Inevitabilmente la compilazione di una lista prevede delle scelte, e le scelte implicano – comunque – delle dimenticanze. Il recentissimo arrivo di un cd sensazionale – di cui parlerò qui di seguito – mi induce a riaprire la mia rubrica dei regali musicali di Natale, dandomi, quindi, l’occasione di rimediare alle omissioni e distrazioni della prima.
E comincio col disco cui accennavo, con i suoi 73’ di programma che rappresentano, praticamente, l’integrale dell’opera di un compositore che è, certamente, il più singolare, atipico, sconvolgente dell’800. Julius Reubke è un OVNI, un extraterrestre, nel mondo, pur così ricco e variato, della musica. Figlio di un fattore d’organi, allievo di Franz Liszt a Weimar, Reubke morì a 24 anni, e le folgoranti composizioni della sua brevissima stagione sentono tutta l’urgenza del presentimento, come spessissimo è accaduto ad altri artisti (e non soltanto: fu anche il caso del sommo matematico Evaristo Galois il quale, nella notte che precedeva il duello che l’avrebbe ucciso a soli 20 anni, lasciava un “testamento scientifico” che avrebbe fornito materia di riflessione a generazioni di matematici sino ai nostri giorni).
Scopersi Reubke tanti anni fa, in una clamorosa registrazione di Jean Guillou che interpretava – all’organo ed al pianoforte – le due Sonate; lo riscopro adesso nella lettura, ben più fantastica e visionaria di Olivier Vernet al formidabile organo della chiesa di San Nicola a Lipsia, e dell’esaltante Muza Rubackyté (che, nelle lussureggianti sonorità del suo pianoforte Fazioli, mi fa scoprire anche gli scriabiniani Mazurka e Scherzo, due brevi composizioni qui registrate, credo, per la prima volta che, con il Trio e l’Adagio per organo completano questa intensa e concentrata integrale).
Sublimi, e pittoriche, le foto di Igor B. Glik che illustrano la copertina ed il libretto del cd (il quale ha già ottenuto quell’importante riconoscimento che è Le Choix de France Musique).
Julius Reubke
Sonaten – Muza Rubackyté: pianoforte, Olivier Vernet: organo – Ligia (73’)
Marin Chapoutot
Le nouveau prodige de la clarinette – Warner Classic (51’33)
Un altro giovane genio – il quale è, tuttavia, ben vivente (e gli auguro lunga e vita e trionfale carriera). Marin Chapoutot ha trionfato, lo scorso anno, nella terza stagione di Prodiges (come le sorelle Berthollet – di cui ho segnalato il cd nello scorso numero – hanno illuminato della lora grazia e bravura la seconda stagione) alla televisione francese.
Marin non è soltanto un “fanciullo prodigio” ma, a 12 anni, un musicista completo, che unisce all’istinto ed alla sensibilità una tecnica da virtuoso e la maturità necessaria a sentirsi a suo agio in un programma dei più variati, senza cedere alle seduzioni del troppo facile effetto e della superficialità.
L’Adagio dal Concerto in la maggiore di Mozart, ma anche Giacomo Puccini, Nino Rota ed Ennio Morricone, Carl-Maria von Weber, Prokofiev e Shostakovich in un disco che è il regalo ideale per il giovane appassionato che comincia a rispondere all’affascinante richiamo della musica classica.
Non c’è che augurare a Marin che gli venga ben presto offerta la possibilità di registrare un programma più completo – non solo estratti, cioè -, all’altezza delle sue straordinarie capacità.
Due cd per gli appassionati di Johann Sebastian Bach: la bellissima, totalmente nuova e decomplessata interpretazione di Chiara Zanisi e Giulia Nuti di cui vi ho parlato in marzo:
Bach
Sei Suonate à Cembalo certato è Violino solo – Chiara Zanisi: violino, Giulia Nuti: clavicembalo – Arcana (41’16 + 54’03)
e l’intensa, distillata lettura delle prime quattro Suites Francesi di Paul Beier, il virtuoso americano che nel 1981 ha creato la classe di liuto alla Civica Scuola di Musica de Milano ed è uno dei fondatori della Società italiani del liuto.
