Le aperture
Corriere della Sera: “Berlusconi chiede la fiducia”, “I finiani verso il sì: ma decideremo dopo il discorso”. Nell’occhiello: “Oggi l’intervento alla Camera. La maggioranza si allarga: via 5 dall’Udc e 2 di Rutelli”. Poi si descrive “l’insofferenza del premier”: “Troppe ipocrisie, non m’ingabbiano”. A centro pagina una foto dal Messico, dove c’è stata una frana all’alba: “Travolti dal fango nel sonno”. E poi le dichiarazioni del Capo dello Stato: “Napolitano e la scuola di Adro: ‘Basta sfide e provocazioni'”.
La Repubblica: “Berlusconi chiede la fiducia”, “I finiani: pronti a votarla. 7 centristi passano con il premier. Il Pd: corruzione”. Per il quotidiano oggi alla Camera è “la giornata della verità”. In evidenza anche la posizione del Carroccio: “non diamo nulla per scontato”, “Palazzo Chigi vuole da Bossi ‘comportamenti istituzionali'”. A centro pagina una grande foto di Sakineh: “Teheran: Sakineh sarà impiccata”. In taglio basso: “Il Colle: via da Adro i simboli della Lega”. Poi un richiamo all’inchiesta sulla cosiddetta loggia P3: “Martino chiama in causa Letta: ‘Lombardi con lui discuteva di nomine”.
Il Giornale: “I finiani: ora Fini si dimetta”, “Persino i suoi seguaci invitano il presidente della Camera a fare un passo indietro. E oggi Berlusconi li mette alla prova, chiedendo la fiducia sul suo discorso alla Camera. Altri 7 deputati si uniscono alla maggioranza. Non solo la cucina Scavolini: nella casa di Montecarlo anche altri mobili comprati a Roma”.
Il Fatto quotidiano: “Napolitano: ad Adro ‘provocazioni e sfide’. Lettera del Quirinale ai genitori della scuola marchiata dalla Lega: quei simboli vanno rimossi, ‘non possono sostituire quelli della Nazione e dello Stato'”. Foto del sottosegretario Cosentino a centro pagina: “Ecco le telefonate di Cosentino con gli uomini di Gomorra”. In taglio basso la giornata alla Camera: “Il Caimano, la finta fiducia e il mercato delle vacche. Sì dei finiani se non si parla di processo breve per il premier. Bersani: la compravendita dei deputati? Corruzione”.
La Stampa: “Berlusconi chiede la fiducia. I finiani: ‘Ok, la voteremo’. Sette deputati lasciano Udc e Api per appoggiare il governo”. In taglio basso: “Il piano di Al Qaeda per attaccare l’Europa. Nel mirino Francia, Germania e Gran Bretagna”. “Maxi retata anti terroristi. Bombe americane in Pakistan”.
Il Sole 24 Ore: “Berlusconi all’esame fiducia. I finiani pronti al sì: ‘Ma aspettiamo i contenuti del discorso'”. A centro pagina la foto del sindaco di Mosca Luzhkov, ‘licenziato’ dal presidente Medvedev dopo 18 anni di potere ininterrotto.
Il Foglio: “Il Cav. chiede la fiducia alla Camera per evitare brutte sorprese finiane”: “Berlusconi sceglie la prova di forza per aggirare il gioco di contromozioni. Fli voterà (cone riserva) i cinque punti”. E l’apertura di spalla parla di “lingotti da record”: “Perché è l’oro l’unico vincitore della cruda disfida monetaria”. In taglio basso un’analisi sul defenestramento del sindaco di Mosca: “Tra Vlad e Dmitri non mettere il dito”. Dove il riferimento è, rispettivamente, al premier Putin e al presidente Medvedev. Secondo Il Foglio “il tandem Putin-Medvedev si sbarazza di un leader potente e troppo critico e prepara il campo per le elezioni del 2012”.
Il Riformista, sulla fiducia alla Camera: “Tarallucci e vino”, “I finiani esultano. Il premier ha scelto di appellarsi alla maggioranza che c’è invece di cercarne un’altra. Temeva una manovra da terzo polo sul documento di Fli. Ma chiederà comunque Lodo e processo breve”. Sulla prima pagina il professor Alessandro Campi, dell’associazione Fare Futuro, vicina a Fini: “Fiducia scontata. Poi Fini faccia un nuovo partito”.
