La Rassegna Stampa – L’Inps: controllate l’estratto previdenziale come il saldo in banca

Pubblicato il 27 Dicembre 2010 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

La Repubblica: “Fiat, ecco l’accordo su Mirafiori. Dopo la firma, in 36 pagine i punti del nuovo investimento. Tra le novità, meno giorni pagati di malattia. Il segretario della Cgil: ritorno agli anni 50”. “Più straordinari e pause corte: Camusso: ‘Marchionne è autoritario'”. A centro pagina: “Riforma elettorale, apertura della Lega”. “Calderoli: possibile scambio. Berlusconi: altri due anni”. In evidenza a centro pagina anche la situazione dei rifiuti a Napoli: “Interviene l’esercito. Il Comune: ‘Tenete i sacchi a casa’”. L’editoriale è firmato da Eugenio Scalfari: “I tre voti che pesano sul futuro del Paese”.

Il Corriere della Sera: “Pensioni, le novità da gennaio. Il presidente Mastropasqua illustra le regole su anzianità, assegni e ‘finestre mobili'”. “L’Inps: controllate l’estratto previdenziale come il saldo in banca”. A centro pagina: “Napoli, impianti chiuse per le feste. Esercito in strada a spalare rifiuti. I soldati raccolgono 50 tonnellate di spazzatura su 1500”. L’editoriale, firmato da Tullio Gregory, è titolato “Il responsabile che non c’è mai”, ed è dedicato al recente dibattito sulla rforma Gelmini al Senato, e alle forme che ha preso: “Siamo di fronte a una totale deresponsabilizzazione dei comportamenti”, dice Gregory. In prima pagina, con foto, anche il richiamo del Papa: “Basta odio e violenza sui cristiani nel mondo”. Vittorio Messori commenta: “Sfida (solitaria) a Pechino”. Sulla prima del Corriere anche il richiamo ad una intervista di Aldo Cazzullo a Stefania Prestigiacomo: “A disagio in questo Pdl. Insultata dagli ex An”. “In questo Pdl mi sento sempre più a disagio”, dice la ministra.

Su Il Giornale, con foto di Angelino Alfano, Maria Stella Gelmini e Franco Frattini: “Ecco il successore di Silvio. Berlusconi l’ha detto: il mio erede è nel governo. Chi sarà? Uno di questi tre: Alfano, Frattini o Gelmini”. “Lancio di monetine contro Di Pietro. Il leader dell’Idv è alla frutta”. Di spalla: “Uccidono i cristiani, ma è l’Europa ad essere morta”. “La Ue rifiuta le sue radici”, scrive Marcello Veneziani. A fianco: “Lavoro e università, così l’Italia ha voltato pagina”. A centro pagina: “La Camera ci ruba i soldi”. Si racconta di un palazzo affittato da Montecitorio: “In venti anni versati a un immobiliarista affitti per 540 milioni. E i contribuenti pagano”.

La Stampa: “Il rilancio di Berlusconi. ‘Al governo fino al 2013’. Il premier: la maggioranza è aumentata. Ma cerca altri 11 deputati. Nuove voci di dimissioni di Bondi. Studio del Pd: con il federalismo 445 milioni in meno ai capoluoghi”. In evidenza sulla prima pagina anche un articolo che offre una anticipazione: “Legittimo impedimento, Consulta verso il sì. Via libera condizionato: il giudice valuterà caso per caso”.  A centro pagina i rifiuti a Napoli: “Napoli, i soldati tra 1500 tonnellate di rifiuti”. In prima anche un richiamo per l’appello di Benedetto XVI: “Più tolleranza per i fedeli di Cristo”. E poi una intervista a Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil: “Mirafiori, una sfida per Confindustria”.

