La Rassegna Stampa- Fiat: Il contratto nazionale ha ancora un ruolo importante, ma deve essere leggero

Pubblicato il 28 Dicembre 2010 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera. “Il caso Ganzer scuote l’Arma. I giudici: il generale si accordò con i narcos per avere successo. Le motivazioni della condanna a 14 anni per il comandante del Ros dei Carabinieri”. Spazio anche alle ragioni della difesa: “L’ufficiale: giudizi senza prove”. A centro pagina, con la cronaca (“Padre e quattro figli massacrati in Calabria per una lite sulla terra. Vicino di casa confessa: sono stato io”), la notizia della condanna per l’ex oligarca russo Khodorkosky: “La legge di Putin tiene in cella Khodorkosvsky”.

La Repubblica: “Finto attentato a Fini, è scontro. Libero: organizzato per dare la colpa a Berlusconi. Aperta una inchiesta. Belpietro, direttore del quotidiano, interrogato dalla procura di Milano. Bocchino: ipotesi folle, siamo tornati al metodo Boffo”. A centro pagina la Fiat: “La Fiom a Cgil: ‘Sciopero generale. Bersani: il caso Mirafiori in Parlamento. Benzina, aumenti record”. Accanto, la condanna di Khodorkosky: “Il nemico dello Zar e la legge di Putin” è il titolo del commento di Lucio Caracciolo.

Libero: “I falliti attaccano Libero. Mentre Fini va al mare. Reazioni isteriche dei futuristi all’articolo di Maurizio Belpietro che ha riferito le voci di un probabile attentato al presidente della Camera. Il direttore sentito dal Procuratore Spataro”. A centro pagina: “La sinistra chiede a Veltroni di finire Bersani”. E poi: “La Marcegaglia non conta più nulla. Ignora piccole e medie imprese e non sa rappresentare le grandi”. Sul sindacato:_ “Ostaggio dei comunisti Fiom, la Camusso insulta Cisl e Uil. Isolata in Fiat, la Cgil è allo sbando”.

Il Giornale riprende le anticipazioni fornite ieri da Libero e riferisce del tentativo di una escort di vendere un video in cui Fini avrebbe usufruito delle sue prestazioni pagando 2000 euro il suo silenzio: “L’intervista a luci rosse che getta fango su Fini”, “Ecco cosa dice l’escort che sostiene di averlo incontrato. Ma non ci sono testimoni. Polemiche su un possibile falso attentato e su un patto segreto con i magistrati”. A centro pagina un appello perché Giuliano Ferrara torni in tv, con foto dell’interessato. In taglio basso, invece, si torna sul “presunto attentato” ai danni del direttore di Libero Belpietro: “Nei guai il caposcorta di Belpietro. Troppe incongruenze. Possibile l’incriminazione. Ma il direttore non c’entra”. Insomma, si riferisce dei dubbi della Procura di Milano sulla ricostruzione del presunto agguato: il poliziotto potrebbe aver sbagliato valutazione o essersi inventato tutto.
Sul quotidiano anche una intervista al ministro degli esteri Frattini, che considera “un errore imbarcare l’Udc nel governo”.

L’Unità ha in prima una foto di Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro sotto il titolo: “Operazione fango”.

Il Riformista. “Soluzione Finiale. Belpietro rilancia l’attacco al presidente della Camera. ‘Un finto attentato per dare la colpa a Berlusconi’. L’ultima bordata sembra aprire una campagna elettorale. Anche se il premier può sperare in un sì condizionato della Consulta”. Di spalla la Fiat: “Accornero racconta: ‘Almeno Valletta dava la Befana agli operai'”. E poi: “La Fiom ora chiede lo sciopero alla Cgil”. A centro pagina i pacchi bombe che in queste feste stanno arrivando a varie ambasciate: “Panico nelle ambasciate, nuovo ordigno esplosivo”W, ieri all’ambasciata greca. Si parla anche del “grande vecchio delle bombe”, Alfredo Maria Bonanno, anarchico italiano ultrasettantenne, scarcercato nel novembre scorso per la sua età. “E’ italiano il leader ultrasettantenne degli anarchici europei”.

La Stampa: “Tempesta record, New York chiude per neve. Una coltre  di mezzo metro sulla costa est degli Usa. Chiusi gli aeroporti, turisti bloccati”. Di spalla: “Scudo al premier, il Pdl è pronto a copiare la sentenza. Capotosti: l’ultima parola spetta ai giudici. La userà per cambiare la Carta”. Sotto: “Milano indaga sul ‘finto’ attentato a Fini”. A centro pagina: “Calabria, strage per un terreno. Tragedia per motivi economici. Sentenza in ritardo, torna libero un killer delle cosche. Padre e quattro figli uccisi a colpi di pistola da un vicino di casa”. Un richiamo anche per la vicenda Fiat, con intervista a Raffaele Bonanni, segretario della Cisl: “Sì a nuove regole, ma non diventi una Babele”. “Parla Bonanni: ‘Solo la Fiom non rispetta le decisioni della maggioranza’”.

