La Rassegna Stampa: Un appello alla responsabilità

Pubblicato il 9 Settembre 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Berlusconi: io vado avanti. No del Cavaliere al voto anticipato. Napolitano sul leader del Carroccio: non mi pronuncio. Divisione con Bossi che ipotizza la sfiducia della Lega”. Il corsivo di prima pagina, firmato da Francesco Verderami, è titolato: “L’appello del premier ‘alla responsabilità'”. Nella parte alta della prima pagina la notizia delle contestazioni, a base di fumogeni e urla, nei confronti del segretario della Cisl Bonanni. “Bersani: squadrismo. Il segretario Cisl: ci volevano far male”.

La Repubblica: “Berlusconi cambia idea: no al voto, ‘convincerò Bossi’, inutile andare al Colle: voglio governare'”. A centro pagina: “Festa Pd, assalto al palco di Bonanni”. Un richiamo in prima per il caso Sakineh: Teheran ferma la lapidazione”

La Stampa: “Torino, aggredito Bonanni. Contestato dai centri sociali che gli hanno impedito di parlare. Arrestata una ragazza. Bersani: squadrismo. Il leader della Cisl colpito di striscio da un fumogeno alla festa del Pd”. Sotto la testata: “Berlusconi a Bossi: ‘Niente elezioni, devo governare’, “La Lega pronta a votare la sfiducia”, “Il Cavaliere prende tempo, in Aula solo a fine settembre”. E sul fronte delle reazioni: “Fini esulta, ‘qualcuno ha sale in zucca’”, “Il premier ha rifiutato di dare retta agli ex colonnelli di An che volevano rompere”.

Il Fatto quotidiano: “L’8 settembre del caimano”, “l’ultimo schiaffo dell’ex alleato Fini: via dal gruppo Pdl. La pernacchia dell’attuale alleato Bossi che lo spinge verso un voto pericoloso”. Dalla festa del Pd: “Bonanni contestato dai centri sociali”.

Il Giornale ha una grande foto a centro pagina che affianca l’ex Presidente della Camera Irene Pivetti a Gianfranco Fini, sotto il titolo: “E Fini disse: ‘La Pivetti fa politica, lasci’. Era il 1995: Gianfranco scomunicò la leghista presidente della Camera: ‘Non è più super partes'”. Ma il grande titolo di apertura è dedicata a quella che il quotidiano definisce la “delirante affermazione di una deputata di Fini: quante escort in Parlamento, accuse-choc dell’esponente Fli Angela Napoli: ‘Non escludo che alcune parlamentari si siano prostituite per essere elette’. Insorgono deputate e senatrici. L’ex leader di An costretto a intervenire: ‘parole gravi’. E lei si scusa: ‘Non volevo offendere'”. E poi le parole di Bossi, in evidenza: “Se serve, il governo lo facciamo cadere noi. Ma Berlusconi frena”.

Libero: “Bossi kamikaze anti-Fini. Il senatur fa esplodere la crisi: siamo disposti a sfiduciare il governo pur di votare subito. Ma il Cav è convinto di riuscire a sostituire i deputati di Fli: ‘Meglio andare avanti'”. In taglio basso: “Fumogeni contro Bonanni. Il Pd si scopre squadrista”.

Il Sole 24 Ore: “Bossi: Lega pronta alla sfiducia”, “il leader del Carroccio ribadisce la richiesta di elezioni subito. A fine mese il premier in Parlamento. Berlusconi insiste: andiamo avanti, abbiamo il dovere di governare”. In alto la foto del Presidente Usa: “Obama: meno tasse sulle imprese, in Germania rallenta l’export”. E la foto della prossima segretaria Cgil, prima donna alla guida del più grande sindacato italiano: “La regata più difficile di Susanna Camusso”, cui è dedicato un lungo ritratto a firma di Paolo Bricco (dalla Bovisa alla guida Cgil, una vita fuori dall’ideologia). Ma anche il richiamo alle parole della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, a commento della decisione di Federmeccanica di recedere dal contratto 2008: “Recesso atto di chiarezza”. E poi, sul segretario Cisl: “Bonanni contestato”.

