La Rassegna Stampa: “Gli occhi chiusi dell’occidente”

Pubblicato il 14 Settembre 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Mitragliati in mare dai libici. I marinai siciliani: volevano uccidere. La motovedetta era stata donata dal nostro Paese. Fuoco sui pescatori. Anche finanzieri italiani sulla nave di Tripoli”. A centro pagina: “‘Venti deputati pronti a sostenere il governo’. Con Berlusconi il repubblicano Nucara e gli Udc siciliani”. Il titolo di apertura, su due colonne, è dedicato alle tensioni religiose: “Assalto per il Corano. Strage nel Kashmir. Decine di morti e feriti nella regione indiana. Una scuola cristiana bruciata dalla folla”. L’editoriale, firmato da Pierluigi Battista, è titolato: “Gli occhi chiusi dell’occidente”. In evidenza anche una fotonotizia sull’avvio dell’anno scolastico: “Scuola, avvio con proteste”.

La Stampa: “Finanzieri sulla nave libica che spara a un peschereccio. Una delle motovedette consegnate da Roma a Gheddafi mitraglia i pescatori di Mazara del Vallo. Frattini: dovevano sparare in aria. Maroni: subito un’ichiesta”. A centro pagina, con foto: “India, fuoco alla scuola cristiana. Assalto degli estremisti islamici in Kashmir: 19 morti negli scontri”. Un riquadro per la politica: “Gruppo di 20 deputati in soccorso del premier. L’annuncio dopo un vertice Nucara-Berlusconi”.
In evidenza anche un richiamo alla tv: “Niente claque e applausi nei talk show della Rai. Lettera del Dg Masi”.

Il Fatto quotidiano: “Gheddafi ci spara con le nostre navi. L’accordo con B. gli concede poteri assoluti. Una motovedetta libica con a bordo sei finanzieri italiani mitraglia un peschereccio di Mazara del Vallo”. A centro pagina la proposta di legge “anti corrozione” del quotidiao, sulla quale si raccolgono i pareri dei parlamentari di opposizione: “No ai corrotti, la legge del ‘Fatto’ va. Dopo l’ok di Idv e finiani arriva il sì del Pd”.

Il Riformista, con foto di Gheddafi: “Adesso ci spara addosso. Dalla farsa alla tragedia”. Sulla politica interna invece: “Assedio a Casini: Berlusconi dice ha ha venti ascari”. A centro pagina, in evidenza, una intervista a Fausto Bertinotti: “Dopo il Cav, Marchionne”.

La Repubblica: “Il mercato dei parlamentari. ‘In 20 passano con Berlusconi’. Nucara (Pri) fonda il gruppo ‘Responsabilità nazionale’. Stracquadanio: legittimo prostituirsi in politica”. In evidenza anche un retroscena sulle intenzioni di Berlusconi: “La tentazione del Cavaliere: scambiare il Lodo col Mattarellum”. A centro pagina: “Sicilia, nave libica spara su un peschereccio italiano. Sulla motovedetta anche sei militari della Gdf. Frattini: Gheddafi ha chiesto scusa”. Di spalla: “Assaltata una scuola cristiana. Strage in Kashmir: 18 morti”. Il Vaticano: violenza irragionevole”.

Libero: “Trovato Tulliani. A casa. Una traccia porta al proprietario del trilocale di Montecarlo. Cognato pizzicato. L’abbiamo intercettato a Roma alla vigilia dell’interrogatorio dell’ex tesoriere di An in Procura. Elegantissimo, gira coi vetri oscurati e una guardia del corpo. E se gli fai una domanda, scappa”. A centro pagina la politica, con foto di Berlusconi: “Silvio ha in tasca i 22 anti-Fini. Pronto il gruppo alla Camera pro-premier”. Maurizio Belpietro intervista il Cavaliere: “Il Cav sollevato: chiedo la fiducia”. A fondo pagina un titolo sui fatti del Mediterraneo: “Ma se per una volta mitragliassimo noi il beduino?”.

Il Giornale: “Il notaio di Montecarlo sente puzza di bruciato. Paul-Lous Aureglia, che stipulò il rogito dell’immobile svenduto da An e dato in affitto a Tulliani: ‘è stata fatta una stronz…’. E sul mancato diritto di prelazione: ‘C’è stata una truffa in questa storia”. In prima anche la scuola al via: “Gli studenti protestano, come sempre”. Alla politica è dedicato il titolo di apertura, con editoriale di Vittorio Feltri: “Nasce il gruppo dei 20 che garantirà al governo di resistere ancora. Il Cavaliere trova i voti”. Per Feltri la soluzione è “il male minore”.

Il Sole 24 Ore: “Basilea 3 passa l’esame delle Borse. Mercati in rally dopo l’approvazione dei nuovi standard patrimoniali per le banche. L’Abi teme effetti negativi sul credito. Trichet: eliminata l’incertezza. Draghi: istituti italiani forti, sosterranno l’economia”. A centro pagina fotonotizia degli scontri in Kashmir: “Roghi del Corano. Quattordici morti in India, assaltata una scuola cristiana”.

