Nella mia lunga carriera di critico musicale (e soprattutto discografico) ho conosciuto di tutto, in quanto concerne la riproduzione del suono, a cominciare dal passaggio dal microsolco al cd, che fu, ai suoi inizi, rifiutato da molti interpreti «seri», a causa della qualità del suono, troppo artificiale, «numerico»
E, del resto, non furono pochi i virtuosi – primo di tutti il divino Arturo Benedetti Michelangeli – che accettavano di registrare soltanto se e quando il risultato finale era poi sottoposto alla loro supervisione.
Ma i tempi sono evoluti, ed oggi i giovani interpreti – e tra di loro anche qualche star, che non starò a nominare …- non esitano a proporre all’ascolto seducenti assaggi, fettine della loro Arte, via internet, compressa, denaturata e nei pochi secondi, troncati come viene viene, du un reel su Instagram o altro social del genere.
Ma non basta: mi è accaduto l’altro giorno di ricevere la cortesissima mail di un giovane interprete che mi comunicava la pubblicazione al suo primo cd e mi invitava al suo ascolto … su una delle numerose piattaforme a pagamento (a meno che non mi fossi contentato dei 45’’ – più o meno – dell’estratto gratuito).
Gli ho risposto che, rispettando la Musica, non avrei fatto questa audizione dal buco della serratura, e che gli facevo, tuttavia, tutti i miei auguri, anche se non so per cosa: una brillante carriera negli spots pubblicitari alla televisione?
E veniamo ad un altro giovane (ha 34 anni, ma dalla sua fotografia sulla copertina del cd sembra un diciottenne) interprete che non ha bisogno, per farsi conoscere, di sventolare la sua musica su internet. Ho già parlato di lui nel numero scorso, in occasione della sua entusiasmante registrazione dedicata alle Sinfonie di Mozart. Il russo Maxim Emelyanychev, pianista, clavicembalista e … cornettista, è altresì l’astro montante della direzione d’orchestra (Maxim ha debuttato all’età di 12 anni), e ne ha dato le prove con le sue esaltanti registrazioni, da Handel a Schubert, ma anche con in un inatteso cd di Arie Napoletane nel quale, con il Pomo d’oro – la sua orchestra – accompagna il contro-tenore croato Max Emanuel Cencic.
In questo cd dedicato alle ultime Sonate per pianoforte di W.A. Mozart, il primo nel quale si esibisce come solista al fortepiano, Maxim impegna mirabilmente la sua maturità nel rendere la poetica ed il linguaggio mozartiano dell’ultima maniera, dagli accenti già pre-beethoveniani, associata ad un’energia ed una vitalità che evocano il personaggio scompigliato e geniale dell’Amadeus di Milos Forman.
Per la registrazione è stato utilizzato un fortepiano copia di un Walter et fils del 1729, realizzata da Paul McNulty, dalle bellissime e piene sonorità.
Mozart
Piano Sonatas – Maxim Emelyanychev – Aparté (59’14)
Andrea Gabrieli
La Peine de Mon Coeur – Sebastien Wonner: clavicembalo – L’Encelade (63’)
«Le clavecin est un instrument qui invite à un rapprochement, à une intimité qui s’exprime dans un monde différent de l’exécution publique à l’orgue.» (Il clavicembalo è uno strumento che invita alla prossimità, a un’intimità che si esprime in un’atmosfera ben differente da quella dell’esecuzione pubblica all’organo) scrive Sebastien Wonner nella presentazione di questo affascinante cd dedicato a composizioni per clavicembalo – o, più esattamente: «per sonar sopra istromenti da tasti», come specificato dal compositore e organista, Andrea Gabrieli, in questa sua raccolta. Ed il clavicembalo era notevolmente diffuso nella Venezia dell’epoca, e non soltanto nei palazzi ma sin nelle botteghe dei barbieri che erano espressamente autorizzati a «dar concerti ed a insegnar musica».
La sensibile e trasparente interpretazione di Sebastien Wonner è tutta ispirata – «ne sono stato obsédé (ossessionato)», ha scritto Sebastien – dal colorito veneziano, che più che la sapiente polifonia caratterizza queste composizioni (Veronese era contemporaneo di Andrea Gabrieli e certamente essi hanno collaborato alla realizzazione del’Edipo Re de Sofocle per il Teatro Olimpico del Palladio a Vicenza).
«Chi la dirà, la pena del mio cuore?» Ed aggiungere con Willaert, maestro di cappella a SanMarco: «Partir da voi vorrei Tanto son dolci gli ritorni miei».
Prokofiev
Violin Concertos – Maria Milstein: violino, Phion Orchestra, Otto Tausk – Channel Classics (48’28)
D’origini russe, Maria Milstein ancora bambina passa in Francia con la famiglia, si perfeziona in Italia (alla Scuola di Musica di Fiesole, tra l’altro) ed è oggi impegnata in Olanda come solista, camerista – in duo con la sorella Nathalia, pianista, e con il Van Baerle Trio – ed insegnante al Conservatorio di Amsterdam. Maria non ha nulla a che vedere con il celebre Nathan suo omonimo, se non un’arte del violino intensa e matura, al limite della devozione, della passione esclusiva.
