La Rassegna Stampa: “Tante battute, pochi fatti. La stagione delle parole in libertà”

Pubblicato il 28 Settembre 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

La Repubblica: “Berlusconi-Fini: l’ultima sfida. Bocchino: accordo sul discorso, ci asteremmo. Il Pdl: non trattiamo”. A centro pagina la foto del leader della Lega, e ultima “bufera sul senatùr”: “Bossi: i romani sono porci e Totti lo sfida al Colosseo”. In prima pagina una inchiesta: “Contratto e stipendio agli ex leghisti pro-Silvio”. In taglio basso una vicenda che riguarda Milano: “Maroni, alt alla Moratti, ‘mai le case ai rom”.

Il Corriere della Sera: “Berlusconi: un voto sul governo. Il premier chiederà il consenso delle Camer. Critiche dei vescovi per le ‘discordie personali’. ‘Romani porci’, provocazione di Bossi. Alemanno protesta”. L’editoriale è firmato da Aldo Cazzullo. “Tante battute, pochi fatti. La stagione delle parole in libertà”. A centro pagina un titolo sull’Expo di MIlano: “Expo ancora senza terreni e mancano solo 20 giorni. In cerca di accordo a quasi tre anni dall’assegnazione. A rischio l’evento di Milano”.

La Stampa: “Un voto sul mio discorso”. “Berlusconi alla vigilia dell’intervento della Camera: ostacolo importante, serve unità, non ambizioni personali. Bocchino vuole un vertice di maggioranza, il Pdl: tardi. Tensione tra i finiani. L’affondo dei vescovi: ‘Basta insulti, bloccano il Paese’. Angustiati per l’Italia’”. A centro pagina: “Bossi, i romani sono porci. Mozione di sfiducia del Pd. Polemiche, il senatùr precisa: solo una battuta. Alemanno scrive al premier: Ora devi fermarlo”.

Il Fatto quotidiano: “Porci. L’insulto di Bossi e Berlusconi pretende la resa di Fini”. E poi: “Dopo gli industriali anche la Chiesa dice basta. Lodo Alfano, ecco le pressioni subite dalla Consulta”. “Il capo leghista offende i romani e il Pd annuncia una mozione di sfiducia”.

Il Riformista: “Colomba’s day. Volano i ramoscelli di ulivo nel centrodestra. Perde colpi la linea dura. Bocchino contestato in Fli, Gianfranco pensa a mollare i Tullianos. Berlusconiani pronti a un compromesso. La Chiesa: basta insulti. Tutto spinge per una tregua”.

 Il Giornale: “Trovata la cucina dei Fini. Ma guarda: è a Montecarlo. In una foto scattata nel famoso appartamento, mobili identici a quelli acquistati insieme dal Presidente della Camera e dalla Tulliani. Confermato il nostro scoop. Ma allora lui sapeva?”. L’editoriale di Vittorio Feltri è dedicato alla cucina Scavolini a Montercarlo, identica a quella scelta da Fini e dalla compagna in un negozio di Roma. La foto è stata scattata nella casa di Montecarlo. A centro pagina: “Bossi apre la campagna elettorale. Spqr? Sono porci questi romani”.

Libero: “La casa non è chiusa”, “Troppi dubbi sulla versione di Fini”, “Le risposte ‘chiarificatrici’ dell’ex An sono incredibili e contraddittorie. Ha abbassato le penne, ma Silvio non deve cascarci: l’unico accordo possibile con lui è quello sulle sue dimissioni. Gianfranco rideva pure sulla cucina che comprò a Roma. Una foto svela che è a Montecarlo”.

Il Sole 24 Ore: “Europa divisa sul patto. Italia e Francia contro la Germania sulle sanzioni automatiche. Trichet: un comitato di saggi sui conti. Per il governatore Draghi gli stati avanzati sono ‘ancora fragili'”. L’editoriale, firmato da Stefano Folli, è titolato: “La dignità perduta davanti al Paese. Governo alla prova”.

Il Foglio: “Se negli insediamenti le ruspe sono già ferme e Abu Mazen è in standby. Il palestinese si prende una settimana di tempo per decidere. Netanyahu: ‘Accordiamoci sulle vere questioni'”. Di spalla l’Europa: “Così l’Europa si divide sulle sanzioni ai paesi più lassisti sul debito. La Germania capofila dei ‘rigoristi’, mentre la Francia capeggia i più preoccupati Alla ricerca di un nuovo Patto. Trichet a sostegno di Merkel”.

