Nè con la famiglia né senza. “Al di qua del fiume” di Alessandra Selmi e “Patrioti” di Sana Krasikov

Pubblicato il 26 Gennaio 2023 in , da Emma Faustini

Durante le vacanze di Natale, che lo so ormai sono più che dimenticate, ho letto due libri. Diversissimi ,ma, come spesso succede, anche connessi tra loro. Connessi dal tema della famiglia. “Al di qua del fiume” di Alessandra Selmi racconta la storia della famiglia Crespi, fondatori del villaggio industriale di Crespi d’Adda. “Patrioti” di Sana Krasikov racconta la storia di Florence, un’americana di origini russe che emigra in Russia subito dopo la rivoluzione proletaria.

La storia dei Crespi è una classica storia industriale dell’Ottocento: i tintori di Busto Arsizio che con fatica, lavoro, coraggio e anche un po’ di incoscienza creano un cotonificio, lo ingrandiscono, lo fanno prosperare. Uno dei figli, particolarmente visionario e dedito, immagina di costruire un villaggio intorno alla fabbrica. Dove gli operai possano vivere frugalmente, ma dignitosamente. Dove ci sono anche la chiesa, l’osteria, la scuola. Qualcosa che ora non ci sembra particolarmente innovativo e che ci suona fastidiosamente corrispondente a un’idea patriarcale di capitalismo. Ma che allora era rivoluzionario, e tutto sommato anche buono, se si considerano le condizioni in cui contadini e operai vivevano. La famiglia era la forza di queste imprese industriali. Pur con contrasti di vedute e modi diversi di lavorare. Pur con l’ingresso di mogli e generi, che entravano più o meno a gamba tesa. Senza la famiglia non sarebbe esistita nessuna impresa. E quindi i membri della famiglia finivano per sacrificarvi le loro ambizioni, i loro desideri, le loro inclinazioni. La famiglia era più forte di loro, vinceva sempre.

In “Patrioti”, un romanzo americano a dispetto del nome dell’autrice e della grafica della copertina, la protagonista Florence, figlia di genitori ebrei e nipote di una russa, emigra in senso inverso, nella neonata Unione Sovietica. Siamo negli anni Venti, in piena Grande Depressione, e il destino delle donne in particolare, pure nella Grande America, è quello di stare a casa e fare figli. Florence non ci sta, e anche sull’onda della passione per un ragazzo russo, sceglie l’avventura e si imbarca su una nave diretta in Russia. Con l’idea di contribuire alla costruzione di un mondo nuovo, di uguaglianza e di libertà. Un mondo in cui le costrizioni della famiglia non ci sarebbero più state. Inutile dire che la vita per un’americana in Unione Sovietica sarà irta di difficoltà. Florence riuscirà a sopravvivere alla guerra, alla fame e al freddo, alle purghe staliniane e alla Siberia. Creerà una sua famiglia, e nel romanzo si intrecciano diversi piani temporali e il racconto del figlio e quello del nipote, portandoci dalla Russia di Lenin a quella di Putin. Ma naturalmente il regime sovietico è contro la famiglia. Le delazioni, le false confessioni, le persecuzioni, le deportazioni, il regime del terrore sono una prova terribile per i legami famigliari. Che però resistono, e si rivelano invincibili. La famiglia si riduce, si modifica, si nasconde, ma resiste. E mentre chi ha una famiglia se ne vorrebbe sbarazzare, chi non ce l’ha o non ce l’ha avuta, come il marito di Florence, ne sente terribilmente la mancanza. La famiglia assomiglia a quella relazione del film di Truffaut, “La femme d’à coté”: una coppia unita da passione e odio, il cui vivere è “né con te né senza di te”.

Noi lettori amiamo le saghe famigliari, amiamo le storie in cui i protagonisti si succedono nel tempo, uniti dal sangue e da altri legami. Abbiamo ovviamente anche noi una famiglia d’origine, e spesso una famiglia che ci siamo creati. Condividiamo l’idea che ogni famiglia sia infelice a modo suo, e ci incantiamo su quei brevi intermezzi di famiglie felici, se tutte allo stesso modo o ognuna in modo differente poco importa. Tutti sappiamo che la famiglia può essere il peggior incubo e la peggior prigione, ma sappiamo anche quanto sia triste e desolante essere senza famiglia. No, non ci stancheremo di leggere di famiglie, che siano quelle delle grandi dinastie industriali, dei regni ancora superstiti e pieni di fascino (vedi il recente successo mondiale della biografia del principe Harry), o che siano quelle degli ultimi del mondo, dovunque si trovino. Buona lettura a tutti!

