Le aperture
La Stampa: “Il premier: farò causa allo Stato”, “Caso Ruby, la procura di Milano: prove evidenti contro Berlusconi. Il Pdl: sono un’avanguardia rivoluzionaria. Il Pd: toni terroristici”, “I pm depositano la richiesta di giudizio immediato. Oggi il Cavaliere da Napolitano, ma il Quirinale smentisce”.
Il Corriere della Sera: “‘Pm eversivi, farò causa allo Stato'”, “Berlusconi pronto a portare al Quirinale il decreto sulle intercettazioni”, “La richiesta di giudizio immediato provoca un documento Pdl contro i magistrati”. L’editoriale in prima, firmato da Dario Di Vico, è dedicato alle misure sulla crescita presentate ieri al Consiglio dei ministri “Strada giusta, passo breve”.
La Repubblica: “Berlusconi: guerra totale ai pm”, “Chiesto il processo immediato, il premier: è eversione. Scontro con Napolitano”, “La procura: prove evidenti. Il Cavaliere furioso: farò causa allo Stato. Il Pdl: a Milano avanguardia rivoluzionaria. Pronto decreto sulle intercettazioni”. A centro pagina: “Sì al piano-crescita, Marcegaglia: troppo poco”, “Via libera a incentivi e libertà d’impresa, ma Tremonti smonta il pacchetto del presidente del Consiglio”.
Il Sole 24 Ore: “Superborse all’attacco dei listini”, “Londra, Milano e Toronto sfidano l’asse tra Wall Street, Parigi e Francoforte”. E solo in taglio basso della prima: “Crescita, parte solo un mini-piano”, “Per Marcegaglia effetti limitati nell’immediato, ma è un primo passo”. In prima anche un richiamo all’intervista che il quotidiano ha fatto alla segretaria Cgil Susanna Camusso (“Governo assente, tocca alle parti sociali” e sull’art. 41, “in nome della semplificazione si cancella il sistema dei controlli”).
Il Foglio, sotto il titolo rosso “Un Tesoro di ostacoli”, scrive che “Il piano crescita c’è, il timbro di Tremonti no: la ‘sua’ eurofrustata di marzo non sarà a costo zero”. E, di fianco: “Per il liberista ex Pd Nicola Rossi l’unica frustata liberale del governo è la modifica dell’art. 41”. E il commento di Francesco Forte: “Il contropiano va piano”. A centro pagina si riproduce il documento del Pdl contro “l’assedio giudiziario a Berlusconi”, sotto il titolo: “I pm eversivi non pasaran!”. In prima anche la politica internazionale, con attenzione alla tre giorni dei conservatori Usa: “Alla festa del Gop non si va d’accordo neppure sul Patriot Act”.
Libero e Il Giornale puntano sugli sms di cui ieri si dava conto sui giornali, indirizzati dalla soubrette Sara Tommasi a Berlusconi
Libero: “Guerra santa”, “Sms deliranti dati in pasto ai giornali, la Procura di Milano vuole il processo subito anche senza sentenza: tutto va bene per sputtanare Berlusconi. Che prepara un decreto contro le intercettazioni e sbotta: ‘E’ uno schifo, farò causa allo Stato”.
Il Giornale: “Ecoo i messaggini da pazzi”, “Alieni, macumbe, nazisti: nella storia della showgirl Tommasi i magistrati credono persino a questi sms. Il caso di Paolo Berlusconi”. E poi la reazione della figlia del premier, anche lei chiamata in causa negli sms citati: “Lo sdegno di Marina. Il Cavaliere: ‘Giudici eversivi, farò causa allo Stato'”.
Anche qui un commento di Francesco Forte sulle misure varate ieri per l’economia: “Il piano è un buon inizio, ma ora serve qualcosa di più”.
Il Fatto: “Il decreto golpe”, “La Procura di Milano deposita ‘prove evidenti’ sul caso Rubi. Il Caimano rispolvera la legge Bavaglio e dice: ne parlerò con Napolitano. Che lo gela: non è previsto alcun incontro”.
L’Unità: “Attacco allo Stato”, “Berlusconi senza freni. Furioso per la richiesta di giudizio immediato dei pm: ‘Denuncio l’Italia”.
Il Riformista: “Un golpettino”, “Caso Ruby: alla richiesta di rinvio a giudizio immediato (‘Ci sono prove evidenti’), il Pdl risponde così: ‘I pm milanesi sono un’avanguardia rivoluzionaria’. Berlusconi annuncia che farà causa allo Stato. Colle in allarme. Rispunta un decreto sulle intercettazioni. Ah, c’è il piano crescita: Tremonti gli dedica tre minuti in Consiglio dei ministri”.
