Il Corriere della Sera: “Posto fisso, Berlusconi con Tremonti”. “Botta e risposta governo imprenditori dopo l’elogio dei contratti atempo indeterminato fatto dal ministro. Marcegaglia: impossibile ritorno al passato. Interviene il premier: no, un valore”.
La Repubblica: “Posto fisso, no di Confindustria. La Marcegaglia: sarebbe un impossibile ritorno al passato. La sfida di Epifani: Palazzo Chigi apra un tavolo sui precari. Berlusconi: d’accordo con Tremonti. Ma il governo si divide”. “La destra Zelig” è il titolo dell’editoriale di Massimo Giannini”. Un altro articolo in prima pagina racconta: “Giulio e Silvio separati in casa”.
Il Sole 24 Ore: “Marcegaglia: superato il posto fisso, serve la flessibilità regolata. ‘Il governo nella Ue sostenga il Made in’. Berlusconi: piena sintonia con Tremonti”.
Libero: “Il posto di Tremonti non è più al sicuro. Berlusconi appoggia il Ministro, Brunetta lo critica. Confindustria contro il ritorno alla rigidità del mercato del lavoro. Cresce una fronda anti-Giulio e il Pdl studia nuove misure economiche”.
Il Foglio: “Così i capigruppo del Pdl si preparano a contenere l’esondante Tremonti. Un piano di riforme per pacificarsi con sindacati e Confindustria, meno tasse e un ritocchino alle pensioni”, dice il titolo del quotidiano di Ferrara.
La Stampa: “’Il posto fisso è un valore’. Berlusconi con Tremonti. La Cgil chiede l’apertura di un tavolo. Sacconi: ‘Non se ne parla’. E sui precari della scuola è scontr oalla Camera”. A centro pagina una grande foto di Rania di Giordania, ieri a Roma con il consorte, immortalata durante una visita alla Galleria Borghese.
Il Giornale dedica il titolo di apertura a D’Alema, “il paladino della libertà di stampa”, che “aggredisce Il Giornale”, avendolo querelato “perché abbiamo pubblicato gli atti di una inchiesta”, quella sulla quale il quotidiano titolò “tutte le escort del clan D’Alema”. In prima sul quotidiano di Feltri anche un titolo sul voto oggi al Parlamento Europeo sulla risoluzione sulla libertà di stampa in Italia: “Fannulloni a Strasburgo. Il Parlamento Ue ci sputtana. E i deputati Pdl sono assenti”. L’editoriale di Francesco Forte è dedicato al dibattito sulle parole di Tremonti: “Il valore del posto fisso per le imprese”.
Tra gli altri temi di prima pagina le polemiche sulla trattativa con la mafia e sul “papello”. Ieri ha parlato in un’aula giudiziaria il colonnello Mori: “Nessuna trattativa tra Stato e Cosa nostra”, ha detto. Sul papello risponde anche Nicola Mancino, con una lettera al Corriere della Sera.
Sulla prima de La Repubblica un “giallo in Calabria”, per una ordinanza che vietava la pesca nella zona dove è affondata la “nave dei veleni”, ordinanza che certificava l’inquinamento dell’acqua, e che fu cancellata poco più di un anno dopo.
Sulla prima del Corriere della Sera una anticipazione dei piani del governo sulla giustizia: “Il piano Alfano: intercettazioni entro dicembre”, e poi riforma dell’ordine forense, i due provvedimenti ritenuti indispensabili per cambiare le regole del processo penale.
Secondo Il Sole 24 Ore tra le ipotesi di riassetto più complessivo delle istituzioni “spunta l’elezione diretta del capo dello stato”.
Da segnalare anche sulla prima pagina de La Repubblica Adriano Sofri che firma un commento che compare sotto il titolo “L’illusione dei terzisti”, dedicato alle polemiche tra il Corriere della Sera e il quotidiano di Ezio Mauro sull’atteggiamento da tenere nei confronti del governo.