Libero: “Fini è fallito. Consensi dimezzati in un anno. I suoi ex elettori lo odiano, i giornali amici lo mollano. Il Cavaliere se la ride. ‘Governo fino al 2013. Le hanno provate tutte, ma ho i numeri”. L’editoriale, firmato da Maurizio Belpietro, si legge: “Su Gianfranco iniziano a girare strane storie”. Si parla di due storie che girano: quella di un falso attentato a Fini, con tanto di ferimento, organizzato per dare la colpa a Berlusconi, e quella di una prostituta modenese che avrebbe ricevuto il presidente della Camera e lo ha raccontato a Belpietro. “Perché mi sono deciso a scrivere delle due vicende? Perché se sono vere c’è da preoccuparsi”, e se invece “è tutto falso, attentato e puttana, c’è da domandarsi perché spuntino in prossimità dello scontro finale tra Fini e il capo del governo. Qualcuno ha interesse a intorbidire le acque, diffamando il presidente della Camera? Oppure si tratta di polpette avvelenate che hanno come obiettivo quello di intaccare la credibilità di Libero? La risposta non ce l’ho. Quel che sapevo ve l’ho raccontato e, se richiesto, lo riferirò al magistrato, poi chi avrà titolo giudicherà”.
In prima anche la caricatura di Giorgio Napolitano, con il titolo: “Napolitano come il giudice di Forum”. Ci si riferisce alla vicenda che contrappone Morgan ad Asia Argento.

L’Unità: “L’ultimo rifugio. L’ufficio reclami dell’Italia. Il Quirinale subissato da istanze e suppliche. Persino il cantante Morgan ora si rivolge al Colle”

