Le aperture
La Repubblica: “La destra vince sul carro di Bossi. Boom del Carroccio al Nord, il Popolo della libetà perde il 6 per cento dei voti. Zaia trionfa in Veneto. Berlusconi: il Paese è con me, ora subito le riforme. Al Pd 7 regioni, al Pdl 6. La sinistra perde Piemonte e Lazio. Il Senatur: cambia tutto”. Secondo Massimo Giannini, che firma l’editoriale, “non servono tortuosi giri di parole”, perché Berlusconi, “appannato dagli scandali privati, ossessionato dai guai giudiziari, logorato da due anni di non-governo del Paese”, è riuscito a vincere in qualche modo anche queste elezioni.
In prima pagina anche la notizia dell’attentato a Mosca. “Donne kamikaze in metropolitana, strage a Mosca: 38 morti e 100 feriti”. “Putin: sono terroristi ceceni, li distruggeremo”.
Il Corriere della Sera: “Vincono Berlusconi e la Lega. Il Pd mantiene 7 regioni ma ne perde 4. Meno consensi al Pdl. Cota strappa il Piemonte alla Bresso, che chiede il riconteggio”. A centro pagina: “Bossi sfonda al Nord. ‘E ora voglio Milano’. ‘Subito il federalismo, io arbitro della situazione’”. L’editoriale è firmato da Massimo Franco: “Tre anni senza alibi”, nel senso che per Berlusconi il pericolo è scampato, persino la sua alleanza sembra destinata a stabilizzarsi, e dunque non gli resta che governare per il prossimo trienno.
Il Giornale: “Berlusconi e Bossi volano. Altro che declino. Il centrodestra si conferma in Lombardia e Veneto e conquista Piemonte, Lazio, Campania e Calabria. Gli italiani premiano il buon governo. Nonostante i gufi”. Vittorio Feltri firma l’editoriale, scritto quando ancora i dati non erano definitivi: “Lungi dall’essere al tramonto, il premier e i suoi alleati ce l’hanno fatta, il centrodestra è più vivo che mai, mentre il Pd cde quote all’Italia dei valori e perde valore. La campagna dell’odio non ha pagato”.
Libero: “Che goduria. Dato per morto, il centrodestra vince. Pdl e Lega conquistano tutta la Padania. Al Carroccio due governatori. Strappate alla sinistra tre Regioni. Lazio quasi certo. Senza il suicidio in Puglia sarebbe stata l’apoteosi. Il Pd finge soddisfazione ma è agli sgoccioli. Grillo oscura Idv e comunisti”.
“Pareggio in salsa verde” è il titolo di apertura de Il Riformista, che poi parla di “tsunami leghista al Nord”, mentre “Vendola e Burlando salvano la sinistra”. L’editoriale, firmato da Antonio Polito: “Il Governo regge, il Pdl un po’ meno. Tremonti eredita”. Un titolo tra gli altri di prima pagina parla del Piemonte: “Non solo astensione. I grillini decidono la partita in Piemonte”
Il Foglio: Nella rincorsa all’ultima scheda a esultare sono soltanto la Lega e il Pdl. Bossi travolgente al nord, il centrodestra tiene Veneto e Lombardia e conquista Pieonte, Lazio, Campania e Calabria”. Il titolo di apertura del quotidiano di Ferrara è però per l’attentato di Mosca: “Così Mosca reagisce al doppio attacco suicida delle Vedove Nere. Colpite due stazioni, subito riaperte. 38 morti. Il messaggio contro i servizi segreti e l’illusione della pax cecena”.
Il Sole 24 Ore: “Bene la maggioranza, la Lega vola. Il centrodestra conquista 6 regioni, 7 vanno al centrosinistra. Zaia stravince in Veneto, Bossi sollecita il federalismo. Pd: ci siamo”. “Polverini e Cota vincono in Lazio e Piemonte. Berlusconi: un successo. Forte il calo dei votanti”. Stefano Folli firma un commento di prima pagina: “Il Carroccio apre al strada al premier”.
