversalità sociale non corrisponde, però, trasversalità politica: i giudizi positivi per la SC tra quanti si collocano su posizioni di centrodestra (79%) sono doppi rispetto ai collocati su posizioni di centrosinistra (40%) (vedi fig.1).

Passando dalla valutazione complessiva della misura, alle valutazioni di merito sui potenziali punti di criticità, osserviamo un’ampia articolazione di giudizi:

  • consistente l’area di insoddisfazione per l’ammontare dell’importo erogato: 40 € mensili sono giudicati troppo pochi dal 71% degli intervistati;
  • sostanziale spaccatura dell’opinione pubblica sul rischio che i beneficiari della SC possano essere socialmente stigmatizzati: in questo senso circa il 40% degli intervistati (a fronte del 50% circa che non avverte questo rischio; il restante 10% non ha un’opinione o non risponde);
  • netta prevalenza, infine, della convinzione che la fruizione del servizio sia sostanzialmente semplice: meno di un intervistato su quattro ritiene la SC uno strumento di difficile impiego.

Queste valutazioni sui potenziali punti di debolezza della SC, come già la valutazione complessiva, sono egualmente partecipate nei diversi segmenti sociali (si osserva solamente nelle fasce più vulnerabili una parziale modulazione dell’insoddisfazione per l’ammontare dell’importo erogato: il 70% degli italiani ritiene insufficiente l’importo della SC, quota che scende al 50% tra i redditi molto bassi (<600 euro al mese) .Forte appare, invece, il legame tra valutazione dei diversi aspetti della SC e orientamenti politici, con una sistematica accentuazione dei giudizi positivi nel campo di centrodestra e delle voci critiche in quello di centrosinistra.

 

Le misure di sostegno ai consumatori:preferenze degli italiani

La Social Card, pur positivamente accolta dalla maggioranza degli italiani, non rappresenta tuttavia  la prima scelta in materia di sostegno alle famiglie in difficoltà: l’opinione pubblica è infatti largamente schierata a favore della riduzione delle tasse. Alla domanda su quale fosse per sé e per la propria famiglia lo strumento di sostegno ai consumi preferito la maggioranza degli italiani ha risposto “la riduzione delle tasse sui redditi” (48%) o “sui consumi” (31%) e solamente una esigua minoranza (il 15%) ha preferito il “contributo diretto ai cittadini bisognosi” (come la SC); queste valutazioni, è bene sottolinearlo sono condivise dai diversi elettorati . Anche limitando l’analisi al segmento con i redditi più bassi e, quindi, ai potenziali beneficiari dei contributi diretti, l’ordine delle preferenze si conferma: 2/3 circa indicano la riduzione di tasse sui redditi e consumi come opzione preferita, a fronte di 1/3 che indica il contributo diretto ai cittadini bisognosi. A questo proposito, è bene richiamare alcune considerazioni sul legame tra modalità di erogazione e modalità di fruizione di un bonus fiscale fatte su queste colonne da Lozza (cfr. Social Trends aprile 08); in estrema sintesi: a parità di reddito distribuito, un trasferimento diretto di denaro alle famiglie viene percepito come meno rilevante di una riduzione delle tasse; nell’ipotesi di trasferimento diretto, inoltre, il surplus di guadagno viene con maggior probabilità impiegato nei consumi, mentre nell’ipotesi di riduzione della spesa fiscale l’impiego più probabile è nel risparmio.

Ai contributi diretti (come la SC), gli italiani preferiscono quindi la riduzione delle tasse; lo schema riduzione delle spese-aumento del risparmio è preferito allo schema aumento delle entrate e dei consumi; ciò appare “coerente” anche con la convinzione espressa da ampia maggioranza degli italiani che l’attuale scenario economico richieda al Paese il contenimento  dei consumi (avremo modo di tornare su questo punto nei prossimi numeri di Social Trends).

Per concludere…

I dati qui presentati provengono da una rilevazione che ha preceduto di qualche settimana le polemiche sulla fase attuativa della misura (sperequazione territoriale, con le regioni settentrionali penalizzate rispetto a quelle meridionali; intoppi nei trasferimenti di denaro: numerose tessere sono state consegnate ancora prive di credito). In questo senso le nostre analisi evidenziano l’esistenza nell’opinione pubblica di un orientamento complessivo sostanzialmente favorevole all’intervento; questo orientamento riflette certamente la richiesta, condivisa da tutti gli strati sociali, di misure che sostengano il cittadino-consumatore nell’attuale fase di difficoltà. Una lettura in filigrana suggerisce tuttavia come il giudizio sulla SC sia in realtà – almeno in parte – un pre-giudizio: se la valutazione sulla SC dipende dal proprio orientamento politico; se anche la valutazione sulla facilità di impiego/ricarica della SC è ideologicamente fondata; allora, gli italiani non valutano il merito della proposta (che giova ricordarlo è una delle più rilevanti del pacchetto anticrisi), ma danno piuttosto un giudizio su chi la propone (Governo). Infine, i dati presentati permettono di fare un passo oltre la semplice verifica del gradimento tra gli italiani della SC e sembrano suggerire l’esistenza di uno schema di aspettative solo in parte corrisposte. Meno tasse, per dare ossigeno ai risparmi! È questa la ricetta che buona parte degli italiani vorrebbero veder prescritta per sé e per il Paese.

 

 

 

(*) Dati raccolti nell’ambito del Monitor sui Climi Sociali

e di Consumo tramite una rilevazione telefonica quantitativa condotta con metodologia CATI nel periodo 2-8 dicembre 2008.

 

Daniele Novello

Da Social Trends n.106- GfK Eurisko