La Rassegna Stampa: Marchionne-“Io so che il progetto della Fiat è passato, perché ha convinto la maggioranza. Questo è ciò che conta”

Pubblicato il 18 Gennaio 2011 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Notti di Arcore, le carte contro Berlusconi”, “Ruby: ho chiesto cinque milioni per tacere. Il premier: violenza inaudita per eliminarmi”, “Accuse su prostituzione e ingressi senza controllo. Le intercettazioni delle ragazze: ‘Ci dava soldi anche direttamente'”.
In taglio basso: “Il Pdl: libertà a rischio. Siamo pronti a votare. Casini: governo diviso”. E nell’occhiello: “Il Pd chiede le dimissioni”.

La Repubblica: “Ruby, le carte dello scandalo. ‘Berlusconi mi disse: devi mentire, ti coprirò d’oro. L’opposizione: si dimetta”. In taglio basso il richiamo a una intervista all’Amministratore delegato Fiat Marchionne, di cui si sintetizzano così le dichiarazioni: “L’accordo non si tocca, darò gli utili agli operai”.

Il Sole 24 Ore dà conto del primo vertice dei sei Paesi dell’Euro zona al top del rating: “L’Euroclub della tripla A”, “allo studio il rafforzamento delle garanzie per il fondo salvaStati”. Il titolo di apertura è dedicato a Berlusconi: “I Pm: con il premier giovani prostitute. Il Pdl: toghe illegittime”. In alto una foto della segretaria Cgil Susanna Camusso: “Stop di Cisl e Uil alla proposta della Cgil sulla rappresentanza”. In prima anche la foto di Steve Jobs, che ha annunciato il ritorno in pausa malattia.

La Stampa: “Ruby: ho chiesto cinque milioni a Silvio. La ragazza intercettata: ‘Mi ha detto che mi ricoprirà d’oro se nego tutto’. I pm: numerose prostitute da Berlusconi. Le testimonianze delle invitate”. “In Parlamento gli atti sul premier. ‘Lele Mora lo informò che la marocchina era minorenne’. Il Pdl apre al voto”. In evidenza anche un richiamo ad una intervista del quotidiano alla consigliera regionale Pdl, ex igientista dentale del premier, Nicole Minetti: “L’harem? Non sono io la custode” (“Certo che tornerei alle cene di Arcore. Davanti a me non è successo mai nulla”, dice).

Il Riformista: “Stranamore. Le carte sul bunga bunga arrivano a Palazzo e lo travolgono. Sesso, ricatti e molti di più nei verbali della Procura. Cresce nel Pdl il partito del ‘passo indietro’, ma Berlusconi è deciso a resistere. O a tornare al voto”. A centro pagina un richiamo alla situazione in Tunisia: “Gattopardi in scena a Tunisi. Nel nuovo governo molti posti chiave restano al partito di Ben Ali”:

Il Foglio: “Ora i tunisini hanno paura che qualcuno gli ‘rubi la rivoluzione’. Dopo la fuga di Ben Ali, nel nuovo governo ci sono ancora molti uomini legati al rais, compreso il premier. Elezioni tra sei mesi”. Di spalla, su Berlusconi: “Le conseguenze dell’amore. ‘O me o i giudici’. Così il Cav agita il voto contro le manovre di Palazzo. Il patto tra il premier e la Lega alla prova di Ruby (e del federalismo fiscale), Udc cauta, Pd impreparato”.

Libero: “Ecco le intercettazioni. Le ragazze parlano delle feste. ‘Un puttanaio, o sei pronta a tutto o te ne vai’. Ruby: ho chiesto cinque milioni a Silvio per stare zitta”. In bella evidenza anche una foto del “corpo (minorenne) del reato”, quello di Karima el Maltroug, “fronte e retro”, come appariva su Novella 2000.

Il Giornale: “Porno spioni di Stato. Ecco le carte dell’inchiesta. I giudici hanno schedato e intercettato per un anno tutti gli ospiti di Berlusconi, violando leggi e libertà fondamentali. Ma il reato non c’è”. A centro pagina una foto di Ruby, sotto il virgolettato: “Cinque milioni dal premier? Fantasie”. E’ l’avvocato di Ruby, Luca Giuliante, a smentire la ragazza: “Mai fatto da intermediario”.

L’Unità ha una grande foto di Berlusconi in prima: “Ostaggio nel bordello”.

