Jerusalem Quartet, Sharon Kam: clarinetto – Harmonia Mundi (71″12″)
È la primavera del 1891, e Johannes Brahms è a Bad Ischl, ove, già per il secondo anno, soggiorna per le cure termali. La sua attività creatrice è ormai quasi inesistente, ridotta a qualche disimpegnata composizione cameristica o per il pianoforte; Brahms è stanco.
Ma un incontro viene a risvegliare il genio assopito, quello con Richard Mühlfeld, clarinettista alla corte ducale di Meiningen (e nell”orchestra del festival di Bayreuth). Il solista virtuoso è un protagonista della vita musicale di Bad Ischl; già Brahms lo conosceva, ma quella primavera il suono del suo strumento, con la sua forza espressiva e le sue capacità ad evocare la voce umana in una molteplicità di registri, fu la scintilla che ravvivò la fiamma della creazione dissipando le nebbie del volontario silenzio in un vasto crepuscolo denso di rinnovate emozioni.
Ed ecco che, in un tempo eccezionalmente breve – prima della fine dell”estate – due capolavori vengono a comporre il testamento musicale di Brahms : il Trio opus 114 ma sopratutto questo lirico Quintetto con clarinetto op.115, animato da una quasi insostenibile nostalgia, un immenso notturno che associa il canto rapsodico, gitano, dello strumento solista, ricco di inflessioni patetiche, ad un grande pudore d”emozioni.
La giovane clarinettista Sharon Kam è l”interprete ideale, intensa e sensibile, dell”op.115. Le sonorità morbide e armoniose del suo strumento si associano alla pienezza di suono del Jerusalem Quartet in un”esecuzione magica, fuori dal tempo. Ascoltate l”Adagio: un canto d”amore, sognante cantilena d”un clarinetto il cui suono, da spoglio, quasi aspro, diventa sensuale, velato dalla melanconia del ricordo.
Ho iniziato col parlare del Quintetto, ma in realtà è il Quartetto op.51 n°2 che apre il programma registrato in questo cd. Brahms ha 40 anni, e il processo d”autocritica nei confronti della sua produzione cameristica è al suo colmo (egli aveva appena terminato di distruggere una ventina di composizioni del genere: vent”anni di lavoro !) quando, finalmente, si decide a pubblicare i primi due Quartetti dell”op.51 (un terzo sarà pubblicato due anni dopo).
È difficile far emergere la sublime musica dei Quartetti di Brahms – prole generata nell”urgenza e nel dubbio – dall”atmosfera ansiosa e torturata che li avvolge, dissimulandone il fascino. Ma l”interpretazione del Jerusalem Quartet è sensibile e matura, in un certo modo rassicurante; la perfezione formale e l”intenso lirismo sono le vele e la bussola che conducono, alla fine del viaggio, questo tormentato capolavoro in acque sicure.
Nella speranza che il cd con gli altri due Quartetti non si faccia troppo attendere, in questo loro primo disco dedicato a Brahms.