Il Foglio, sulla politica interna, sotto il capitolo “Maggioranza chiassosa”: “Perché Berlusconi non si fida del pernacchio elettorale leghista”.
Il Riformista punta l’attenzione sulle contestazioni al leader Cisl Bonanni: “Il Pd in ostaggio”, “per la seconda volta gli estremisti conquistano la festa di Torino”. Sulla crisi interna alla maggioranza: “Bossi dà ordini. Ma ora è Silvio a non obbedire”.

L’Unità: “La ‘sfiducia’ di Bossi. Caos governo. La Lega vuole il voto subito e strattona il premier, che dice: io vado avanti. Il Colle: no comment”. A centro pagina la foto della festa di Torino e l’aggressione a Bonanni, con il titolo: “Livello di guardia”. In prima anche una foto di Gheddafi: “Ora punta sull’acqua del Velino”. Secondo il quotidiano l’ultimo affare italiano del rais libico sarebbe nella provincia di Rieti, esattamente nel paesino di Antrodoco. Pare che a Gheddafi il piccolo centro sia piaciuto molto, vorrebbe realizzare un hotel e uno stabilimento di imbottigliamento di acque minerali.
 
Bonanni

Il Corriere della Sera mostra una foto del giubbotto di Bonanni perforato dal fumogeno lanciato sul palco della festa Democratica di Torino, che il leader Cisl ha dovuto abbandonare. Lo stesso Bonanni sottolinea che si è trattato di un caso diverso da quello del Presidente del Senato Schifani: “Saranno stati una trentina. Per fortuna c’erano i cislini, i miei militanti, che li hanno contenuti”, “questi non erano venuti per fischiare e dire parolacce. E’ stata invece una azione organizzata a tavolino dai centri sociali con il preciso scopo di menare le mani e tirare candelotti”. Commenta l’episodio anche il sindaco della città, Sergio Chiamparino: “Mi hanno detto che sono stati quelli dei centri sociali”, “indubbiamente nel Paese c’è tensione e un clima che lascia spazio a tutti i possibili radicalismi ed estremismi”. Per Chiamparino è un fatto che non va sottovalutato, ma nemmeno enfatizzato, “vorrei ricordare che lo stesso segretario della Fiom, Rinaldini, fu duramente contestato qualche anno fa”. E poi: “Dal punto di vista politico queste persone vanno isolate”. Il Sindaco Chiamparino viene intervistato anche da La Repubblica, di cui si sintetizza così il pensiero: “Anche nel centrosinistra si vuol zittire l’avversario. Ma così imitiamo Pdl e Lega”. Le reazioni in casa Pd: “Bersani: ‘un attacco squadrista’; Letta: ‘gravi colpe della questura’”.
La Stampa intervista Bonanni, secondo cui i contestatori “erano giovani, dei centri sociali, non erano lavoratori. E’ la gente che va a fare violenza allo stadio”. E di fianco, il vicesegretario Pd Enrico Letta dice: “Sembriamo un Paese sull’orlo della guerra civile”.