Fiat Mirafiori

Su La Repubblica, un utile specchietto illustra i punti salienti dell’accordo per Mirafiori, 36 pagine più allegati: dall’orario di lavoro alle pause, al capitolo malattia e assenteismo. Viene poi illustrata la cosiddetta clausola di responsabilità: nell’accordo si legge che “il nuovo contratto non aderisce al sistema confindustriale” e dunque non prevede l’elezione dei delegati di fabbrica. Solo i sindacati firmatari possono nominare dei rappresentanti aziendali. I sindacati che sciopereranno contro l’accordo potranno essere puniti con l’annullamento dei permessi (anche se ovviamente resta il diritto individuale a scioperare per i lavoratori).
In una intervista a La Repubblica la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso commenta l’esclusione della Fiom da Mirafiori e dice che “significa il ritorno agli anni 50. Allora, c’erano i reparti confino, oggi c’è l’esclusione della rappresentanza sindacale”. Per la Camusso l’idea è “quella di costruire un sindacato non aziendale bensì aziendalista, il cui unico scopo è quello di propagare le posizioni dell’impresa”. Ribadisce che “se non si vuole rischiare che il conflitto sociale diventi ingovernabile bisogna al più presto trovare un accordo sulla rappresentanza e la democrazia sindacale che completi il protocollo del 1993”. E’ convinta che Cisl e Uil abbiano sottovalutato l’effetto della intesa per Mirafiori, perché si è consentito a una grande impresa “di escludere un sindacato”. Per Camusso è un accordo “antidemocratico” e Marchionne stesso è “un antidemocratico e illiberale”. Sulla Fiom dice che “possibilmente con la Cgil”, dovrà aprire una discussione su questa sconfitta, poiché la Fiom “non può limitarsi all’opposizione, altrimenti rinuncia alla tutela concreta dei lavoratori”. E ancora: “Non si può applicare ai lavoratori la cosiddetta ‘clausola di responsabilità’ secondo la quale non è possibile opporsi all’intesa e scioperare anbche se le condizioni di lavoro diventano insopportabili. Una clausola di quel tipo possono sceglierla sindacati e imprese, ma non possono subirla i lavoratori”.
Anche La Stampa intervista la Camusso e risponde alla obiezione di chi dice che per Marchionne l’intesa varata era obbligata per l’investimento da un miliardo a Torino: “Non c’entra niente. Si può decidere di ‘strappare’ perché si ritiene decisiva una certa organizzazione dei turni: un sindacato dirà di no, altri di sì, si fa un accordo separato. A me non piace, ma finisce lì. Altra cosa è decidere di escludere i lavoratori dall’esercizio di un diritto. Cancellare un sindacato”. Ci sarà una corsa a imitare la Fiat, uscendo dai contratti nazionali? “La Fiat è l’unico produttore italiano di automobili, se ce ne fosse stato un altro non sarebbe esistito un accordo simile. Il contratto nazionale è anche un regolatore della competitività tra le imprese, evita il dumping tra le aziende”. E avverte: “Se si nega la rappresentanza dei lavoratori, si fatto si nega anche quella delle imprese, il ruolo di Confindustria. Anche Confindustria ha un problema: se le grandi imprese vanno per conto loro, le piccole cercheranno nuovi lidi, no?”. Sul referendum e la Fiom: “Penso che la Fiom dovrà trovare le forme per essere comunque presente”.
Anche il Corriere sottolinea che la Camusso “vede un interesse convergente della Cgil e della Confindustria a circoscrivere quella che sarebbe l’anomalia Fiat”, con l’obiettivo di una intesa interconfederale tra sindacati e Confindustria sul modello del pubblico impiego, per verificare anche nel settore privato chi rappresenta chi ed è titolato a firmare accordi validi per tutti. Se le risposte della Confindustria saranno positive, anche la pressione della Cgil per ammorbidire Fiom potrebbe diventare più forte.
Su L’Unità si scrive che “la linea Marchionne divide anche i Democratici”: per il responsabile Lavoro Stefano Fassina l’accordo “non può essere giudicato un successo da nessuno, è un accordo regressivo”, ma è anche “frutto di regole della rappresentanza inadeguate”. E apre “allo smantellamento del contratto nazionale”.Piero Fassino, torinese e candidato alle primarie del Pd nel capoluogo piemontese, definisce importante l’accordo “perchè consente di non perdere l’investimento”. Ma ammonisce: “Chi non ha firmato non deve essere oggetto di discriminazione”. Anche il segretario regionale del Pd piemontese Morgando ritiene la firma “un fatto molto importante per Torino” perché “era prioritario salvaguardare l’investimento”, anche se si augura che si possa recuperare una strategia comune nel sindacato. Giorgio Merlo si stupisce invece della mancata firma ad un accordo “essenziale per il futuro di migliaia di lavoratori”, un atteggiamento che dimostra scarsa cultura di governo e fortemente condizionato da posizioni pregiudiziali e ideologiche.
Il Giornale intervista il senatore del Pd Pietro Ichino che dice che è necessaria una regola che sancisca il potere della coalizione sindacale maggioritaria di stipulare un accordo che sia vincolante per le imprese e per tutti i dipendenti. Ricorda però di avere presentato un disegno di legge su questa materia che “attribuisce anche al sindacato minoritario il diritto alla rappresentza, in proporzione ai consensi ricevuti in una elezione triennale; ma non il potere di veto di cui il sindacato minoritario dispone nel sistema attuale, obsoleto e inconsistente. Così si evita che la Fiom diventi un maxi Cobas”. Il senatore è convinto che la Fiom debba rimanere dentro il sistema costituzionale delle relazioni industriali, anche se non ha firmato l’accordo: e “conviene anche alla Fiat che essa abbia i propri rappresentanti sindacali in azienda”. Entrando nel merito dell’accordo, dice che esso “applica alla lettera quanto è previsto dall’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori, come modificato dal referendum del 1995″ (ha diritto a costituire la rsa solo il sindacato che ha firmato almeno un contratto collettivo applicato all’azienda)”. Anche la Corte costituzionale ha più volte dichiarato la piena compatibilità di questa norma con l’articolo 39 della Costituzione sulla libertà sindacale:”Se fino a ieri l’opinione pubblica non se n’era accorta, è solo perché, di fatto, si è continuato ad applicare la norma sulle rappresentanze unitarie contenuta nel protocollo Ciampi del 1993″.

