Rassegna stampa: il decreto salvalista? No grazie

Pubblicato il 5 Marzo 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

La Repubblica: “No al decreto, Napolitano ferma Berlusconi. Il Cavaliere voleva il rinvio del voto o spostare il termine degli adempimenti elettorali. Vertice Pdl a Palazzo Chigi. Lazio, riammessa la Polverini. Formigoni attacca i giudici. Scontro sulle liste, ma il premier oggi vara una sanatoria. Bersani: mai il sì del Pd”. A centro pagina notizie sulle inchieste sugli appalti della Protezione civile: “Inchiesta di firenze, scattano altri due arressti”. A fondo pagina una inchiesta sugli sprechi degli enti locali: “Province, uno spreco di 14 miliardi”.

“Liste, Napolitano frena il decreto”, titola Il Corriere della Sera. Ieri sera il Capo dello Stato ha incontrato Berlusconi e altri membri del governo. Il governo propone una proroga delle elezioni per consentire alle liste escluse di rientrare in gioco. Un consiglio dei ministri convocato per ieri è stato rinviato ad oggi. Intanto la Corte d’Appello ieri ha riammesso il “listino” di Renata Polverini.

A centro pagina i dati sui rientri dei capitali in Italia: “Scudo fiscale record. 200 mila adesioni”. Altra notizia da prima pagina è il successo del partito di Geert Wilders in Olanda: “L’Olanda premia il partito anti-islamici di Wilders. La formazione xenofoba arriva seconda all’Aja2.

La Stampa: “No ai decreti sulle liste”. “Napolitano frena Berlusconi: occorre un provvedimento condiviso. Slitta il Consiglio dei ministri. Bersani: non si cambiano le regole in corso. Riammesso il listino della Polverini”. Un retroscena in prima pagina racconta di Berlusconi “tentato dalla spallata. I falchi minacciano il ritiro da ogni regione”. Un reportage da Roma racconta la manifestazione del centrodestra in piazza Farnese: “Renata in piazza: ‘Ma contro chi manifestiamo?’”.

Il Riformista: “Il salva-lista. Un decreto perché in Lazio, Lombardia e Bologna si voti ad aprile. Faccia a faccia sul Colle. Il piano del premier non convince Fini, imbarazza il Quirinale e irrita l’opposizione. Intanto la Corte d’Appello di Roma rimette in corsa la Polverini. A Milano Formigoni contro tutti”.

Libero: “Ponzio Napolitano. Non possiamo votare Pdl a Roma e Formigoni in Lombardia. Silvio ha un piano ma il Presidente tentenna. Il Pd simula dispiacere, in realtà spinge il Colle a rimandare il decreto salva-elezioni del Cav”, secondo il quotidiano.

Il Giornale: “Non puniti gli errori della sinistra. Ecco le irrogolarità che i giudici, inflessibili con il Pdl, hanno perdonato al Pd. Formigoni: ‘A Penati mancano 448 firme’. Polverini torna in corsa nel Lazio. Il governo cerca una soluzione al pasticcio liste ma il Quirinale frena”.

Il quotidiano intervista Formigoni, che insinua che i radicali abbiano potuto manipolare le liste a lui collegate da loro richieste per il controllo.

A centro pagina il quotidiano si occupa della inchiesta sulla protezione civile, e sui pettegolezzi sulla vita privata di alcuni degli imputati: “Vaticano in imbarazzo pronto al repulisti. Dopo il corista degli incontri ora spunta ‘don Bancomat’, era il cassiere della cricca”.

Il Sole 24 Ore: “Successo dei bond di Atene. La Bce mantiene i tassi all’1 per cento ma avvia una graduale exit strategy, riassorbendo liquidità dei mercati. In asta offerti 5 miliardi, richiesta tripla. Papandreou oggi a Berlino”. L’editoriale è firmato da Carlo Bastasin: “Vogliamo un’Europa più tedesca o più greca?”.

Il Foglio apre con i rapporti Usa Cina: “’Coesistenza armoniosa’. Arriva la vendetta fredda della Cina contro gli Stati Uniti. Miliardi di aiuti alla Corea del nord. Fallisce il tentativo di Washington di accelerare le sanzioni all’Iran”. Di spalla invece la politica interna: “Il Cav tentato dal decreto per salvare le liste del Pdl. Il Quirinale guarda al Pd. Regionali al batticuore”.

Lavoro

Ieri Luigi Angeletti, dal palco del congresso della Uil, ha detto: “Non vedo motivi di tensione, poiché non è stato eliminato il ricorso al giudice e l’arbitrato viene rinviato alla contrattazione”. Per questo non rappresenta “alcuna lesione dei diritti dei lavoratori e non mette a rischio l’articolo 18”, scrive Il Riformista. L’ex Cgil Cofferati, invece, che portò in piazza 3 milioni di persone nel 2002 a difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, viene intervistato da La Repubblica e da L’Unità. Critica “l’inerzia del Pd” nell’interivsta a La Repubblica, e spinge per una raccolta di firme per una nuova legge di iniziativa popolare. Su L’Unità dice che il voto è arrivato senza che nessuno sapesse quasi nulla, e che è una riforma passata nell’indifferenza.

La Stampa intervista il giuslavorista e senatore Pd Pietro Ichino, che critica una “legge minestrone” che non tutela i diritti, bensì li indebolisce. Perché l’arbitrato contrattato a livello individuale è una scelta sbagliata? “Perché ancora una volta saranno penalizzato i più deboli, cioé i dipendenti di piccole imprese e chi lavora in aree non coperte dal contratto collettivo”. “L’arbitrato sarebbe invece utilissimo se fosse affidato alle parti stipulanti del contratto collettivo per risolvere tutte le controversie per l’applicazione del contratto stesso”.

