Piano des Lumières: de Bach à Mozart
Edna Stern: pianoforte – air note (60’33”)
Conoscevo Edna Stern attraverso le straordinarie registrazioni Zig Zag Territoires, sopratutto il suo cd a soggetto – Chaconne – un’esplorazione degli itinerari che il capolavoro di Bach – la Ciaccona dalla Partita n.2 per violino solo – aveva suscitato in compositori coma Brahms, Busoni o Lutz.
Ed ecco che Edna, dopo un silenzio che mi è apparso lungo, torna a sorprenderci con un altro cd a programma : «Piano des lumières», da Bach à Mozart – un viaggio fantastico lungo i percorsi – spesso sotterranei o metafisici – che hanno tracciato una linea di continuità tra compositori come Carl Pihilippe Emmanuel Bach ed il veneziano Baldassarre Galuppi e tra Galuppi e Mozart, e così via, da Bach padre a Haydn.
Ogni brano, in questo disco, è stato scelto dalla pianista per illuminare quello che segue o quello che lo precede: «mettendoli insieme ho pensato alla possibilità di ascoltarli in un contesto e in un prospettiva che – lo spero – sarà edificante», scrive Edna Stern, che cita anche Italo Calvino ed il suo volterriano Micromégas, metafora di quell’equilibrio di forze che permette ai corpi celesti di galleggiare nell’universo al di là del condizionamento di tutte le cose all’inevitabilità del proprio peso.
Come i compositori citati, le cui orbite hanno avuto occasione di incontrarsi – di sfiorarsi ? – durante le loro movimentate e diversamente motivate carriere, lasciando reciproche tracce sottili – quasi un’influenza magnetica o un lontano profumo – nelle loro opere.
Un programma affascinante, quindi, e che testimonia della passione e dell’intelligenza di questa giovane pianista israeliana, che ha frequentato maestri come Martha Argherich, Krystian Zimerman e Leon Fleisher. Ai miei tempi, quelli che avrebbero potuto essere grandi maestri erano in realtà una pericolosa trappola per i giovani talenti, i quali raramente riuscivano – come appunto Martha Argherich o Maurizio Pollini con Benedetti Michelangeli – a cogliere il meglio del sublime insegnamento e a scappar via, evitando di divenir il clone – nel migliore dei casi – o la caricatura, nel peggiore, del Maestro. Ho l’impressione che Edna Stern sia stata un’attenta e prudente allieva, e che gli incontri con le orbite dei grandi pianisti che ha frequentato non abbiano inquinato l’originalità delle sue interpretazioni. Come il suo approccio – non soltanto intellettuale – alle opere scelte per questo disco, tutte avvolte nella magica luce di una comprensione che ce le rivela attraverso nuove, delicate trasparenze sonore (anche le notissime 12 Variazioni “Ah, vous dirai-je, Maman” KV 265 di Mozart).
La sua interpretazione delle due Sonate di Galuppi – forse i brani più interessanti di tutto il programma – mi fa pensare all’eterea, sublime raffinatezza, appunto, di Benedetti Michelangeli che – già tanti anni fa … – aveva riscoperto questo geniale compositore, destinato, comunque e misteriosamente, a restare un «dimenticato».
Una menzione particolare merita la registrazione (effettuata a Milano, al Blue Spirit Studio) per la leggerezza e l’intimità dell’atmosfera sonora, non ingombrata da inutili riverberazioni: si ha l’impressione che il pianoforte di Edna Stern si illumini particolarmente per chi ascolta questo disco, rifiutando le vaste ed artificiali prospettive sonore che vorrebbero ricreare l’acustica di una grande sala.
ascoltate il Galuppi di Edna Stern
ps: il 15 ottobre prossimo Edna Stern sarà a Roma, all’Accademia tedesca, largo di Villa Massimo, con il Quartetto Asasello in un programma di musica contemporanea: un Trio e un Quartetto di Stefan Hanke, giovane compositore tedesco, borsista all’Accademia. Concerto ad inviti fino ad esaurimento posti. Per informazioni telefonare allo 06 44 25 931.
Abbiamo chiesto a Edna Stern in che modo l’incontro con Martha Argherich, Krystian Zimerman e Leon Fleisher ha segnato la sua evoluzione di pianista e di interprete.
E.S. : Devo prima di tutto precisare che Martha è stata, più che un professore, una presenza fondamentale per i suoi consigli (ho avuto l’opportunità di suonare per lei qualche volta, ma non con la regolarità che mi permetterebbe di definirla un professore). È stata quindi per me sopratutto fonte di grandissima ispirazione, e, con la sua femminilità, ha sempre rappresentato un’ideale professionale verso cui tendere. L’ho, evidentemente, imitata, anche se, all’epoca, non ne ero cosciente.
In seguito ho proseguito i miei studi, durante quattro anni, con Krystian Zimerman – il contrario assoluto di Martha. Martha rappresenta la spontaneità esplosiva mentre Krystian calcola e pianifica rigorosamente ogni dettaglio. Questi due approcci mi hanno dato molto, ed il fatto che essi fossero a tal punto contrari mi ha, in qualche modo, protetta dal rischio di diventare una (cattiva) copia dell’uno o dell’altro.
Ma è stato il mio ultimo professore, Leon Fleisher, che è rimasto più vicino al mio cuore. E questo per la semplice ragione che non mi ha insegnato come suonava, ma come sentiva la musica, e questo basandosi sui precetti e le regole della retorica musicale che egli stesso aveva appreso da Schnabel, che – a sua volta – aveva attinto a una serie di insegnamenti che conducevano allo stesso Beethoven. Con Fleisher, quindi, ho avuto a che fare, più che con una personalità autorevole, con una tradizione che risale alla sorgente stessa delle musiche ch’io suono.
G.P. : Quali sono i suoi rapporti con l’Italia, con il pubblico italiano ?
E.S. : Ho già suonato in Italia, a Milano, al Palazzo del ghiaccio, un luogo magnifico, straordinario, ed ho particolarmente simpatizzato con le persone che mi hanno accolto ed il pubblico. Gli italiani mi sono vicini con il loro calore e l’entusiasmo mediterraneo che mi ricorda il mio paese – Israele – ed hanno la fantasia del mio paese d’adozione – la Francia.
Torno a Roma il 15 ottobre per suonare musica contemporanea, del giovane compositore Stefan Hanke. Le sue composizioni mi fanno pensare alla pittura contemporanea: il suono è vibrazione e colore nello spazio. I legami tra musica e pittura sono un soggetto che continuerò ad approfondire con la collaborazione della mia amica pittrice italiana Julie Polidoro (figlia del regista Igi Polidoro). Abbiamo in programma un’esposizione-concerto a Lugano, centrata sul colore nei Preludi e fughe di Bach.
G.P.: Questo cd segna l’inizio della sua collaborazione con airnote, una giovane casa discografica. Quali sono i suoi programmi ?
E.S. : All’origine di tutto c’è la grande stima reciproca con la sua direttrice, la pianista francese di origine siriana Racha Arodaky, e l’interesse comune ad un soggetto spesso controverso: l’interpretazione di Johann Sebastian Bach al pianoforte. Abbiamo quindi in progetto di registrare Bach a due pianoforti.
Un altro progetto che mia sta molto a cuore è la registrazione delle Sonate di Beethoven. È uno dei vertici della letteratura pianistica, ed in qualche modo questo mio ultimo cd Piano des Lumières rappresenta un approccio allo sviluppo della forma classica in queste Sonate.