Le aperture
Il Corriere della Sera: “Un piano d’urto fino a 600 miliardi. L’Europa decide di aiutare gli Stati in difficoltà, nonostante il no di Londra. Coinvolto anche l’FMI. Accordo nella notte tra i governi, Bce pronta a intervenire sui mercati”. Francesco Giavazzi commenta in prima pagina: “Il passo giusto ma non basta. Salvarsi subito o crescere di più?”. In primo piano “l’ira di Trichet contro i ministri: troppi ritardi” e “l’America e la grande paura del contagio”. In evidenza anche il risultato elettorale in Nord Reno-Westfalia, dove la Merkel viene sconfitta in modo pesante. La sua coalizione guidava lo Stato dal 2005, e oggi ha perso, battuta da Spd e Verdi. Con questo voto il governo non ha più la maggioranza al Bundesrat, la “camera delle regioni”. A centro pagina le vicende della “cricca”: ieri è stato scarcerato Diego Anemone: sono scaduti i termini di carcerazione preventiva. “Ora voglio ripristinare la mia dignità. Solo infamie, sono innocente”.
La Repubblica: “Ue, piano anti-crisi da 600 miliardi. Scontro nella notte, no della Germania al Fondo Monetario Europeo. Accordo all’Ecofin per salvare i debiti sovrani. Interverrà anche l’FMI. Gran Bretagna contraria. Chiesti sforzi aggiuntivi a Spagna e Portogallo”. Commento di Luigi Spaventa: “Come far piangere gli speculatori”. A centro pagina le inchieste: “Anemone e i Servizi, indaga il Copasir. Bertolaso, conto alla rovescia alla Protezione civile”. Ancora a centro pagina, con foto di Angela Merkel: “La Merkel punita dai tedeschi. In Westfalia sorpasso della Spd”. In prima anche un richiamo alle pagine R2, dedicate ai 150 anni dell’unità d’Italia: “I 150 anni di un Paese orgoglioso ma diviso”, con commento di Ilvo Diamanti. La Stampa: “Euro, scudo da 600 miliardi. Drammatica giornata all’Ecofin. Anche l’FMI darà il suo appoggio. Napolitano: ci vuole una politica economica comune. Il piano eccezionale, varato nella notte da Bruxelles oggi alla prova dei mercati. La proposta della presidenza spagnola. Londra prima dice no e poi ci ripensa”. Un richiamo per il voto in Germania: “Ruhr, schiaffo alla Merkel. Disfatta della Cdu, persa la Camera delle regioni”. A centro pagina il richiamo ad una intervista al Presidente Usa Obama (copyright Channel Rossiya tv), in cui il Presidente Usa parla della parata che ieri ha visto per la prima volta sulla piazza Rossa di Mosca, nei festeggiamenti per la vittoria sul nazismo, sfilare anche soldati americani (e britannici, e francesi): “Obama: Noi o Mosca contro i nuovi nemici. Intervista al Presidente degli Stati Uniti: dalla sconfitta del nazismo alla sfida di Al Qaeda”. In prima anche un richiamo per l’accordo di divorzio tra Berlusconi e sua moglie Veronica: “Ora Silvio cerca l’intesa tra i figli”.
Il Giornale: “L’Euro è in guerra, l’Italia ce la farà. L’Unione europea vara un piano di salvataggio con l’FMI, la Gran Bretagna si dissocia. Oggi il verdetto dei mercati. Noi non corriamo pericoli immediati, ma la lezione greca dimostra che pensioni e sanità vanno riformate subito”. A centro pagina una foto di Guido Bertolaso, che “pensa alle dimissioni” perché “amareggiato dagli attacchi dei media”. In prima anche un titolo sulla inchiesta: “Di Pietro nei verbali della cricca. Appalti: intercettati due indagati: ‘Sono tutti compromessi, anche Tonino’”. Anche il quotidiano di Feltri si occupa del divorzio Berlusconi-Lario: “Silvio e Veronica, fine normale di nozze speciali”, di Annamaria Bernardini de Pace. L’Unità: “Stelle cadenti. Europa disunita. No di Londra al piano. Intesa Francia-Germania dopo l’intervento di Obama. Appello di Napolitano”. In prima il quotidiano diretto da Concita De Gregorio offre anche un richiamo ad un “colloquio” con Romano Prodi: “Tutto questo poteva essere evitato. La politica debole aiuta chi specula. Imperativo: rassicurare i mercati”. Crisi Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera spiega che una delle misure prese all’Ecofin, quella che prevede la possibilità che la BCE compri titoli di debito pubblico di alcuni Paesi Euro vendendo i suoi titoli americani o tedeschi, è “una mossa intelligente” che si ispira ad un analogo programa della Fed americana dopo il fallimento di Lehman. Una mossa che sosterrà l’Euro. Ma i problemi di Spagna, Italia, Grecia e Portogallo “non sono finanziari”, e dunque non è con la finanza che si risolveranno. Il loro problema è che non crescono, e questo preoccupa i mercati, e