Come in ogni commedia romantica che si rispetti, in “Tu sei qui” gli equivoci, i malintesi, la pioggia, il freddo, la fatica, tutto congiura a lasciare soli i protagonisti. E qui Nicholls ironizza sull’amore, mitiga il romanticismo con le battute ma poi arriva la salvifica bellezza, quella della natura
Marnie fa l’editor, corregge libri, anche i peggiori. Non ha tutti i titoli per farlo, e sì, ha un po’ la sindrome dell’impostore. È stata sposata ed è stato un disastro, così ora vive da sola in una specie di tana che si è creata, alla periferia di Londra. Una tana confortevole e calda, in cui lavora, evita gli inviti, tira bidoni all’ultimo momento ed è felice quando i bidoni li riceve.
Michael fa l’insegnante di geologia, con passione e dedizione. Non riesce a capacitarsi di essersi lasciato con la moglie Natasha, non vuole accettare che Natasha l’abbia lasciato. Né riesce ad accettare di non essere riuscito ad avere un figlio con lei, di non avere costruito la famiglia felice che aveva sempre desiderato e immaginato. E ora, a parte insegnare, vuole solo camminare. Fino allo sfinimento. Da solo possibilmente.
Cleo, la vice preside della scuola dove insegna Michael e amica del cuore di Marnie, felicemente sposata con un figlio adolescente, ha la vocazione di trovare dei partner agli amici single. Così organizza un trekking, un coast to coast nel Lake District, a cui ha invitato Conrad, destinato secondo lei a diventare il partner di Marnie, e Tessa, destinata a Michael. Accoppiamenti pensati con cura, conoscendo le qualità e i punti deboli dei suoi amici. Inutile dire che Marnie fa di tutto per non andare, e Michael per fare il trek da solo, senza riuscirsi. Inutile aggiungere che all’ultimo minuto Tessa non si presenta, che Conrad desiste dall’impresa dopo il primo giorno, e che anche Cleo si eclissa alla prima occasione ragionevole.
In apertura: il Lake District, conosciuto anche come The Lakes o Lakeland, regione montuosa nel nord ovest dell’Inghilterra
Come in ogni commedia romantica che si rispetti, in “Tu sei qui” di David Nicholls gli equivoci, i malintesi, la pioggia, il freddo, la fatica, le veschiche, tutto congiura a decimare il gruppo, finché alla fine restano solo Marnie e Michael. Ciascuno ostinatamente chiuso nel suo guscio e nella propria idea di non essere interessante, di essere fallito, di non avere altra possibilità se non quella di continuare la vita solitaria che ciascuno si è costruito. Ma invece, passo dopo passo, salita dopo salita, fatica dopo fatica, Marnie e Michael si parlano, si avvicinano, si raccontano, si scoprono, si piacciono.
Ma non sono pronti, lui si sente ancora troppo legato alla ex moglie, lei ha il terrore di lasciare la tana e le sicurezze acquisite. Così si avvicinano e si riallontanano, e il lieto fine che pure ci sarà non è melenso e prevedibile come si potrebbe temere. Nicholls ha questo modo squisitamente inglese di ironizzare sull’amore, di mitigare il romanticismo dei suoi racconti con le battute, di far fare ai suoi personaggi le peggior figure possibili prima di concedergli un po’ di tregua e l’agognata felicità. E nel raccontarci i falliti della vita, quelli che non sono riusciti a fare quello che volevano e si sono adattati, quelli che si sono dovuti arrendere al tradimento, al disonore, all’abbandono, nel raccontarci questi personaggi veri, intensi, riesce a mostrarci anche una società, una cultura, un modo di vivere: pieno di storture, di stupidaggini, di intolleranza e anche di cattiveria.
Perché bisogna per forza avere successo, nella Gran Bretagna di oggi ma non solo: bisogna essere ricchi, bisogna fare dei figli entro i 30 e farli belli e intelligenti, bisogna avere un partner con cui va sempre tutto bene, bisogna avere una bella casa e un bel guardaroba; bisogna essere belli e magri, ed efficienti, e sempre ottimisti, sempre pronti al cambiamento ma anche sempre solidi e stabili. Insomma una società che chiede di essere Mandrake e non tollera niente meno di Wonder Woman.