Politica

Su La Repubblica si dà spazio ad uno studio del senatore Marco Stradiotto, Pd, che, analizzando i dati della Commissione tecnica-paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale, ne deduce che il federalismo fiscale avrà pesanti ripercussioni in particolare per le città del sud, che arriverebbero a perdere oltre la metà delle attuali risorse, in assenza di misure compensative. Per tutti i comuni tra taglio dei trasferimenti e nuovo gettito da Imu (imposta unica) si creerebbe un buco di 450 milioni (con intervista al sindaco di Bari Emiliano e a quello de L’Aquila Cialente).
Secondo La Stampa la Corte Costituzionale si accingerebbe a respingere il ricorso del Pm milanese De Pasquale sulla costituzionalità della legge sul legittimo impedimento. Sarebbe già pronta la relazione del giudice Sabino Cassese, che proporrà, secondo indiscrezioni, questa soluzione agli altri membri della Corte. Più esattamente il quotidiano parla di una “sentenza interpretativa di rigetto” che ruoterebbe intorno al meccanismo dell’automatismo. Ovvero: se si ritenesse che l’essere ministro o presidente del Consiglio costituisce di per sé legittimo impedimento alla convocazione in tribunbale saremmo di fronte ad una vera e propria, automatica, immunità che andrebbe disciplinata con legge costituzionale. Se invece la valutazione del legittimo impedimento invocata dall’imputato venisse di volta in volta affidata al giudice di competenza, nulla osterebbe a che la materia fosse regolata con legge ordinaria. E questa sembrerebbe la strada scelta.
La ministra Prestigiacomo, intervistata dal Corriere, torna sulle polemiche e i dissidi con il Pdl, e dice di sentirsi “a disagio”, in questo Pdl, dove “si è creata una atmosfera da caccia all’untore”. Dice di non essere “una yes woman” e considera “ridicola” l’idea di poter essere accusata, dopo 16 anni, di “infedeltà”: “Non prendo lezioni di fedeltà da nessuno. Sono nata politicamente con Berlusconi, morirò politicamente con Berlusconi”. Ricostruisce poi la vicenda che l’ha vista scontrarsi alla Camera con il suo partito, presentatosi in aula con una norma che sospendeva la tracciabilità dei rifiuti, “vanificando il lavoro di anni”. Risponde anche alla domanda su un suo eventuale passaggio al partito di Micciché: “Da sempre guardo con grande attenzione al partito del sud. Costruire un contraltare alla Lega è una grande sfida”. E infine: “In prospettiva – non oggi – mi sentirei a casa più che nel Pdl, come è diventato”. E la fedeltà a Berlusconi? “Ma il partito del sud avrà in Berlusconi il suo faro”.

E poi

Sulla prima pagina de La Repubblica, e poi in quella delle Idee, un articolo di Marc Lazar dal titolo: “Quelle parole che la Sinistra deve riscoprire”. La sinistra soffre la globalizzazioine più della destra. “Sogni e partecipazione, ecco la vera politica”. Si esprimono sull’argomento, per esprimere la loro “visione” della sinistra, il sociologo Anthony Giddens e  filosofi Fernando Savater, Jurgen Habermas e Gianni Vattimo.
Oggi L’Unità, nell’inserto in collaborazione con The Daily Beast, propone un articolo sulla conferenza sul clima, prevista alla fine del prossimo anno in Sudafrica, una analisi dell’esperto del Council on foreign relations Gelb sulla politica di Obama in Afghanistan, e un articolo di Kirkpatrick sull’inventore di Facebook Zuckeberg.
La Repubblica ha invece l’inserto New York Times con articoli su Abu Dhabi e il Qatar, con le loro architetture futuristiche, e il racconto della storia di una dottoressa somala che si è contrapposta alla milizia dell’Hizb Al Islam. L’inserto del New York Times su La Repubblica ne contiene a sua volta uno, realizzato dalla Rossiiskaya Gazeta, che è ricco di apprezzamenti per il buon andamento delle relazioni russo-italiane. Tra i titoli: “Si chiude un 2010 di rinnovata intesa sull’asse Roma Mosca”.
Si occupa del referendum che potrebbe tenersi il 9 gennaio prossimo in Sudan per la secessione del sud cristiano animista Benny Morris, in un articolo riprodotto per i lettori del Corriere della Sera. Su La Stampa, invece, un articolo del corrispondente da Mosca del Sunday Times Mark Franchetti sulla vicenda dell’ex petroliere Khodorkovsky, al suo secondo processo.
Su La Repubblica si torna a parlare dei cable Wikileaks che riguardano il nostro Paese, ed in particolare la presenza dei nostri militari in Iraq: un rapporto del 2004 riferiva della presenza di centinaia di combattenti iraniani fra i miliziani che combattevano agli ordini del clerico sciita radicale Moqtada al -Sadr contro il contingente italiano in Iraq

(Fonte: La rassegna italiana , di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)