Le aperture
Il Corriere della Sera: “Proposta per il dialogo con gli studenti” è il titolo di un corsivo firmato da Dario Di Vico e Maurizio Ferrera, in cui si torna alla proposta di Mario Monti di dotarsi di un “ministro del Futuro”, “una sorta di garante dei diritti delle giovani generazioni che nella compagine governativa avesse il potere di intervenire contro i provvedimenti miopi che consolidano gli (iniqui) assetti vigenti”, ed avesse “la lungimiranza di introdurre nell’agenda delle scelte del Paese una serie di azioni di tutela degli outsider”. Secondo i due la “strategia dei tagli lineari” del ministro Tremonti ha “mascherato una doppia incapacità, di scelta e di decisione”. E la riforma dell’università è stata una “menomazione” che, anche per i tagli alle risorse, “è stata percepita come una rottamazione di chance”.
Il grande titolo a centro pagina è per la politica: “Casini apre a Berlusconi. Il leader Udc: se il premier fa un appello alla responsabilità, noi risponderemo. Napolitano: resisto al voto anticipato per il bene del Paese”. Ancora sulla politica l’editoriale del quotidiano milanese, firmato da Ernesto Galli della Loggi: “L’orecchino populista. La sinistra e il fenomeno Vendola”. A centro pagina il quotidiano milanese si occupa delle nuove notizie dai file di Wikileakjs: “Calipari, il dossier Usa. Roma frenò le indagini? Palazzo Chigi: è falso. Pubblicati nuovi file segreti di Wikileaks”. A fondo pagina: “Accusa all’Eni: evasione fiscale da 1,7 miliardi. I pm di Milano preparano la richiesta di rinvio a giudizio per nove manager”.
La Repubblica. “Napolitano: no alle elezioni. Per il capo dello Stato ci sono ‘troppe incognite e la legislatura deve continuare’. Veltroni e Bersani: le primarie non vanno abbandonate. Berlusconi accusa Fini: complotta con i giudici. La replica: barzelletta”. A centro pagina: “Gasparri ai genitori: tenete i figli a cassa, nei cortei potenziali assassini”. Il Pd al capogruppo del Pdl: sobillatore. Il Colle: ascoltate gli studenti”. Su Gasparri e le polemiche un articolo di Adriano Prosperi (“Dottor Stranamore”) e un articolo in cui si racconta la storia del giovane colpito da un altro manifestante con un casco: “Manuel: così ho colpito Cristiano”.
E poi: “Su Calipari il governo frenò le indagini”. “I dispacci di Wikileaks imbarazzano l’Italia”.
Il Fatto quotidiano: “Allarme son fascisti. Dietro Gasparri che parla di ‘studenti assassini’ c’è chi spera nella violenza di piazza per rafforzare un esecutivo in agonia. In gioco la libertà di manifestare”. L’editoriale è firmato da Furio Colombo: “Governo con il morto”. A centro pagina: “Confermato: Così Berlusconi e Fini imbrogliarono il Parlamento su Calipari. Gli Usa: gli italiani depistano le indagini per favorirci”.
La Stampa: “Calipari, gli italiani cercarono di fermare l’inchiesta dei pm”. “Wikileaks rivela un dispaccio dell’ambasciatore Usa”. “La replica di Palazzo Chigi: tutto falso”. Titolo grande: “Napolitano: no alle elezioni”, “il capo dello Stato chiede un salto di qualità ai partiti: avanti con la legislatura, ma l’azione dell’esecutivo sia efficace”. E poi: “Il premier: patto Fini-giudici. Poi smentisce. Il leader Fli: barzellette”. Sulla scuola le parole del ministro dell’istruzione, che concede una intervista al quotidiano: “Gelmini: non c’è dialogo con chi sa solo insultare”, “ma vale la pena affrontare le proteste”. Un richiamo anche per le parole del capogruppo Pdl al Senato Gasparri, ancora sulle manifestazioni: “Domani in corteo potenziali assassini”.
