Nel 1938 Virginia Cowles, inesperta giovane americana, sbarca in Spagna in piena guerra civile. Non ha alcuna esperienza come corrispondente di guerra ma, dimostrando grande abilità, incontra tutti i personaggi chiave dell’epoca
Ho letto da poco questo libro, scritto e pubblicato nel 1941, riproposto recentemente da Neri Pozza. Un reportage che conserva la freschezza e la brillantezza di quando è stato scritto, e apre tante domande sul nostro presente. Virginia Cowles, una giovane giornalista americana che si è fino al quel momento occupata di gossip e bel mondo nelle ricche riviste patinate degli Stati Uniti, sbarca in Spagna nel 1938, in piena guerra civile.
Non ha alcuna esperienza da reporter di guerra, ed è praticamente l’unica donna a scrivere dal fronte. Armata di grande curiosità e di un coraggio che ogni tanto rasenta l’incoscienza, oltre che della capacità di far parlare le persone, che siano capi politici o gente comune, Virginia Cowles si propone di raccontare la guerra civile spagnola mostrando le ragioni di entrambe le posizioni, quella dei repubblicani e quella dei franchisti. Gli anni che racconta sono quelli cruciali rispetto alla seconda guerra mondiale, gli anni in cui la guerra si avvicina a passo sempre più veloce con Hitler che via via si espande in Europa e costringe infine la Gran Bretagna a prendere posizione.
Virginia Cowles incontra Churchill, Hitler e Mussolini
Dalla Spagna alla Francia, dall’Italia alla Finlandia, dall’Inghilterra alla Polonia, in tre anni Virginia Cowles incontra i principali leader e capi dell’esercito e attraversa i paesi o sull’orlo del conflitto o già immersi nella guerra. Molte cose le capitano per la sua posizione di corrispondente di guerra e per le sue amicizie altolocate, soprattutto britanniche. L’incontro con Churchill, quelli con Hitler e con Mussolini per esempio. Ma la maggior parte delle avventure succedono perché si pone sempre di fronte alle cose con grande apertura mentale e grande disponibilità all’imprevisto.
Nonostante sia arrivata in Europa vestita di pelliccia e tacchi alti, abituata a soggiornare nei migliori hotel di ogni città, proprio come un’americana del suo tempo, si adatta facilmente alle situazioni anche improbabili in cui la sua ricerca di conoscenza e verità la portano. E anche il suo sforzo di essere “neutrale” e dimostrare le ragioni di entrambe le parti si infrange contro l’evidenza che ci sono i regimi dell’orrore e ci sono i difensori della libertà e che bisogna decidere da che parte stare.
Quello che emerge dai resoconti di Virginia Cowles è come tutte le popolazioni e tutte le persone, indipendentemente da tradizioni, religione e cultura, attivano una grande capacità di resilienza e di adattamento, una grande creatività e ingegnosità per far fronte alle conseguenze della guerra. E c’è anche uno schema temporale che tutte le popolazioni e tutte le persone sembrano seguire di fronte al prepararsi e poi all’esplodere di un conflitto: prima sono incredule e speranzose che siano solo minacce senza seguito, poi sono consapevoli che la guerra scoppierà e quindi cercano di godersi gli ultimi sprazzi di vita e di gioia, e infine si arrendono all’evidenza del conflitto, si rimboccano le maniche e si danno da fare per sopravvivere e far sopravvivere il paese insieme con loro. Non mancano i momenti di disperazione e scoraggiamento, non manca il dolore di fronte alla distruzione e il terrore per la violenza che esplode. Ma c’è anche sempre una determinazione, una volontà che sono del resto del tutto umani, ad andare avanti ad ogni costo, a non cedere, a non arrendersi e difendere la propria vita e quella dei propri cari. E, quando non c’è altra possibilità che scegliere una parte o l’altra, porsi da quella che si ritiene giusta anche a costo della propria vita.
Virginia Cowles e la difficoltà del capire il proprio tempo
Quel che è molto interessante leggendo questa cronaca in questo momento storico, è quanto è difficile capire la storia mentre la si vive. Sapendo come si è svolta la Seconda guerra mondiale, guardando i fatti con gli occhi e il senno di poi, molte cose sembrano evidenti e ci si chiede come si facesse a non capire. Ci sembra impossibile che non si capisse che Hitler non si sarebbe fermato, che dopo aver invaso la Polonia avrebbe invaso via via tutto il resto dell’Europa.
