Mina e la sua maestra, di Adriana Peratici

Pubblicato il 15 Febbraio 2010 in , da Vitalba Paesano

Mina era una bambina povera, abitava nel quartiere povero, ma allora quei quartieri non erano molto lontani dalla piazza della città. Appena una persona diceva il nome della via dove abitava e sopratutto il numero civico, veniva subito catalogato come misero, borghese o ricco!

La mamma, essendo vedova, andava a lavorare ed era costretta a lasciare lei e il fratello maggiore in balia di se stessi. Il cortile e la strada, però, erano una grande famiglia e spesso Mina passava ore in casa di una vicina a giocare con l’amichetta, oppure quando giocava sulla strada c’erano sempre gli occhi protettivi del vicinato, che badavano che non si facesse male!

La mamma di Mina era una bella donna, con un comportamento dignitoso, con una signorilità innata e, alla sera, lavava, stirava, lucidava le scarpe perché voleva che isuoi bambini fossero sempre in ordine.

Fu così che all’inizio della scuola 1946/47 Mina nel suo candido grembiulino bianco e con le scarpe lucidissime fece la conoscenza della persona che per cinque lunghi anni avrebbe odiato: la sua Maestra.

Gemma e Annamaria erano due sorelle già anziane e zitelle (a quel tempo si diceva così) e, ironia della sorte, di cognome facevano “Vecchia” ; la loro vita era tutta votata all’insegnamento. Annamaria, la maestra di Mina, era la più anziana, avrebbe raggiunto la pensione dopo la classe quarta, ma aveva già ottenuto un anno di proroga per portare la classe alla quinta! Era piccola e minuta e aveva il classico vellutino nero al collo, abitava vicino alla piazza e aveva già reclutato una ventina di bambine del suo rango per comporre la sua classe.

Le classi, però, allora erano composte da quaranta alunne così, suo malgrado, anche bambine del quartiere povero diventavano sue alunne. Lei non si preoccupava, perché sapeva che ci sarebbe stata la selezione. Infatti qualcuna veniva bocciata al primo anno, qualcuna al secondo così in terza classe poteva contare su una maggioranza d’elite e una minoranza tra le meno povere! Mina, pur essendo la più povera del gruppo ( le altre avevano un padre), era intelligente e vivace (cosa che infastidiva molto la maestra); apprendeva in fretta pur studiando poco, e, non si poteva dire che a scuola non fosse sempre pulita e in ordine. Insomma, non c’erano motivi per bocciarla! Nelle prime due classi Mina non si rendeva conto della differenza tra lei e le sue amichette, anche se sentiva un certo disagio, e

poi qualche volta capiva che la mamma era arrabbiata con la maestra, anche se cercava di nasconderlo! Annamaria era un’insegnante severa: pretendeva il massimo del massimo! I voti di Mina non superavano mai il sei. Per provare la lezione aveva un sistema validissimo: cominciava a interrogare dal primo banco e solo dopo poche frasi interrompeva e voleva che continuasse la compagna di banco, e così via finché tutte avevano detto un pezzetto di lezione e lei aveva capito chi aveva studiato e chi no!

Anche per i compiti, non ne sfuggiva uno, aveva un pennino per l’inchiostro rosso con cui segnava tutti gli errori. Così tutti i giorni! Quando spiegava voleva la schiena diritta e le mani sul banco, e non si doveva sentire volare una mosca. Il carattere esuberante di Mina cedette davanti alla disciplina, così imparò ad ascoltare la storia e la geografia. I voti non superavano comunque mai il sei, anche in matematica, la materia nella quale lei era più portata; qui le bastava un esempio e lei capiva subito il problema, ma mai che avesse preso un sette! Chissà se alla figlia dell’avvocato veniva dato un sette! Quando la mamma ascoltava Mina parlare di scuola con gli amichetti del cortile si rendeva conto che lei era la più brava di tutti, così non si preoccupava del voto basso!

L’anno 1949/50 fu triste per la mamma di Mina, in fabbrica le donne venivano pagate meno degli uomini, il dopoguerra aveva fatto lievitare i prezzi, e lei da sola non riusciva a far quadrare il bilancio anche con la piccola pensione del marito! Così fu costretta a fare straordinari ! Fu un anno triste anche per Mina, la mamma era assente per molte ore, suo fratello era sempre a giocare lungo il Po, e quando arrivava a casa la mamma era ora di andare subito a letto! In un periodo di svogliatezza generale i compiti erano fatti male e le note da firmare scritte con l’inchiostro rosso si susseguivano! La mamma non la sgridava, sapeva che quello che faceva la sua bambina era anche troppo!

