Le aperture
La Stampa dedica il titolo di apertura al Quirinale: “Dell’inchiesta P3 se ne occupi il nuovo Csm. Via i magistrati che gettano fango sulla giustizia”. E poi: “L’Anm: basta frequentazioni equivoche”. Il titolo più grande è per l’anniversario della strage di via d’Amelio: “Mafia, lo strappo di Fini. A Palermo politici contestati. Nel giorno di Borsellino attacco a Dell’Utri: ‘Mangano non è un eroe’. Il messaggio di Napolitano: ‘Fare piena luce sulle stragi di 18 anni fa”. “Intanto da Milano Berlusconi annuncia: presto la legge sulle intercettazioni”. Da segnalare di spalla un “appello” di Jovanotti: “Ministro, dove sono i fondi per L’Aquila?”. Il ministro è Sandro Bondi. In prima anche un richiamo per una intervista a Fedele Confalonieri: “Non si andrà alle elezioni perché non conviene a nessuno. Per Silvio sarebbero un rischio e Fini faticherebbe a trovare voti”.
Il Corriere della Sera: “Questione morale? Noi onesti”. Parla Silvio Berlusconi, che ieri ha spiegato che il suo partito è onesto: tre o quattro persone disoneste su cento si trovano “sempre in qualsiasi categoria, nei carabinieri come nei sacerdoti”, ha detto. A centro pagina: “Spunta una tangente milanese nella rete di affari di Carboni.”. L’articolo si riferisce ad una presunta tangente di 30 mila Euro per tentare di inserirsi in un maxi appalto per la riqualificazione dell’area delle Ferrovie Nord di Milano. Secondo i carabinieri del Ros di Roma si tratta di una situazione “di elevatissimo rilievo investigativo”.
Una grande foto e un richiamo in prima pagina si riferiscono alle celebrazioni di Palermo di ieri:”Contestazioni e applausi. Fini: Mangano eroe? No”. “E a Palermo va in scena la nuova frattura nel Pdl”, scrive Massimo Franco.
La Repubblica apre con un titolo con “le carte dell’accusa” nell’inchiesta sulla cosiddetta P3: “Così Carboni pagava Verdini. Un giro di assegni da un milione di Euro dai prestanome al coordinatore del Pdl”. In evidenza anche un titolo su Napolitano (“della P3 si occupi il nuovo Csm”) e per l’attività di governo (“Berlusconi: sulle intercettazioni troveremo un accordo”. In evidenza in prima anche le proteste contro la manovra economica: “Manovra, in rivolta anche gli ambasciatori. Riesce lo sciopero dei medici, oggi tocca ai vigili del fuoco”.
Da segnalare che su questo argomento il Corriere offre una intervista al Ministro Frattini, che si schiera “contro i tagli al servizio diplomatico: norme assurde. ‘Sbagliato colpire i corpi scelti dello Stato” .Per il ministro quella proposta è una “risposta errata a una esigenza giusta”.
Per tornare a La Stampa, a centro pagina la foto di Fini a Palermo: “Mangano non era un eroe, a uccidere Borsellino non fu solo la mafia”. Di spalla il risolutato positivo della campagna referendaria contro la privatizzazione dell’acqua. Carlo Petrini firma il commento dal titolo “La politica del bene comune”. Il referendum sull’acqua ha spazio anche sulla prima pagina de La Stampa, che sottolinea: “Quasi un milione e mezzo” le firme, “centomila in più che per il divorzio, e senza l’aiuto dei partiti”.
Il Giornale: “La piazza fischia Fini”. “Contestato a Palermo, il Presidente della Camera si salva seminando veleni antimafia”. E poi: “Caso P3, Napolitano blocca i giudici”. A centro pagina il quotidiano racconta “il solito polverone per una battuta del premier”, che si era riferito alle virtù estetiche di Rosy Bindi. “Berlusconi contro Bindi, secondo round”.
Il Fatto: “Palermo, Schifani scappa”. Per il quotidiano di Padellaro “il Presidente del Senato evita la piazza che ricorda Borsellino. Fischi e poi applausi per Fini. Contestato Pisanu”. Il sittotitolo: “Le agende rosse in via D’Amelio con i fratelli del giudice. Il Presidente della Camera: ‘Mangano non è un eroe’. A Milano slogan contro la Moratti”.
