La Rassegna Stampa: Federalismo? La Lombardia pronta a partire

Pubblicato il 17 Maggio 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

La Repubblica: “Bossi: no a Casini, è come Fini. Il Senatur gela l’apertura del premier all’Udc. Berlusconi: farò ragionare Umberto. Franceschini: pronti a un governo di emergenza”.
A centro pagina: “Piano anticrisi, nel 2011 si andrà in pensione più tardi. Dimezzamento delle finestre d’uscita. La Lega: tagliare gli stipendi anche ai magistrati. Tremonti: nulla è deciso”. Richiamata in prima pagina anche una intervista alla moglie del ministro Scajola: “Mio marito tace e copre i responsabili”.
La Stampa: “Bossi, stop a Casini: è come Fini. Appello a Berlusconi: lasci perdere i dc. E annuncia: a giorni il federalismo. Tremonti: solo voci sulla manovra. Brunetta: in pensione con un po’ di ritardo”. “Il premier: gli italiani si fidano di noi. Franceschini: si a un esecutivo di unità nazionale, ma senza il Cavaliere”. In rima anche un richiamo per la “giornata di solidarietà verso il Papa” dopo le polemiche sulla pedofilia. Duecentomila persone ieri a Roma, “Orgoglio cattolico”. “Il vero nemico da temere e combattere è il peccato”, ha detto Benedetto XVI. Sulla prima de La Stampa anche un richiamo per gli scontri in Thailandia: “Ultimatum del governo ai ribelli: ‘arrendetevi’”. A ieri 33 le vittime.
Il Corriere della Sera: “Bossi chiude la porta a Casini. ‘Berlusconi lo vuole, ma combina guai come Fini’. Per il dopo Scajola sondata anche l’Udc. Franceschini: governo di emergenza senza il Cavaliere”. In prima pagina anche un’altra puntata della inchiesta su Anemone: “I pm e i fondi neri: rogatoria in Vaticano”. Si parla delle indagini degli inquirenti sul versanto della banca vaticana Ior.
 L’editoriale è firmato da Piero Ostellino (“Stato sociale, dieta forzata. Il declino di un modello”).  Il titolo di apertura del quotidiano milanese è la grande foto che festeggia l’Inter e il suo scudetto, conquistato ieri, che ovviamente è su tutte le prime pagine dei quotidiani.
Il Giornale: “Servono tagli e non elemosine. I nostri soldi e quelli della politica. Per fortuna il governo finora ha stretto i cordino della borsa o saremmo come la Grecia. Ma una sforbiciatina agli stipendi dei deputati non basta. Berlusconi adesso faccia uno sforzo: rinunci a un po’ di popolarità e salvi il Paese”. Solo un richiamo per il titolo su Bossi che “sbarra la porta a Casini” e dice del leader dell’Udc: “E’ inutile, proprio come Fini”.

Politica

Ieri Dario Franceschini, ex segretario del Pd, ospite della trasmissione di Lucia Annunciata, ha parlato di un eventuale governo di emergenza, di unità nazionale, che “superi Berlusconi e vada oltre Berlusconi”. Secondo La Stampa Franceschini per questa ipotesi sarebbe “pronto a fare qualsiasi cosa”,  ha detto. Il ragionamento è: se il governo arrivasse ad un crisi e “Berlusconi decidesse di fare un colpo di mano, provocando le elezioni anticipate per portare ad una svolta autoritaria, pur avendo la maggioranza, è chiaro che davanti ad una emergenza si dà una risposta di emergenza”. Secondo il quotidiano torinese, però, la proposta provoca il “gelo tra i bersaniani”, perché la mossa sarebbe finalizzata a concretizzare una “azione di logoramento” nei confronti del segretario del Pd.
Un articolo del Corriere della Sera parla delle “manovre” negli ambienti ex democristiani, e ricorda che prima ancora di Franceschini si era mosso Giuseppe Fioroni: “Di fronte ai rischi dela crisi economica e delle inchieste giudiziarie in corso il Pd, che è un partito riformista, deve fare scelte responsabili e non adeguarsi a chi, come l’Idv, suona la cetra mentre Roma brucia chiedendo elezioni anticipate. Tutti noi ex PPI siamo convinti: meglio fare un passo indietro per far fare un passo avanti al Paese”. Insomma: sì a un governo tecnico di larghe alleanze. Inoltre, tra i possibilisti, ci sarebbero i dalemiani (“Non si può escludere nulla a priori”, dice Nicola Latorre) e anche i finiani, come Fabio Granata, che ha ricordato come lo stesso Berlusconi abbia chiamato in questi giorni Marcegaglia e Montezemolo.
Sullo stesso quotidiano viene intervistato il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni: “Federalismo, partiamo anche da soli. Ci diano il potere su scuola e ambiente. Formigoni: Lombardia pronta. Ho chiesto al governo l’autonomia per 12 materie”. Formigoni nei giorni scorsi ha inviato una lettera a Berlusconi e al governo chiedendo di riaprire le trattative per devolvere alla sua regione dodici materie da esercitare in piena autonomia. Si va dall’ambiente alla scuola. Spiega che è una riforma a costo zero, che non si parla di risorse ma “della possibilità di fare da soli su alcune materie e alcune competenze”, e che “la Lombardia è pronta a investire risorse proprie e anche private”.