Berlusconi

Il Foglio scrive che “nel Pdl cercano di decodificare” l’intemperanza leghista che ieri si è espressa con la pernacchia di Bossi: “Ne emerge il sospetto che Bossi voglia le elezioni sperando, sì, che vadano bene per tutti, ma coltivando pure una riserva esiziale per il Cavaliere: se vanno male, il capo della Lega è già pronto a un governo di unità nazionale guidato da un premier che non si chiami Silvio Berlusconi. Il premier si sarebbe convinto che Napolitano, contrarissimo al voto a breve, potrebbe essere disponibile a concedere l’appuntamento con le urne nella primavera 2011: una tempistica favorevole al Pdl, che potrebbe tentare un recupero almeno parziale dei propri eletti alla Camera. Ma l’operazione berlusconiana “non corrisponde ai calcoli di vantaggio leghisti”: Se si votasse adesso le urne consegnerebbero a Bossi una Lega al 18 per cento, capace di superare il Pdl in tutto il Nord. Questo alimenta i timori nel Pdl, dove, come sempre capita in questi casi, “fa capolino Tremonti nelle vesti del complottardo”.
Il retroscena de La Repubblica parla del “patto di 15 giorni” proposto da Berlusconi a Bossi. Il premier avrebbe chiesto al leader leghista 15 giorni per rimettere in piedi il governo ed evitare le elezioni anticipate. Il 28 settembre Berlusconi arriverà ad un banco di prova, esponendo il suo discorso programmatico in Parlamento. Si voterà quindi una risoluzione di appoggio al governo. Ma per il premier è importante che i voti dei finiani non siano determinanti.
Stesso quotidiano: “Fini canta vittoria: le elezioni non ci saranno. Ma Berlusconi apre il ‘grande mercato’ per ‘conquistare’ deputati e senatori”. Secondo La Repubblica resta strategica la Sicilia: il governatore Raffaele Lombardo ieri ha incontrato il premier, che gli ha chiesto come si muoveranno i sui 5 deputati e 4 senatori. E il leader Mpa pare gli abbia risposto che le elezioni anticipate sono una iattura.  Il Corriere della Sera scrive che la scommessa di Berlusconi è quella di arrivare al voto alla Camera a fine settembre “ad almeno 316 voti certi, senza contare quelli che dovrebbero arrivare dal gruppo di Futuro e libertà”. Sarebbe insomma convinto di farcela a portare a casa il risultato, raggiungendo “l’autosufficienza” da Fini. La maggioranza sarà più ampia di quella che c’è stata finora, avrebbe detto ai suoi. Agli esponenti dellMpa di Lombardo ieri avrebbe promesso lo sblocco dei fondi Fas in Sicilia.
Secondo il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, accettare Casini sarebbe la vera “bomba” della Lega. Secondo Belpietro un accordo con l’Udc sarebbe “il male minore”. Rivolgendosi a Bossi, scrive: “Tu e Berlusconi dovete marciare insieme se volete vincere. E, se serve, bisogna pure arruolare Casini. Lo so che lo consideri il rappresentante del Male, ma credimi: è il male minore”. Il quotidiano scrive che “Bossi fa il kamikaze per stanare Fini. Il leader della Lega torna a chiedere il voto anticipato e non esclude la possibilità di sfiduciare il Cavaliere”. Il suo è un avvertimento al Quirinale: tra qualche giorno vuole salire al Colle per capire le intenzioni del Capo dello Stato. 
Oggi, alla pagina delle opinioni del Corriere, compare una lunga risposta del Presidente della Camera Fini al politologo Angelo Panebianco, per chiarire esattamente il suo pensiero in materia di riforme costituzionali e attuazione del federalismo. Sulle riforme Fini dice che si devono contemperare il diritto dell’elettore di scegliere il suo eletto e il suo governo, salvaguardando il modello di democrazia parlamentare. Sul federalismo, e sul rischio di diventare un “partito della spesa” ancorato al sud, Fini spiega che il federalismo fiscale deve combinarsi con il federalismo istituzionale, e spiega come non gli sfugga il fatto che le classi dirigenti del sud saranno chiamate a compiere un salto di qualità per una efficiente gestione della spesa pubblica.
Il Giornale intervista il sociologo Luca Ricolfi, che contesta il fatto che Futuro e Libertà di Fini si consideri una formazione liberale: per Ricolfi temi come la legalità, diritti individuali, pluralismo dell’informazione, “sono semplicemente ovvi”, dati per scontati. Ma “i temi disriminanti sono quelli dell’economia, meno tasse e meno spesa pubblica improduttiva. Non è che fra i finiani questi ultimi siano del tutto assenti (penso alle posizioni di Baldassarri), ma hanno un peso minore, sono come sommersi dall’impostazione antifederalista di Futuro e Libertà”. Fini rappresentante della destra liberale europea? “Il Pdl, come è oggi, di europeo ha ben poco, è un partito carismatico con forti tratti illiberali in materia di dissenso inteno, di diritti civili, di concezione delle istituzioni. E finché il discorso verte sullo Stato di diritto, uno dei cardini della visione liberale, il partito di Berlusconi è destinato a soccombere in una gara di liberalismo con il partito di Fini. Mentre se si va alla sostanza, ossia alla politica economica, è il partito di Fini che soccombe nettamente.