Il Foglio: “Le nuove regole per le banche non spaventano Borse e mercati. Tempi diluiti, requisiti meno restrittivi. La novità del cuscinetto di riserve anticrisi. Divisioni Draghi-banchieri”. Di spalla la politica: “Le fatiche di Casini per trattenere i suoi dalle nozze con il Cav. La Sicilia rumoreggia, Buttiglione invita alla calma (a sinistra non si va), ma di Fini ci si può fidare? Anche no”.
 
Berlusconi, Udc, Pd

Il Giornale intervista il leader dell’Udc in Sicilia, Saverio Romano, che la scorsa settimana, alla festa del suo partito, ha invitato il suo partito a dare la sua fiducia a Berlusconi: “Nel momento in cui Berlusconi ha accettato l’invito di parlamentarizzare la crisi, abbiamo il dovere di ascoltarlo senza per questo chiedere una cosa che non farà mai, cioé dimettersi. Non si può chiedere al tacchino di anticipare il suo Natale”. Entra nel gruppo di responsabilità nazionale? “Non entro in nessun gruppo perché sto bene dove sto”. Romano dice che aspetta di sentire cosa dice Berlusconi.
Secondo Libero invece sarebbero già pronti a “fare le valigie” dall’Udc: “Il grosso viene dalla truppa siciliana, che è già uscita rumorosamente allo scoperto dissentendo dalla linea del partito emersa a Chianciano. Si tratta dunque di Calogero Mannino, Francesco Saverio Romano, Giuseppe Drago, Giuseppe Naro, e Giuseppe Rugolo. Più difficile individuare il sesto, anche se in serata era emersa l’ipotesi di Luca Volontè”.
Secondo Il Foglio gli ammutinati, provenienti dalla Regione che più di tutte ha votato l’Udc, non sembrano voler abbandonare la casa comune dello scudo crociato. Mannino, Cuffaro e gli altri maggiorenti, per adesso, non guidano la scissione ma chiedono di contare di più, vogliono evitare ‘l’abbraccio mortale’ con Fini (che in Sicilia è alleato del nemico Raffaele Lombardo) e indirizzare l’Udc verso un rapporto di collaborazione con il centrodestra”. Lo stesso quotidiano scrive che “il partito dei siculi” avrebbe uno sponsor pesante in Francesco Gaetano Caltagirone, generoso finanziatore dell’Udc (oltre che genero di Casini): per questo non sorprende che uno dei quotidiani che ha riportato con più attenzione le posizioni dei ribelli siciliani sia Il Messaggero, di cui Caltagirone è editore.
Il Corriere della Sera riassume così l’orientamento dei ribelli Udc del sud: “‘Sì al premier e mai a sinistra’. A Casini i dissidenti – scrive il quotidiano – contestano la richiesta di dimissioni del premier e il dialogo con il Pd, il progetto di un terzo polo e l’aver ‘ammainato la bandiera del garantismo’”. Restando sullo stesso quotidiano si legge che i veltroniani attaccano il segretario Pd Bersani rimproverandogli un partito subalterno a Casini e Vendola (sono parole, ad esempio, di Giorgio Tonini). Lo stesso Veltroni si è detto preoccupato di quel che viene fuori dai sondaggi, e si dice contrario a gruppi autonomi in Parlamento.
Il Foglio scrive che “Veltroni stuzzica Bersani e usa il disagio dei popolari”: i veltroniani sarebbero sempre più decisi a non fare sconti al segretario e viaggerebbero verso la creazione di gruppi parlamentari autonomi. Gli ex PPI “mordono il freno” e fanno capolino alle riunioni dei veltroniani: “Gli ex popolari sospettano addirittura che l’ala ex ds dei Democratici punti a farli uscire dal Pd per finire nell’Udc. In questo modo potrebbero ottenere due risultati importanti, secondo la strategia suggerita da D’Alema e seguita da Bersani: primo, rafforzerebbero il terzo polo, obiettivo che l’attuale dirigenza del Pd si è prefisso, con la convinzione che alle prossime elezioni Berlusconi perderà al Senato e che quindi sarà possibile fare un altro tipo di governo”. In secondo luogo, “con la fuoriuscita degli ex PPI sarà più agevole per il Pd imbarcare i vari Ferrero, Diliberto e neocomunisti vari”:

Riforma elettorale

Su La Stampa l’editoriale è firmato da Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, che parla di un suo libro di imminente uscita in Italia (“Forza Italia”, Rizzoli), e spiega che in Italia il sistema maggioritario non funziona, perché mentre i britannici, privi di costituzione scritta, hanno comunque una cultura del consenso, “l’accettazione di base da parte delle principali forze politiche che gli avversari hanno legittimamente il diritto di governare”, in Italia “il consenso deve essere creato e ricreato continuamente”, e la “profonda divisione tra destra e sinistra è più di una semplice questione di filosofia o politica”. Dunque Emmott propomne che “sia abbandonato il premio di maggioranza e che la legge elettorale sia riformata in favore di un sistema che scoraggi i partiti minuscoli ma che riconosca comunque la diversità e la diffusione di interessi politici e di identità”.