Inchieste

La moglie dell’ex ministro Scajola, intervistata sul sagrato della Chiesa di Imperia da La Repubblica, dice: “La posizione di mio marito è quella di un granello, rispetto ad una tempesta di sabbia”. Perché non è andato a testimoniare a Perugia: “Se non parla ancora, è per non creare problemi a persone molto più coinvolte di lui in questa vicenda”.
Dell’inchiesta si occupa anche La Repubblica: “G8, la pista dei soldi versati allo Ior, l’indagine dei pm bussa in Vaticano”. Si raccoglie la dichiarazione di un inquirente anonimo: “A mia memoria il Vaticano non mai permesso di accedere alla sua banca, lo Ior, dunque non abbiamo tante speranze, ma la rogatoria la faremo lo stesso”. Oltre alla rogatoria internazionale per cercare i tesori che il coordinatore Pdl Verdini avrebbe in Lussemburgo, gli inquirenti stanno indagando sui conti di Angelo Balducci, già presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, in Vaticano. A questa prima scoperta era giunto il Pm di Potenza Woodcock: Angelo Balducci avrebbe pagato un debito di monsignor Camaldo, cerimoniere del Papa, facendo una operazione bancaria allo Ior. Il nome di Camaldo è rispuntato fuori nelle inchieste di Firenze e Perugia insieme alla “Propaganda Fide”, che ha funzionato da immobiliare del Vaticano affittando decine di abitazioni a molti dei 412 personaggi della lista Anemone. Gli investigatori si sarebbero convinti che parte del tesoro accumulato da alcuni degli indagati con le tangenti pagate da Anemone e altri imprenditori si trovi proprio nei forzieri dello Ior. Ne parla anche il Corriere della Sera occupandosi degli appalti ottenuti da Zampolini e Anemone grazie al legame di Balducci con Propaganda Fide: le ditte di Anemone si sono occupate del rifacimento di stabili e chiese. E il sospetto degli inquirenti è che questi incarichi siano serviti per creare una provvista di fondi neri. E dunque è proprio all’interno dello Ior, dove Balducci ha già raccontato di essere titolare di un conto, che si cercheranno attraverso una rogatoria le tracce del passaggio dei soldi ed eventuali nuovi depositi. Anche Il Giornale scrive che “la caccia ai soldi della cricca punta al Vaticano”, e spiega che nell’ormai celebre lista di Anemone molti degli indirizzi fanno capo alla congregazione Propaganda Fide, della quale era consultore Balducci; ricorda che qualche giorno fa in un esposto i radicali hanno denunciato presunte irregolarità su una serie di appalti pubblici, alcuni dei quali affidati all’architetto della cricca Zampolini. Nell’esposto si rimarca che Balducci avrebbe un conto presso lo Ior.