In prima anche un commento di Marco Travaglio, dedicato al prossimo rinnovo della componente cosiddetta laica del Csm, quella di nomina parlamentare: “Fuori i politici dal Csm”, il titolo.
Il Riformista si occupa invece del richiamo del Presidente Napolitano: “L’altolà al Csm. La lettera del Quirinale a Mancino. Napolitano: il Presidente della Repubblica blocca la discussione sul caso Marra/P3. E incalza il Parlamento per l’elezione dei membri togati dell’organo di autogoverno della magistratura”.
Libero: “I giudici se ne fregano della legge”. Si parla delle “sentenze ignorate”, nel senso che “ogni anno i magistrati vincono decine di ricorsi contro nomine, promozioni e trasferimenti decisi dal Csm, che però cestina i verdetti sfavorevoli senza applicarli”. A centro pagina un titolo per Vendola: “La sinistra forse ha trovato un leader. Ma non ancora lo slogan vincente. Vendola ci prova: è vecchio. E Silvio fa il ragazzo”.
Il Foglio si occupa in apertura di Israele: “Perché a Gerusalemme Netanyahu flirta con il ribaltone di governo. Il premier e il falco Lieberman vicini alla rottura. ‘Lasciamo Gaza a se stessa e alla Ue’, propone il ministro. Kadima incontro il Labour”.
Il Sole 24 Ore apre con la crisi in alcuni Paesi europei: “Irlanda e Ungheria, altri fronti di crisi, ma l’Euro sale a 1,30”. Il titolo più grande è invece per i conti pubblici italiani: “Sostegno ai Comuni poveri. Il governo stringe sui decreti federalisti. La tassa unica municipale sarà bilanciata da un fondo perequativo”.
Intercettazioni, Csm
Ieri lunghissima telefonata tra il ministro della giustizia Alfano e la presidente della Commissione giustizia della Camera, Giulia Bongiorno. Sarebbe in arrivo una nuova proposta di modifica del governo. Un emendamento sulla pubblicazione integrale delle intercettazioni durante la fase delle indagini preliminari: nel testo varato dal Senato è sempre vietata, anche per riassunto. Il governo ora potrebbe introdurre una udienza filtro obbligatoria davanti al Gip, nel corso della quale accusa e difesa decidono quali sono le registrazioni da distruggere e che riguardano solo aspetti privati della vita degli intercettati.
La scorsa settimana il consigliere di Magistratura democratica Pepino ha chiesto al vicepresidente del Csm Mancino un dibattito sulle regole deontolgiche minime dopo le rivelazioni sulle modalità della nomina a presidente della Corte d’Appello di Milano di Alfonso Marra. Lo stesso Mancino si è impegnato a girare questa domanda sul dibattito eventale al Presidente della Repubblica (e del Csm). Ieri è stata resa nota la risposta del Capo dello Stato: la discussione non può essere affrontata “con la necessaria ponderazione nel momento terminale di questa consiliatura, mentre è corretto lasciare alla prossima le appropriate decisioni in merito”, ha detto Napolitano, riferendosi alla nuova composizione del Csm. Contestualmente infatti il Capo dello Stato ha invitato il Parlamento ad eleggere gli otto membri laici mancanti alla nuova composizione. Ma perché Napolitano ha insistito sulla nuova composizione? “A parte la seria preoccupazione di non interferire con le indagini penali”, ha scritto il Presidente, secondo quanto riferisce il Corriere, si deve stare bene attenti “a non gettare in alcun modo ombre sui comportamenti di quei consiglieri che ebbero a pronunciarsi liberamente, fuori di ogni condizionamento, su quella proposta di nomina (di Marra ndr) concorrendo alla sua approvazione”. Tra questi vi è anche, per l’appunto, Mancino. Scrive Il Riformista che Napolitano ha risposto in anticipo alle insinuazioni di chi, soprattutto nel centrodestra, ha tentato di mettere in discussione l’operato del Csm uscente e del suo vicepresidente Mancino. Il quotidiano si occupa peraltro proprio della successione a Mancino (L’Udc Vietti, il Pd Mattarella, dipietristi per Grevi).