Obamanomics

“Obama: più tasse sui ricchi”, titola Il Sole 24 Ore, che parla di una proposta di baratto sul tavolo, fatta dal Presidente Usa: “Una misura fiscale pro-business da quasi 200 miliardi di dollari, in ammortamenti immediati degli investimenti in cambio di un aumento delle tasse del due per cento della popolazione Usa, tutti coloro che guadagno più di 250 mila dollari all’anno”. E il Presidente ha spiegato: “Le tasse per i più ricchi non sono una punizione. Il problema è che non possiamo permetterci un conto da 700 miliardi di dollari in dieci anni per favorire coloro che già stanno molto bene. Ma sono pronto a rendere permamenti i tagli per i più poveri”. Proprio mentre il Presidente parlava da Cleveland, la Fed diramava il Beige Book, il bollettino sull’andamento dell’economia, con un messaggio di fondo: l’America è in frenata. Invece di creare nuovi posti di lavoro nel settore manufatturiero, gli Usa stanno perdendo la partita competitiva sul piano produttivo con India e Cina persino nel settore hi-tech, che ormai assume molto meno di quanto facesse un anno fa. E invece di avere un tasso di disoccupazione in forte calo, il grosso dei nove milioni di americani che hanno perso il lavoro nella crisi 2007-2008 continuano a restare disoccupati. I repubblicani vorrebbero prolungare per due anni gli sgravi di Bush come sono, scrive ancora Il Sole. I dem sostengono invece che prolungare gli sgravi solo per la classe media consentirebbe una ripresa del consumo, e che gli sgravi fiscali per i ricchi non avrebbero alcun effetto sulla domanda di beni.
Il Foglio sintetizza così: “Meno tasse per tanti (tranne i ricchi): così Obama spiazza quasi tutti, sostenitori liberal inclusi”. L’idea di detassare gli investimenti, secondo il quotidiano, trova più sostenitori tra i commentatori liberisti che tra i liberal favorevoli al deficit spending. Obama avrebbe con questa idea sparigliato gli schieramenti ideologici: la stampa liberal, sostenitrice delle Obamanomics in salsa neokeynesiana, si è mostrata più tiepida del solito, mentre forse per la prima volta ad Obama arriva il plauso, pur con distinguo, di liberisti e conservatori. Gli sgravi fiscali per le imprese, infatti, sono stati a lungo un cavallo di battaglia di quanti intendevano associare alla ripresa anche una limitazione del peso dello Stato nell’economia. Il Foglio offre anche un ritratto di Laura D’Andrea Tyson, consigliere economico della Casa Bianca, che definisce “la musa keynesiana che ora ispira Obama”. E’ stata a capo dei consiglieri economici della  prima presidenza Clinton. Figlia di un italo-americano di professione ragioniere, ha fondato il Center for women in business di Londra. E’ sposata con il romanziere Eric Tarloff.
Il Corriere della Sera riassume: “Obama, aiuti al ceto medio. Tasse ai ricchi”, “il programma economico: nuovi incentivi alle imprese e alla ricerca”. E l’annuncio da Cleveland è arrivato nel giorno in cui la General Electric ha ufficializzato la decisione di chiudere l’ultimo stabilimento Usa che produce lampadine, la più americana e consolidata delle tecnologie, visto che la scoperta di Edison risale al 1870.