 

“Al di qua del fiume” di Alessandra Selmi

È solo un triangolo di terra delimitato dal fiume Adda, lo si può abbracciare con uno sguardo. Ma, nel 1877, agli occhi di Cristoforo Crespi rappresenta il futuro. Lui, figlio di un tengitt, di un tintore, lì farà sorgere un cotonificio all’avanguardia e, soprattutto, un villaggio per gli operai come mai si è visto in Italia, con la sua chiesa, la sua scuola, case accoglienti con giardino. Si giocherà tutto quello che ha, Cristoforo, per realizzare quel sogno. I soldi, la reputazione e anche il rapporto col fratello Benigno, ammaliato dalle sirene della nobiltà di Milano e dal prestigio di possedere un giornale. Per Cristoforo, invece, ciò che conta è produrre qualcosa di concreto e cambiare in meglio la vita dei suoi operai. E la vita della giovane Emilia cambia il giorno in cui si trasferisce nel nuovo villaggio. Figlia di uno dei più fedeli operai dei Crespi, e con una madre tormentata da cupe premonizioni del futuro, Emilia è spettatrice della creazione di un mondo autosufficiente al di qua del fiume, e la sua esistenza, nel corso degli anni, si legherà ineluttabilmente a quella degli altri abitanti di Crespi d’Adda. Come la famiglia Malberti, l’anima nera del villaggio, o gli Agazzi, idealisti e ribelli. Con loro, Emilia vive i piccoli e grandi stravolgimenti di quel microcosmo e affronta le tempeste della Storia: i moti per il pane del 1898, la prima guerra mondiale, le sollevazioni operaie… Tuttavia il destino farà incrociare la sua strada anche con quella di Silvio Crespi, erede dell’azienda e della visione del padre Cristoforo. Nonostante l’abisso sociale che li divide, tra i due s’instaura un rapporto speciale che resisterà nel tempo, e sarà Emilia il sostegno di Silvio nel momento in cui i Crespi – forse diventati troppo ricchi, troppo orgogliosi, troppo arroganti – rischieranno di perdere tutto. Fino all’avvento del fascismo, quando il villaggio Crespi, come il resto del Paese, non sarà più lo stesso.

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“Patrioti” di Sana Krasikov

La ventitreenne americana Florence Fein, figlia di genitori ebrei e nipote di una donna russa, è da sempre affascinata dal mondo sovietico. La Grande Depressione ha colpito gli Stati Uniti e lei, idealista e nauseata dalle contraddizioni del proprio paese, decide di lasciare New York per trasferirsi nella terra d’origine della nonna, inseguendo il sogno socialista e la promessa di un amore oltreoceano. Una volta giunta a destinazione, però, le speranze svaniscono una dopo l’altra, la ragazza si trova faccia a faccia con la brutalità di un regime sempre più opprimente e rimane presto bloccata in un paese da cui non può fuggire. Molti anni dopo, il figlio di Florence, Julian, emigra di nuovo verso gli Stati Uniti, anche se il suo lavoro nell’industria petrolifera lo porta frequentemente a Mosca. Gran parte della vita della madre gli è stata tenuta nascosta e, quando viene a sapere che il fascicolo del KGB su di lei è stato aperto, organizza un viaggio d’affari per scoprire tutta la verità. Ma il cerchio non si è ancora chiuso: per chiuderlo definitivamente Julian dovrà anche convincere suo figlio, l’ostinato Lenny, che nel frattempo sta cercando di fare fortuna nella spietata Russia di Putin, a tornare a casa. Il romanzo d’esordio di Sana Krasikov racconta le vicende di tre generazioni in bilico fra due continenti, intrappolate tra le forze della Storia e le conseguenze delle proprie scelte. Grandioso nell’incedere e intimo nei dettagli, appassionante saga familiare e minuzioso romanzo storico, “I patrioti” è una potente epopea trainata da una protagonista indimenticabile e orchestrata da una penna eccellente.

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