fa lavorare gli speculatori. Una finanza pubblica “ordinata” di certo aiuta, come pure le misure annunciate o da annunciare da parte di questi Paesi. Ma “da sole non risolvono il problema della crescita e della disoccupazione”. E l’Italia in questo continua a sbagliare, aiutando anche le aziende improduttive (con la cassa integrazione), anziché istituire un “moderno sistema di sussidi” che consenta ai lavoratori di spostarsi da una azienda all’altra, punendo le aziende “vecchie e protette”. Su La Repubblica l’economista Giacomo Vaciago spiega che le misure di ieri erano necessarie (“Quando la casa va a fuoco c’è una cosa sola da fare: chiamare i pompieri”), ma aggiunge che “servono riforme credibili per ritornare alla crescita, servono manovre che non facciano aumentare la spesa e il deficit pubblico ma che finanzino gli investimenti. C’è qualcuno in Europa che ha la forza di imporre un messaggio di crescita”. E ancora: “Dobbiamo semttere di pensare che la finanza sia la Fata Morgana che risolve i problemi. Li sposta solo avanti nel tempo, ma non li risolve. Quello che serve invece è innovazione, produttività, taglio delle spese inutili… Basta fare debito per essere più ricchi, bisogna indebitarsi per produrre”. Luigi Spaventa, ancora su La Repubblica, ricorda che il Trattato di Lisbona vieta esplicitamente alla BCE l’acquisto diretto di titoli di debito emessi da governi, “ma non ne impedisce l’acquisto sul mercato, con operazioni che un tempo venivano definite di mercato aperto. Le dissertazioni sull’ azzardo morale’ (nozione cara agli economisti) e sul rischio di inflazione non hanno pregio. Lasciar prevalere i ribassisisti quando si ritengano ingiustificati i loro obiettivi, quello sì è offrire una occasione di azzardo morale; sappiamo che la massa monetaria creata occasionalmente (e quanta se ne creò per finanziare le banche!) può essere agevolmente riassorbita, anche liquidando nel tempo i titoli immessi nell’attivo anche con operazioni di acquisto”. Su La Stampa viene intervistato il direttore del Centre for Europea Policy Studies Daniel Gros, che spiega che si poteva evitare che la crisi degenerasse, e che la colpa è “soprattutto della Grecia. Avrebbe dovuto lanciare subito un piano pluriennale affidabile. Hanno invece lavorato sulla prospettiva annuale e si sono fermati lì”. Germania per la Repubblica ieri la regione del Nordreno-Westfalia, “il più popoloso e politicamente ‘pesante’ dei sedici Stati della Repubblica federale”, ha dato una “batosta” alla cancelliera Merkel, permettendo ai socialdemocratici il sorpasso. Addio alla maggioranza nel Bundesrat. Rispetto al 2009, la Cdu ha perso il 10 per cento dei consensi (dal 44 al 34,4 per cento). Bene i Verdi, che volano oltre il 12,6 per cento. I liberali, alleati al governo, restano stabili (6,6 per cento). I socialdemocratici dell’Spd ritrovano l’orgoglio del dopo Schroeder per la prima volta: sono al 34,5 per cento, sorpassando quindi di poco la Cdu. La sinistra radicale della Linke supera il quorum del 5 per cento, necessario per entrare nel Parlamento di Dusseldorf, che è la capitale della regione. A questo tema è dedicata la riflessione di Peter Shneider: Angela Merkel non cadrà, ma continuerà a governare indebolita. La sconfessione subìta colpisce anche la sua politica europea: troppo a lungo “ha criticato i greci dicendo che ogni umile casalinga della Svevia, del sudovest tedesco, sa che non può vivere in eterno sopra i propri mezzi. I greci lo sanno, ma lei dimentica troppo facilmente di venire non dal sudovest bensì dall’Est della Germania, che costa al bilancio federale 100 miliardi di euro ogni anno, ben più dei 22,4 miliardi in tre anni che ci costeranno gli aiuti ad Atene”. La Merkel, temendo il responso di 13 milioni di elttori, “ha anteposto la prova in Nordreno-Westfalia alle priorità dell’Europa. E gli elettori l’hanno bocciata comunque. Non ha saputo spiegare che il rischio della bancarotta di uno Stato, la Grecia, impone spese straordinarie a tutti per non andare tutti in bancarotta”. Il Corriere della Sera ricorda che questo Land era governato dal 2005 dalla coalizione tra Cdu e liberali e considera “notevolissima” la vittoria dei Verdi “in una regione a fortissima base industriale”, visto che hanno raddoppiato i voti rispetto a cinque anni fa. Viene evocata, tra le cause della sconfitta, la cacofonia della maggioranza a livello federale: da quando la cancelliera