“Vivi veloce” inizia quando la morte del marito in un incidente sconvolge la vita di Brigitte Giraud che anni dopo analizza ogni istante
La storia non si fa con i “ma” e con i “se”. Ma un romanzo sì. La tentazione di immaginare cosa sarebbe successo “se” è del tutto umana e irresistibile. Soprattutto nel caso in cui viene applicata a un evento che ha cambiato per sempre la nostra vita. Può anzi essere un esercizio per curare il dolore, per venire a patti con la perdita e la sofferenza. In “Vivi veloce” Brigitte Giraud racconta la sua storia: in un giorno d’estate uguale a tutti gli altri, suo marito ha un incedente in moto e muore.
Claude è giovane, ama la musica, ama il figlio e la moglie. Gira sempre in moto. Ma quella mattina non ha preso la sua moto, ma quella del cognato. Quella mattina Claude ha compiuto una serie di scelte, quelle semplici, immediate, che si fanno senza pensare, quasi in automatico. Che facciamo tutti tutti i giorni. Ma quella mattina le scelte di Claude lo hanno portato a morire.
“Vivi veloce”, il romanzo delle scelte
Che cosa sarebbe successo se avesse fatto altre scelte? E se tutti intorno a lui, la moglie per prima, ma poi anche il cognato, il figlio, i colleghi di lavoro… se avessero fatto delle scelte diverse, Claude sarebbe vivo? Nessuno può saperlo, ovviamente. Ma nella ricostruzione precisa, dettagliata, minuziosa di tutti i se che stanno dietro all’ultima giornata di Claude, Brigitte cerca un senso e quindi una tregua.
Naturalmente non c’è, un senso. Non c’è una ragione plausibile, accettabile, logica, per cui i fatti si sono svolti come si sono svolti. Non c’è per nessuna morte, e non c’è neppure per la vita. Ma nel non senso della vita stiamo immersi, e non ci accorgiamo della mancanza di spiegazioni. Ce ne accorgiamo quando accade qualcosa di irreparabile, di insopportabilmente doloroso. Allora i perché diventano i passaggi da attraversare per accettare l’accaduto, le ancore a cui agganciarsi per continuare a vivere.
In realtà, sia mentre leggiamo sia quando abbiamo chiuso il libro “Vivi veloce”, non sappiamo se questo esercizio così tenace, così preciso e così assurdo riuscirà a mettere a tacere il dolore e a dare un nuovo senso alla vita di Brigitte. Quello che sappiamo invece è che è necessario. Perché immaginare tutto quello che avrebbe potuto essere e non è stato mette al riparo, almeno temporaneamente, almeno mentre lo si fa e lo si scrive, mette al riparo da quel profondo senso di disorientamento in cui il dolore ci ha fatto precipitare. Brigitte deve ritrovare una sua direzione, perché lei e suo figlio devono continuare a vivere. Allora forse esplorare il raggio del possibile, rispondere a ogni se, a ogni alternativa che ci pone a ogni attimo, forse trovare delle risposte, per quanto impossibili da mettere in pratica, può aiutare a tornare in piedi, a sostenersi, a riprendere in mano la propria vita.
“Vivi veloce”, sentimenti e sensazioni universali
È un romanzo di grande intensità ma di scrittura asciutta e pulita, questo. Un romanzo a cui ci possiamo avvicinare perché, ognuno con i suoi modi e tempi, abbiamo tutti avuto un grande dolore, qualcosa che ci ha spezzato la vita in un prima e un dopo. Qualcosa che non abbiamo saputo come maneggiare, sapendo che non saremmo stati mai più gli stessi. E dunque questo dolore personale diventa universale. Come succede nella letteratura, in cui quanto più l’autore e la storia sono autentici e personali, tanto più possono diventare universali.
“Vivi veloce” ha vinto il premio Goncourt ed è stata una bella scelta, minimalista in un certo senso, ma piena di verità. Un grande grazie a Brigitte Giraud per aver avuto la forza e la volontà di farci parte di qualcosa di così intimo e brutale. E di averlo fatto con grazie e dolcezza. Buona lettura a tutti.
“Vivi veloce” di Brigitte Giraud
È il 22 giugno 1999, un martedì, quando la morte del marito in un incidente sconvolge per sempre la vita dell’autrice. Un attimo prima c’era una casa appena acquistata, la preoccupazione dei lavori di ristrutturazione, la musica e i libri, lei e Claude. Non immaginavano che vivere potesse essere pericoloso. Vent’anni dopo, Brigitte Giraud riavvolge il nastro dei ricordi per analizzare ogni istante, chiedersi ossessivamente come sarebbe andata se quell’esatta concatenazione di eventi inesplicabili non si fosse messa in moto. Vivisezionando l’angoscia con precisione chirurgica, ripercorre ogni minimo gesto, ogni fatto, ogni contrattempo che ha portato all’inevitabile, avendo sempre in testa quella domanda, come un mantra, una litania consolatoria, «e se…?». Il dolore si fa scrittura, la scrittura si fa dolore che da personale diventa universale, parlando a tutti noi che nell’intimità commovente e piena di vita di questo racconto riconosciamo le nostre paure e il nostro instancabile vivere veloce.
Brigitte Giraud (1960) è una scrittrice, traduttrice e giornalista francese. Per Guanda ha pubblicato: L’amore è sopravvalutato (2008), E adesso? (2009), Un anno molto particolare (2010). Con Vivi veloce ha vinto il Premio Goncourt 2022.