Elezioni: Grillo, Pd etc
Beppe Grillo, intervistato da La Stampa, dice “siamo la Lega del terzo millennio”, “noi e loro siamo gli unici radicati sul territorio”. E poi: “Ma vi rendete conto? In Emilia siamo arrivati al 7 per cento, senza le televisioni e i giornali”. Qualcuno vi accusa di aver fatto un grande regalo a Cota e a Berlusconi. Grillo: “Se il centrosinistra perde, noi non c’entriamo”, “noi ci battiamo perché l’acqua resti pubblica, chiediamo l’opzione zero per il cemento e gli inceneritori”. Si sofferma poi sul ruolo della rete Internet, dove “ogni persona vale 1, io come qualsiasi altro iscritto al movimento 5 stelle. La rete è democrazia e trasparenza. Sul Corriere della Sera: “Da internet alle urne, l’avanzata del fattore G”, con riferimento a Grillo, i cui risultati superano le previsioni: Emilia Romagna 6,7 per cento, Piemonte 4,1 per cento, Veneto 3,2.
Su La Repubblica ci si occupa delle reazioni del Pd e si riferiscono le parole del numero 2 Letta, che spiega il modello Liguria: “Claudio Burlando ce l’ha rifatta portando dentro sinistra e centristi, dipietristi e grillini”. L’Udc da sola non basta, insomma. Secondo una analisi di Libero, invece, il Pd starebbe facendo il mea culpa proprio sulla alleanza con Di Pietro: “E’ stato un errore cavalcare il no B day. Queste elezioni dovevano essere un trampolino per considerare l’alleanza del partito con Casini, svincolarsi dal giustizialismo dipietrista, e dall’antiberlusconismo del popolo Viola, ma l’operazione non è riuscita”. Su Il Giornale: “E tra i democratici c’è chi pensa alla scissione”. Nell’analisi si legge che ieri l’unico a non trattenere un mezzo sorriso era Veltroni, che nel 2008 ottenne un risultato ora considerato irripetibile (33 per cento). Parallelamente in casa ex Ppi si scalpiata e si sottolinea che è necessario il partito si dia una chiara identità di centro o tanto vale separarsi, per intercettare i voti moderati. Parallelamente ci si sofferma sull’effetto centrifugo dal nord, con Chiamparino dato quasi in uscita, anche perché potrebbe creare con Massimo Cacciari un partito del nord. E al sud altrettanto potrebbe fare Bassolino, pronto al redde rationem con il partito da cui si è sentito scaricato.Ancora sulla Liguria, è La Stampa a sottolineare come Burlando sia il “baluardo del centrosinistra”, anche perché è cresciuto anche nel “feudo di Claudio Scajola”. Sulla Puglia La Repubblica parla di un plebiscito per Vendola e dei voti che la candidatura di Adriana Poli Bortone (Udc) che ha tolto consensi al Pdl.
Elezioni: centrodestra
Ripercussioni nel centrodestra: secondo La Stampa Fini mediterebbe ad una svolta: sì al presidenzialismo per dare più forza al Pdl, stringere un patto con Berlusconi per le riforme strutturali. Secondo L’Unità le elezioni, anche pensando al caso Polverini-Bonino, hanno chiarito che le chiavi dell’elettorato di destra sono nelle mani di Berlusconi e Bossi: per i finiani si impone una profonda riflessione sul senso stesso della permanenza in un partito nel quale non hanno praticamente voce in capitolo.
Per il Corriere della Sera il Cavaliere ora punta sul presidenzialismo, ma dovrà gestire il nodo del rimpasto. Sul Sole 24 Ore: “Bossi rilancia, federalismo subito”. Mentre “Fini resta cauto: nella maggioranza servono correzioni, perché non si può sottovalutare la concorrenza della Lega al nord. Urge riorganizzazione”. Ancora dal Corriere, si riassume così la situazione nel centrodestra: “Berlusconi: ora tre anni di riforme. E con il senatur non cambierà nulla”. Ma si parla anche di uno “sfogo con i suoi su Fini”, perchè vorrebbe uno stop ai distinguo e un partito pulito.
Stefano Folli sullo stesso quotidiano scrive che la Lega “sostiene con lealtà il premier, ma diventa il motore della maggioranza e del governo”, e Bossi in un certo senso diventa “presidente del consiglio ombra”. Ancora sul Corriere si parla di un “Carroccio neolaburista che ha conquistato operai e padroni”: i leghisti, invitati in azienda, da Segrate a Prato, per presentare i loro candidati, e in Veneto si descrive il corteggiamento degli agricoltori. Lo stesso Zaia è andato in battaglia contro gli Ogm, ha sponsorizzato l’hamburger McItaly, si dichiara neolaburista ma senza nessun riferimento a Blair, bensì ad un credo politico dove la laboriosità dell’industriale, del contadino, del’operaio hanno la stessa valenza.