Il Fatto quotidiano: “Brambilla, si dimetta. La ministra vuole querelarci. Ma può restare al suo posto dopo aver piazzato al ministero del turismo amici del Pdl oltre a ex dipendenti Mediaset? E che dire del fidanzato al vertice Aci?”. In taglio basso, la Fiat, che “vuole riportare le regole sui contratti a prima del 1993”: “Marchionne piccona i diritti. E lancia la sfida alla Costituzione”, “il Pd non riesce a decidersi sulla linea da tenere riguardo il Lingotto”. “Bersani chiede che il governo parli, Fassino invece tace”.

Il Foglio riprende “l’allarme lanciato da Palin”, ovvero: “Nella legge sanitaria di Obama rispunta il consulente eutanasico”. Per Il Foglio “il rifiuto anticipato delle cure rientra nell’Obamacare”. Era stato stralciato dopo le accuse dei Conservatori. In grande evidenza i titoli sulla Fiat, con una analisi di Francesco Forte: “Marchionne, imponendo ai sindacati una assunzione di responsabilità, fa saltare il banco consociativo che dal 1993 fungeva da Costituzione informale dell’Italia”. Se Confindustria non innova, rischia l’irrilevanza. Il quotidiano interpella però anche Mario Tronti, punto di riferimento dell’operaismo italiano, che considera quella impressa da Marchionne una “svolta americana”. Di spalla la politica interna: si torna sull’intervista rilasciata ieri dal ministro Calderoli, che ieri chiedeva alle opposizioni di approvare il federalismo in cambio di una modifica della legge elettorale: “La Lega offre una pace impossibile al Pd per reclamare meglio il voto”, “vista dalle opposizioni, la mediazione di Calderoli sembra un ultimatum per tenere l’Udc lontano dal Cav”.

Il Sole 24 Ore: “Romani: pronta la revisione degli incentivi. Ceccardi (Federmeccanica): con l’intesa Fiat aprire subito il confronto sulla rappresentanza. Confermato il bonus fiscale, niente blocco dei benzinai”. Accantom con la foto de “l’ex patrono di Yukos che ha sfidato Putin”: “Ancora una condanna per Khodorkovsky”.

Legittimo impedimento

Sulla imminente sentenza della Consulta sulla legge sul legittimo impedimento Il Sole 24 Ore dà conto del parere “trapelato” ieri del giudice costituzionale Luigi Mazzella, che avrebbe inviato agli altri 14 colleghi un appunto per argomentare le ragioni a favore della costituzionalità del legittimo impedimento. Lui minimizza: “Fa parte della nostra prassi di lavoro: ognuno di noi, per chiarezza, esprime per iscritto i propri motivi. Ma qualunque anticipazione non ha valore, perché ciò che vale è la concordanza di 15 giudici”. La Repubblica parla invece di “sconcerto per il sì di Mazzella”, e ricorda che questi era il giudice che invitò a cena il premier e il ministro della giustizia Alfano.
La Stampa, che ieri aveva fornito le prime anticipazioni sul possibile via libera della Corte alla legge (con una sentenza interpretativa che avrebbe dato torto alla Procura di Milano ma avrebbe eliminato l’automatismo dell’impedimento, facendo decidere di volta in volta il giudice, salvando così la legge), intervista oggi l’ex giudice della Consulta Capotosti, che spiega come, scegliendo questa strada, “la disposizione sottoposta al giudizio della Corte sarebbe riconosciuta non in contrasto con la Costituzione, a patto che si segua una certa interpretazione”. Spetterebbe insomma al giudice di merito “valutare se il presidente del Consiglio o un ministro abbia un impedimento di carattere assoluto, tale da non consentirgli di essere presente al processo”.
 