Finché un giorno, forse per dimenticanza, una nota non fu firmata: arrabbiata la maestra fece una nota ancora più lunga, diceva che la bambina era trascurata, e doveva essere più sorvegliata! Una pagina del quaderno si riempì di inchiostro rosso! La mamma di Mina pianse! Avrebbe strozzato la maestra! Passato il primo impulso di fare una piazzata (a quel tempo non si poteva perché la Maestra era un’istituzione), ragionò con calma!

Abitava davanti a loro un amico d’infanzia che aveva studiato da ragioniere e lei si rivolse a lui. “La Maestra di mia figlia è talmente razzista e orgogliosa che non voglio che se scrivo la risposta lei mi corregga gli errori, aiutami!

Fu così che la risposta fu di tre pagine, scritte sempre sul quaderno, gentile, ferma e in italiano perfetto e senza errori: diceva che capiva il suo punto di vista di insegnante, ma sua figlia purtroppo era sola perché lei doveva darle da mangiare, era costretta a fare straordinari perché il salario non bastava, nessuno aiutava la bambina a fare i compiti e studiare, il risultato era tutta farina del suo sacco. Se aveva delle lacune, era compito suo colmarle!

Mina porse il quaderno con molta soddisfazione, cercando di stare seria. La maestra lesse, incassò e non disse nulla, solo alla fine dell’anno quando durante la consegna delle pagelle si incontrarono, allora rivolgendosi alle altre mamme disse con voce suadente: “La figlia della signora è proprio intelligente, è davvero un peccato che lei debba andare a lavorare e non possa starle vicino!”

L’incubo per Mina della quarta classe fu l’analisi logica e l’analisi grammaticale: non passava giorno che i compiti non erano su questo argomento! Eravamo alla nausea! Meno male che con la matematica e la geometria tutto filava liscio! Poi c’era un’altra cosa che a Mina piaceva molto: studiare una poesia a memoria. La maestra non voleva cantilene e faceva ripetere finché la poesia veniva detta come in una scuola di recitazione. Non era raro che rincasando la mamma trovava Mina in piedi sopra una sedia a declamare la poesia ad alta voce, come se fosse su di un palcoscenico! Si faceva veramente quattro risate!

Infatti Mina era la più brava nelle poesie e qualche volta la maestra le faceva recitare il “10 agosto” davanti ad una collega! Era una delle poche volte che vedeva l’orgoglio su quel viso sempre impassibile e critico! Però il razzismo ebbe il sopravvento quando fu allestita una recita in città alla quale tutte le scuole parteciparono: la classe di Mina doveva rappresentare due città : Venezia e Roma

Furono scelte la nipote della maestra e la figlia dell’avvocato. Quanta invidia ebbe Mina quando vide le sue compagne con un bellissimo vestito da Veneziana e da Matrona Romana sul palcoscenico a recitare! Chissà se dalla sartina la mamma avrebbe avuto i soldi per fare confezionare un vestito così bello, se fosse stata scelta lei! Per la prima Comunione ci era riuscita!

Comunque ci furono anche momenti belli, come quando la maestra portò tutta la classe sul piazzale di un Santuario spiegando che da quel piazzale papa Urbano II nel 1095 fece partire la prima Crociata! Era molto raro a quel tempo che una maestra portasse la sua classe fuori dalla scuola, e lei aveva anche coinvolto un frate cicerone che spiegava gli affreschi e la storia. Un giorno portò in classe dei brutti vermi dicendo che erano bachi da seta! Una bambina portava tutti i giorni le foglie di gelso che i bachi divoravano crescendo a vista d’occhio. Poi incominciarono a fare il bozzolo grosso quasi come una noce, ma più affusolato e tutti i giorni la maestra spiegava la metamorfosi. Tagliando un bozzolo fece vedere il baco all’interno e assistettero anche alla farfalla che aveva bucato il bozzolo per uscire! A quel tempo tutto ciò era molto raro, in nessuna classe si facevano sperimenti e ricerche!