Inchieste
La Repubblica intervista il procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati, che ieri ha spiegatro in conferenza stampa la decisione di chiedere il rito immediato per il premier in relazione al Ruby-gate. Il premier sostiene di aver fatto la telefonata in questura nelle vesti di responsabile dell’esecutivo per motivi di diplomazia internazionale. Bruti Liberati: “Il presidente del consiglio non ha nessun potere specifico diretto a una forza di polizia. Il contesto ci dice che questo intervento non ha comportato nessun abuso di funzione, ma un abuso di qualità. Nella richiesta di giudizio immediato abbiamo confermato la tesi che non si trata di un reato ministeriale dopo aver preso in considerazione anche gli atti pervenuti dalla Camera in cui il relatore ha proposto la restituzione del fascicolo e le memorie difensive. Inoltre, va esclusa la competenza territoriale del Tribunale di Monza sull’accusa di prostituzione minorile perché la connessione con il reato più grave di concussione commesso invece a Milano trasferisce anche la competenza territoriale”. Il procuratore di Milano dice poi che non è prevista alcuna trasmissione di documenti da parte della procura di Napoli. Sono infatti i pm partenopei ad occuparsi degli sms di Sara Tommasi: anzi, il Corriere sottolinea che Bruti Liberati “appare quasi infastidito quando si ipotizza un’attività in comune con i pubblici ministeri partenopei, e questo costringe il capo dell’ufficio di Napoli a diramare una nota per precisare che ‘nessuna connessione emerge tra le due indagini e dunque è destituita di ogni fondamento la notizia di una riunione di coordinamento che si terrà nei prossimi giorni”.
Il Giornale descrive invece “le anomalie dell’inchiesta di Napoli”: un’indagine su droga e banconote false, in cui però la Tommasi non è indagata, non è mai stata interrogata, e dopo esser stata intercettata nonostante fosse parte lesa, è stata prima sputtanata sui giornali e poi perquisita.
La Tommasi viene intervistata da La Repubblica: dice di non essere una escort, di esser delusa da “Silvio”, perchè “un leader non fa festini”. Dice di conoscere bene Lele Mora ed Emilio Fede. Dice anche che a Palazzo Grazioli, alle “serate” c’erano ministri e ministre, oltreché Giampaolo Tarantini e “tante ragazze”.
Esteri
Il vicepresidente egiziano Suleiman, considerato il garante della transizione, “l’uomo che piace a Stati Uniti e Israele”, come ricorda La Repubblica, ieri ha parlato di un rischio golpe: “L’alternativa al dialogo è un colpo di Stato che porterebbe a conseguenze affrettate e incalcolabili”.
Il Corriere della Sera spiega che migliaia di lavoratori egiziani hanno deciso di scioperare e di unirsi alla protesta (hanno lasciato le fabbriche in molte città, ieri tremila ferrovieri hanno bloccato i treni ed oggi scioperano i bus della capitale). Gli Usa hanno invitato ad abolire le leggi d’emergenza, ma il ministro degli Esteri Gheit ha respinto con durezza le pressioni della Casa Bianca dicendo che “non sono utili” e affermando che l’esercito potrebbe intervenire per evitare il caos (“Dobbiamo proteggere la Costituzione anche se viene emendata”).
Anche su Il Sole 24 Ore: “Al Cairo ora esplodono gli scioperi”, “Alle rivendicazioni politiche si aggiungono le richieste salariali che danno forza all’opposizione”.
Di Egitto e mondo arabo si occupa Il Foglio, che intervista Reuel Marc Gerecht, senior fellow della Foundation for Defense of Democracies: “Se Islam e democrazia si sposano, i dittatori sono finiti”. Dice che “i più importanti movimenti islamici oggi considerano le elezioni, e non la rivoluzione, lo strumento fondamentale di cui dispone la società per mantenere e preservare i cosiddetti ‘akhlaq’, gli usi e costumi che definiscono un bravo musulmano”.
La Stampa racconta che “il vento del Cairo” è arrivato nella Striscia di Gaza: si parla della rivolta dei blogger, secondo cui Gaza è stufa di Hamas. E gli islamisti proibiscono le manifestazioni.
Su Il Sole 24 Ore anche un’intervista ad un esperto di Yemen della Georgia State University, Isa Blumi: “Dubito che in Yemen vi sarà un vero cambiamento, anche se in seguito alle proteste di queste settimane il presidente Saleh potrebbe essere rimosso dall’incarico che detiene dal 1978”.
“Angela dei miracoli” è il titolo di una lunga analisi che il Foglio dedica alla ricetta competitività della Germania guidata dall Merkel, che “vuole esportare” il modello in Europa.
E poi
L’inserto R2 de La Repubblica è dedicato al multiculturalismo, dopo la denuncia del suo fallimento da parte della cancelliera Merkel e del premier Cameron. Ne scrivono: il sociologo francese Alain Touraine (“Senza integrazione il rispetto della diversità produce l’antagonismo di etiche e pratiche che finiscono per eliminare la coesistenza civile”) e il direttore di Reset Giancarlo Bosetti (che sottolinea come si tratti di una “caricatura di un modello”). Interviene anche il teorico della Terza via blairiana Anthony Giddens che, intervistato, dice: “Deve essere bandita ogni forma di relativismo, va data priorità ai diritti umani”, ma con le comunità serve un dialogo costruttivo.
(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)