Sonate per violino di Saint-Saëns, Pierné, Franck, Massenet – Solenne Païdassi, Laurent Wagschal – Indésens (76’39”)
Non posso proprio dire di essere un fan di questo genere romantico-borghese, un repertorio che, del resto, è, da un bel po’ di tempo, piuttosto trascurato dai giovani solisti che preferiscono cimentarsi con la musica di altre epoche – barocco e dintorni -, un territorio in cui c’è sempre qualcosa di nuovo da dire.
Ma che temperamento, questa giovane violinista, che sicurezza nel proporre, nel suo primo CD, queste tre Sonate in una luce che rinnova questa musica per virtuosi patentati con un impeto senza l’imbarazzo della buona educazione e con un virtuosismo liberato da ogni esibizionismo.
Non avrei mai pensato che una musica tanto conosciuta, così abusata, come la Sonata di Franck, potesse ancora sorprendermi, emozionarmi. Solenne Païdassi si appoggia voluttuosamente alla melodia senza mai schiacciarla per un eccesso di manierismo o di sentimento mal controllato, passando senza contraddizione dalla logica implacabile del primo e de terzo movimento alla disinvoltura formale del secondo e dell’Allegretto poco mosso finale. E poi la sorpresa della Sonata di Pierné (organista e compositore francese, ben poco presente nelle nostre sale da concerto) e della proustiana prima Sonata di Saint-Saëns, illuminate dalle sonorità gravi e intense di uno splendido strumento del cremonese Lorenzo Storioni. Conclude, come un bis invocato, la Méditation dalla Thaïs di Massenet.
Solenne ha trionfato, tre anni or sono, nel concorso Long-Thibaud – uno dei più importanti (se non il più importante) a livello mondiale, e che da 55 anni non era stato più vinto da un violinista francese. Dopodiché i premi, ed i concerti nelle sale più famose e con le orchestre più prestigiose, si sono accumulati per questa solista che già a 3 anni e mezzo aveva puntato un dito sullo schermo della televisione, in direzione di un violinista dell’orchestra, dichiarando: «ecco quello che voglio fare», e che a 10 anni aveva già vinto il suo primo premio di Conservatorio.
Ma cosa significano tutte queste vittorie? I premi si moltiplicano all’infinito, precipitando sino ai concorsi televisivi – oggi aperti anche alla musica classica – ove, inevitabilmente, il trionfo corrisponde all’esecuzione di conosciutissimi brani con un numero massimo di note eseguite il più rapidamente possibile.
Grazie a Dio, non si tratta sempre di questo, ma, quando si ascoltano artisti del livello e della singolarità di Solenne Païdassi, si avrebbe voglia di consigliarle di scrollarsi di dosso tutte queste medaglie e diplomi e di andare avanti tracciando nuovi itinerari nel repertorio in cui crede – anche se non è quello oggi alla moda. Solenne ama Sibelius, e forse riuscirà a farmelo amare, e spero che presto si potrà ascoltare in disco il suo Mendelssohn – di cui si dicono meraviglie – o il Brahms – per lei il più grande – che sta preparando.
ps: travolto dall’entusiasmo, ho dimenticato di citare Laurent Wagschal, grande pianista e magistrale complice di Solenne Païdassi in questa registrazione, ma vi posso assicurare che, durante i ripetuti ascolti delle loro interpretazioni, la sua presenza non è mai stata di secondo piano …