Le aperture: “Scontro sulla Fiat in Serbia. Dure reazioni alla decisione del Lingotto di spostare i nuovi investimenti da Mirafiori. Protestano Lega, Pd e sindacati. Il governo: riaprire il tavolo”. A centro pagina la manovra: “Tremonti: il no delle Regioni? Scenderanno dai grattacieli”. “Formigoni: fiero dei miei palazzi”. L’editoriale, firmato da Giovanni Bianconi, si occupa delle inchieste sulle stragi di mafia del 1992-1993 e, più in generale, delle inchieste sulle stragi: il prossimo 2 agosto si celebra il trentesimo anniversario della strage di Bologna. “Troppi segreti, poche verità”.
La Stampa: “Il governo: un tavolo sulla Fiat. Il trasferimento in Serbia della produzione: sindacati e Lega contrari. Sacconi: servono relazioni cooperative. Lo chiede anche il Pd. Marcegaglia: evitare conflitti. Polemiche a Mirafiori”. A centro pagina la manovra (“no dagli Enti locali. Tremonti: verranno a trattare”) e le intercettazioni (“Primo sì, anche con i voti di Pd e Udc”).
Europa: “Il governo che inventa nuove tasse e lascia scappare la Fiat. Tutti spiazzati dallo spin off di Marchionne (e dov’è il ministro addetto?). La manovra di Tremonti salvata da Di Pietro. Scontro con regioni e comuni”.
La Repubblica: “Intercettazioni, la norma salva P3. Via libera in Commissione, nella legge un freno alle indagini sulle associazioni a delinquere. Il premier: nel Pdl tutto perfetto. Bufera sul tg1. Berlusconi: ‘Furibonda campagna contro di me, reagiremo”. A centro pagina, con foto, la notizia della decisione della Corte di giustizia Onu: “L’Aja: Kosovo indipendente. Pristina esulta, l’ira di Belgrado”. Commento di Renzo Guolo: “Il timore del contagio”. A centro pagina anche la scelta della Fiat di andare in Serbia. Si riapre lo scontro”, scrive il quotidiano.
Su Il Riformista si parla della elezione dei membri laici del Csm: “L’uomo per il Csm. Annibale Marini. L’ex presidente della Corte Costituzionale è figura autorevole e in passato in buoni rapporti con An. Il Cavaliere contro l’ipotesi Vietti (Udc). ‘Ha già fatto l’accordo con il Pd”. A centro pagina la Fiat: “Sergio non parla piemontese. Il ridimensionamento di Fiat Mirafiori preoccupa una intera città”.
Il Sole 24 Ore: “Federalismo al primo passo. Varato il decreto sugli standard di efficienza della spesa comunale. Tremonti: non torna l’Ici sulla prima casa. Parte la riforma dei servizi locali: in house solo con il sì dell’antitrust”. A centro pagina il “Kosovo in festa”. “Per la Corte Onu l’indipendenza è legittima”.
Il Foglio: “I colonnelli hanno scelto il Cav, ma non vogliono un partito ‘Forza Silvio’. Vertice a Palazzo Grazioli, Berlusconi pensa di rompere con Fini su giustizia e legalità. Ma gli ex di An lo frenano”. Secondo il quotidiano si va “verso un conclave di guerra”.
Libero continua la sua “cronaca di un golpe”, e scrive oggi di una “Caccia alle toghe azzurre”. “Così i magistrati di sinistra preferiscono o puniscono i colleghi che ostacolano i loro piani. Salta lo scudo anti intercettazioni per i parlamentari. Gianfranco e i giudici godono”.
Il Giornale riserva buona parte della sua prima pagina ad uno scritto del 2004 di Oriana Fallaci: “I tradimenti di Fini annunciati dalla Fallaci. ‘Farà la sponda della sinistra’. Si parla di Islam e identità: “Signor Fini, ma perché come capolista dell’Ulivo non si presenta lei?”, concludeva la scrittrice.