P3, inchieste
Il Corriere della Sera e La Repubblica continuano a cercare nei verbali dell’inchiesta Eolico-P3 notizie che possano offrire ai lettori. Oggi per il quotidiano di Ezio Mauro la notizia è: “Da Carboni a Verdini un milione di Euro per nomine e appalti”. I soldi, o meglio i titoli finanziari, sarebbero stati “con ogni probabilità negoziati dal parlamentare Verdini Denis o da persone dallo stesso delegate”. Queste operazioni andrebbero “messe in connessione all’iniziativa imprenditoriale in Sardegna”, cioé agli appalti sugli impianti eolici, e “in base a quanto riferito dal Carboni nel corso di alcune conversazioni, alle intese attività compiute dallo stesso al fine di ottenere la nomina di soggetti a lui collegati in ruoli politici di rilievo”. Le operazioni sarebbero avvenute tra il giugno e il luglio 2009: un trasferimento di denaro attraverso l’emissione di alcuni assegni circolari per 850 mila euro, da Carboni alla filiale del Credito Fiorentino di Campi Bisenzio. Altre operazioni nell’ottobre scorso (quasi mezzo milione di Euro) e a novembre. Gli assegni sarebbero stati cambiati allo sportello e le relative somme versate sul conto della società editrice La Toscana, di cui “il Verdini è socio”.
Per il quotidiano di via Solferino invece le somme sono molto più basse: si parla di “tangente milanese”, da 30 mila Euro, per partecipare all’appalto per la riqualificazione delle Ferrovie nord di Milano. E un impegno a firmare contratti di consulenza per 900 mila Euro a chi doveva fare da mediatore. La traccia di queste notizie è tratta da intercettazioni, che il quotidiano pubblica in parte, tra Carboni e un suo collaboratore, Riccardo Piana.
I due quotidiani danno anche spazio ai verbali dell’interrogatorio di Arcangelo Martino, uno dei tre arrestati in questa inchiesta, il più giovane. Titolo de La Repubblica: “Martino nega tutto e scarica i sodali. ‘Quale P3, un’assemblea di figure di m…”. Citati anche alcuni passaggi di conversazioni telefoniche tra Martino e Lombardi: “Eh, che figura di merda, la Corte Costituzionale. Nun cumannam manco ‘o cazz”.
Un altro articolo de La Repubblica si occupa delle inchieste su Finmeccanica: “Fondi neri, una telefonata incastra Finmeccanica. Le intercettazioni di Cola, superconsulente del presidente Guarguaglini”. Il quotidiano si sofferma sul perché Lorenzo Cola, consulente e “ventriloquo del Sismi”, arrestato qualche giorno fa con l’accusa di aver riciclato alcuni milioni di Euro, che “toglie il sonno al presidente di Finmeccanica Guarguaglini.
Esteri
Una inchiesta del Washington Post che – scrive La Repubblica – fa “tremare l’America”: “Troppi dipendenti e agenzie inutili, il grande spreco dell’Intelligence”. La prima puntata, pubblicata ieri dal quotidiano Usa (“Top secret America” è il titolo dell’inchiesta) parlava di oltre 850 mila persone impegnate, oltre 3200 agenti, oltre 50 mila rapporti ogni anno, impossibili anche da controllare. “Un mondo segreto cresciuto al di fuori di ogni controllo”, il titolo della prima puntata.
Da Il Foglio: “ma perché la Casa Bianca s’agita per l’inchiesta sugli spioni? La Pulitzer del Washington Post, Dana Priest, mette le mani dentro il mondo dell’Intelligence americana”. Il Washington Post – scrive il quotidiano – non ha agito completamente nell’ombra: due mesi fa il quotidiano ha sottoposto i risultati dell’inchiesta ad alcuni ufficiali del governo e nessuno di questi ha sollevato obiezioni, anche perché il lavoro è basato su informazioni pubbliche fatte reagire con dosi massicce di commenti di persone informate sui fatti. E’ l’effetto sul pubblico che preoccupa la Casa Bianca. Si raffigura una oscura comunità dell’Intelligence che diventa una casta trasversale, un sottogoverno invisibile e pericoloso, una sacca di inefficienza a spese del contribuente: “Finché le migliaia di attori rimanevano separati, nella percezione pubblica, nessun problema; quando si uniscono i puntini l’impressione collettiva che il potere cresca e foraggi tanta stoltezza rischia di essere indigeribile”. Il quotidiano ricorda che Dana Priest è “una vecchia ossessione della Cia”: nel 2006 ha sveltato l’esistenza dei black sites, una serie di prigioni dove la Cia deteneva illegalmente i sospetti terroristi, e nel 2008 ha mostrato al mondo il modo indecente con cui i veterani di guerra venivano curati nel Walter Reed Army Medical Center alle porte di Washington. Quanto a William Arkin, per 4 anni ha servito l’esercito americano, poi è arrivato a Greenpeace, ha criticato Bush con toni più caustici di Michael Moore, ha fatto licenziare un generale dell’Intelligence ed è stato tra i dirigenti di Human Rights Watch.