Il Fatto quotidiano: “La tragedia di un uomo ridicolo. Ruby: Berlusconi mi disse di fare la matta. Gli ho chiesto cinque milioni. Disse di sì. I raccontri delle ragazze: ‘A seno nudo per strusciarsi e farsi toccare da B.’. E poi: “E’ diventato pure brutto, deve solo sganciare’. A casa del premier entra di tutto: ‘Pompini a 300 euro, aveva in macchina droga e un coltello”.  A centro pagina: “Da Fede 10 mila Euro a una ragazza: aveva le foto sul suo cellulare”.

Fiat

Superate le prime 13 pagine che La Repubblica dedica allo scandalo Ruby, al bunga bunga e alle conseguenze sulla stabilità del governo, si arriva ad una intervista del quotidiano all’amministratore delegato di Fiat Marchionne, firmata dal direttore Ezio Mauro. Mezza fabbrica le ha votato contro, si fa notare. Marchionne: “Io so che il progetto della Fiat è passato, perché ha convinto la maggioranza. Questo è ciò che conta”. Parla della campagna che ha preceduto il referendum: “la Fiom ha cosrtuito un capolavoro mediatico, mistificando la realtà”, dice di aver sottovalutato “l’impatto mediatico di questa partita” e aggiunge di aver sottovalutato “un sindacato che aveva obiettivi politici e non di rappresentanza di un interesee specifico, come invece accade negli Usa. Vede, io sono convinto che le nostre ragioni sono ottime. Ma non sono riuscito a farle diventare ragioni di tutti. Mi sembrava chiaro: io lavoratore posso fare di più se mi impegno di più, guadagnando di più. E invece ha preso spazio la tesi opposta, l’entitlement, e cioè il diritto semplicemente ad avere, senza condividere il rischio”. Sulla Fiom: “è scesa in guerra non per i diritti, ma per il suo ruolo di minoranza bloccante”. Cercava la rottura? “Perché avrei dovuto volere la rottura? Quel che volevo rompere era questo sistema ingessato, dove tutti sanno che noi imprese italiane siamo fuori dalla competitività, non possiamo farcela, eppure fanno finta di niente”. Una parte del sindacato “non ha capito la scommessa, non si è messa in gioco incalzando l’azienda sullo sviluppo, come Solidarnosc che, in Polonia, quando ho spostato la Panda a Pomigliano, è venuta a chiedermi il terzo turno”. La cosa che “mi fa incazzare di più” è il fatto di esser stato descritto come “anti-italiano” pur di “minare” la sua “identità di manager”. Ribadisce di voler fare salire i salari a livelli francesi o tedeschi. Pronto anche alla partecipazione dei lavoratori agli utili: “ci arriveremo. Voglio arrivarci. Ma prima di parteciparli, gli utili dobbiamo farli”. Dopo Pomigliano e Mirafiori l’accordo sarà esteso anche a Melfi e Cassino? “Non c’è alternativa. Non possiamo vivere in due mondi”.
Il Foglio in prima sottolinea che, vinta la battaglia di Mirafiori, ora parte per Fiat tanto il test sull’innovazione di prodotto che la questione “quattrini”: per Pomigliano cominciano ad arrivare solo adesso, mentre a Mirafiori, in attesa dei Suv da sviluppare con il socio americano, si parla di cassaintegrazione. I “maliziosi già tornano a chiedersi: non è che Marchionne, grande giocatore di poker, abbia fatto un bluff?”.
Il Sole 24 Ore intervista Piero Fassino, in corsa per la poltrona di sindaco a Torino. Dice: “Adesso tocca all’azienda, che ha ricevuto la fiducia della maggioranza degli operai e degli impiegati, definire bene i tempi di sviluppo di Mirafiori. Come intende spendere il miliardo e in che modo vuole rinnovare le linee produttive”. E poi: “Orea si passa alla fase attuativa e applicativa dell’accordo. Sarebbe un atto di saggezza da parte della Fiat coinvolgere tutti i sindacati”.
Anche su Il Corriere, dopo le prime 9 pagine sul caso Ruby, si arriva a Fiat, dando conto dell’invito Fiom all’azienda: “torni a trattare” e della risposta negativa del segretario Cisl Bonanni alla Camusso sulla rappresentanza. Di fianco, un’intervista al responsabile auto della Fiom, Giorgio Airaudo, secondo cui il voto al referndum “chiude la frattura del 1980”: il voto decisivo degli impiegati per il sì ha suscitato paragoni con la marcia dei quarantamila, ma Airaudo non considera giusto il paragone e dice che “i lavoratori che venerdì hanno votato sono gli stessi che dopo il 1980 hanno vissuto un abbandono totale” e “le modalità di quella sconfitta hanno generato tra gli operai di Mirafiori una diffidenza orami sotrica nei confronti del sindacato”. Si ipotizza anche una sua candidatura alle primarie torinesi, questione cui il quotidiano dedica ampio approfondimento in un articolo dal titolo: “le nuove età del Lingotto, da fabbrica ad arena poltica. Ora è ufficio dei manager, ma anche teatro di candidature”. Si ricorda quindi che sabato tornerà Veltroni per il nuovo Lingotto a Torino.

