Come vivono i nostri ragazzi la pausa dalle attività didattiche causa Coronavirus? Consapevolezza, attenzione, niente panico: le indicazioni che si sentono ovunque fanno eco nell’animo di ciascuno. E ciascuno reagisce come può. Un nipotino di 12 anni che conosciamo bene, evidentemente molto preoccupato, ha detto ieri a sua madre: “Beh, qualunque cosa accada, io 12 anni li ho vissuti e anche bene!”
Ancora una volta sono gli adulti (e noi senior, in particolare modo, visto che siamo molto adulti) a dare messaggi di oggettiva speranza, di consapevole realismo. Ecco cosa scrive ai suoi alunni una docente di lettere di una scuola media di Milano :
“Buongiorno carissime ragazze e carissimi ragazzi,
poche righe rivolte a voi per riflettere insieme su questo momento particolare della storia della nostra contemporaneità e delle vostre vite che si stanno affacciando al mondo.
Ho cercato di immaginarvi quando avete saputo che non ci sarebbe stata scuola. Sicuramente in molti avrete gioito, ma qualcuno avrà provato un senso di spaesamento e ansia. Sono naturali ambedue le reazioni; da sempre l’essere umano oscilla tra questi due stati d’animo.
Vi chiedo solo di non sprecare questo tempo sospeso, di fare qualcosa che quando sarete adulti, ricordando” le giornate del coronavirus” non abbiate di voi l’immagine di chi oscillava tra i social, il frigorifero, pensieri estemporanei dimenticati, noia e paura.
Chi è a Milano, in casa provi a dedicarsi alla lettura, alla scrittura; ad esempio in questi casi il caviardage o le poesie effimere sono un toccasana. Condividete questi momenti con chi è con voi. Guardate un bel film, ma se ci riuscite, cercate di tener un diario che potrebbe intitolarsi vacanze forzate. Boccaccio, quel Boccaccio che definì Divina la Comedia di Dante, subito dopo la peste del Trecento scrisse una raccolta di novelle che è arrivata fino a noi. Ne parleremo. Pensate, ha dimostrato come la scrittura possa essere una soluzione per esorcizzare la paura. Aveva compreso in anticipo che la scrittura, ancor meglio se condivisa, è terapeutica.
Mi piacerebbe al rientro leggere qualche vostra pagina, qualche poesia. Se qualcuno tra voi si dedica alla musica o al disegno sarebbe bello condividere qualche nuova creazione.
Se siete in montagna o in qualche luogo di villeggiautra, fermate anche voi le vostre riflessioni, magari anche con belle fotografie di immagini cercate, colte nell’attimo dell’immersione nelle forze della natura. Accompagnatele con vostre poesie o pensieri. Non preoccupatevi di inviarle subito agli amici, cercate di capire che cosa rappresentano per voi, dentro di voi.
Sarebbe bello ritrovarsi all’apertura con testi e immagini da condividere in classe, dal vivo e costruire un album comune di cui sceglieremo un bel titolo.
Ecco, sono riuscita a rovinarvi anche questi momenti! Abbiate pazienza, sono la prof.
A presto.”
Alessandra Giorgetti