Queste Suites – non è sicuro che l’attributo “Francesi” sia di Bach – sono le più semplici d’esecuzione, le meno ambiziose musicalmente, ma la ricchezza – tutta bachiana – del contrappunto è là, e l’interpretazione di Paul Beier, austera senza esser pedante, anima queste danze di accenti rituali, di oniriche ondulazioni, per una coreografia sfumata ed evanescente, abitata da una grande serenità.
J.S. Bach
French Suites – Paul Beier: baroque lute – Stradivarius (78’40)
L’héritage de Rameau
Ensemble les Surprises – Louis-Noël Bestion de Camboulas, Yves Rechsteiner: organo – Ambronay (54’54)
Jean-Philippe Rameau è nell’ADN dell’ensemble Les Surprises, che ha tratto il suo nome dall’opera-balletto Le sorprese dell’amore del grande compositore francese. Al suo terzo cd per Ambronay l’ensemble diretto da Louis-Noël Bestion de Camboulas ha deciso di “inventare”, ricorrendo alla trascrizione – una pratica cara à Rameau – i suoi concerti per organo. Les Sauvages, Les Enfers e Les Amours composizioni scritte all’origine per il clavicembalo, rivestono colori inediti grazie alla ricchezza dei timbri dell’organo in un brillante dialogo con l’orchestra d’archi. Completano il programma alcune solenni trascrizioni di danze estratte delle opere di due amici di Rameau, François Rebel e François Francoeur.
Un cd originale e ricco di sorprese.
Since in Vain
UnderGround(s) – Caroline Huynh Van Xuan: clavicembalo, Paulin Bündgen, contro-tenore – Muso (67’53)
Il titolo dice tutto: Since in Vain : Poiché invano. Un cd delicato e sensibile per un regalo carico di sentimenti sfumati, accennati – se non disperati -, come in un acquarello dai colori leggeri. Caroline Huynh Van Xuan è l’interprete ideale di queste musiche per clavicembalo del ‘600 e ‘700 inglese, di autori noti – Purcell, Handel, Geminiani – sconosciuti – John Weldon, Francis Forcer, Henry Hall – o anonimi, scritte all’origine per lo strumento o adattamenti d’epoca di temi popolari o di arie d’opera. Il bravo contro-tenore Paulin Bündgen interviene per evocare, appunto, questa raffinata vocalità in Here the Deities approve (Qui le Divinità approvano) dall’Ode for St Cecilia’s Day di Henry Purcell.
Il programma si conclude con un salto di tre secoli, ed un inebriante ground (composizione basata su un basso ostinato) che è un arrangiamento di Moon over Bourbon Street, una canzone di Sting.
Orchestra national d’Île-de-France
Enrique Mazzola – Manuel de Falla: L’Amour sorcier – Le Tricorne, suites – Fanfare pour une fête – Esperanza Fernández: cantaora – NoMadMusic (52’32)
Non son certo musiche natalizie, ma questo nuovo cd di Enrique Mazzola – il direttore d’origine italiana ormai notissimo ed attivo nei più celebrati teatri lirici di tutto il mondo – così pieno di gioia esuberante e comunicativa, è un messaggio ed un augurio per questi giorni di festa e per il Nuovo Anno.
Già i pochi secondi della Fanfare pour un jour de fête che apre il programma ci immergono nell’atmosfera magica dei due balletti-pantomime (Manuel de Falla li compose tra il 1910 e il 1930 per i Ballets russes di Diaghilev) e quel che segue è il trionfo delle diaboliche capacità di Mazzola di scatenare tutti i colori ed i fuochi di un’Orchestra che la sua bacchetta ha risvegliato a nuova vita, e la stregoneria della voce, rustica e senza alcun pudore né confezione di buon’educazione, della splendida cantaora Esperanza Fernández.
Ed alla fine, subito dopo la Danza finale (jota) del Tricorno, un piccolo intervento con piacevolezze di Mazzola, che interloquisce con l’orchestra per mettere a punto qualche dettaglio dell’esecuzione, conclude simpaticamente la registrazione.
