La Rassegna Stampa: “Le domande degli elettori”

Pubblicato il 22 Novembre 2010 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Giornale: “Inizia la grande marcia indietro. Dopo Fini, anche Casini cambia toni e strategia. Ora è pronto ad allearsi con Berlusconi (Lega permettendo). La situazione si è ribaltata: il premier è sicuro di sé e si prepara ad affrontare spavaldo il giorno del giudizio”. Sotto, l’editoriale firmato da Vittorio Feltri, che parte dalle parole del Papa sul preservativo ed arriva all’Udc.
A centro pagina una foto raffigura lo scontro tra Alessandra Mussolini e Mara Carfagna: “Qui finisce male. Mara definisce la collega una ‘vajassa’. E lei ribatte: la prossima volta che la incontro”. A centro pagina il vertice di Lisbona: “Così l’Italia ha conquistato la Nato. Dall’impegno in Afghanistan alla mediazione con Mosca: sancito il successo del nostro governo”.

La Stampa: “Casini apre a Berlusconi. Il leader Udc: ma non mi fido di premier e Lega. Montezemolo: questa politica è un cinepanettone alla fine. Non mi candido”. Quanto a Casini, il quotidiano riporta la frase: “Disponibile a un governo di armistizio”. Ma “Maroni chiude: meglio il voto”. In evidenza anche un titolo sullo scontro Mussolini Carfagna, che “potrebbe candidarsi a sindaco. Addio con insulto alla Mussolini”. Un sottotitolo dà la parola a Micciché: “Mara, vieni con noi”. A centro pagina: “Aiuti all’Irlanda, l’Europa dice sì”. “E’ il debutto del fondo salva Stati. Il piano richiede 90 miliardi in tre anni”. Sulla situazione finanziaria anche una intervista a Jacques Attali: “Da solo l’euro non basta contro le crisi”.

La Repubblica: “Irlanda, arriva il salvataggio Ue. Dublino cede e chiede l’intervento dell’Europa e del FMI, si prepara una manovra lacrime e sangue. Da Londra 7 miliardi di sterline. Piano da 90 miliardi per evitare il crac. ‘Lo facciamo per l’Euro'”. Sotto, la politica interna: “Casini: governo d’armistizio. Maroni: meglio andare al voto”. Massimo Giannini si sofferma sul “personaggio” Mara Carfagna: “La rabbia di Mara: ‘Pdl allo sfascio'”. Accanto: “Napoli al collasso, sommersa dai rifiuti. Oggi ispezione europea. Ottomila tonnellate per strada”.

Il Corriere della Sera: “Il piano per salvare l’Irlanda. Gli aiuti in primavera. Il governo di Dublino ha deciso severe misure di austerity. Via libera dei ministri Ue: 80-90 miliardi in tre anni”. “Mossa giusta anche se tardiva” è il titolo del commento di Marcello Messori. A centro pagina: “Casini, cauta apertura al Pdl. Il leader dell’Udc: governo di armistizio. Carfagna, si tratta per evitare le dimissioni. ‘Sì a un tavolo, ma si cambi’. Stop della Lega”.
Sul caso Carfagna il quotidiano intervista Ignazio La Russa: “Mara? Le ho telefonato, ci siamo chiariti”. L’editoriale di Piero Ostellino è dedicato al “dibattito nel centrodestra”: “Le domande degli elettori”. A fondo pagina un articolo si sofferma sulla “disputa che arriva da Parigi. I voti fanno bene ai bambini? Gelmini: aiutano a crescere”.

L’Unità: “Maroni’s list. Il ministro da Saviano. L’elenco che vorremmo ma che non leggerà”. Si parla di “Cosentino, Fondi, scudo”, e poi i tagli alle forze dell’ordine, i voti di Dell’Utri e Cuffaro, la sanatoria degli immigrati che “ha lasciato fuori gli onesti”. In prima anche un richiamo alla politica: “Casini pronto a trattare ma attacca la Lega”.