La notizia dell’inchiesta del WP è su tutti i quotidiani.
Per tornare a La Repubblica, un articolo dedicato alla visita di Hillary Clinton in Pakistan, prima dell’avvio – oggi – della Conferenza di Kabul. “Bin Laden si nasconde qui in Pakistan”, ha detto il Segretario di Stato Usa, che ieri ha promesso aiuti finanziari al Paese, definito “un alleato tra i più preziosi al mondo”. Ma nonostante il pacchetto di aiuti da 7 miliardi di dollari, e i 500 milioni già promessi per subito, destinati a progetti civili, la simpatia della popolazione è ancora lontana: secondo i sondaggi neppure un pachistano su cinque è con gli Stati Uniti.
Sulla conferenza di Kabul scrive Alberto Negri sul Sole 24 Ore che il rebus sta soprattutto negli aiuti internazionali dei 52 Paesi donatori: il presidente Karzai chiederà di gestirne direttamente la metà, ma gli Usa starebbero frenando. La Stampa parla di un piano da 600 milioni di Euro per indurre 36 mila ribelli talebani a deporre le armi. Il Sole parla anche di un portafoglio personale che finirebbe in dotazione del Presidente Karzai: per la ricostruzione, ma anche per il reintegro dei taleban che abbandonano le armi.
Su La Repubblica si parla di un Magazine online creato da una scrittrice americana e destinato alle donne afghane: si chiama Awwp, Afghan women writing project, è nato nel 2009: con l’aiuto di conoscenti impegnate nella cooperazione, la creatrice del blog, Masha Hamilton, è riuscita a convincere un gruppo di afghane ad esprimere le proprie opinioni e i propri pensieri e a mandarli in rete. Sul sito non ci sono attiviste o giornaliste, ma madri, maestre, abitanti della provincia.
La Stampa riprende ampiamente le anticipazioni lanciate ieri dal Washington Times che, citando fonti di intelligence americane, lanciava la notizia della imminente possibile morte del Presidente egiziano Mubarak. L’82enne capo dello Stato egiziano sarebbe entrato nello stadio terminale. Era stato operato, probabilmente per un tumore al pancreas. Il Rais non ha mai voluto un vice, ma a partire dal 2000 ha manovrato per far emergere il figlio Gamal, che punta a far vincere con una sfida insieme al candidato meno popolare. In un retroscena sul quotidiano si sottolinea peraltro come Israele rischi di perdere un “quasi alleato”. Si ricorda la risposta fornita da Mubarak a un intervistatore tv israeliano sulla minaccia iraniana: “Non parlo dell’Iran dal momento che Israele, una volta risolto il problema nucleare, si accorderà con Teheran come già successo in passato. Io non lo farò mai perché l’Iran vuole cambiare l’Egitto dal di dentro”.
E poi
Le pagine R2 de La Repubblica si occupano dell’avanzata del deserto in Cina. Il fronte delle dune, alte fino a 200 metri, avanza di 20 metri all’anno. E centinaia di villaggi vengono sommersi. Il governo tenta di correre ai ripari piantando milioni di alberi, spendendo dieci miliardi di dollari all’anno.
La Stampa scrive che gli Stati Uniti hanno perso il primato dei consumi dopo un secolo, sorpassati dalla Cina: 2252 milioni di tonnellate di petrolio nel 2009 per la Cina, contro 2170 degli Usa.