Il 2024 comincia in gloria, musicalmente parlando almeno … Ho parlato della sublime mandolinista Anna Schivazappa ogni volta che la pubblicazione di un suo nuovo cd me ne dava l’occasione, poiché sempre nuove luci si sono accese a illuminare il suo strumento, popolare e aristocratico al tempo stesso, di immediata seduzione e capace di delicate, esotiche evasioni dalle atmosfere mediterranee che gli vengono solitamente e sin troppo facilmente attribuite.
Per la sua seconda registrazione con Arcana, Anna propone un programma dedicato a un luogo e un periodo particolarmente felici e facondi della storia del suo strumento: la seconda metà del Settecento a Parigi. Protagonista, accanto a Antoine Forqueray (genio della musica per la viola da gamba), Modeste Grétry e numerosi Anonimi, è Giovanni Battista Gervasio, tipico, avventuroso rappresentate delle fortunate peregrinazioni del mandolino. Nato a Napoli fu uno dei primi virtuosi a lasciare l’Italia alla fine del XVIII secolo per illustrare il suo strumento in Europa, da Londra a Parigi ed alla Germania, ove, nel 1785, divenne maestro di canto e di mandolino di Sua Altezza Reale la Principessa di Prussia.
Accanto ad Anna ed ai virtuosi di Pizzicar Galante – un ensemble ove tiorba, arciliuto, chitarra, arpa, clavicembalo e viola da gamba accompagnano e dialogano con il mandolino – la voce seducente e versatile del tenore Marc Mauillon.
Un air d’Italie
The mandoline in Paris in the 18th century – Anna Schivazappa: mandolino, Pizzicar Galante, Marc Mauillon – Arcana (69’05)
Marin Marais
Le manuscrit retrouvé – Noémie Lenhof: viola da gamba – L’Encelade
È questo il primo cd di una giovane, appassionata virtuosa della viola da gamba, Noémie Lenhof, che, già pianista e violoncellista, al suo strumento è arrivata nella classe di Christof Coin al Conservatorio Nazionale Superiore di Musica di Parigi.
Questo suo esordio discografico Noémie lo ha dedicato a Marin Marais, scegliendo per aprire il programma del cd la Suite en ré mineur, MS 9466 e MS 9467 dai manoscritti di Panmure che conservati alla National Library of Scotland, a Edinburgh, raccolgono più di una quarantina di composizioni ancora inedite del genio della viola da gamba, i soli manoscritti autografi sino ad oggi conosciuti.
«Con Guillaume Haldenwang (il clavicembalista che l’accompagna dall’inizio in quest’impresa), abbiamo avuto, sin da quando scoprimmo l’esistenza di queste Suites inedite, il progetto, di registrare questa musica rarissimamente eseguita. L’assenza della parte del basso, quindi la necessità di ricostituirlo, ci ha permesso di appropriarci di questa musica in un modo particolare, attraverso la nostra sensibilità, pur ispirandoci agli esempi lasciati dal compositore».
Noémie accosta questi inediti con inspirata devozione, con un approccio quasi mistico che non le impedisce, tuttavia, di animarla dei vigorosi accenti, di quell’animato gioco dell’archetto che così bene caratterizza la musica di Marais. Musiche di Etienne Le Moine e Jean-Nicolas Geoffroy completano il programma assieme ad altre, ben note, composizioni di Marais.
Haydn All-Stars
Trio Ernest – Aparté
In questa sua prima registrazione per Aparté, il giovane ensemble franco-svizzero Trio Ernest, che già si era fatto notare favorevolmente per la sua partecipazione all’integrale della musica da camera di César Franck, ha voluto proporre un singolare omaggio ad Haydn. «Un compositore caro al nostro cuore – ha detto il Trio – genio della creazione dall’illimitata fantasia, talvolta ingiustamente considerato come ormai obsoleto o ridotto al suo ruolo tutelare di “Papà Haydn“». Per illuminare di nuova luce la sua musica, la sua illimitata immaginazione, il Trio Ernest ha associato a quattro Trii (gli Hob. XV:7, 12, 29 e 31 «Il sogno di Giacobbe») tre composizioni che illustrano le perennità della sua musica come sorgente di ispirazione per le generazioni di compositori che lo hanno seguito. Gli arrangiamenti (di Carlos Roque Alsina) del Lied di Brahms Immer leiser wird mein Schlummer op.105 n.2 e del Minuetto sul nome di Haydn per pianoforte di Maurice Ravel, e ancora Lieber Joseph!, un trio della compositrice belga Jacqueline Fontyn.
Il Trio Ernest anima questa musica di una spigliata leggerezza e di un’interpretazione senza alcuna rigidezza formale che ben serve l’integrazione della musica di Haydn con quelle delle composizioni a lui dedicate. Una delle scelte dell’ensemble, a prova del suo impegno, è la decisione di includere in ogni concerto almeno un brano scritto da una donna (in questo cd, Lieber Joseph!, al centro del programma, denso di motivi e temi caratteristici dell’opera di Haydn).
Brahms
Le Tzigane – Choeur de chambre Mélisme(s), Gildas Pungier, Colette Diard: pianoforte, BanKal Trio – Ad Vitam Records (77’35)
Un cd prezioso, la riscoperta di un repertorio corale pochissimo conosciuto. Johannes Brahms, come Franz Liszt, si lasciò sovente influenzare dalla musica gitana – sono celebri le sue Danze Ungheresi – ma molto meno conosciuti sono gli Zigeunerlieder (Canti gitani), qui meravigliosamente registrati assieme ad altri brani, tutti originali o diversamente ispirati a questa musica ed al suo stile d’esecuzione così caratteristico.
Protagonista dell’impresa è il coro da camera Mélisme(s) diretto da Gildas Pungier, che mostra in questo repertorio estremamente variato la sua versatilità e la sua capacità ad assimilare estetiche differenti. Le voci del coro, il pianoforte di Colette Diard ed il Trio BanKal (Traballante: clarinetto, contrabbasso e fisarmonica cromatica) si sono riuniti in un incontro che ha tutte le apparenze della casualità, dell’improvvisazione, nell’incrociarsi degli arrangiamenti originali con il virtuosismo fantastico degli strumentisti brétoni.
Francis Poulenc
Le Coeur en forme de fraise – Carlo Ghazarossian: tenore, Emmanuel Olivier: pianoforte – Hortus (55’11)
Francis Poulenc va di moda di questi tempi. Una musica gradevole, apparentemente semplice e realmente accessibile: un divertimento raffinato, mai superficiale, che rinnova l’entusiasmo ad ogni ascolto. Questa nuova edizione di Hortus ci fa scoprire un repertorio denso di sorprese: tra due brani dagli accenti laceranti spuntano, all’improvviso musiche esultanti e giocose, ed il bravo tenore marsigliese Carlo Ghazarossian si diverte (e ci diverte) nel Toréador (su un testo di Jean Cocteau) o commuove con la sua vibrante interpretazione di Bleuet, su un poema che Guillaume Apollinaire, già indebolito dalle ferite subite nella Grande Guerra, scrisse un anno prima di soccombere all’influenza spagnola.
Il geniale accompagnamento al pianoforte di Emmanuel Olivier mette in una luce ideale la creatività pianistica di Poulenc, in particolare modo per il suo fascinoso e sempre rinnovato gioco di tonalità, come, ad esempio, in Violon.