ha abbandonato l’alleanza con i socialdemocratici per allearsi con i lliberali, ha dato l’impressione di guidare una maggioranza divisa, che ha promesso riforme ma fino a questo momento non è riuscita a realizzarle. Tanto il Corriere che La Stampa intervistano il politologo e biografo della Merkel (nonché ex-deputato della Cdu), Gerd Langguth. Il Corriere ne riassume così il pensiero: “Ma al momento nessuno può sfidarne la leadership”. E La Stampa: “Ma questa sconfitta potrebbe rafforzarla”, poiché “ora gli alleati liberali dovranno essere più docili” (visto che sono stati penalizzati dal voto ancor più della Cancelliera). Quanto ha pesato il piano di aiuti alla Grecia? Per Langguth “il risultato l’hanno deciso al 20 per cento gli aiuti alla Grecia, al 40 per cento i temi nazionali e al 40 per cento i temi regionali. C’è un sentimento generale di insicurezza tra i tedeschi: ha favorito i socialdemocratici, che al Bundestag si sono astenuti sugli aiuti”. Usa-Russia E’ un giornalista russo, Sergey Brilev, ad intervistare il presidente Obama. Il colloquio si ritrova su La Stampa: “Obama a Medevedev: ‘Il futuro è l’high tech, venga a Silicon Valley”, “La nostra cooperazione porterà benessere e sicurezza”. Sessantacinque anni fa il nemico comune era il nazismo: e ora? “Ovviamente il primo è il terrorismo”, dice Obama, che conferma di voler intensificare la cooperazione su questo piano con la Russia per distruggere la rete dei terroristi e prosciugare le loro fonti di finanziamento poiché “nessun Paese è in grado di farlo da solo”. Ma “il presidente Medevedev e io abbiamo discusso anche di come incrementare i nostri legami commerciali ed economici. Come possiamo aiutare la Russia a promuovere l’innovazione? Come possiamo usare l’High-tech per moltiplicare i posti di lavoro e migliorare il livello di vita sia dei russi che degli americani?”. Sul Trattato Start dice che verrà ratificato “spero entro l’anno”. Sulle minacce nucleari di Iran e Corea del Nord: “sono due anomalie, continuano a farsi beffe delle regole internazionali e delle risoluzioni Onu”, “sono stato molto rincuorato dalla cooperazione che ho visto finora tra gli Stati Uniti, Russia e gli altri membri del Quintetto (Gb, Cina, francia) più la Germania per indurre l’Iran a scegliere una via più responsabile, che lo risporti dentro la comunità internazionale”. Sulle proposte del presidente Medvedev per una nuova architettura di difesa europea dice “la stiamo esaminando”, ma intanto esiste la Nato e “la mia sensazione è che tutti i membri della Nato vogliano un rapporto forte, collaborativo con la Russia”. Italia La politica italiana Oggi offre una analisi della percezione del valore dell’unità d’Italia: sul Corriere Renato Manneheimer commenta un sondaggio Ispo dal quale si evince che per l’87 per cento degli italiani l’unità è um bene. Per il 54 per cento però quello italiano non è “un popolo unico” ma “un insieme di popoli”. Infine, secondo il 68 per cento del campione, è bene festeggiare i 150 anni ma “visto il periodo di crisi che sta attraversando il Paese, occorre limitare al minimo le spese”. Secondo Manneheimer lo scetticismo sulla unità del popolo italiano è molto forte tra i votanti della Lega “ma risulta comunque diffuso in generale tra i sostenitori delle diverse forze politiche, e ciò appare particolarmente interessante tra chi dichiara di non sentirsi simpatizzante di nessun partito o di essere indeciso su chi votare”. Secondo il sondaggio Demos per Repubblica solo il quasi il 90 per cento degli italiani considera “positiva o molto positiva” l’unità d’Italia, con percentuali più alte al sud e meno al nord. Ma uno su tre – spiega Ilvo Diamanti – ritiene che il sud sia un problema. “Orgoglio e pregiudizi di un popolo diviso”, il titolo dell’analisi. E poi sui quotidiani oggi la storia di Shirn llam Hooli, militante curda iraniana, impiccata ieri dal regime di Ahmadinejad. IL Giornale pubblica la lettera della giovane, arrestata dai pasdaran, accusata di militare nel Partito del Kurdistan Vita Libera, condannata a morte con l’accusa di essere “nemica di Dio”. L’articolo è di Gian Micalessin. Sul Corriere della Sera una anticipazione dal nuovo libro della scrittrice somala Ayaan Hirsi Ali: “Nomade. Perché l’Islam non è una religione per donne”. “Ho abbandonato l’Islam perché ci maltratta, ho vagato senza mai trovare radici”.
(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)