 Fini

Vittorio Feltri dice che la foto offerta oggi ai letttori del quotidiano è quella della cucina in fase di montaggio nell’aloggio di Montecarlo abitato da Giancarlo Tulliani: a venirne in possesso è stata una inviata di Matrix, il programma condotto da Alessio Vinci su Canale 5. E la cucina è uguale a quella comprata nella capitale, come ha precisato il dipendente del mobilificio che l’ha venduta alla signora Elisabetta. L’autrice dello scoop, la giornalista di Matrix Ilaria Cavo, ne scrive sullo stesso Giornale. Più esattamente, la cucina raffigurata nella foto di Montecarlo corrisponde, secondo il quotidiano, al progetto della cucina scelta da Fini ed Elisabetta Tulliani in un mobilificio di Roma, che era stato pubblicato sul quotidiano il 14 agosto scorso.

Spiega La Repubblica che Italo Bocchino e gli uomini vicini al presidente della Camera, in vista del discorso di domani di Berlusconi, hanno chiesto un vertice di maggioranza per la stesura di un documento comune. Altrimenti – minacciano – si asterranno. Lo stesso quotidiano racconta però del malumore di quelli che definisce i “moderati” finiani, secondo cui Bocchino sarebbe affetto da “debordamento mediatico” (Menia, Baldassarri, Viespoli e Moffa hanno in qualche modo preso le distanze dal proprio capogruppo Bocchino, e si sono detti perplessi). E ancora, secondo il quotidiano, Fini starebbe preparando un “controdocumento”. Vorrebbe che Fli fosse considerata la “terza gamba” del centrodestra, cosa che Berlusconi è intenzionato a non concedere.

Anche per La Stampa il campo finiano si è diviso tra “autonomisti” (Bocchino, Granata, Briguglio), che mettono nel conto una rottura con il Pdl, e dall’altra i “lealisti”, che non escludono una ricucitura.

Per Il Corriere della Sera Fini avrebbe lanciato un avvertimento ai suoi per invitarli ad essere “compatti”: il Presidente della Camera punta al riconoscimento di Fli come terza gamba, ma il quotidiano descrive un Fini irritato per lo strappo delle colombe. Questo sarebbe stato il ragionamento di Fini: “Noi non votiamo quello che viene scritto dalla Lega e dal Pdl senza consultarci, chiedere di essere coinvolti nella stesura della mozione ci sembra il minimo, e se non lo faranno, appunto, nulla è scontato”.

Il Foglio offre la “opinione fuori dal coro” di Alessandro Campi, direttore scientifico della Fondazione Farefuturo, vicina al presidente della Camera, secondo cui “se Gianfranco Fini vuole prendere sul serio se stesso e quello che ha detto in questi anni dovrebbe abbandonare il limbo dei gruppi parlamentari” e “fondare un proprio partito” dimettendosi di conseguenza da Presidente della Camera, “non per le torbide e risibili accuse intorno a Montecarlo, ma per riacquistare libertà di tono e di movimento”, in modo da tornare “più esplicitamente, ma fuori dal Pdl, a combattere la propria battaglia di rinnovamento in stile europeo e modernizzatore del centrodestra”.

La Repubblica offre una inchiesta dedicata a due ex leghisti (Gabana e Pottino) che nel 2008 sarebbero stati premiati per le trame anti-Prodi: in uscita dalla Lega, non saranno rieletti con il Pdl ma in cambio avrebbero avuto un compenso mensile con il gruppo parlamentare Pdl di circa 120 mila Euro annui lordi, ovvero più o meno l’indennità sommata alla diaria degli onorevoli.

 Burn after reading (tutti a Santa Lucia)

Ieri il ministro della giustizia di Santa Lucia Rudolph Francis ha tenuto una conferenza stampa sul caso Montecarlo. A sorpresa è spuntato a porre domande anche il direttore de L’Avanti Walter Lavitola, colui che era stato accusato dai finiani di essere l’ispiratore del dossieraggio. Chiede Lavitola al ministro Francis: “E’ vero che le indagini sono nate da una mail tra James Walfenzao e Micheal Gordon?”. Si tratta degli uomini chiave per tutte le società che riguardano lo scandalo di Montecarlo. Nell’email spunterebbe il nome di Giancarlo Tulliani come proprietario della casa di Montecarlo. Il ministro accenna ad un sì, secondo La Repubblica, sorride e dice sì secondo il Corriere, ride e replica con enfasi Yes secondo Il Giornale. Incalza Lavitola: “Ed è vero che la mail è determinante per provare che Tulliani è legato alle due società offshore?”. “A questo non posso rispondere”, replica il ministro.