E poi

Su La Repubblica un articolo di Feisal Abdoul Rauf, il promotore del progetto della Cordoba Initiative, cioé il centro islamico che dovrà sorgere a due isolati da Ground Zero, a New York. L’articolo (copyright New York Times) insiste sul carattere multiconfessionale della Iniziativa, ricorda l’origine del nome (Cordova era la città spagnola nella quale convissero ebrei, musulmani e cristiani nel Medioevo), spiega che verrà cercato l’appoggio delle famiglie delle vittime, spiega perché gli americani non devono rinunciare al progetto, perché questo sarebbe come cedere agli estremisti “di entrambi gli schieramenti”.
Il Giornale parla di polemiche sull’11 settembre per la decisione di Obama di non andare a Ground Zero: il presidente celebrerà l’anniversario della Strage al Pentagono. Molte le critiche, secondo il quotidiano: alcuni lo accusano di aver paura di essere fischiato, dopo il sì alla moschea. A New York ci sarà Biden. Sullo stesso quotidiano, un ritratto del reverendo Jones, l’uomo che intende bruciare copie del Corano l’11 settembre: avrebbe soltanto cinquanta seguaci, e sostanzialmente fa business vendendo libri e gadget sul suo sito, tazze per il caffè e magliette con scritte anti-islam. La fazione cristiana di cui è a capo, la Dove World Outreach center, conta al massimo su una cinquantina di adepti, ma l’idea del falò, lanciata a fine agosto, ha raccolto su Facebook 11158 adesioni.
Il Corriere offre ai lettori la foto che immortala la stretta di mano della Cancelliera Merkel al vignettista danese Kurt Westergaard, che cinque anni fa sollevò una mezza insurrezione in molti Paesi musulmani, raffigurando un Maometto con un turbante a forma di bomba. Gli è stato assegnato un premio per la libertà di espressione. Il premio M100 Media è stato assegnato da una giuria di giornalisti perlopiù tedeschi, tanto di destra che di sinistra.
Sul caso Sakineh, da segnalare una intervista del Corriere ad Hazar Nafisi (Leggere Lolita a Teheran): è importante che Sakineh sia diventata un simbolo – spiega, poiché “le vittime del regime di Ahmadinejad sono soprattutto tra i suoi sostenitori, in quella base tradizionalista, osservante dei principi religiosi. Di solito vengono denunciati dai membri della stessa famiglia”.
Sul Giornale viene intervistata Marina Nemat (scrittrice iraniana che ha vissuto di persona a 16 anni le prigioni del regime), che diffida delle dichiarazioni che vengono da Teheran e che parlano di sospensione, e invita a leggere il comunicato con cui Teheran dà l’annuncio di voler rivedere la sentenza: “Dicono di voler rivedere l’accusa di adulterio, ma aggiungono di voler esaminare meglio l’accusa di omicidio”. 
Su La Repubblica intervista allo scrittore Khader Abdolah, da anni in esilio in Olanda. “Dobbiamo dire che non basta, che vogliamo di più”, anche se l’apertura di Teheran “è importantissima, perchè dimostra l’efficacia delle pressioni”.
Sulla stessa pagina vengono riassunte le dichiarazioni del leader cubano Fidel Castro che, intervistato dalla rivista americana The Atlantic, ha invitato Ahmadinejad a smettere di negare l’Olocausto. Sul Foglio si dà conto di questa “autocritica di Castro (sui giornali stranieri)”: “Così Fidel fa da scudo agli ebrei su Ahamadinejad e si scusa con i gay”. Ha detto Fidel: “Credo che nessuno sia stato diffamato più degli ebrei, direi molto più dei musulmani”. La Stampa riassume così il suo pensiero: “Ahmadinejad è antisemita”, ma il quotidiano torinese sottolinea anche le sue dichiarazioni sul modello comunista. Alla domanda se il modello economico cubano sia valido ancora per essere esportato in altri Paesi, il leader maximo ha risposto: “Il modello cubano non va più bene neanche per noi”.

(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)