Fine d’anno, tempo di donazioni

Pubblicato il 29 Dicembre 2008 in , da Vitalba Paesano

I donatori italiani: il profilo, le motivazioni, la domanda rivolta alle Organizzazioni Non Profit

 Quanti sono e chi sono i donatori in Italia

 

Il 33% degli Italiani (circa 16 milioni) sono “donatori regolari e fedeli” ovvero donano con continuità – almeno una volta all’anno – alla stessa associazione non profit. A questi si aggiunge un 19% di “donatori saltuari” (circa 9 milioni) che hanno effettuato almeno una donazione negli ultimi 5 anni. Questo, secondo l’indagine realizzata da GfK Eurisko per l’Istituto Italiano della Donazione

 

I donatori regolari mostrano una fedeltà molto elevata: mediamente hanno sostenuto la stessa associazione per 7 anni e – in larghissima maggioranza (94%) – si dichiarano orientati a confermare il loro sostegno in futuro. Si caratterizzano anche per una maggiore “generosità” rispetto a chi dona sporadicamente. In media donano 180 € l’anno a fronte dei 48 € donati dai donatori saltuari. La maggior parte di questo importo va all’associazione di cui sono sostenitori fedeli mentre il resto si distribuisce – in media – tra altre due associazioni.

 

I donatori sono più presenti tra le donne, nelle fasce di età adulta e matura (oltre i 35 anni), tra chi ha un reddito elevato e un titolo di istruzione superiore. Con una duplice accentuazione: sono più presenti sia tra chi frequenta regolarmente la Chiesa sia tra chi non ci va mai, a conferma dell’esistenza  di una “doppia anima” – religiosa e laica – nel comportamento di dono.

 

I donatori, inoltre, si distinguono – rispetto alla media della popolazione – per un profilo di personalità che presenta tratti di segno positivo:

 

–                     più fiduciosi e ottimisti;

–                     più pragmatici, orientati alla concretezza e all’azione;

–                     con una forte enfasi su valori post-materialistici (la cultura, le relazioni affettive e sociali, la solidarietà);

–                     con elevato “senso di efficacia personale” che si esprime nella convinzione che ciascuno può fare molto per contribuire al miglioramento della società in cui vive.

 

Le finalità del dono

 

L’atto di donazione può assumere per chi lo compie significati diversi:

 

1)      Carità per i deboli, i poveri, i bisognosi: è il vissuto dominante nelle donazioni a favore di organizzazioni di tipo umanitario (in particolare quelle religiose).

2)      Solidarietà verso chi è vittima di ingiustizie: è la versione “laica” dell’atto di carità e si rivolge in prevalenza alle organizzazioni pacifiste e di intervento ospedaliero che operano in Paesi devastati dalla guerra.

3)      Contributo concreto alla soluzione di un problema: è il significato attribuito al sostegno offerto alle associazioni che operano nella ricerca medico-scientifica.

4)      Gesto di impegno civile e sociale: è il supporto alle associazioni che operano per la protezione dell’ambiente o per la difesa del patrimonio culturale e artistico.

 

 Come si scelgono le Organizzazioni Non Profit

 

Conta prima di tutto la notorietà (nessuno è disposto a sostenere associazioni sconosciute) che significa visibilità mediatica (stama, TV…) e/o presenza sul territorio. Inoltre, contano le dimensioni dell’organizzazione. I donatori si dividono tra chi preferisce sostenere le grandi organizzazioni che offrono una garanzia di solidità e appaiono in grado di gestire con maggiore efficacia progetti importanti. E chi, invece, ritiene la grande dimensione sinonimo di burocrazia e possibile spreco delle risorse, preferendo organizzazioni “leggere” e di piccole dimensioni, nella convinzione che siano più impegnate e dedite alla causa. E dunque che attraverso di loro arrivi a destinazione una parte più rilevante dei fondi.

 

Le aspettative verso le ONP

 

Di fronte ad un universo di associazioni sempre più affollato i donatori manifestano un certo disorientamento ed esprimono il bisogno di ricevere precise garanzie e rassicurazioni sulla affidabilità delle organizzazioni che sostengono.

 

In particolare rivolgono alle ONP quattro richieste:

 

–                     informazione chiara e dettagliata che dia visibilità all’operato dell’associazione;

–                     trasparenza sulla gestione che documenti in modo rigoroso come vengono spesi i fondi raccolti;

–                     concretezza, ovvero impegno su progetti precisi e mirati;

–                     competenza e professionalità nella gestione, organizzazione e comunicazione.

 

Le ONP vengono oggi intese come vere e proprie imprese che gestiscono somme ingenti di denaro e progetti complessi e che richiedono dunque un crescente bisogno di competenze manageriali oltre che di rigore etico e di slancio ideale.

 

Di fondamentale importanza nella decisione di sostenere una ONP è la comunicazione:

 

–          che faccia conoscere i risultati ottenuti attraverso informazioni chiare e continuative sui progetti realizzati;

–          che descriva i progetti futuri auspicabilmente concreti, utili, chiari, trasparenti e, in prospettiva, di continuità (non one spot).

 

La crisi e le donazioni

 

E’ attualmente pari a circa il 30% la percentuale dei donatori “saltuari” che dichiara di non poter garantire la continuità della donazione per la situazione di difficoltà economica in cui si trova attualmente o in cui teme di imbattersi in futuro. A fronte di questo dato – che fa prefigurare una contrazione dell’ammontare complessivo delle donazioni in denaro del 9-10% – è possibile ipotizzare, soprattutto da parte dei più giovani, un incremento della disponibilità al “dono di tempo” a favore di cause sociali, ambientali o umanitarie.

 

Numerosi segnali inducono infatti a prevedere che la crisi economica in atto non sarà priva di effetti sul piano culturale favorendo l’emergere di un orizzonte valoriale meno egoistico e più orientato alle dimensioni “sociali” del modello di vita: più attenzione alle relazioni affettive, più solidarietà interpersonale, più sensibilità al disagio diffuso.