Fiat

Il Sole 24 Ore intervista il presidente di Federmeccanica Pierluigi Ceccardi, che ritiene necessario arrivare al più presto ad aprire un tavolo sulla questione della rappresentanza: “Un conto è concludere un contratto senza la firma della Fiom, un altro è gestire le relazioni industriali in azienda senza una organizzazione che rappresenta una parte cospicua dei lavoratori”. Ceccardi è perplesso però sulla possibilità di un contratto per il settore auto: “C’è il rischio che i contratti nazionali si moltiplichino e il loro ruolo si ampli”. Il contratto nazionale ha ancora un ruolo importante, ma non può e non deve essere una gabbia, come sembra pensare la Fiom, ed è questa la logica dell’accordo interconfederale del 2009, che contiene deroghe che “devono essere l’eccezione e non la regola”, perché la regola “deve essere un contratto nazionale sempre più leggero, che lascia spazio ad un più pregnante ruolo della contrattazione a livello aziendale”. Sulla questione della rappresentanza è tornato ieri Raffaele Bonanni, segretario Cisl: ma il numero uno della Cisl resta contrario a un intervento del Parlamento, e dice: “diffido della legge per questi temi”, “partiamo dal documento unitario e cerchiamo una intesa tra le parti che ciascuno deve impegnarsi a rispettare e a far rispettare nella propria organizzazione”. “Purtroppo proprio dalla Fiom in questi anni sono arrivate le principali resistenze all’intesa su quel documento”.
Bonanni rilancia esplicitamente le accuse in una intervista a La Stampa. Come si decide chi è maggioranza? “Ci sono le elezioni delle Rsu, ci sono le iscrizioni al sindacato. Tuttavia, credo che sia ragionevole arrivare a regole sulla rappresentanza, che per me sono già pronte: quelle contenute nel documento unitario del 2008 di Cgil, Cisl e Uil, che per l’appunto considerano i numeri degli iscritti, certificati dall’Inps, e i voti alle elezioni della Rsu”. E se un’altra azienda vi dice ‘voglio investire, ma con le stesse regole di Marchionne e senza contratto nazionale, che dite?’. Risponde Bonanni: “Da anni nessuno investe un euro, in Italia. Né stranieri né italiani, né nell’industria né nei servizi. Non è poca cosa che la Fiat voglia investire in Italia”. E “se qualcuno mi chiede certe garanzie per investire, io dico: discutiamo. Per fortuna non mi chiederanno di abbassare le paghe. A Mirafiori le stiamo aumentando. Mi chiederanno di sfruttare gli impianti. E’ il minimo”.
Francesco Forte, su Il Foglio, spiega come l’accordo rappresenti la deroga ai protocolli del 1993 riguardanti la concertazione nazionale, siglati dalla Confindustria di Luigi Abete e “dalla triplice sindacale egemonizzata dalla Cgil e dal governo Ciampi”: “Essi stabilirono un patto nazionale permanente di politica dei redditi per contenere i salari” e favorire l’ingresso nell’Euro. L’accordo ammetteva la contrattazione di secondo livello, di area o aziendale, nei limiti previsti da quella nazionale: per la stipula dei contratti di secondo livello erano competenti le rappresentanze sindacali unitarie (Rsu), composte per due terzi dai rappresentanti eletti dai lavoratori delle imprese e per un terzo dai rappresentanti dei sindacati che avevano firmato il contratto nazionale. Tali Rsu, dunque, per i protocolli del 93, sono comunque composte anche da chi non ha firmato i contratti. Qui l’innovazione Marchionne, per cui i contratti aziendali non sono firmati dalle Rsu ma con i sindacati che ci stanno. Il quotidiano intervista Mario Tronti, che si sofferma sulle conseguenze politiche e sociali dell’accordo di Mirafiori: farà scomparire il conflitto dal suo habitat tipico, la fabbrica, con la prospettiva di farlo riemergere altrove in forma più diffusa. Per Tronti la svolta arriva “alla fine di un ciclo e coincide con un passaggio di crisi del sistema. La recessione globale è stata scientemente utilizzata per imporre questo cambiamento nelle relazioni industriali”. Insomma, per Tronti, la globalizzazione è “per metà un fatto”, “ma per metà un apparato ideologico”, che si traduce in un ricatto.

Esteri

Ampio spazio su tutti i quotidiani alla vicenda che riguarda l’ex oligarca Khodorkovsky, con le preoccupazioni della responsabile della politica estera Ue Ashton e della segretaria di stato Usa Clinton di fronte ad una sentenza considerata da molti “politica”. Il Corriere della Sera racconta “gli ex oligarchi russi che hanno rotto il patto con il potere”. Per evitare il carcere gran parte di loro ha scelto l’esilio. Khodorkovsky no. La Stampa ricorda che deve la sua seconda condanna alla “appropriazione indebita di più di 200 milioni di tonnellate di petrolio, prodotte però dalla sua stessa società, la ex Yukos”. Una accusa “definita insostenibile persino da molti testimoni vicini al governo russo, ma che rinvia la liberazione dell’ex oligarca – che avrebbe dovuto finire di scontare nel 2011 una condanna precedente a otto anni per frode ed evasione fiscale – almeno al 2017, visto che la Procura ha chiesto per i nuovi capi d’accusa 14 anni di prigione. Qualche giorno fa, alla vigilia del processo, il primo ministro Putin aveva dichiarato in tv, riferendosi al caso, che “un ladro deve stare in prigione”, attirandosi in qualche modo una replica del presidente Medvedev, che aveva ammonito i funzionari statali a non esprimersi prima della fine del processo.
Sull’inserto R2 La Repubblica il Sudan, in vista del referendum che potrà portare il sud cristiano animista a separarsi dal resto del Paese. L’inviato è Paolo Rumiz, si raccontano i “venti di guerra” sul voto e come potrebbe scoppiare un nuovo conflitto. Casus belli è anche il fiume Nilo e le carte di Wikileaks avrebbero svelato le manovre del governo egiziano contro il nuovo Stato.

(Fonte: La rassegna italiana di Caffeeuropa, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)