Spiegare il nostro tempo: “Oggetti Novecento e Duemila”

Pubblicato il 17 Gennaio 2011 in , da Vitalba Paesano

 

“Oggetti Novecento e Duemila”

di M. A. Bonfantini, I. Brugo, E. Renzi, S. Zingale

   Brossura: 120 pagine

   Editore: ATì Editore (0

1 dicembre 2010)

   Collana: Psòmega

La Torpedo e la Topolino, la Vespa e la lambretta, gli Agnelli e gli Olivetti, la biro e il computer, De Sica e Warhol, l’atomo e il dirigibile, la televisione e il telefonino, la minigonna e il frigorifero, l’energia del vento e del sole e quella del petrolio.

Centinaia dei temi, degli oggetti, dei personaggi, dei miti della cultura materiale del Novecento sono vivacimente raccontati e interpretati e precisamente descritti e discussi in questo libro di piccola mole e di molte immagini.

Tanta storia e tante storie, scandite decennio per decennio, dal 1900 al 2010, in undici capitoli, la cui originale struttura, a mosaico e modulare, facilita i collegamenti e stimola percorsi personali di lettura e di approfondimento.

In questa nuova edizione, a dieci anni da “Oggetti Novecento” (Moretti&Vitali, 2001), entra in scena anche il primo decennio del nuovo secolo.

Gli autori: Massimo A. Bonfantini (filosofo e scrittore, professore universitario di Semiotica)- Isabella Brugo (si occupa di folclore e usi tradizionali dell’alimentazione)- Emilio Renzi (laureato in filosofia con Enzo Paci, ha lavorato al Saggiatore di Alberto Mondadori e alla Olivetti. Attualmente è docente di Semiotica delle culture alla Facoltà del Design del Politecnico di Milano) – Salvatore Zingale (ricercatore presso il Dipartimento Indaco del Politecnico di Milano, dove insegna Semiotica del progetto alla Facoltà del Design).

Qui di seguito uno stralcio del volume. L’autore do questo brano è Emilio Renzi:

TI VIDEO DAPPERTUTTO

Un breve lampo da un piccolo oggetto che sta nel palmo di una mano: ed è subito immagine. Registrata in memoria, immediatamente pronta per essere guardata, giudicata, rifatta o corretta. O un istante dopo inviata ad altre mani, per lontane o remote che siano. Scaricata nella memoria di un computer e da qui nuovamente elaborata nel formato, nel taglio, nei colori. O inviata alla stampante: per imprimersi su carta speciale o normale. Immessa insomma in un circuito comunicativo, fatta rimbalzare enne volte: da amici verso amici, da persone sconosciute verso tutti quelli che vorranno vederla. Per approvare, contestare, generare o alimentare un circuito conoscitivo amicale o sociale.

Tutto questo, in un tempo la cui durata è all’incirca quella del tempo che avete impiegato a leggere queste righe. E l’oggetto all’origine di questa avventura breve e potenzialmente infinita è il banale telefono cellulare. Era nato per far parlare a distanza due persone in modo diretto. Ma non ce ne è uno ora che non abbia a bordo la funzione di scattare foto e girare filmati. Con ciò, siamo tutti fotoreporter.