Il Foglio: “Il Quirinale dà un aiuto al Cav ma lo condanna a governare con Casini. Napolitano invita al dialogo per non buttare la legislatura, terzopolisti tentati: primo test, la legge Gelmini. Con Fini ancora muso duro”. In prima una intervista a Giorgio La Malfa, sulla situazione Fiat, sotto il titolo: “Ascoltate l’urlo di Sergio”; per La Malfa, ex ministro del Bilancio e vicino come il padre Ugo alla Fiat, Confindustria e Cisl non possono stare sulla difensiva rispetto all’innovatore Marchionne che vuole solo crescere crescere crescere. Sulla politica internazionale si ricorda che oggi al Senato americano è previsto il primo voto per la ratifica del nuovo Start, trattato per la riduzione delle armi nucleari che Obama ha firmato ad Aprile con il presidente russo. Il titolo: “In tre giorni Obama si gioca lo Start atomico contro i repubblicani”. Si spiega che il leader repubblicano McConnel “guida il fronte che non vuole favori strategici a Mosca e lascia i Dem senza i voti necessari”. Insomma, secondo il quotidiano, si tratta di un altro successo a rischio.
L’Unità: “Così hanno tradito Calipari. In un cablo del 2005 l’ambasciatore Usa svelava: il governo italiano vuole lasciarsi la vicenda alle spalle. Paura dell’inchiesta. L’obiettivo era evitare che le indagini potessero smentire il rapporto che definiva ‘non intenzionale’ l’uccisione del funzionario”.
Il Giornale: “Addio Pdl, torna Forza Italia. Rivoluzione nel centrodestra. La sigla non funziona più, e il Cav punta a ricreare il binomio con An. Per annientare Fli. Patto tra Fini e i magistrati: è giallo su una frase di Berlusconi”. Di spalla: “Gasparri: ‘Nei cortei potenziali assassini. Tenete a casa i figli'”.
Libero ha in prima la caricatura di un Fini legato alla poltrona, che dice: “La poltrona sono io”, ”gli uomini passano, le istituzioni restano’, sentenzia il leader Fli, che poi però riflette sui suoi 20 mila euro netti al mese e su tutti i privilegi della carica e conclude: ‘dimettermi? Mai…'”
Il Sole 24 Ore: “Nelle case metà della ricchezza. Per Bankitalia patrimonio netto delle famiglie a 8600 miliardi: il mattone è la voce principale, meno Bot e più risparmio postale. Nel primo semestre calo dello 0,3 per cento, ma il debito privato è tra i più bassi”. “Un primato che Obama ci invidia” è il titolo dell’editoriale di Marco Fortis. A centro pagina Napolitano e il suo “appello alla responsabilità”. “No alle elezioni, ma serve un salto di qualità”. In prima anche un richiamo al percorso al Senato del disegno di legge sull’università: “DDl università, corsa per anticipare a oggi il voto finale”. “Sprint della maggioranza per anticipare a oggi il voto finale al Senato sulla riforma dell’università. Dialogo con i manifestanti ma nessuno sconto ai violenti: è questa la linea decisa dal Viminale in vista delle manifestazioni di protesta contro la riforma previste per oggi e domani. E il capo dello Stato Napolitano definisce i cortei come spie del malessere”.
Berlusconi-Fini-Casini-D’Alema
Sul Giornale e su Libero ci si sofferma su quello che viene definito il “giallo” su una frase che Berlusconi avrebbe pronunciato ieri incontrando i suoi parlamentari. Libero la riassume così: “Gianfranco è protetto dai pm”, “ha dato una sponda all’Anm sulle intercettazioni: c’è un patto con loro”. E Il Giornale: “La legge sulle intercettazioni è arenata dopo un incontro tra Gianfranco e il capo dell’Anm”. Secondo il quotidiano sarebbe stato lo stesso presidente dell’Anm Palamara a consegnare alla finiana presidente della commissione giustizia Giulia Bongiorno, un gruppetto di emendamenti al provvedimento sulle intercettazioni. Maurizio Belpietro, direttore di Libero, prende spunto dalla apparente indole da gaffeur del Cav, e dice: “Santi in tribunale, gaffes per finta. Silvio ha ragione, lo dimostrano i giudici che hanno archiviato il caso Montecarlo.