Posto fisso
Sull’orario di lavoro e il posto fisso il Corriere della Sera intervista Pierre Carniti: “Flessibilità è un termine che è stato usato a sproposito, ideologia di un certo tipo di capitalismo. Il fatto è che un certo numero di individui che per ragioni personali sono disposti a lavorare soltanto a determinate condizioni. Ce ne sono invece altri, molti ma molti di più, che vorrebbero un lavoro normale ma non lo trovano. I primi sono flessibili, i secondi precari”. In Italia, dice Carniti, come in Grecia e Portogallo, non ci sono protezioni per i lavoratori flessibili. “E’ un sistema categoriale, lavoriale, aziendalistico, come definirlo? Ai dipendenti dell’Alitalia abbiamo dato sette anni di Cassa integrazione all’80 per cento. Gli altri hanno 52 settimane, poi si arrangiano”. Secondo Carniti per dare un lavoro stabile a tutti l’unica strada è ridurre l’orario di lavoro, “altro che detassare gli straordinari”.
Il Sole 24 Ore, che difende le posizioni della Presidente Marcegaglia (“No a ritorni al passato”), evidenzia in una “mappa” il fatto che il lavoro flessibile in Italia è a quota 13 per cento, “in linea con la Ue”. In Italia i contratti a termine sono 2,2, milioni su 23 milioni di occupati, e i collaboratori sono circa 1 milione, una platea molto eterogenea. E’ vero però che negli ultimi anni le assunzioni “elastiche”, come le chiama il quotidiano di Confindustria, hanno superato quelle “tipiche”.
Regionali
Il Riformista si occupa della Regione Campania: “Stop a Gomorra. Fini protesta e congela la candidatura nella regione di Bassolino. Il Presidente della Camera si oppone alla scelta di Cosentino alla guida della Regione Campania: troppi guai giudiziari e troppi sospetti sui legami con il clan dei casalesi: ‘Serve trasparenza’”.
Del tema si occupano ampiamente anche gli altri quotidiani. Per il Corriere “il centrodestra non sceglie” sulle regionali, “l’accordo non c’è ancora”, né in Campania né altrove. “La Lega: pronti ad andare da soli”. Per Il Sole 24 Ore “regge l’asse Fini-Bossi sul Veneto”, nel senso che “rimane l’appoggio a Zaia” della coalizione, anche se Galan continua a dire che non accetterà posti di riserva. “Stop a Cosentino in Campania”.
“I no di Fini rimescolano le carte delle regionali” secondo Libero, che spiega: “L’ex leader di An vuole ridiscutere le candidature. Dubbi su Consentino in Campania e il Piemonte alla Lega”.
Secondo Il Giornale la partita è definitivamente riaperta: “Fini frena sulle candidature. Via solo a Lombardia e Calabria”. In un altro articolo, parlando di Campania, si legge: “Cosentino sotto tiro, ora spunta Bertolaso”.
“La maggioranza cerca un compromesso non facile sui governatori del Nord”, scrive nella sua “Nota” sul Corriere della Sera Massimo Franco. Lo stesso quotidiano offre un sondaggio che dà conto di un consenso alto per Zaia, che prenderebbe il 37 per cento contro il 29 che conquisterebbe Galan. Su La Repubblica, il governatore del Veneto dice di non voler accettare baratti e racconta che Berlusconi gli ha chiesto di non essere impaziente: “Io vado avanti”, dice Galan, “del resto nessuno mi ha ancora detto che devo farmi da parte. Né Berlusconi né Bossi”.
Afghanistan
Sulla prima del Corriere della Sera si parla di Afghanistan: “Karzai accetta il ballottaggio. A Obama la prossima mossa. Al voto il 7 novembre, gli Usa decidono sui rinforzi”. Resta il timore di nuove violenze nel Paese.
