Care Rebecca e Marina,
Sono un Grey Panther D.O.C. e seguo la vostra rubrica da diverse settimane. Rispondete a storie interessanti, a volte anche un po’ strane, perciò la mia lettera potrà sembrarvi banale: le preoccupazioni di una vecchia pantera grigia, alla soglia dei settant’anni.
Il fatto è che mia figlia, la mia figlia prediletta, ha un compagno che non mi piace, e non riesco ad accettare questa situazione. Lei si chiama Viola, è una donna in gamba: solare, energica, piena di curiosità, amici, interessi. E’ insegnante alle scuole medie, sta sempre in mezzo ad alunni e genitori: è una persona davvero socievole. Da quando, però, si è messa con lui, impiegato di 40 anni con una passione per i rettili, sembra cambiata: in due anni, tanto per cominciare, ha perso svariati amici perché lui ha un brutto carattere e spesso, durante cene o feste, ha avuto delle uscite infelici, perlopiù dai toni razzisti, che hanno gettato scredito anche su mia figlia.
Inoltre, e non credo di esagerare, per stare con lui Viola sta trascurando i suoi interessi: faceva la volontaria per un’associazione che aiuta i bambini del Kenya, ma lui non approva queste iniziative perché dice che sono solo un modo per rubare soldi alla povera gente, e a poco a poco l’ha convinta a rinunciare. Andava al cinema, perché ha sempre amato i film, ma lui guarda solo Netflix ed è un pantofolaio, e quindi anche lei spesso rinuncia a uscire. Quando, l’altro giorno, mi ha detto che stanno valutando la possibilità di comprare un’iguana da tenere in casa, non ci ho visto più e gliene ho dette quattro! Non ha mai amato gli animali domestici, mia figlia, figurarsi un rettile! Insomma, abbiamo finito per litigare.
Ma la mia più grande preoccupazione è: se decidessero di metter su famiglia? Per ora mi pare che più che di rettili e serie su Netflix non parlino, ma mia figlia ha sempre voluto dei bambini, e temo che prima o poi si decida. Ebbene, di tutti i padri della Brianza, mio genero sarebbe certo il peggiore: non voglio un nipote razzista! Che cosa posso fare? Non voglio rovinare i rapporti con Viola, ma vorrei farla ragionare. Mia moglie dice che non c’è niente da fare e che dobbiamo accettare le sue decisioni, ma io non mi arrendo.
Grazie di un consiglio,
Grey Panther D.O.C.
Caro amico,
con questa sua mail lei solleva un’annosa questione educativa: è meglio essere invadenti, impositivi, o lasciare libertà ai propri figli? Con l’aggravante, però, che la sua Viola non è più una bambina, ma è una donna fatta e finita. Capisco le sue preoccupazioni, e le capisco per averle generate io stessa, da figlia, ai miei genitori, sposando l’uomo sbagliato. Ma proprio perché ho vissuto un’esperienza smile, anche se dall’altra parte della barricata, posso dirle che la soluzione migliore è quella auspicata da sua moglie: lasci libera sua figlia anche di sbagliare. Solo così, sbagliando in prima persona, potrà addossarsi tutte le responsabilità e fare tesoro degli errori fatti. In caso contrario, ci pensi, le responsabilità cadrebbero anche su di lei, in maniera condivisa. Se, ad esempio, sua figlia lasciasse il suo fidanzato perché influenzata da suo padre, e poi se ne pentisse per qualunque ragione, si rivolgerebbe a lei, addossandole la colpa delle sue scelte.
Quello che può fare, invece, è farle notare le cose che non vanno, senza essere invadente: spronarla ad andare al cinema con le amiche quando ha il sentore che rinunci per colpa di lui, o esprimere il proprio dissenso per certe posizioni, per esempio quelle razziste, da lui assunte. Altro, purtroppo, non mi sembra che possa fare, se non ingoiare il rospo nella speranza che sua figlia rinsavisca e prenda le giuste decisioni. Buona fortuna!
Rebecca
Gentile amico, difficile risponderle: lei è un padre che ha ragione e io mi sento in sintonia con lei anche probabilmente per una questione di età. Concordo con quanto le ha suggerito Rebecca, ma cercherei anche di andare oltre. Con l’aiuto di sua moglie, che ha condiviso con lei il processo educativo di suo figlia, ripassi il suo ruolo di padre avuto in tutti questi anni. Non si tratta di colpevolizzarsi, badi bene, ma se è vero che le figlie si innamorano di uomini che o assomigliano molto al loro padre, o che ne sono diametralmente diversi, pensi al profilo maschile che ha trasmesso a sua figlia. Può darsi che fare qualche riflessione a voce alta, sul suo vissuto, sul suo modo di porsi nei confronti delle regole, della “normalità”, del coraggio o dell’impegno, lei riesca, quasi come fosse per caso, a dare sostegno a pensieri e valori che contrastano con quelli di quest’uomo. Occuparsi a settant’anni di affido a distanza, ad esempio (e pensiamo ai tanti bambini siriani in grave disagio in questi anni) potrebbe “passare” un valore capace di contrastare il razzismo del compagno di sua figlia. Regalare a Viola un ciclo di film in un cineforum qualificato della città, dicendo di aver pensato anche alla sua capacità di coinvolgere i suoi studenti in iniziative e discussioni culturali, potrebbe farle vedere l’opzione Netflix come un’opportunità troppo stanziale. E quanto all’iguana, che dire? Potrebbe fare un’accurata ricerca su Internet, spedendole, via mail, ogni giorno, una “pillola” di informazione con funzione deterrente. E sua moglie, che mi sembra meno coinvolta nella diatriba familiare, potrebbe accusare strane allergie. Ne esistono per i peli del gatto, figuriamoci per la cresta del dorso dell’iguana… E se la madre è allergica all’iguana, come potrà frequentare la casa della figlia? Ultima chance: risulta che il costo dell’iguana non sia elevato al momento dell’acquisto (da 40 a 200 euro dicono gli informati) ma molto costosa è la loro alimentazione, ed elevati i costi dei disastri che possono fare in casa. Insomma cara Viola, un bambino sarebbe meglio. Forse con un altro compagno! Auguri.
Marina