Lo stesso quotidiano annota tuttavia che il Terzo Polo ha annunciato che si asterrà alla Camera sulla mozione di sfiducia predisposta da Italia dei Valori nei confronti del ministro Calderoli. Ci sarebbero dubbi invece sulla riforma Gelmini.
Il Corriere sintetizza: “Il terzo polo si blinda sulle scelte in aula”, decidendo la linea comune sui prossimi temi. L’Udc sarebbe orientata al dialogo, anche sulla giustizia. Ma, fino alla sentenza della Consulta sul legittimo impedimento, è azzardato fare previsioni sul futuro.
Il Foglio riassume così la situazione politica: “Silvio Berlusconi è convinto di poter giocare di sponda con Pierferdinando Casini, che il leader dell’Udc sia sincero quando parla di ‘metodo Obama’, e pensa pure che già domani, al Senato, sulla riforma universitaria, si potranno intravedere segnali di dialogo”. Secondo il quotidiano “una sorta di negoziato preliminare si è aperto”, tenendo presente anche l’astensione sulla sfiducia a Calderoli. “Casini appare aver preso sul serio gli inviti delle gerarchie vaticane, della Confindustria, dei sindacati riformisti (e ieri anche del Quirinale) a lavorare per la governabilità”. Per Il Foglio anche il Pd bersanianao non punta ad un’alleanza con il Terzo polo: l’offerta di collaborazione è rivolta a Casini, con l’appendice di Rutelli e non al presidente della Camera, anche se non si può chieder all’Udc di rompere “con il neoalleato Fini”.
Il Corriere della Sera scrive che i vertici del Pd vanno maturando la decisione di non rinchiudersi in una alleanza marcatamente di sinistra con Vendola e Di Pietro, e di non dare per scontate le primarie. A spingere in questa direzione è Massimo D’Alema: “Con uno schieramento di quel tipo non andiamo da nessuna parte. E poi, se ci dividiamo in tre poli, rischiamo di far vincere Silvio Berlusconi”. Si punta quindi su un avvicinamento con Casini, cui si potrebbe promettere la candidatura alla premiership. Resterebbe fuori solo Idv, perché D’Alema è convinto che anche Vendola potrebbe dire di sì.
Il quirinalista del Corriere Marzio Breda, spiegando la logica in cui si muove il presidente Napolitano, punta l’attenzione sulle parole da lui pronunciate ieri: Napolitano ha dichiarato di sentirsi “tenuto a resistere, nell’interesse generale, alla improvvida prassi italiana degli scioglimenti anticipati, specie in periodi così gravidi di incognite”. Il che significa, per il Corriere, alzare un argine davanti a chi (da entrambi i fronti politici) insiste da mesi nell’indicare le urne come una sorta di appello in cassazione cui rivolgersi per risolvere i conflitti. La bussola che seguirà Napolitano, lo porterà comunque ad escludere ribaltoni nel caso di una caduta dell’Esecutivo.
Infine da segnalare, dal Sole 24 Ore, l’idea che pare voglia lanciare Berlusconi: cambiare nome al Pdl. Il nuovo simbolo servirebbe ad evitare contenziosi con Fli.
Esteri
Il Sole 24 Ore si occupa delle elezioni in Bielorussia: si sono tenute domenica scorsa, l’Osce ha definito le procedure di spoglio delle schede “non trasparenti”. Il titolo: “Pugno di ferro di Lukashenko”, “fermati sette candidati su nove dell’opposizione”, 600 persone arrestate. Lui, Lukashenko, eletto per la quarta volta, definisce i manifestanti “banditi, vandali”. “In Bielorussia non ci sarà alcuna rivoluzione”, ha detto Lukashenko.
Un reportage con copyright Le Monde viene offerto ai lettori de La Stampa. A firmarlo è Piotr Smolar, il titolo riassume così la situazione: “Bielorussia, l’ultimo kolkhoz dell’Unione Sovietica. Nell’economia pianificata lo Stato controlla tutto, anche i prezzi della vodka”. Smolar parla di “un capitalismo burocratico”: il settore privato è solo il 25 per cento e le grandi aziende sono in mano ai clan del potere.