Jacqueline Du Pré
The Heart of the Cello – Jacqueline Du Pré: violoncello – Warner Classic (73’42 + 75’55)
In due cd economici e bien pieni di musica tutta l’arte di quella divinità del violoncello che fu Jacqueline Du Pré. La sua breve carriera, densa di successi – credo che fu a Spoleto, al Festival dei due Mondi, dove la incontrai nel 1965, che Jacqueline ebbe il suo primo trionfo internazionale – è segnata da memorabili interpretazioni dei capolavori del repertorio per il suo strumento, soprattutto i Concerti, da Haydn e Boccherini a Schumann e Dvorak, e, sopratutto, Edward Elgar di cui è stata, certamente, la più sublime interprete.
Tutto è in questo cofanetto (gli estratti, evidentemente), insieme a qualche composizione cameristica suonata assieme al caro amico violinista Pinchas Zukerman ed al pianista Daniel Barenboim che fu anche, per qualche tempo, suo marito (ma anche con quel monumento dell’accompagnamento che fu Gerald Moore). Alcuni movimenti dai Trii e dalle Sonate di Beethoven, dalle Sonate di Brahms e di César Franck, tutto illuminato dal geniale istinto, dalla sensibilità e dalla fantasia dell’adorabile Jacqueline.
Ottima la remasterizzazione.
Les Musiciens et la Grande Guerre XX
Violon bidon! Chansons et instruments de tranchées – Claude Ribouillaut et sa bande – Hortus (72’33
Les Musiciens et la Grande Guerre XXIV
Commémoration fraternelle: A. Katalsky, A.H. Brewer, H.Fährmann, R Vierne – Choeur “Katalsky”, Alexeï Roudnevsky, Sylvain Heili: organo – Hortus (66’13)
Les Musiciens et la Grande Guerre XXV
Sacrifice – The Flowers of War, Christopher Latham – Hortus (72’13)
Non manco occasione per congratularmi con Hortus per la sua interessantissima collezione dedicata ai musicisti che hanno composto negli anni della prima guerra mondiale, più o meno impegnati nel conflitto dalle due parti del fronte, o che hanno portato sino alle più sanguinose trincee la consolazione della musica, spesso suonando su strumenti improvvisati a partire dalle casse di munizioni o dalle pentole e le gamelle del rancio. Mancano ormai soltanto 5 cd alla fine; vi segnalo quindi gli ultimi due: Sacrifice, – per ensemble da camera – dedicato ai compositori che hanno combattuto nella battaglia della Somme, e Commémoration fraternelle, il grande oratorio dedicato alla memoria dei soldati russi morti in guerra da Aleksandre Katalsky, una delle personalità maggiori del canto religioso russo, allievo di Tchaikovski.
Ma sopratutto Violon bidon! una raccolta di canti di trincea, testi scritti dai soldati su temi popolari – ma talvolta su motivi originali – per occupare le lunghe ore di avvilente inerzia e le spossanti veglie in attesa del fragore dell’attacco. Gli strumenti che accompagnano non sono, purtroppo, quelli originali (i pochi superstiti, raccolti in qualche museo militare, sono ormai inutilizzabili) ma Claude Ribouillaut e la sua banda accompagnano con l’armonica a bocca, scacciapensieri, fisarmonica, cornamuse, percussioni e così via questi canti, ancor viva testimonianza d’un’oscura disperazione e di un’istinto di sopravvivenza oggi difficili a immaginare.
A Christmas Festival
Linn (75’22)
Non ho voluto, nella mia lista, privilegiare la musica “di stagione”. Ecco, tuttavia, un cd dedicato alle più belle musiche di Natale, con un programma che tutti gli anni la Royal Scottish National Orchestra ed il suo coro di giovani, diretti dall’inimitabile Christopher Bell, offrono al loro publico in un concerto che ormai fa parte delle tradizioni scozzesi.
In una fantastica confusione, i classici del genere – come Jingle Bells – sono mescolati ai più noti motivi contemporanei, sentimentali o esaltanti, terminando con un indiavolato Boléro di Maurice Ravel, che con il Natale non c’entra per niente, ma qui ci sta bene.
con TANTI AUGURI !
E finalmente, per concludere, la sorpresa che ci fa un grande solista, il romano Ercole Nisini, favoloso trombonista barocco e protagonista dell’interessantissima serie di cd, The Historical Trombone, di cui ho già parlato in queste pagine.
“Uno dei temi natalizi più famosi – si tratta di Stille Ncht – mi era rimasto incastrato nella testa e ne è, alla fine, uscito in forma di una CiacconaNatalizia“ mi ha raccontato Ercole.