Kashmir

Il quotidiano che dà maggior rilievo all’assalto nel Kashmir ad una chiesta cristiana è Il Corriere della Sera. La causa scatenante è stata la minaccia di bruciare il Corano da parte del pastore Jones: “La miscela di separatismo, anticristianesimo e antiamericanismo è stata esplosiva”, scrive Andrea Riccardi. La Stampa scrive che da oltre 3 mesi in quest’angolo di Kashmir la rabbia contro New Delhi si sta intensificando. L’opposizione della popolazione verso il potere centrale indiano si è rafforzata, anche perché il cosiddetto armed forces special power act consente alla polizia di ricorrere alle europee e di arrestare e dare la caccia ai separatisti garantendo agli agenti una sorta di impunità. Intervistato, il vescovo del Jammu-e-Kashmir dice che “da giugno la protesta di settori islamici contro il governo ha assunto caratteri molto violente”.

Erdogan

Il Foglio scrive che il successo del referendum di domenica per Erdogan “prova che i Turchi non sostengono semplicemente il governo, ma si aspettano una svolta culturale. Nel corso degli anni, il kemalismo è diventato una religione di Stato, un sistema che ha escluso una parte del Paese dallo sviluppo. Questo fallimento ha trasformato un leader conservatore e filoislamico come Erdogan nel paladino del riformismo turco e dei cittadini più deboli, come spiega la distribuzione dell’ultimo voto”: I centri più ricchi, che hanno sempre ricevuto sostegno e denaro dalle elite kemaliste, hanno detto no a Erdogan. Il resto ha i colori dell’Akp. 
Un’altra riflessione de Il Foglio dice che Erdogan riprenderà il progetto di una nuova Carta costituzionale, abbandonata nel 2008. A guidarla sarà un luminare del diritto in Turchia, Ergun Ozbudun, teorico della nuova ‘laiknik’, la laicità turca. Si chiama ‘secolarismo passivo’ e la dottrina Ozbudun prevede uno spazio pubblico in cui c’è concorrenza tra i simboli religiosi”. La particolarità di questo giurista, scrive Il Foglio, è che usa “un linguaggio puramente laico”. E cita: in Europa la magistratura protegge i diritti individuali. In Turchia è il guardiano dello Stato. Il quotidiano fa notare che l’uomo non ha scheletri islamisti dell’armadio: nel 2001 fu lui a rappresentare la Turchia alla Corte europea dei diritti dell’uomo a favore della messa al bando del Refah, antenato dell’Akp di Erdogan. Ozbudun ha scritto un libro, “Islamism, democracy and liberalism”, la cui tesi centrale è il bisogno di un secolarismo passivo e non autoritario, come quello kemalista. Formula il tema del velo in termini di libertà individuale e di diritto alla differenza, non in quello della sharia. Il Sole 24 Ore intervista Soli Ozel, professore di relazioni internazionali alla Kadir Hass university di Istanbul, che dice: “Il refendum non aveva a che fare né con l’islam né con il laicismo. Il punto era un altro: se la Turchia avrà una costituzione più democratica oppure più autoritaria, anche se in modo soft, con un partito unico e con un sistema di potere non perfettamente equilibrato. Era un referendum sulla redistribuzione del potere. Il peso politico dei militari nel sistema costituzionale esce certamente ridimensionato dal voto, ma questo è un processo che va avanti da sette anni”. Erdogan non ha più rivali: “Il fuoco del partito nazionalista si è spento”, la sinistra kemalista del Chp “non ha niente da dire”. Insomma, “la Turchia è un paese a partito unico e mezzo”.

E poi

Il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore danno conto delle cifre fornite dall’Istituto Ifo di Monaco, secondo cui il divario della Germania dell’est con i lander occidentali sta diminuendo progressivamente. Tra il 1991 e il 2009 il prodotto interno lordo è raddoppiato in Germania est, mentre a ovest è salito solo del 12 per cento. La regione non ha dimenticato le profonde radici industriali; il denaro pubblico non è mai mancato ed ha modernizzato infrastrutture fatiscenti. La regione non ha mai dimenticato di aver partecipato in prima fila alla grande rivoluzione industriale dell’800: in Sassonia hanno visto la luce invenzioni quali: il filtro da caffè, la bustina di the, il dentifricio. Il tasso di disoccupazione rimane tuttavia elevato. In agosto era l’11,5 per cento, era del 18 per cento pochi anni fa (mentre nelle regioni occidentali è al 6,6 per cento).

Su La Repubblica Federico Rampini inervista Feisal Abdoul Rauf, l’imam della moschea che sorgerà nei pressi di Ground Zero. Parla della sua Cordoba Iniative, e ricorda: “Quanto sento dire che vogliamo profanare Ground zero costruendo s un terreno sacro, trovo che c’è malafede: in quell’isolato oggi ci sono un club di strip tease, un centro di scommesse sulle corse di cavalli, e un bar dove si servono alcolici a tarda notte”. E poi: “Ho una nipote nella Us army in Iraq. Pago le tasse, sono un tifoso dei New York Giants”.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)