Il Corriere della Sera
Fiat
Il Corriere della Sera intervista Carlo Callieri, ex manager della Fiat, capo del personale negli anni dello scontro più duro. Callieri dice che la scissione è la scelta giusta, che Marchionne ha “forse inconsapevolmente” preso un vecchio progetto Fiat degli anni Novanta per mettere insieme Fiat, Chrysler e la componentistica, e che gli va riconosciuto un grande merito. Quanto al futuro di Torino, “il mercato è sempre più duro e competitivo e bisogna conquistarsi lo spazio ogni giorno. Torino può essere ancora il centro gravitazionale della Fiat ma deve rimboccarsi le maniche. Ed è questo il momento per farlo: il prezzo del petrolio sta dicendo da tempo che servono veicoli a basso consumo, in cui la Fiat ha un know how incredibile”. Callieri si chiede anche: “Siamo sicuri che quella produzione (che verrà spostata in Serbia, ndr) era destinata a Mirafiori, o è solo una interpretazione? Per quanto riguarda la Serbia, non si tratta di una cosa nuova, la scelta di andare lì era scontata. Mirafiori oggi è il centro produttivo più vicino alla progettazione, prototipazione e sviluppo dei nuovi modelli. Non potrà più essere la fabbrica monstre del passato. Se sfrutta questa sue capacità non avrà problemi. Deve spingere su efficienza e qualità”. Quanto alla linea di Marchionne con il sindacato, “ogni tanto la mano pesante ci vuole. La Cgil deve fare e non recriminare. Il suo compito, se pensa ancora di rappresentare i lavoratori, è favorire il lavoro qui, non la fuga dall’Italia. Il sindacato deve attrarre e favorire il lavoro”. “E’ arrivato il momento di cambiare modello di relazioni industriali?”. “Il modello va cambiato. Confido nei nuovi vertici sindacali e in particolare in Susanna Camusso, che sono sicuro farà molto bene. Oggi il rischio è molto alto per i lavoratori, ma il sindacato dice: non è questa la nostra cultura”. Cosa dovrebbe fare? “La Chrysler si sta salvando perché i sindacati hanno accettato tagli alle buste paga, soprattutto ai giovani, per evitare di morire”, “la Fiat a Pomigliano non ha chiesto questo, ma di produrre con orari e turni diversi, e di impegnarsi sulla creazione di valore. Accettino”.
Su La Repubblica il sociologo Luciano Gallino scrive che il salario medio dei lavoratori serbi del settore auto si aggira sui 400 Euro al mese. Se questo Marchionne intende per modernizzazione delle relazioni industriali, tenga presente che il costo del lavoro in una industria altamente automatizzata come l’auto rappresenta il 7-8 per cento del costo complessivo di fabbricazione, quindi Fiat, portando la produzione in Serbia, può pensare di risparmiare al massimo tre o quattro punti sul costo totale. La verità è che il vero obiettivo non è la riduzione del costo del lavoro ma “la realizzazione di una fabbrica dove regnano ordine, discipline, acquiescenza assoluta agli ordini del capo, dove il sindacato non fiata”.
Cricca
Il titolo del’editoriale de La Repubblica, firmato da Ezio Mauro, è “La centrale del fango”. Il direttore si riferisce alla fabbrica del dossier contro Stefano Caldoro. Chi fa capire a Caldoro che deve tremare è addirittura il coordinatore nazionale del Pdl (Verdini) – ricorda Ezio Mauro – che lo convoca a Montecitorio, si apparta con lui e gli dice apertamente che sta per informare la vicenda Berlusconi”. La macchina del fango di cui parla Mauro colpì già l’ex direttore di Avvenire Boffo, così come il giudice Mesiano (colpevole di aver scritto una sentenza civile favorevole alla Cir di Debenedetti e contraria a Fininvest), poi Marrazzo (di cui il premier visionò il video che ne ucciderà la carriera politica), nonché Fassino (poiché il premier ricevette i nastri della telefonata tra lui e Consorte) (Per il tramite del Giornale di proprietà della famiglia Berlusconi).