Sul Sole 24 ore da segnalare un confronto a distanza sulla lettura del voto tra Giuliano Amato e il ministro Sacconi. Amato dice che “la vittoria della Lega al Nord è il dato che colpisce di più. Ne fa le spese il centrosinistra che tuttavia incassa un risultato migliore di quello che si immaginava solo tre mesi fa: non è stato chiuso nel recinto dell’appennino, e resta competitivo sul piano nazionale. E questo è un fatto positivo per l’intera democrazia. L’opposizione c’è. Il ministro Sacconi ritiene invece la sinistra minoritaria, si sofferma sui temi legati al welfare e invita le parti sociali a cooperare allo Statuto dei lavori disegnato da Marco Biagi.
Russia
A commentare gli attentati di Mosca su La Repubblica sono Sandro Viola (“Benché il suo vertice sia composto da 2 o 300 agenti segreti, il regime russo ha mostrato per l’ennesima volta una sua stupefacente vulnerabilità nei confronti del terrorismo interno”), e Renzo Guolo, che sottolinea come “le cosiddette vedove nere” probabili autrici degli attentati di ieri colmino i vuoti lasciati dai mariti. Sullo stesso tema, stesso quotidiano, una intervista al filosofo e scrittore francese Marek Halter, ancora sulle vedove nere.
Su Il Sole 24 Ore una analisi dell’attentato sotto il titolo “la guerra dell’emiro Umarov”: ci si riferisce al capo dei guerriglieri ceceni, che aveva avvertito che sarebbero tornati a colpire le città della Russia un mese e mezzo fa.
Il Corriere della Sera intervista uno dei leader dell’opposizione, nella persona di Boris Nemtsov, che sottolinea come il regime userà questo pretesto per un ulterirore giro di vite, anche alla luce delle risposte precedenti: dopo l’attacco al teatro Dubrovka ci fu lo smantellamento di una tv indipendente, dopo la strage di Beslan sono state abolite le elezioni dei governatori locali, ora nominati dal Cremlino: ora ci diranno che non si possono tenere comizi e manifestazioni contro Putin. Va sottolineato che sono state attaccate le stazioni vicine alla sede del Kgb. E lo stesso Nemtsov dice che “i soldi dati ai servizi segreti sono cresciuti di 14 volte da quando c’è Putin”, solo che si occupano delle cose sbagliate.
La strage è occasione per una riflessione sul ruolo del premier Putin, la cui figura è strettamente legata alle questioni della sicurezza, e il presidente Medvedev, descritto da taluni come un liberale. Tale lettura è evidente su Il Foglio, che sottolinea come la guerra non sia finita, e sottolinea che il periodo di pace recente ha convinto Putin e Medvedev a sospendere una parte delle operazioni militari nel Caucaso per aiutare l’economia della regione, ma il ritorno dei kamikaze mette in dubbio questo cambiamento di strategia: una svolta di strategia “attribuita soprattutto al presidente Medvedev: un anno fa, sulla base di rapporti delle autorità locali, ha decis si ritirare 20 mila uomini dalla Cecenia. Da allora gli attacchi contro gli obiettivi russi sono letteralmente raddoppiati”.
Tanto Il Sole 24 Ore che la Stampa sottolineano che nelle scorse settimane le forze speciali di Putin avevano ucciso molti comandanti del terroristi, che così si sono vendicati. Lo ricorda in una intervista a La Stampa la giornalista Latynina sottolineando però che ormai il contagio jihad è esteso a tutto il Caucaso: non si tratta più solo di questione cecena, dopo l’eliminazione del Presidente Mashkadov, che poco sopportava i wahabiti.
Lombardo
La Repubblica, dopo aver dato ieri notizia di una indagine sul Presidente della Regione Sicilia Lombardo per concorso esterno in associazione mafiosa, oggi prende atto della replica dell’interessato (respinge le accuse, “vogliono fermare il partito del sud”) e intervista l’ex pm antimafia Massimo Russo, oggi assessore alla sanità della giunta regionale siciliana: dice di non avere dubbi su quello che “il Presidente, concreatamente, sta facendo contro la mafia: dalla riforma della sanità a quella del sistema dei rifiuti”, “per ora c’è solo un rapporto dei carabinieri di cui poco si sa, e una evidente fuga di notizie”.
(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)