In una giornata che non si può esitare a definire storica, sono state rimosse le sanzioni imposte negli anni a Teheran da Usa, Onu e Ue per il suo programma nucleare. Sabato 16 gennaio è stato infatti raggiunto l’implementation day dell’accordo firmato a luglio tra Iran e P5+1 (Usa, Russia, Cina, Regno Unito, Francia, con la mediazione dell’Unione Europea) che segna la chiusura del dossier nucleare iraniano da parte dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) e il pieno reintegro di Teheran nella comunità internazionale.
Ora gli occhi sono tutti puntati su Teheran: si attende il suo ritorno sui mercati energetici internazionali così come il pieno reintegro nel sistema di pagamenti internazionali SWIFT, che riconnetterà di fatto l’economia iraniana al resto del mondo. Ma profondi mutamenti si attendono anche sul versante degli equilibri nella regione, che si preparano a essere alterati da un “ritorno” dell’Iran come “potenza responsabile” con la quale dialogare. Più difficile prevedere che cosa potrà accadere sul fronte politico interno, con le elezioni legislative e per l’Assemblea degli esperti fissate per il prossimo 26 febbraio: riuscirà Rouhani a trasformare in capitale politico il successo ottenuto a Vienna?
Su questi temi ISPI ha pubblicato il Rapporto “Iran After the Deal: The Road Ahead”, di cui riportiamo di seguito alcuni capitoliTolte le sanzioni, cosa cambia per l’economia dell’Iran?
Tolte le sanzioni, cosa cambia per l’economia dell’Iran?
La firma dell’accordo sul nucleare iraniano ha subito generato una ventata di ottimismo sia dentro che fuori i confini del Paese per la ripresa della sua economia. Tuttavia, come osserva Sara Bazoobandi, Chatham House, è errato ritenere che la sola rimozione delle sanzioni possa produrre l’atteso boom economico di Teheran. Perché ciò si realizzi, infatti, servono nuove riforme economiche e politiche che ancora non si prospettano all’orizzonte.
Rouhani: dai successi sul nucleare alle sfide delle prossime elezioni
La rimozione delle sanzioni economiche costituisce una vittoria politica significativa per il presidente Rouhani e un asset importante per le elezioni legislative che si terranno il prossimo 26 febbraio. Tuttavia, lo scontro con la parte politica più conservatrice e intransigente verso l’Occidente evidenzia come la firma dell’accordo possa rappresentare un’arma a doppio taglio sul fronte interno, come rileva nel suo capitolo Annalisa Perteghella, ISPI.