Il Giornale e La Repubblica sottolineano anche il dato relativo all’inizio delle indagini: sono state avviate tre mesi fa, dice il ministro. Ma ai giornalisti locali, Francis aveva parlato di tre-sei mesi, secondo La Repubblica. Tra marzo e giugno il caso Montecarlo non era ancora esploso.

 Esteri

La Repubblica parla di quella che definisce “l’ultima guerra di Obama”: il sì alle intercettazioni sul web per contrastare terrorismo e crimine.

“Il piano di Obama: più controlli sulla Rete”, “Facebook e BlackBerry nel mirino dell’antiterrorismo”, titola il Corriere.

Il presidente Obama ha deciso peraltro di “andare a caccia” dei suoi elettori per tenere il Congresso, scrive Il Riformista: oggi sarà in un’univerisità del Wiscounsin, prima tappa dell asua tournée elettorale nel Paese, in cerca del suo popolo, ovvero di quei quindici milioni di americani che si sono presentati per la prima volta alle urne due anni fa, aprendogli le porte della Casa Bianca. Il Riformista li definisce i “surge voters”: neri, ispanici, giovani, che ora sembrano ripiombati nell’apatìa.

Nel libro dedicato alle “guerrre di Obama”, firmato da Bob Woodward (Watergate), ci sarebbero riferimenti al forniture di aragoste per il contingenet italiano ad Herat, in Afghanistan. Ne parla La Stampa.

Sullo stesso quotidiano ci si occupa ancora del nuovo leader dei laburisti Ed Milliband, detto “Ed il rosso”, sebbene lui si consideri “di centro”. Aveva chiesto al fratello “blairiano” David, da lui sconfitto, di guidare il governo-ombra, ed è anche su questo aspetto della sua vicenda politica che si sofferma il quotidiano: nel frattempo, però, David ha detto no. Un retroscena poi racconta la storia della famiglia Milliband: famiglia ebrea fedele, tanto per parte paterna che materna, alla causa di Marx e Lenin.

Corriere della Sera: “Ed Milliband: ‘L’Old Labour non tornerà’”. Per il quotidiano i laburisti sono alla ricerca di una formula per ridare ossigeno al riformismo senza cadere nel radicalismo.

Secondo Il Riformista David è felice per Ed, ma medita di lasciare la politica. Blair ha tentato di convincerlo ad accettare di impegnarsi nel governo ombra.

Sakineh, la donna iraniana condannata alla lapidazione, sarà invece impiccata: la Corte l’ha ritenuta colpevole di omicidio del marito e tale condanna a morte ha la priorità sull apena per adulterio. Lo scrive il Corriere della Sera.

Anche Il Sole 24 Ore scrive che “Obama vuole intercettare Skype”, e spiega che sono allo studio nell’Amministrazione Usa “regole per rendere più accessibili alle autorità indipendenti le comuniazioni via internet”. La Casa Bianca, scrive il quotidiano, vorrebbe obbligare le società che gestiscono servizi Voip o i social network ad avere un software per decodificare telefonate ed email.

Da segnalare sullo stesso quotidiano un articolo sulle elezioni in Venezuela: “Chavez perde il potere assoluto. L’opposizione, entrata in Parlamento con un terzo dei seggi, potrà bloccare i decreti legge del presidente. Il caudillo sudamericano vince ma non trionfa alle legislative di domenica”. Il Sole spiega che il fronte governativo ha ottenuto la maggioranza dei consensi popolari, e questo è un risultato importante in vista del voto alle presidenziali del 2012.

Il Foglio spiega che il risultato elettorale è anche frutto della legge elettorale: “Colpa del Chavellum se Chavez ha perso (ma vinto) le elezioni”. La legge elettorale adottato dal colonello l’anno scorso, la legge assegna i due tezi dei seggi con collegi uninominali, e il restante terzo con il proporzionale, ma non c’è lo scorporo, e i collegi sono ritagliati in modo che negli stati di tendenza chavista si può essere eletti anche con meno di 30 mila voti, mentre in quelli antichavisti ne occorrono 200 mila.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)