Casini

Ieri Pierferdinando Casini, parlando all’assemblea nazionale dell’Udc da leader del partito, secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, ha sottolineato: “non ci piace l’egemonia della Lega e di Berlusconi non ci fidiamo”. Ma ha aggiunto: “Se vogliono cambiare ci siederemo al tavolo. Ma ci aspettiamo fatti”.
Per il leader centrista- sottolinea La Stampa riferendo le sue parole – serve costruire “un governo di armistizio, di responsabilità e di solidarietà nazionale. Per tre-quattro anni bisognerebbe non pensare a chi vince le elezioni ma governare facendo anche scelte impopolari”. Traduce La Stampa: “In sostanza Casini sembra mollare il tabvù del governo di unità nazionale per accettare un Berlusconi bis, a patto che il premier si dimetta e torni cambiando agenda e alleati”.
Secondo il retroscena de La Stampa sia l’invocazione al senso di responsabilità di Gianfranco Fini che la proposta di un governo di armistizio avanzata da Casini sono il segnale che entrambi “di fatto ammettono la loro debolezza dopo avere dichiarato guerra al Cavaliere”. I due “si sono messi al pallottoliere e hanno capito di avere un bel po’ di problemi dentro i loro gruppi parlamentari” ovvero che è probabile che alcuni dei loro deputati non li avrebbero seguiti nella battaglia finale alla Camera. Forse è “l’effetto della campagna acquisti” oppure la paura dei parlamentari ribelli di non essere rieletti. “Forse si è preso atto poi che il Capo dello Stato non è disponibile ad avallare un ribaltone”.
La Repubblica registra la reazione del Cavaliere che – secondo il quotidiano – “non si fida dei centristi” e non vuole “mettere a rischio l’asse con Bossi”. Il ragionamento del Cavaliere sarebbe stato il seguente: “Non ho ancora capito se quello di Pier è un gioco tattico oppure no. In ogni caso, è un discorso che si può aprire solo dopo il 14 dicembre. Una volta che avrò incassato la fiducia, se Casini vorrà dare una mano, allora ne parleremo”.
Vittorio Feltri su Il Giornale: “Casini non si fida di Silvio Berlusconi. E non sopporta l’egemonia leghista nel governo. Tuttavia, dato che si è stufato di stare all’opposizione, dato che Fini non è una soluzione (semmai un problema), dato che le elezioni anticipate non si sa quale sorpresa possano riservare, forse vale la pena aprire un negoziato con la maggioranza e vedere se non sia il caso di puntellarla”. E insiste Feltri: Appena una settimana fa sembrava “che il premier fosse cotto a puntino”, ora invece “la situazione si è ribaltata e il Cavaliere si prepara con spavalderia ad affrontare il giorno del giudizio, il 14 dicembre”: “Ecco perché Casini, avendo fiutato l’aria, non esclude di stringere un patto con Berlusconi purché questi muti registro”. Dovrebbe però avere in cambio un freno al federalismo fiscale e ai diktat della Lega sul sud, dove Casini ha un bel serbatoio di voti: ma i leghisti “non sono scemi”, conclude Feltri.
Il Corriere sintetizza così la situazione: “Berlusconi apprezza il segnale” di Casini ma su Lega e bipolarismo non cede. Per L’Unità “Casini prenota un posto alla tavola di Silvio. ‘Ma la Lega no'”.

In casa Pd si commenta la sortita di Casini. Il capogruppo democratico Dario Franceschini, intervistato da La Repubblica, stigmatizza il tatticismo del leader Udc e dice: “C’è una considerazione oggettiva: Fini e Casini non possono ricomporsi con uno schieramento dal quale se ne sono andati registrando che non esiste lo spazio né per il confronto delle idee, né per la dialettica, né per la contendibilità della leadership. Sono condizioni inconciliabili con Berlusconi. E il sistema politico potrà essere composto o ricomposto solo dopo l’uscita di scena del premier”.
Per L’Unità il Pd è “scettico sull’Udc” e alla Camera prepara le “mine” anti Pdl-Lega.
Ci si riferisce alle mozioni sul pluralismo Rai che verranno discusse oggi alla Camera. Ne parla ampiamente La Repubblica descrivendo una “nuova saldatura” tra finiani e opposizione contro il governo. Oggi si discuteranno una mozione presentata da Futuro e Libertà e l’altra dall’opposizione. Per il Pd, Paolo Gentiloni preannuncia che il gruppo darà voto favorevole al testo dei finiani. Altrettanto faranno Idv e Udc. Il testo dei finiani afferma che “l’informazione Rai non soddisfa i criteri quantitativi e qualitativi, i requisiti di imparzialità, completezza, correttezza e lealtà richiesti al servizio pubblico”. Sotto accusa anche il direttore del Tg1 Minzolini che “informa indiretta e diretta partecipa al dibattito politico a sostegno di determinate posizioni o proposte legislative”.
Per finire, tutti i quotidiani riferiscono ampiamente delle dichiarazioni del presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo che ieri, ospite di Fazio, ha dichiarato di non avere intenzione di fondare un partito “né di entrare in un partito che già c ‘è”.

Carfagna

Su caso Carfagna da segnalare una intervista al ministro Frattini su La Repubblica. Frattini dice di condividere l’amarezza personale della ministra e interviene sul ruolo del coordinatore regionale Cosentino: “Se anche Cosentino prendesse il 75 per cento dei voti al congresso locale, ci sarebbe da fare una seria riflessione sull’opportunità che possa essere rinominato”.
Il Ministro Ignazio La Russa, uno dei coordinatori nazionali del Pdl, al Corriere, conferma che il problema Cosentino esiste. Peraltro, secondo il Corriere, la Carfagna avrebbe deciso di frenare, chiedendo però Garanzie su termovalorizzatori e gestione del partito in Campania.
Da segnalare su La Repubblica una intervista al sindaco di Salerno De Luca, che esprime assoluta solidarietà alla Carfagna e dice che c’è uno scontro nel Pdl tra gruppi di potere affaristici, di fronte ad un ministro che vuole affermare la dignità della politica. Fa riferimento al bando della Provincia per il termovalorizzatore di Salerno: l’inceneritore si farà solo alle nostre condizioni e non alle condizioni di quel bando (cui era contraria anche la Carfagna, ndr). Bisogna evitare assolutamente che la vicenda diventi occasione di penetrazione nell’area di Salerno per la camorra e per forze ad essa collegate.
Un invito a “resistere” viene indirizzato dall’Elefantino (Ferrara) su Il Foglio a Mara Carfagna: metta “tempo, silenzio e lavoro, attivismo ministeriale e buona politica territoriale tra sé e le beghe interne sui termovalorizzatori della provincia di Salerno. Può mettersi all’opposizione in Campania, denunciare quelli che giudica errori amministrativi, chiedere un rinnovamento severo del gruppo dirigente”.