Dopo la decisione del Presidente Karzai di accettare il ballottaggio con il suo rivale Abdullah dopo le verifiche di brogli, Obama non ha risparmiato lodi, sottolinea La Repubblica: “Karzai ha a cuore gli interessi del popolo afghano”, ha detto il Presidente Usa. La concessione di Karzai risponde a una esigenza cruciale per l’America, poiché Obama non può decidere l’invio di nuove truppe se il surge militare appare come il puntello di un regime screditato. E tuttavia affiorano divergenze in seno all’Amministrazione: il segretario alla Difesa Gates contesta apertamente l’idea che si debba aspettare il ballottaggio per decidere sul rafforzamento della presenza militare americana. Il quotidiano considera addirittura una sconfessione del suo Presidente, quella pronunciata ieri da Gates: “Non possiamo starcene seduti con le mani in mano ad aspettare il risultato di queste elezioni e la formazione di un governo a Kabul. Abbiamo delle operazioni militari in corso”, ha detto Gates dando voce alla crescente insofferenza dei militari, che da agosto aspettano la risposta di Obama al rapporto del generale McChrystal, in cui si chiedono 40 mila soldati sul fronte afghano.
Anche il Corriere della Sera riferisce che l’alternativa che ha di fronte Obama è “assecondare i generali o scegliere la linea di Biden e del Congresso”. Tanto Biden che i democratici del Congresso, scrive il Corriere, vorrebbero lasciare invariati o addirittura diminuire i livelli delle truppe, per concentrare l’attenzione sulla guerra con le forze speciali e i droni alle bande di Al Qaeda al confine pakistano. Robert Gibbs, il portavoce della Casa Bianca, ha continuato ad alimentare l’incertezza sulla eventuale decisione di Obama di attendere l’ultimo responso delle urne afghane: “Non è stato ancora determinato se il Presidente deciderà prima o dopo il voto a Kabul. Sicuramente una decisione verrà annunciata nelle prossime settimane, dopo che sarà finito l’esame della nostra politica.
E poi
La Stampa si occupa dell’ultimo report-libro di Vali Nasr, l’accademico iraniano-americano al quale l’inviato dell’Amministrazione Usa in Afghanistan Holbrooke ha affidato il dossier dei rapporti con gli ayatollah di Teheran. In 11 mesi di viaggio nel mondo arabo-musulmano Nasr ha tratto la conclusione che nel mondo dell’Islam è scoccata l’ora del profitto, che è da sempre il miglior alleato dell’Occidente, come è avvenuto in Cina. Il business stimola libertà e pluralismo. Tra il Marocco e l’Indonesia cresce una operosa classe media che punta al proprio guadagno, come in Occidente. Nel mondo dell’Islam, dopo il fallimento del secolarismo di Ataturk e Pahlavi, come del fondamentalismo di Khomeini e Bin Laden, è iniziata la stagione del pluralismo.
Da venerdì Il Giornale offrirà la riproduzione di alcune storiche prime pagine del quotidiano fondato da Montanelli nel 1974. “Dalla fondazione all’ingresso in politica di Berlusconi. Un modo (controcorrente) di ricordare fatti e personaggi della nostra epoca.
100 deputati iraniani (un terzo del Parlamento) hanno chiesto di processare l’ex candidato alle presidenziali Moussavi, poiché ha “danneggiato l’immagine del sistema islamico” contestando i risultati. Lo scrive tra le brevi il Corriere della Sera. La notizia è anche sul Sole 24 Ore sotto il titolo “Processate il nemico Moussavi”.
(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)
Sicuramente un Ministro dell’Economia dovrebbe essere misurare molto bene le parole quando parla.
Se io dico “il posto fisso è una bella cosa” il più buono dei commenti sarebbe “hai scoperto l’acqua calda.” !!!
Se lo dice Tremonti, non per fare una affermazione programmatica del Governo, ma nel corso di un convegno, allora si scatena la ridda delle interpretazioni dietrologiche.
Se l’economia lo permettesse è ovvio che il posto fisso avrebbe tanti piacevoli effetti positivi, purtroppo questa cultura del “tutto a tutti” ci ha condotti alla situazione attuale e chi ne soffre di più è chi sta ai margini di una coperta corta.
Mi farebbe piacere sapere quale è l’essenza che ha capito Clemento dopo essere stato illuminato (da chi?).
Dato che tra i politici sono di moda le battute,
riporto una innocente battuta che ho sentito:
“Quando Tremonti parla del posto fisso e ne caldeggia il valore,
si riferisce al suo posto fisso in Parlamento, e per questo certamente si batterà”