Care Marina e Rebecca,
da circa tre anni frequento un uomo giapponese, di Osaka, di nome Yamamoto. Io sui quaranta, lui di cinque anni più giovane di me, ci siamo conosciuti a una cena di lavoro. Io sono traduttrice simultanea per l’ambasciata giapponese a Roma, lui è un importante uomo di affari, spesso in viaggio nelle capitali europee. Io ho sempre provato attrazione per gli uomini asiatici, prima ancora di decidere di iscrivermi alla Facoltà di Lingue Orientali a Venezia, ai tempi dell’Università. Perciò, quando ho conosciuto Yamamoto è stata subito attrazione: mi piacevano i suoi occhi e il suo corpo flessuoso, oltre che la sua mente. Lui all’inizio non era convinto, ci ha messo molti tempo a credere nel nostro amore, ma alla fine si è lasciato andare ed è cominciata la nostra relazione. Anche se il tempo per stare assieme non è molto, abbiamo trovato il modo di far crescere il nostro sentimento tra un viaggio e l’altro: lui viene a Roma almeno tre volte al mese, per lavoro, e si ferma a dormire da me; io ogni due mesi prendo un volo per Osaka e sto da lui. Con il fatto che lavoro per l’ambasciata Giapponese, ho trovato il modo di conciliare amore e carriera, e qualche volta il volo mi viene anche pagato. Insomma, tutto a gonfie vele tra noi finché, durante il mio ultimo viaggio in Giappone, ho affrontato un tema delicato: conoscere i suoi. Ora, io so che i Giapponesi sono molto cerimoniosi e che per loro presentare qualcuno in famiglia ha un significato molto preciso, ma non mi aspettavo una reazione simile. Non solo, infatti, Yamamoto si è rifiutato di fare quello che gli ho chiesto, ma mi ha pregata addirittura di anticipare la data del mio rientro a Roma. E’ stato freddo e scostante, come non era mai stato prima.
Adesso sono qui, con il cuore a pezzi, che cerco di capire perché si sia comportato in questo modo e non mi do pace. Gli ho chiesto di spiegarmi che cosa stia succedendo e lui all’inizio ha preso tempo: diceva che avremmo parlato in occasione del suo prossimo viaggio a Roma. Poi, di fronte alle mie domande sempre più pressanti, mi ha scritto una lunga mail chiarificatrice. A quanto pare, i suoi lo costringono a sposare una donna giapponese. E’ un matrimonio d’interesse, non c’è alcun sentimento tra loro, ma questa donna è molto ricca ed entrambe le famiglie ne trarrebbero giovamento a livello sociale. Io lo so che in Giappone le usanze sono queste, e quando ci si sposa, si mette il cuore in un cassetto, ma io non riesco ad arrendermi. Come può gettare al vento il nostro amore per una donna che nemmeno conosce? Da un lato vorrei convincerlo a restare con me, dall’altro mi chiedo: come posso anche solo pensare, io, di metterlo contro le sue tradizioni? Come posso metterlo in conflitto con la sua famiglia?
Vi prego, datemi un consiglio. Sono disperata.
Desirée
Risponde Rebecca:
Cara Desirée,
Leggendo la tua storia me n’è venuta in mente un’altra: conosci la scrittrice Amélie Nothomb? In uno dei suoi libri più belli, “Stupore e tremori”, racconta il Giappone, dipingendolo in tutta la sua crudeltà e bellezza: alcuni passaggi sono dedicati alla descrizione del matrimonio combinato (Miai-kekkon), il cui scopo è unicamente quello di garantire alla famiglia il mantenimento dello status sociale, se non addirittura di migliorarlo. Tornando alla tua storia, solo tu puoi sapere che peso abbiano sul tuo Yamamoto famiglia e tradizione. Lo descrivi come un uomo brillante, affascinante, dedito ai viaggi, ma faccio fatica a capire la natura del vostro rapporto. Dici che siete riusciti a ritagliarvi del tempo per stare assieme, nonostante la distanza, ma non fornisci nessun indizio che possa in qualche modo svelarci qualcosa in più sulla vostra relazione. Ti ha mai fatto promesse? Ha mai parlato di matrimonio o di metter su famiglia con te? Te lo chiedo per capire se possa mai averti considerata una relazione di lunga durata o se piuttosto tu sia stata per lui solo un piacevole diversivo, prima di metter la testa a posto, nel solco della tradizione. Questo, secondo me, dovresti chiederti (e chiedergli) quando affronterete il discorso. Prima di fare qualunque cosa, cerca di capire chi hai davanti. Potrebbe essere semplicemente un uomo che non sa cosa vuole davvero, o un freddo calcolatore che aveva già previsto tutto. Perciò, ti prego: indaga!
C’è in ballo la tua felicità.
Rebecca
Cara amica,
Non basta andare a Osaka più volte all’anno e neppure frequentare intensamente un Giapponese per conoscere la cultura nipponica e sapercisi adeguare al meglio. I sociologi di questo Paese dicono che trovare il vero amore è sempre stato difficile, ma mai come nel Giappone di oggi, dove un terzo dei giovani non ha mai avuto una relazione e in molti affermano di non essere interessati ad averne una. In realtà, le statistiche del Ministero del Lavoro, della Sanità e del Welfare mostrano che il 90% dei single nella fascia 18-34 anni vogliono sposarsi, ma il 60% di loro dice di non aver ancora incontrato la persona giusta. Per questo motivo lo Stato ha deciso addirittura di finanziare incontri di match-making con lo scopo preciso di incoraggiare i giovani a sposarsi e ad avere figli. “Un tempo, se eri single, la tua famiglia e i tuoi amici cercavano di trovarti qualcuno, senza che tu facessi niente,” ricorda un giapponese di nostra conoscenza. Una passività che sopravvive nel comportamento di quelli che vengono definiti “single parassiti,” ovvero persone che non si assumono alcuna responsabilità nella loro vita, se non quella di fare shopping (o business) e socializzare in attesa di incontrare il principe o la principessa dei loro sogni. O di sposare, anche alle soglie del 3000, la fidanzata voluta da mammà. Voli altrove, cara amica, e auguri.