Esteri

Si occupa del voto britannico e della formazione del nuovo governo guidato da Tory e LibDem il quotidiano La Stampa: “Cameron come Sarko, sì agli ex nemici”. “Il premier imbarca due uomini vicini a Blair. Clegg in difficoltà, crolla nei sondaggi”. Gli ultimi due acqusiti sono quelli di Will Hutton, economista di sinistra, vicepresidente del think tank Work Foundation, e nemico della svolta tory di Clegg, contattato per coordinare una indagine sui tagli al vertice del settore pubblico. L’altro è Frank Field, già sottosegretario di Blair, che attualmente siede a Westminster, e – se accettasse la guida della nuova commissione indipendente sulla povertà – rischierebbe misure disciplinari da parte dei compagni.
Il Presidente brasiliano Lula si è incontrato ieri con il suo omologo iraniano Ahmadinejad e con la Guida Suprema del Paese Khamenei. E – a dispetto dello scetticismo Usa, come sottolinea La Repubblica – è arrivato ad un accordo sul nucleare iraniano. L’annuncio sarebbe previsto per oggi. Membro non permanente del Consiglio di sicurezza, e convinto della inutilità delle sanzioni, il Brasile ha rispolverato la vecchia proposta di far arricchire l’uranio nelle centrali russe e francesi. Lula avrebbe convinto Teheran a consegnare 1,2 tonnellate di uranio a basso arricchimento ricevendo una quantità simile di materiale già pronto ad alimentare le centrali nucleari. Lo scambio avverrebbe in Turchia.
L’articolo che il Corriere della Sera dedica alla vicenda si occupa ampiamente anche degli obiettivi politici e personali che si pone il Presidente Lula, a pochi mesi dalla scadenza del suo mandato, negoziatore imbattibile in quanto ex sindacalista e convinto di riuscire dove tutti gli altri hanno fallito. Se Lula si sta giocando una partita personale con la storia, “per il Brasile che punta al seggio permanente al Consiglio di sicurezza la scommessa rischia di essere troppo audace. L’Iran potrebbe far finta di accettare, per poi tornare indietro e mettere nei pasticci il mediatore”.Non tascurabile anche il ruolo del premier turco Erdogan, che è volato a Teheran e il cui viaggio viene considerato un segno che si è vicini ad un annuncio sull’accordo.
Oggi scade l’ultimatum lanciato dal governo thailandese ai ribelli delle camicie rosse: donne, bambini e anziani sono stati invitati dall’Esercito a lasciare l’accampamento delle camicie rosse. E questa mattina è morto il loro leader, il generale colpito alla testa qualche giorno fa. La Stampa intervista il politologo Robert Kaplan, che sottolinea come i disordini in piazza a Bangkok rafforzino Pechino “perché mettono in evidenza l’indebolimento della monarchia thailandese. Durante la guerra fredda è stata la robustezza della monarchia a fare della Thailandia lo stato più forte dell’Indocina”, “la forza del re è stata il maggior argine alla penetrazione economica cinese in Thailandia, dunque se il re si indebolisce Pechino si rafforza”. All’origine della crisi della monarchia thailandese, però, vi sono “cause non strutturali ma personali”: il re ha designato come erede il figlio, al punto che si è diffusa la voce che potesse essere la sorella a succedergli. Inoltre “sta cambiando l’equilibrio tra Bangkok e le campagne. La capitale non è più la fonte assoluta di ricchezza, così come le aree agricole non si rassegnano più a vivere passivamente ai margini del potere centrale”. Kaplan sottolinea anche che quel che interessa la Cina è difendere i propri interessi economici: e per questo da una parte ha contatti con le camicie rosse, dall’altra ne mantiene anche con i leader politici e militari di Bangkok.

E poi

Su La Stampa due pagine dedicate alla “guerra dell’acqua” tra Egitto e Africa Nera. I Paesi del sud denunciano gli accordi sostenendo di averne troppo poca, mentre il Cairo minaccia rappresaglie.
Per restare all’Egitto, si segnala una intervista all’ex capo della Agenzia internazionale per l’energia atomica El Baradei, che potrebbe candidarsi nel 2011 alla presidenza (nelle mani di Mubarak da 29 anni). Dice che si candiderà se le elezioni saranno democratiche con lo slogan Taghyer (cambiamento), lanciando una petizione per riformare il processo elettorale e abolire la legge marziale, in vigore dal 1981, e appena prorogata di due anni. “Nessuno è felice” in Egitto, dice El Baradei: “il 42 per cento degli egiziani vive con un dollaro al giorno, il 30 per cento non sa leggere e scrivere, la disoccupazione è dilagante, la corruzione ovunque” . Condizioni per una sua candidatura: Supervisione della magistratura, osservatori internazionali, par condicio, diritto di voto agli egiziani all’estero. Dice ancora El Baradei: “La Costituzione chiude la porta ai candidati indipendenti e – se vuoi farlo con il tuo partito – devi averlo da 4 anni. La sola via è unirsi a un partito esistente, approvato da un comitato controllato dal partito al potere, ma francamente è ridicolo”.

(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)