Poi nell’anno 1951 ci fu un episodio che fece riflettere molto la mamma di Mina e che avrebbe influenzato la vita futura della bambina! La vicina di casa ospitava un nipote studente che proveniva dalla provincia! Dopo la quinta classe si poteva accedere all’avviamento al lavoro, alle commerciali o alle medie. L’avviamento al lavoro e le commerciali chiudevano la strada agli studenti che avrebbero voluto proseguire gli studi.

Questo studente, che aveva fatto le commerciali, stava studiando il latino privatamente per poter dare l’esame di integrazione e poter così iscriversi a ragioneria!

La mamma di Mina pensò molto a questo, sapeva che non avrebbe mai avuto i soldi per fare studiare sua figlia, e questo la metteva a disagio come se la colpa fosse stata sua, così iscrivere la bambina alle medie e non chiudere la porta all’istruzione le sembrò una sorta di riscatto! Da quella decisione nell’anno 1951/52 nacque una situazione tragico-comica Poco dopo Natale la maestra chiese alle sue alunne chi si sarebbe presentata all’esame d’ammissione alle medie. Mina alzò la mano, la maestra sgranò gli occhi “ Guarda che ti sbagli, tu andrai alle commerciali” “No, Signora Maestra, la mia mamma ha detto che se passo l’esame d’ammissione vado alle medie!”

Si andò avanti così per una paio di settimane, la maestra non voleva crederci, doveva esserci uno sbaglio, così chiamò la mamma di Mina per chiedere spiegazioni. Mentre la maestra sosteneva la tesi che vista la situazione familiare Mina non avrebbe potuto andare alle scuole medie, la povera donna, sotto processo, ma ferma e decisa, ribadiva il contrario. Solo se non fosse stata  promossa all’esame d’ammissione avrebbe fatto altre scuole. “Ma che passi l’esame è sottinteso, lei è brava, specialmente se esaminata da chi non la conosce, ma solo io posso dire che non è adatta!” Eravamo al limite del razzismo e del pregiudizio! Ma la maestra dovette adattarsi e inserire Mina nel programma che aveva elaborato per le bambine che dovevano presentarsi all’esame d’ammissione! Ogni giorno oltre ai normali compiti, c’era un supplemento che poteva essere un problema, un tema oppure la tanto odiata analisi logica che doveva preparare alla comprensione del latino!

Così dopo un mese di superlavoro, Mina vide la maestra avvicinarsi e sussurrarle: Oggi pomeriggio vieni a casa mia, porta un quaderno!

Quando si presentò in casa della maestra, trovò una cameriera che la introdusse in una sala, dove c’erano già sedute al tavolo le sue amiche che sarebbero andate alle medie, non molte, non più di dieci, già selezionale tra le più brave dell’elite. Intimidita Mina prese posto accanto a loro, e quando arrivò la maestra e le fece solo un piccolo cenno, ricominciò di nuovo a studiare! La mamma di Mina, non riusciva a capire come mai, dopo tanto boicottaggio, prendesse la figlia a lezioni private, sapendo che non sarebbe mai stata pagata! E questa fu la domanda che Mina ormai adulta si pose spesso!

Le ipotesi erano diverse: alle volte pensava che alla fine, dopo cinque anni, la maestra le avesse voluto bene, oppure che la sua professionalità avesse avuto il sopravvento sul razzismo, ma ragionandoci, molto probabilmente era stato l’orgoglio: l’insegnante voleva che tutte le sue alunne risultassero le più brave, voleva che i professori riconoscessero (successe davvero così) la sua impronta d’insegnamento! E nessuna doveva essere esclusa! –

Comunque, diventando adulta, Mina capiva sempre di più il lavoro dell’insegnante: Le aveva veramente aperto il cervello e l’aveva preparata all’amore verso l’apprendimento, e soprattutto alla curiosità del sapere, così imparò ad amare quella maestra : figlia dell’orgoglio e del pregiudizio, ma che aveva dedicato la sua vita all’insegnamento fino all’esasperazione! E fu grata al destino che le aveva messo sulla sua strada Annamaria Vecchia!

Contributo di Adriana Peratici

2 thoughts on “Mina e la sua maestra, di Adriana Peratici

  1. sono di nuovo io che bello essere tua nipote zia sei piena di fantasie e la bambola ke mi ai fatto e stupenda wow un bacio da tutti

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