A difendere la riforma sul Sole 24 Ore è il giuslavorista Michele Tiraboschi con un intervento dal titolo: “Per l’arbitrato un percorso con garanzie. Dice Tiraboschi che l’innovazione normativa affida alle parti sociali la possibilità di ammettere, mediante accordi collettivi, l’arbitrato di equità, cioé l’arbitrato che cerca la giustizia del caso concreto: nessuna imposizione, poiché la materia è saldamente nelle loro mani, e decideranno loro se e come farne uso. Sarebbe comunque il singolo lavoratore a decidere liberamente se ricorrere a questo canale alternativo o continuare ad affidarsi alla giustizia, di cui il giuslavorista sottolinea comunque la lentezza.

Esteri

Su La Repubblica reportage dall’Olanda, dove il PVV, partito delle libertà di Geert Wilders, ha ottenuto alle elezioni municipali di mercoledì il 21 per cento ad Almere (sobborgo-dormitorio di Amsterdam, 200 mila abitanti) ed è diventato la seconda forza a L’Aja.

“L’Olanda premia il partito anti-islamici di Wilders”, titola il Corriere della Sera. Wilders si è candidato a primo ministro. Si descrive il personaggio: “Lo Zelig ossigenato in lotta con l’Eurabia”. Il Corriere intervista lo storico Ian Buruma, che dice: “E’ il voto del risentimento. C’è un malessere al fondo della società olandese in tema di immigrazione ma le ragioni del trionfo di Wilders sono da ricercare prima di tutto in una profonda insoddisfazione nei confronti delle élites. Wilders è stato abile a saccheggiare “il bagaglio terminologico della sinistra e cavalcare gli umori anti-capitalisti”. Il partito della libertà si colloca “nel solco della stessa insofferenza per l’establishment della vecchia politica che in Italia portò all’ascesa di Berlusconi, in Austria a quella di Heider, in Belgio dell’Alleanza fiamminga”. Buruma sottolinea però che la destra xenofoba ha trovato forti consensi anche in aree che non accolgono grandi comunità e che gli olandesi sentono forte il valore della conformità a un sistema di regole.

Reportage dall’Olanda anche su La Stampa: “L’Aja si scopre xenofoba. ‘No al multiculturalismo’”.

Su Il Foglio in un editoriale si criticato i liberal per aver relegato il fenomeno Wilders allo spettro della xenofobia, “ignorando che la denuncia del corsaro olandese è rivolta all’islamismo come ideologia e non ai musulmani come popolo”.

Domenica si vota in Iraq e Il Sole 24 Ore scrive che a Baghdad “la speranza è donna”, sottolineando che ci sono in corsa 1800 candidati. Anche su La Repubblica si parla delle elezioni e si raccolgono le notizie rilanciate dalla BBC sull’aumento di bambini nati con gravi malformazioni a Falluja, dove nel 2004 le forze Usa usarono munizioni al fosforo bianco.

Il Focus del Corriere della Sera è dedicato agli “amici cinesi di Ahmadinejad”: si tratta di un matrimonio di interesse tra i due regimi, che prevede petrolio in cambio di tecnologia e aiuto politico.

La Commisisone esteri della Camera dei rappresentanti Usa ha approvato una risoluzione in cui è scritto che “il genocidio armeno venne concepito e attuato dall’impero ottomano dal 1915 al 1923”. Il voto di ieri pomeriggio non è vincolante, ma apre la strada a una risoluzione ufficiale del Congresso. L’Amministrazione Obama, con un intervento della Segretaria di Stato Hillary Clinton, che il Corriere della sera definisce “tardivo”, aveva provato a bloccare l’iniziativa. Ankara ha richiamato l’ambasciatore. Ma il voto mette a rischio le relazioni bilaterali, ma anche la collaborazione su Iraq e Afghanistan. Da candidati alla Casa Bianca, Obama, Clinton e Biden avevano promesso che una volta eletti avrebbero formalmente definito genocidio il massacro degli armeni. Il Corriere intervista Ilter Turan, già rettore dell’Università Bilgi di Istanbul: “Quel voto è ridicolo”, dice, “non sarebbe stato molto meglio lasciare la parola agli storici?”.

 

E poi

L’inserto R2 de La Repubblica è dedicato a “le ferite d’Irlanda”: viaggio nel Paese cattolico sconvolto dallo scandalo, migliaia di adolescenti violentati da religiosi. Contiene anche un intervento di Hans Kung che compare sotto il titolo: “Abolire la regola del celibato e l’unica soluzione”.

La pagina della cultura de Il Riformista si occupa tra l’altro di una raccolta di articoli della filosofa Maria Zambrano: articoli e saggi redatti tra il 1940 e il 1945 durante l’esilio dalla Spagna franchista in America Latina. Offre una riflessione sul patrimonio culturale e identitario dell’Europa, malgrado fosse evidente la constatazione di segni della sua decadenza.

In prima pagina su Il Riformista si parla di una sfida a Mediaset tenuta da Sky, che sarebbe intenzionato ad entrare nel digitale. Lo aveva anticipato Milano Finanza ieri. Sky è interessata a partecipare all’asta per tre multiplex che il governo metterà a gara probabilmente ad aprile.

 (fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)