Su La Repubblica da segnalare anche una intervista alla ex premier ed ex leader della rivoluzione arancione in Ucraina Yulia Timoshenko, sotto indagine con l’accusa di aver distolto fondi destinati all’Ambiente per pagare le pensioni: accusa l’Europa di ignorare la repressione in corso da quando al potere è arrivato il filorusso Yanukovich, in nome degli affari. In questo Paese – dice “si uccidono giornalisti scomodi, si processa l’opposizione. Vorrei che Usa ed Europa non legittimassero così tanto questo regime”, dice. Ha passato 40 giorni in carcere, rischia dieci anni.
Il Foglio, con Andrea Affaticati, si occupa di Amburgo: “Chiamatela Amburghistan. Così il mito dell’11/9 e il garantismo tedesco hanno fatto della città una Mecca jihadista”. Per i giovani islamisti di tutta Europa era diventato un sogno inginocchiarsi sul tappeto sul quale aveva pregato Mohamed Atta, mente dell’attentato dell’11 settembre. Tutti volevano passare per la moschea di Amburgo, la Al Qud, ribattezzata poi Taiba. Dopo nove anni è stata chiusa. Con intervista al vicecapo dei servizi di sicurezza tedeschi.
Dal Corriere della Sera: “Teheran, sei anni di carcere al regista dissidente Panahi”, “per vent’anni non potrà viaggiare né girare film”, “non potrà avere contatti con i media nazionali e stranieri”. L’autore di Il palloncino bianco, Il cerchio, L’Oro rosso e Offside, ha appoggiato l’Onda verde del 2009. Era stato arrestato per la prima volta nel luglio di quell’anno al cimitero dove era sepolta Neda, la ragazza simbolo delle proteste. Rilasciato, e poi privato del passaporto, è stato riarrestato nel marzo 2010, con l’accusa di preparare un film contro il regime. Da anni amici e famiglia insistono perché se ne vada dall’Iran, aveva offerte di lavoro in Francia, ma ha sempre rifiutato.
Il Sole 24 Ore racconta che all’ingresso della sua casa di Teheran tiene in vista una grande locandina di Ladri di biciclette. Ricorda di esser stato promosso per una tesi all’Università sul film di De Sica da un professore che poi, diventato responsabile della censura, ha bloccato in Iran la distribuzione del film.
La Stampa intervista l’avvocato di Sakineh, la donna condannata alla lapidazione, che torna sulla vicenda e spiega che non è più potuto tornare in Iran per assisterla: la sua colpa è stata denunciare in una intervista alla tv tedesca l’amputazione della mano a cinque condannati per rapina. Torna sulla vicenda di Sakineh, sottolinea quanto l’ordinamento giudiziario iraniano sia contradditorio. Per i delitti comuni, spiega, il sistema di garanzie è sulla carta equilibrato. Ma il giudizio “arriva in base alla sharia, quindi discrimina a priori, per esempio, le donne”. “Poi ci sono tutta una serie di reati che attengono alla sicurezza pubblica, perseguiti senza nessuna garanzia dalle forze di repressione, in definitiva dai pasdaran”.
Restiamo a La Stampa per una corrispondenza da New York sulla politica estera Usa: “Costa d’Avorio, Obama alza il tiro. Sanzioni al presidente uscente Gbagbo. Referendum in Sudan, pressing su Bashir”. Spiega il quotidiano che la Casa Bianca punta sul referendum in Sudan, convinta che la separazione del sud da Khartoum avrà effetti positivi anche sul Darfur, spingendo il governo sudanese a collaborare con la comunità internazionale per la protezione dei civili. Obama ha quindi scritto ai leader di Libia, Egitto, Ciad, Uganda Kenya, Sudafrica, Nigeria, Ruanda e Unione Africana per chiedere collaborazione affinché si tenga il referendum.
Su Il Foglio si evidenzia invece che il Presidente del Sudan Bashir, di fronte alla prospettiva di un referendum, ha detto che “se secessione ci sarà, allora questo Stato – che diventerebbe di fatto Sudan del nord – ‘cambierà la Costituzione'”, e, quindi, “la fonte legislativa sarà la sharia”, “non si parlerà più di diversità di cultura e di etnia”.
(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)