“Martedì 26 ottobre, un giorno dopo l’ammissione da parte della Grecia dei respingimenti illegali avvenuti in mare, quattro piccole anime sono annegate al largo dell’isola di Chios. Il mio dolore in questo momento è senza confini perché, nonostante tutto, io ancora non mi capacito di come tutto ciò possa accadere. Ancora, ancora, e ancora. Poi ipotizzo che questi corpicini fossero tra coloro illegalmente respinti in mare nei giorni precedenti e non riesco a fare a meno di provare un tormentoso senso di ingiustizia e una amara rabbia.
Mi chiedo quale bella fiaba i genitori avessero raccontato loro quella mattina prima di salire sulla barca che poche ore dopo sarebbe diventata la loro tomba. Chissà, forse erano emozionati per questo viaggio, irrequieti all’idea di raggiungere un nuovo continente, o incuriositi da questa barca un po’ simile a un pallone gonfiato (così una volta la definì un mio assistito), o forse erano solo impauriti perché era la prima volta che vedevano una vasta distesa di acqua.
È ormai un mese che sono a Lesvos e le emozioni giorno dopo giorno si susseguono rapide come il vento che soffia su quest’isola, con la differenza che il vento porta via le nuvole mentre queste emozioni portano con sé nuvoloni neri come la pece e pesanti come il piombo. Due settimane fa avevo già provato una simile rabbia – e, chi mi conosce lo sa, è raro che qualcosa mi faccia arrabbiare. La Guardia costiera italiana aveva appena operato, durante un soleggiato pomeriggio di ottobre, un brutale respingimento in mare. Invece di adempiere all’obbligo di diritto internazionale di soccorso in mare di persone in difficoltà, le aveva consegnate alla Guardia costiera greca dopo che il loro motore era stato accuratamente distrutto e riportato nelle acque turche prima di essere lasciato alla deriva.
Gli arrivi sulle isole greche del mar Egeo continuano a essere numerosi. Anche stamani, un nuovo gruppo che – da fonti non ufficiali – sembrerebbe essere costituito in grande maggioranza da minori, ha raggiunto Lesvos. Questi arrivi sono tutti, senza eccezioni, drammatici. Perché anche chi riesce a raggiungere la terra ferma rischia di essere violentemente catturato – in violazione di qualsiasi quadro normativo – e forzato a salire su una barca poi abbandonata in mezzo al mare. La tragedia di martedì è vergognosa e inaccettabile, ma il peggio è che alla luce di come le autorità gestiscono i nuovi arrivi via mare è quasi un miracolo che non ci siano quotidianamente tragedie simili. Non salvare vite in mare è una grave violazione del diritto internazionale; mettere in pericolo persone che cercano protezione è un crimine contro l’umanità.”
(Nella foto, la manina di un piccolo afgano, nostro assistito, arrivato a Lesvos col gommone]
Un’altra puntata del racconto di Eléna Santioli (nella foto a fianco) che ritorna a raccontare a Grey Panthers le sue esperienze all’estero, come operatrice sul campo in progetti di assistenza legale a favore dei richiedenti asilo. L’abbiamo conosciuta durante la sua prima esperienza nel Kurdistan iracheno, l’abbiamo seguita nelle sue esperienze personali e nei disagi affrontati, e la ritroviamo quest’anno nelle isole del Mar Egeo.
“Da sempre interessata da quelli che io considero «terremoti umanitari», ho conseguito una doppia laurea in Giurisprudenza italiana e francese e un Master avanzato in Diritto Internazionale, e prodotto una tesi sulla Lotta contro la Tratta dei Minori nel diritto internazionale. A Parigi, insieme ad altri studenti della Sorbona, ho fondato l’associazione Réfugiés Bienvenue, e sono in seguito stata nominata Segretaria Generale della Delegazione parigina di Terre des Hommes France (TDHF). In Senegal, ho effettuato uno stage per la Divisione Assistenza ai Migranti (MAD) presso l’Ufficio Regionale dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) di Dakar. Infine, ho lavorato presso la sede di Parigi di Première Urgence Internationale (PUI), prima di essere selezionata come Grants Officer per la missione di PUI in Iraq. Ho lavorato a Samos, Grecia, collaborando a un progetto di Avocats Sans Frontières (ASF) France mirato a fornire assistenza legale gratuita ai richiedenti asilo sull’isola. Ora mi trovo o a Lesvos.