E poi

Spiega il Corriere della Sera che l’Irlanda verrà salvata con una operazione “integrata” che vede la partecipazione della Ue, del Fondo Monetario Internazionale, del G7 e anche di alcuni Paesi fuori dall’Euro come la Svezia. Il quotidiano sottolinea quanto sia stato importante evitare il crollo di un Paese che, per quanto economicamente piccolo, non è la Grecia: a differenza di quest’ultima, non ha un sistema produttivo dall’impronta ancora arretrata, ma ruota attorno alle frontiere avanzate della finanza. La crisi, insomma, “ha fatto un salto di qualità”.
Jacques Attali, economista e un tempo consigliere di Mitterand, intervistato da La Stampa, ammonisce: “Gli irlandesi non possono continuare a credere continuare ad avere il pane imburrato e il panetto di burro intero. Devono rinunciare ad essere un paradiso fiscale”. Per Attali le finanze pubbliche dei Paesi Ue non sono assolutamente sotto controllo, e la situazione è tutt’altro che rassicurante. E’ convinto che Grecia, Spagna e Portogallo paghino cari i prestiti, poiché “non fanno che aumentare i loro debiti e saranno presto tutti insolventi”. La soluzione è “federalizzare i bilanci europei, istituire una agenzia Ue del Tesoro, ed emettere eurobond per finanziare le azioni comuni”. La partita si sbloccherà “quando la Germania si renderà conto che il federalismo di bilancio è necessario”.
Un invito alla Germania a ricordare come essa, il suo ceto medio, il suo benessere, sia intrecciato con i destini dell’Europa, viene anche da Marcello Messori, sul Corriere della Sera
Da segnalare invece sulle pagine della cultura de Il Giornale la recensione del volume di Ida Magli dal titolo più che esplicito: “La dittatura europea”, che il quotidiano sintetizza così: “Ma quale Europa democratica, è in mano a banche e massoni”.

I Grunen tedeschi sono convinti che il 2011 sarà un anno verde per la Germania e – come racconta L’Unità – hanno concluso il loro congresso a Friburgo confermando una opposizione intransigente al governo Merkel-Westewelle: la maggioranza nero-gialla è una vergogna per il nostro Paese, hanno dichiarato. Alle ultime politiche del 2009 hanno ottenuto il 10,7 per cento, secondo i sondaggi ora potrebbero arrivare al 23-24 per cento.

I quotidiani danno conto di nuove anticipazioni dal libro-intervista del Papa con il giornalista tedesco Seebald che, peraltro, fa sapere Repubblica, è un ex marxista militante che in seguito ha riscoperto le sue radici cristiane. Oggi si torna sulla “apertura” al profilattico ma anche sulle intenzioni – preannunciate dal Papa – di lasciare la guida della Chiesa in caso di malattia.
C’è poi un “giallo”, di cui danno conto tanto il Corriere che La Repubblica, e riguarda un errore di traduzione che avrebbe cambiato il “prostituto” in “prostituta”. Parlando dell’uso del profilattico, Ratzinger ha fatto in effetti un esempio al maschile, il tedesco.
Marco Pannella, intervistato da La Stampa, commenta l’apertura all’uso del profilattico di Ratzinger, e dice: “Mi sembra evidente che l’intera questione è una toppa su un colossale ritardo della Chiesa”. Ma dice di non essere sorpreso dalle parole del Papa: “Al momento della sua elezione avevo previsto che, pur con le sue note posizioni tradizionaliste, avrebbe potuto proprio lui dare grandi sorprese di carattere epocale”.
Ancora su La Stampa, ma anche su altri quotidiani, le parole del Dalai Lama: “Tra sei mesi potrei dimettermi”; ha ripetuto nel corso di una intervista ad una tv indiana. La decisione ultima sta nelle mani del Parlamento tibetano in esilio. Alla domanda se la figura del Dalai Lama sarebbe scomparsa con la sua morte, ha risposto: “Se dovessi morire entro pochi anni, è molto probabile che i popoli interessati, dalla Mongolia alle terre buddiste dell’Hymalaya, vogliano mantenerla. Sidice convinto che il prossimo leader dei tibetani non nascerà in patria, dove peraltro a lui piacerebbe tornare prima della morte.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)