Nelle poesie dell’iraniana Tahereh, tutta la sua trionfante femminilità

Pubblicato il 17 Novembre 2023 in , da redazione grey-panthers

La poetessa iraniana nota come Tahereh (Ṭāḥirih), la pura, merita un posto di rilievo nella storia non solo dell’Iran, per l’importanza del pensiero innovativo, per il coraggio dimostrato in vita nella difesa dei propri nobili ideali e per le doti letterarie

(nell’immagine, mappa dell’Iran nel 1800)

Definita “donna di grande talento, con la vi-sione di un mistico e le aspirazioni di un rivoluzionario”, il cui “nome ben potrebbe stare alla testa, come quello di una precorritrice, della lunga schiera delle combattenti per l’emancipazione della donna”, ha conseguito grande popolarità nella seconda metà dell’Ottocento, riscuoten-do elogi da illustri personaggi in Oriente e in Occidente. La sua fama in Europa era tale che Sarah Bernhardt pregò il commediografo Catulle Mendès di scrivere una tragedia sulla sua vita.

In seguito, il suo ricordo si è affievolito, tanto più in Iran, dove i detrattori della Fede da lei abbracciata, la religione bābī, subito sfociata nella Fede bahā’ī, hanno fatto tutto il possibile per diffamarla o metterla in ombra. In questi ultimi anni, però, l’interesse per lei si è riacceso in Occidente e sono state prodotte varie opere, soprattutto in lingua inglese, per offrire ai lettori la sua immagine in una più corretta prospettiva.

Biografia della poetessa iraniana Tahereh

Tahereh nacque in seno alla stimatissima e agiata famiglia Baraghānī. Il padre e i suoi due fratelli erano nati in un villaggio a est di Qazvīn, una cittadina situata nell’Iran nord-occidentale, già capitale dell’impero persiano safavide (1501-1736) e nel XIX secolo nota per la sua ortodossia nell’Islam sciita. I tre fratelli avevano studiato in vari importanti centri religiosi con noti maestri di orientamento uṣūlī. Secondo questa scuola di pensiero era lecito che gli esperti interpretassero sia il Corano sia le tradizioni per elaborare nuove regole; i musulmani erano tenuti a obbedire ai mujtahid3, quando essi stabilivano se un comportamento fosse islamicamente corretto o meno; e la leadership religiosa doveva costantemente intervenire nella guida dello stato. All’inizio del XIX secolo i tre fratelli si erano trasferiti a Qazvīn, passando dalla povertà al potere e alla ricchezza.

Tahereh nacque a Qazvīn attorno al 1817. La famiglia la chiamò Fātimih Umm-i-Salmih, ma il ricordo del suo nome è svanito lasciando il posto ai suoi vari titoli, in primo luogo Tahereh, la pura. Molto intelligente e avida di sapere, fin dall’infanzia imparava così rapidamente le lezioni che il dotto genitore gliele impartiva lui stesso e, più tardi, assunse un insegnante appositamente per lei. Questo fatto era fuori dall’ordi-nario, data la scarsa considerazione in cui erano tenute le donne in Iran. La ragazza mise ben presto in ombra i fratelli e superò con brillanti esami tutti gli studi di teologia, giurisprudenza e scienze letterarie. Tali erano la sapienza e la cultura da lei acquisite, che il padre più volte espresse il proprio rammarico dicendo: “Se fosse stata un maschio, avrebbe dato lustro alla mia casa e mi sarebbe succeduta!”

La sua vita, appassionante e provocatoria per il tempo, i luoghi e la mentalità, si legge d’un fiato nell’introduzione del bel volume appena uscito, edito da Editoriale Jouvence: Tahereh “Il tesoro nascosto- Le poesie della prima donna iraniana che sfidò le autorità religiose, a cura di Julio Savi e Faezeh Mardani, in librweria dal 17 novembre prossimo.

Per la prima volta si tratta della traduzione italiana delle poesie di Tehreh, una donna libera che sfidò le convenzioni e i pregiudizi dell’Iran del 1800.

Nelle poesie dell’iraniana Tahereh, il profilo di una donna appassionata, coraggiosa e affascinante

La raccolta più ampia di poesie attualmente disponibile è una serie di tre volumi di traduzioni in inglese pubblicata da John S. Hatcher, poeta e professore emerito di lingua inglese presso l’Università della Florida del Sud, e Amrollah Hemmat, esperto traduttore dal persiano e dall’arabo in inglese. Le poesie tradotte sono una novantina, quasi tutte in persiano, solo alcune in arabo. Gli autori negano ogni pretesa di aver prodotto un’esauriente edizione critica. Altre poesie potrebbero venire alla luce e alcune delle poesie tradotte non sono di sicura attribuzione.

Da questi versi, emerge una figura appassionata, volitiva, coraggiosa fino all’eroismo e molto affascinante. Hatcher e Hemmat osservano:

Anche se la maggior parte delle sue opere è andata perduta alla posterità, ciò che sopravvive merita la straordinaria reputazione da lei acquisita come poetessa e studiosa… Ancor oggi molti dotti iraniani citano il suo nome come simbolo di brillantezza e alfiere di un’incessante sfida contro tradizioni obsolete e so- prattutto contro l’oppressione delle donne”

L’intera opera poetica di Tahereh è pervasa da un’idea centrale. La poetessa vuole rendere testimonianza della scoperta che ha rivoluzionato la sua vita. Ha incontrato un nuovo maestro, che, con i suoi scritti e la sua vita, le ha fatto intravvedere l’avvento di un nuovo giorno, in cui la tirannia sarà sradicata dalla giustizia, il conflitto sarà sostituito dall’amore, la prevalenza dell’esteriorità fisica e della falsità recederà per lasciare il posto all’interiorità spirituale e alla sincerità. Questo maestro è Siyyid ‘Alī Muḥammad, detto il Bāb, il fondatore della Fede bābī.


Rimosse dalle menti le superstizioni

Rimosse dalle menti le superstizioni,

risanate le idee dall’ispirazione.

Raccolti tutti i Nomi nel Bayān4, abbattute fra noi tutte le barriere.

Svelato il mistero dell’Unità divina, allontanate dal mondo le discordie.

Squarciati i veli della gloria, finalmente rivelata la Bellezza.


Perché! Perché dagli amici tanto lontana!

Perché nella lontananza tanto dolore!

Perché qui a Rayy29, o Creatore! Perché in questo chiostro in rovina!

Perché qui nel mondo, o Signore, con questo dissennato mi trovo!

Perché senza velo indifesa, a testa china e smarrita!

Accanto a un perfido, che di perfidia è l’essenza, un forsennato, che senno non ha!

Perché, o Sempiterno, questo iniquo crudele verdetto!

O Possente, Vivente, Innovante! Perché alla mercé di questi ribelli!

O Antico, Possente, Vivente! di leoni questa schiera compatta!

Chi è che soccorrendomi dice: “Pura e purificatrice, costei,

“fulgida stella tra gli uomini quaggiù sulla terra caduta!”.

Perché, o Ceppo di bene e di grazia, questo aiuto da quei turpi ribelli!

Perché, Amor mio, tanto afflitta ed affranta, gemente in queste aride valli smarrita!


poetessa iraniana Tahereh