Libero ha una grande vignetta in prima pagina, che illustra un duello con tanto di pistola tra il premier e il presidente della Camera, sotto il titolo: “Fini lo vuole in galera. Silvio lo vuole a casa”. “Berlusconi mette il voto di fiducia sul governo (per dimostrare di poter fare a meno del Fli). Futuro e Libertà annuncia che voterà sì (per allontanare le elezioni e continuare a logorare il premier fino a quando i giudici, a metà dicembre…)”.
A Montecitorio.
Scrive Stefano Folli sul Sole 24 Ore che la scelta di Berlusconi di chiedere la fiducia “è arrivata all’ultimo minuto”, ma “è una scelta chiara e quindi opportuna”, poiché senza la fiducia “la verifica si sarebbe chiusa nel segno dell’ambiguità” e la maggioranza sarbbe uscita più debole dalle aule parlamentari. Ora “almeno uno dei soci della coalizione si assumerà le proprie responsabilità”. Sulla conta dei fatidici 316 voti: “è possibile che si resti al di sotto della soglia, rendendo così decisivi i consensi di ‘Futuro e Libertà’. Gli amici di Fini sono contenti, perché in questo modo ottengono una sorta di riconoscimento parlamentare del loro ruolo. E’ quello che volevano, come tappa intermedia sulla via che li sta portando a costruire il loro partito”.
“Cosa dirà (forse) il Cavaliere”: è il titolo di un editoriale firmato da Ernesto Galli Della Loggia sulla prima del Corriere. “Con le sue divisioni, i suoi personalismi, le sue inettitudini -si legge- la maggioranza di destra -tutta quanta, da Bossi a Fini passando per Berlusconi- ha portato il Paese nel più completo marasma politico. Il guaio è che dopo questo marasma è prevedibile solo un marasma ulteriore: fino al caos”. Se la Camera dice no alla fiducia, cosa potrebbe inaftti fare il capo dello Stato? Una governo con una risicatissima maggioranza omnibus (da Fini a Di Pietro) o, viceversa, “un governo di larghissima maggioranza sinistra-destro-centro magari affidato a un esponente della destra (Tremonti come un Dini reincarnato?). Nessuna delle due alternative potrebbe esprimere un minimo di coerenza programmatica. Ci sarebbe quindi una nuova crisi e, questa volta inevitabilmente, le elezioni anticipate con l’attuale legge elettorale. Secondo Galli della Loggia al discorso del premier non servono “discorsi vuotamente alti e nobili”, piuttosto “poche cose da fare, di grande impatto pubblico ma non propagandistico”.
Curzio Maltese, su La Repubblica: “Il Cavaliere tira a campare”. “Alla fine Berlusconi ha deciso di morire democristiano”, è la considerazione di Maltese.
E poi
Alain Touraine, su La Repubblica, si occupa della crisi dell’Europa: “non usciremo dalla crisi economica se prima non saremo usciti dalla crisi politica e culturale”. Per Touraine “l’Europa si ritrova senza un modello di sviluppo, senza un progetto per il suo futuro”.
Su Europa i lettori troveranno il discorso integrale pronunicato ieri dal leader laburista Ed Milliband a Manchester.
Su La Stampa una corrispondenza da Manchester: “Milliband: basta etichette, io sono la nuova politica”. E si riassume il suo pensiero: “Addio al New Labour di Blair & Brown. La guerra in Iraq è stata sbagliata, ha diviso il partito e la Gran Bretagna”.
Il Corriere sottolinea invece che nel suo primo discorso da leader Milliband ha “lodato i sindacati” ma non ha dimenticato il centro. C’è anche un Milliband che “sprona i laburisti a credere nell’economia di mercato “e a non “essere ciechi” di fronte all’impatto sociale dell’immigrazione clandestina. Milliband “immagina un laburismo nuovo: di sinistra, persino un po’ gramsciano, ma con antenne pragmaticamente rivolte al centro riformista”.
(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)