Io abito con un cane, un gatto e un marito.
A casa nostra c’è un divano dell’Ikea, il Klippan.
Il nostro Klippan è rosso e si trova in cucina.
Circa quattro anni fa al Klippan è ceduto un bracciolo.
Nota di poco interesse, forse, ma quel cedimento significa molto.
Ecco perchè.
A casa nostra per circa un anno ha vissuto una persona cara, il papà di mio marito.
Enzo era simpatico, gentile, ma malato. Diventare anziani non è necessariamente brutto, ma alcune persone col sopraggiungere della vecchiaia devono vedersela con la malattia silenziosa: l’Alzheimer. Il fatto che si chiami malattia degenerativa non è un caso. I malati di Alzheimer, e quindi anche Enzo, manifestano dei momenti di estrema irrequietezza fisica. Provate però a pensare ad un anziano che si vuole muovere continuamente, che non riesce a stare fermo. Sembra essere una contraddizione in termini, eppure è così. Enzo aveva dei momenti in cui non riusciva fisicamente, anzi mentalmente, a stare seduto sul divano, il Klippan appunto. Certo non è un divano molto comodo per un anziano, ma non era questo il problema. L’irrequietezza era semplicemente uno dei sintomi della malattia. E allora Enzo passava pomeriggi ad alzarsi dal divano per poi tornare a sedersi e così via per ore. Ovviamente il gesto di sollevarsi e di rimettersi seduto non era affatto semplice per lui, il divano era troppo basso e lui troppo insicuro sulle gambe. Quindi Enzo metteva tutta la forza che aveva su quel bracciolo e lo usava come perno per portare a compimento quei gesti quasi involontari. Lentamente il bracciolo ha iniziato a cedere sotto il suo peso, ogni giorno la conca su di esso si faceva più profonda, fino a che ha praticamente ceduto.
Noi il divano Klippan ce lo abbiamo ancora. Capita spesso che qualche amico ospite ci chieda, magari facendo una battuta, cosa sia successo al divano e noi rispondiamo con un sorriso per non turbare con una storia un po’ triste il nostro ospite. Il divano Klippan è al centro della casa, nella stanza più frequentata. Ce l’abbiamo sempre davanti agli occhi e quel bracciolo è sempre lì a ricordarci di Enzo. All’inizio il ricordo si faceva spesso doloroso, ma pian piano abbiamo iniziato a ricordare le sue battute, il suo fare a volte sornione e siamo riusciti persino a sorridere di alcuni momenti tragicomici frutto della malattia.
Il bracciolo del divano Klippan mi ha fatto venire in mente la concezione del divenire di Aristotele. È come se quel bracciolo compromesso inizialmente avesse simboleggiato la privazione: era un bracciolo rotto così come la mente di Enzo era ormai compromessa. Il tempo ha iniziato invece a dare forma a quel bracciolo. Oltre al tempo anche il nostro gatto, che adesso usa la conca come cuccia, ha contribuito a dargli forma, dove per forma si intende l’acquisizione di un significato. Laddove c’era assenza ora c’è presenza: ci sono ricordi, ci sono sorrisi e c’è un gatto.
E’ vero però che il sostrato rimane lo stesso: l’amore.