E se la società del romanzo è, appunto, quella inglese, la nostra non è poi molto diversa. Forse siamo un po’ meno spiritosi e un po’ più portati alla tragedia, forse riusciamo a conservare i legami famigliari e le relazioni molto prossime, ma certo lo scarto fra le pretese che abbiamo verso noi stessi (pretese ovviamente indotte dalla società in cui viviamo) e le possibilità reali che il mondo intorno a noi ci offre (e che noi come esseri umani riusciamo a realizzare), quello scarto è davvero enorme. Incolmabile. Un gap dentro il quale potremmo venire tutti inghiottiti. Ma ci salverà la bellezza. Quella della natura, che può essere ardua e difficile e indifferente, ma è vera e autentica, e fa rinascere quelle parti di noi che sono ancora sane, integre. Quella del cuore, perché i sentimenti se ne infischiano dei doveri e delle aspettative sociali, e ci danno una svegliata, ci dicono che se con qualcuno stiamo bene, in pace e contenti di quel che siamo, forse quel qualcuno ci conviene non lasciarcelo scappare. Insomma questo di Nicholls è un bel romanzo, divertente, piacevole, avvincente. Se vogliamo può essere un’occasione di riflessione. Se non vogliamo, va bene lo stesso. Arriveremo in fondo al libro più sereni di quando lo abbiamo cominciato, avremo fatto il tifo per Marnie e Michael, avremo scoperto che anche nel centro dell’Inghilterra si possono fare delle meravigliose camminate. Che ne dite, non è poco, no?
Buona lettura e buona estate.
Tu sei qui di David Nicholls
Marnie ha trentotto anni e l’impressione che la vita le stia scivolando tra le dita. Piano piano, amici e amiche hanno preso le loro strade – matrimoni, figli – e ora vivono a Hastings o Stevenage, Cardiff o York, mentre lei è rimasta a Londra, con l’unica compagnia dei suoi libri, litri di tè e un telecomando che non deve condividere con nessuno. Ogni tanto finisce addirittura a dialogare con le uova nel frigo o a interrogare la macchia d’umidità in bagno: «Oh no, ancora tu?». Non che il suo lavoro la immerga nella folla: correggere bozze, per quanto appassionante, la relega spesso al ruolo di consigliera discreta che avvisa l’autore quando ha un pezzo di insalata tra i denti.
Michael ha quarantadue anni e non sa bene come rimettere assieme i cocci della sua vita, andata in frantumi quando la moglie lo ha lasciato. Nonostante il mestiere lo porti a trovarsi sempre circondato di persone, perlopiù liceali nelle cui testoline tenta di inculcare la geografia, il suo unico conforto sono lunghe
camminate solitarie nella brughiera. Un sedativo naturale di cui ha un bisogno disperato che tuttavia non è
compreso da tutti, meno che mai dalla collega e amica Cleo, che si offre continuamente di accompagnarlo.
Fino a quando le generose offerte diventano un obbligo senza scampo e Michael si ritrova membro riluttante di una comitiva impegnata in un trekking che attraversa l’Inghilterra da costa a costa, dal Lake District a Robin Hood’s Bay, passando per le verdeggianti Dales e le atmosfere cupe delle Moors spazzate dai venti.
Una comitiva di cui fa parte anche Marnie. Fra tuffi in laghi ghiacciati e disastrose ascese sotto la pioggia, paesaggi da romanticismo inglese e playlist improbabili, Marnie e Michael scopriranno di vivere la più inaspettata delle avventure, sull’orlo di una nuova amicizia, o forse qualcosa di più.
L’autore di Tu sei qui
David Nicholls ha lavorato a lungo con la BBC realizzando adattamenti shakespeariani e numerose serie di successo, premiate con due nomination per i BAFTA Awards. Di recente è stato nominato per gli Emmy Awards per la sceneggiatura di Patrick Melrose, tratto dall’opera di Edward St Aubyn I Melrose. Tra i suoi romanzi Le domande di Brian (Beat 2011), Il sostituto (Beat 2012), Un giorno (Neri Pozza 2010, Beat 2024), da cui è stato tratto il celebre film One Day, diretto da Lone Scherfig, con Anne Hathaway e Jim Sturgess, e l’omonima serie Netflix (2024), Noi (Neri Pozza 2014, beat 2017) e Un dolore così dolce (Neri Pozza 2019).