Obama
Sulla prima pagina de La Repubblica si riproduce un commento di di Timothy Garton Ash, che spiega come il premier britannico Cameron abbia in patria la politica che il Presidente americano desidera e necessita. Obama, al pari di Cameron, appartiene politicamente al centro liberale, ed ha cercato più volte accordi trasversali: sulla riduzione del deficit e il pacchetto di stimolo all’economia il Presidente Usa vorrebbe tanto avere la solida maggioranza parlamentare di cui gode Cameron grazie alla coalizione bipartisan tra conservatori e liberaldemocratici. A dispetto dei molteplici compromessi, nessun Repubblicano alla Camera dei rappresentanti ha votato la riforma sanitaria di Obama. La legge di riforma finanziaria ha raccolto solo tre voti repubblicani al Senato. Sui media gli americani sono “bombardati da un bipartitismo polarizzato”. Quella polarizzazione del Paese in America blu ed America rossa è lo stereotipo che Obama si era prefisso di confutare durante la campagna elettorale sostenendo che non esistono Stati blu e Stati rossi. Qui entra in gioco però, secondo Garton Ash, lo scollamento tra il numero sempre maggiore di elettori che si definisce indipendente e quella stessa polarizzazione. Perché questa evoluzione politica non trova specchio nel Congresso e nei Media? Per Ash una delle risposte è il jerrymandering, ossia “la prassi di determinare i confini dei distretti elettorali in modo che un partito ne tragga vantaggio”, i collegi elettorali sono disegnati tenendo presente che i membri della Camera devono ripresentarsi alle elezioni ogni due anni, e sono stimolati a consolidare la loro base di voto. Altrettanto importante è il ruolo determinante che hanno i media negli Usa, il cui potere è enorme. Ash sottolinea quanto si sia rafforzata negli anni la faziosità dei media americani, una volta sparita la cosiddetta dottrina della imparzialità cui essi erano obbligati ad adeguarsi. Una delle differenze più visibili tra la politica britannica si può sintetizzare in tre lettere: BBC.
Per meditare
Timothy Garton Ash, nel suo articolo, cita la vicenda – raccontata oggi da tutti i quotidiani italiani – della funzionaria del Dipartimento di Agricoltura Usa, Shirley Sherrod, una donna nera accusata di razzismo per aver rifiutato aiuto a un contadino bianco. Incastrata da un video di sostenitori del Tea Party, movimento anti-welfare conservatore, diffuso a ripetizione dalla emittente tv Fox, la Sherrod è riuscita, recuperando testo e video integrali, a dimostrare che la versione era stata ampiamente tagliata e manipolata. Un blogger del Tea party – ricostruisce La Stampa – aveva messo online alcuni stralci di un discorso fatto lo scorso 27 marzo dalla funzionaria ad un banchetto della Naacp, la più rappresentativa organizzazione degli afro-americani, nel quale lei ammetteva di non aver aiutato un agricoltore bianco “come avrei dovuto”, visto che “sta tentando di dimostrarmi che è superiore a me”. Tra le frasi più incriminate c’era quella in cui la Sherrod confessava imbarazzo perché “mentre tanti neri avevano perso la loro terra, io mi trovavo ad aiutare un bianco a salvare la sua”. La versione integrale la scagiona perché dal contesto si evince che le frasi sotto accusa altro non erano che una drammatica confessione dei sentimenti con cui si trovò a combattere arrivando alla conclusione che “non si tratta di aiutare bianchi o neri, ma solo gente che ha bisogno”. E ancora: lavorare con l’agricoltore bianco mi ha fatto comprendere come stanno le cose, che siano bianchi o neri o ispanici, ho realizzato l’importanza di tendere la mano a tutti i poveri. Dopo averla licenziata, Obama ha telefonato alla Sherrod chiedendole di accettare di tornare al suo posto, e, in un colloquio durato sette minuti, ha espresso “rincrescimento”.
E poi
Europa dedica una intera pagina a come quelli che definisce “i Tremonti d’Europa” stanno affrontando la crisi. Si riferisce ai ministri dell’economia francese Christine Lagarde (“il volto umano del sarkozismo”, eletta dal Financial Times migliore ministro delle finanze della zona euro per il 2009), tedesco Wolfgang Schauble (“il regista della Merkel”), contestato dai liberali al governo, ma determinato a seguire a tutti i costi l’idea di una politica di rigore del bilancio, e il baronetto britannico George Osborne, “la controfigura di Cameron”, paladino dei banchieri contro gli attacchi degli “eurocrati” di Bruxelles.
(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)