Ma se ci spostiamo nel nostro mondo, ci rendiamo conto di come è difficile avere una visione chiara di quel che ci succede sotto gli occhi, o anche a una certa distanza. Nessuno di noi, nemmeno gli analisti più attenti, sono stati in grado di prevedere l’invasione dell’Ucraina e nessuno sa davvero come finirà o che intenzioni abbia Putin. Nessuno di noi, nemmeno gli analisti più attenti, aveva previsto l’attacco di Hamas su larga scala appena avvenuto. E sebbene si siano scritti fiumi di parole sul conflitto israelo-palestinese, nessuno riesce ad immaginarsi come andrà a finire.
E credo che sia importante rendersi conto che, nonostante i nostri sforzi di essere informati e nonostante il nostro avere delle opinioni, quello che sappiamo davvero, quello che riusciamo a vedere davvero, è troppo poco e troppo frammentario. Persino i corrispondenti di guerra, come appunto ci insegna Virginia Cowels in questo suo bellissimo reportage, si avvicinano alla verità per tentativi ed errori, prendono granchi e lucciole per lanterne. E l’unico modo che abbiamo per capire è quello di tenere gli occhi aperti, riconoscere i pregiudizi e tenerli a bada, osservare e ascoltare: chiunque, non solo i grandi capi.
C’è un’ultima cosa che mi ha colpito e ho apprezzato in questo libro: l’analisi del ruolo dei leader politici. Virginia Cowles non è una giornalista politica, ma è americana, e la sua diversità ed estraneità al mondo europeo le permettono di osservarlo con acutezza e semplicità. Le appare così evidente che le due grandi potenze Gran Bretagna e Francia hanno due leadership decisamente diverse se non opposte. E così come la Gran Bretagna, guidata da leader che si prendono le proprie responsabilità e si impegnano a fare da guida alla popolazione nei momenti di estrema difficoltà, è rafforzata da questo patto di fiducia tra cittadini e politici, così la Francia, non guidata da leader inetti e senza alcun senso di responsabilità, è abbandonata a se stessa e incapace di reagire di fronte all’invasione tedesca.
Si potrebbe dire “meditate, gente, meditate”. Insomma questa cronaca, la cui lettura è piacevole e di grande intrattenimento, è a mio parere piena di spunti di riflessione e suggerimenti per il nostro tempo. Che non è poco, anzi è molto. Buona lettura!
In cerca di guai di Virgina Cowles
Nel 1938 Virginia Cowles, inesperta ventiseienne di Boston, sbarca in Spagna in piena guerra civile con cappello, abito su misura, giacca di pelliccia e tacchi alti, portando con sé una macchina per scrivere e una valigia con tre abiti di lana. Non ha alcuna esperienza come corrispondente di guerra, avendo scritto prevalentemente di cronaca mondana. Ha dalla sua, però, una curiosità e una determinazione tali da trasformarla in breve tempo in uno dei pochissimi reporter in grado di coprire la guerra civile da entrambi i fronti. Dimostrando una grande abilità nello scucire informazioni a chiunque, e una buona dose di quel tipico dono del giornalista di trovarsi nel posto giusto al momento giusto, Virginia Cowles incontra tutti i personaggi chiave dell’epoca: a Norimberga partecipa a un tè in onore di Hitler, dove assiste alla bizzarra amicizia di lui con l’ereditiera Unity Mitford; a Roma intervista Mussolini a pochi giorni dall’invasione dell’Abissinia, sorbendosi la predica del duce sul diritto dell’Italia a possedere un impero; a Madrid pranza con Hemingway e diventa amica intima di Martha Gellhorn; con Churchill va a caccia di pesci rossi, viene invitata a vedere i suoi dipinti e accoglie le sue lamentele su Chamberlain. Cowles girerà in lungo e in largo in un’Europa sull’orlo della guerra, vedendo le luci oscurarsi in un paese dopo l’altro: dalla Polonia alla Romania, dalla Finlandia alla Francia, fino all’Inghilterra. Coraggiosa con leggerezza, pur correndo rischi pesantissimi, lascia dietro di sé una considerevole eredità: se oggi a corrispondere dalle zone di guerra ci sono tante donne quanti uomini, lo si deve proprio a figure come Virginia Cowles, che hanno aperto la strada. Pubblicato nel 1941, In cerca di guai divenne immediatamente un bestseller, ispirando intere generazioni. Con una stupefacente capacità di dipingere uno scenario e trascinarvi dentro il lettore, questo memoir restituisce l’indimenticabile ritratto di una donna disposta a correre qualsiasi tipo di rischio per raccontare la verità.