Tunisia

“Il dopo Ben Ali riparte dai suoi fedelissimi”, scrive il corrispondente de La Stampa a Tunisi: al via il governo di unità nazionale di Ghannouchi (il premier riconfermato), all’opposizione tre posti. Si descrive un asituazione considerata “badogliana”, con tre “poltroncine”  come Sanità, Pianificazione ed educazione per l’opposizione. Un blogger fino a pochi giorni fa internauta dissidente (Slim Amamou), è diventato Segretario di Stato alla Gioventù e allo sport.
“Gattopardi a Tunisi”, scrive Il Riformista: nel nuovo esecutivo entrano solo alcuni degli oppositori, restanop esclusi islamisti e sinistra radicale. I dissidenti politici verranno liberati.
L’Unità: “Suicidi per protesta in tutto il mondo arabo. Sette morti in due giorni”, “Sull’esempio del tunisino Mohamed Bouazizi a Sidi Bouzid cercano di immolarsi al Cairo, in Algeria e in Mauritania. Manifestazioni contro il carovita anche in Oman e Yemen”.
Su La Stampa si racconta la “paura del contagio”: dall’Algeria all’Egitto, tanto che i regimi abbbassano i prezzi per frenare la protesta.
“Algeri e Il Cairo a rischio contagio”, titola Il Sole 24 Ore, che intervista sul tema il politologo Dominique Moisi (sui rais dice “Siamo in presenza di regimi intossicati dal loro strapotere e incapaci di cambiare”, “la Francia, presa dai suoi interessi, non ha capito che a Tunisi la rivolta diventava rivoluzione”. Poi un ritratto della moglie di Ben Ali: “Leila, la Mata Hari del Maghreb”.

Usa-Cina

“Hu in America attacca il dollaro: ‘E’ il passato'”, titola La Stampa dando conto della visita del presidente cinese negli Usa. Chiede un nuovo sistema monetario e dice che anche lo yuan diventerà una valuta globale. Il quotidiano intervista l’economista Daniel Gros, che considera quelli cinesi “proclami sopra le righe per placare i nazionalisti”: la moneta Usa  -dice- per adesso è insostituibile.
“Hu: il dollaro al tramonto”, “Per il presidente cinese l’attuale sistema valutario è ormai obsoleto”, titola Il Sole 24 Ore. Non sono mancate critiche alla Fed: “la liquidità americana va tenuta su livelli ragionevoli e stabili”.

Israele

Il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak ha deciso di lasciare il Labour. Formazione che -scrive Il Rifromista– ora è ai minimi storici. “Israele, barak spacca i laburisti” , scrive La Repubblica. Fonda un nuovo partito. La reazione del premier Netanyahu: “ora il governo è più forte”.
“L’Unità scrive che Barak “fonda un gruppo centrista”, lasciando il Labour (“dopo averlo condotto ai minimi storici, ora lo ha politicamente killerato”, scrive polemicamente L’Unità, sottolineando che contestualmente Barak ha ridotto il Labour a “ruota di scorta di un governo dominato dalla destra oltranzista”).
Il Foglio scrive che Barak “lascia il Labor per trovarsi al centro con Bibi”. Anche il quotidiano di Ferrara conferma che con la scelta di ieri Barak ha “garantito la sopravvivenza immediata del governo” e “potrebbe anche aver pensato al suo futuro”, stringendo un patto elettorale con Netanyahu per apparentarsi al Likud”, come sostiene un dcente di relazioni internazionali citato dal quotidiano. 

(Fonte: La Rassegna stampa di Caffe Europa, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)