« La musica di Prokofiev è di una fantasia e di una ricchezza senza limiti. La prima volta che ho ascoltato il Primo Concerto nella registrazione di Oïstrakh, ne ho ricevuto un’impressione indelebile. I due concerti sono estremamente differenti ed illustrano periodi ben diversi della vita di Prokofiev. Il clima poetico e celestiale del Primo Concerto è un invito in un paese di sogno, mentre il Secondo, crea una sonorità grave e oscura sin dalla melodia iniziale».
Maria Milstein, di questi capolavori liricamente complessi, al limite della nevrosi, è interprete serena, quasi un’analista che comprende ed argomenta, ma senza alcun distacco dall’implicito tormento.
Gounod – D’Indy
Les Solistes de l’Orchestre de Paris, Maurice Bourgue – Indesens (35’)
D’Indy – Gounod
Pierné, Taffanel – Les Solistes de l’Orchestre de Paris – Indesens (61’15)
Gounod-D’Indy / D’Indy-Gounod, due compositori dell’800 che, ben conosciutissi in Francia, non hanno mai avuto da noi il riconoscimento che meritano per la loro opera vasta e multiforme. L’Ave Maria (scritta sul primo Preludio del Clavicembalo ben temperato di J.S.Bach e, all’epoca, non destinata ad essere eseguita in chiesa) ed il Faust per Charles Gounod, ma cosa si conosce da noi di Vincent D’Indy, l’aristocratico (conte) creatore della Schola Cantorum di Parigi?
Questi due interessanti cd, registrati a 45 anni d’intervallo, raccolgono musiche per strumenti a fiato dei due compositori, associate nel secondo cd (il più recente) al Quintetto in sol minore di Paul Taffanel ed alla Pastorale di Gabriel Pierné. Raffinatissimi e fantasiosi interpreti, i Solisti dell’Orchestre de Paris, il fior fiore del virtuosismo della grande scuola francese, la più celebre al mondo per gli strumenti a fiato.
Alter Ego
Célimène Daudet: pianoforte – NoMadMusic (75’48)
Credo che Arturo Benedetti-Michelangeli sia stato uno dei primi gradi interpreti virtuosi ad interessarsi a Federico Mompou (più noto a quei tempi per le sua Suite compostelana per chitarra, dedicata ad Andrés Segovia e conosciutissima grazie alla sua interpretazione). Le sue Canciones y Danzas erano frequenti nei (rari) concerti del Divino Arturo, e non soltanto come bis, e furono onorate da una delle sue (ancor più rare) registrazioni.
Non so se Célimène Daudet abbia ascoltato quelle registrazioni, e se ne abbia tratto ispirazione per questa sua sublime interpretazione e per l’associazione quanto mai opportuna e suggestiva con la Sonata n°3 in si min. op.58 di Frédéric Chopin (in conclusione del programma, inoltre, due brani di Mompou esplicitamente dedicate al grande romantico: Musica callada XV – Chopiniana e Variazioni su un tema di Chopin).
Alter Ego è un affascinante ponte che, congiungendo due secoli, riunisce due anime che hanno dato una nuova voce al pianoforte, una voce che canta con Célimène.
Alleluiah Graffitis
Bach/Audin – Jean Philippe Audin: violoncello – Klarte Records (44’)
«Nel gioioso motivo di questo Preludio in sol — intendo l’«Alleluia» della gioia universale» ha scritto Jean Philippe Audin presentando queste sue geniali 32 variazioni sul motivo del preludio della Suite in Sol maggiore BWV 1007 che inaugura la serie delle sei per violoncello solo, capolavoro J.S. Bach.
Tra devozione e provocazione, questa musica respira, sopratutto, un vento – talvolta brezza leggera, talvolta turbine travolgente – di libertà al limite dell’indisciplina, alternando la convenzione del bel suono a tecniche e sonorità che non figurano in alcun metodo classico per il violoncello.
Si ha l’impressione che queste variazioni potrebbero continuare all’infinito, sempre rinnovandosi e rinnovando l’entusiasmo per una musica (quella di J.S. Bach) che ci appare, ancora una volta, essere all’origine di tutte le musiche del mondo.
Işıl Bengi
Hikaye – Işıl Bengi: pianoforte – Fuga Libera (59’45)
Işıl Bengi
Terre de Jeu – Işıl Bengi: pianoforte – Insolite Records (44’)
Ritorno a parlare di questa giovane, affascinante interprete (pianista e attrice) turco-belga per segnalarvi due suoi altri singolari cd, introdotti anch’essi da titoli evocativi più o meno espliciti (Hikaye vuol dire Racconto). I programmi di questi dischi raccolgono musiche dalle origini più disparate, da Schumann a Prokofiev e Malipiero (ma anche Dane Rudhyar, pioniere dell’astrologia transpersonale) di Terre de Jeu a Yiannis Konstantinidis e Arno Babadjanian (ma anche César Franck) di Hikaye.
Con molta sensibilità ed una poesia animata da slanci ed energie tese e vibranti, Işıl evoca danze di fanciulle in fiore, uccelli profetici ed altre scene infantili ma non mancano composizioni altrimenti impegnate come le Litanie di Torio Takemitsu ed Ex voto di Ernest Bloch, che l’interprete riesce a sciogliere, a liberare da ogni complessità retorica.