I Capi di Stato e di Governo hanno discusso i 5 punti chiave per mettere in pratica la Roadmap per la stabilità e la crescita che il Presidente Barroso ha presentato un paio di settimane fa: la Grecia e la concessione della sesta tranche del prestito congiunto UE e FMI; l’intervento del settore privato e l’ammontare delle perdite cui i creditori dello Stato greco dovranno far fronte; la ricapitalizzazione delle banche; il “Fondo salva Stati”, cioè lo strumento di intervento da attivare per i Paesi in crisi sul fronte del debiti; il futuro della governance economica della zona euro, con l’identificazione dei passi necessari per rinforzarla e applicare davvero il metodo comunitario nelle decisioni di politica economica.
Roba pesante, insomma, quasi tutta proposta nei mesi, nelle settimane e nei giorni scorsi dalla Commissione e dalle altre Istituzioni comunitarie, per uscire dalla crisi, creare crescita e con essa occupazione, e garantire il futuro dell’Europa come soggetto politico. Il tutto attraverso delle modifiche al Trattato, se necessario. A questo proposito, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha invitato a superare i limiti che sono stati posti nel Trattato a tutela delle competenze degli Stati nazionali.
L’altro livello che deve agire è quello dei Governi, e qui l’osservato speciale di questi giorni è come noto, l’Italia. Urgono ancora misure che rafforzino quelle già prese sul fronte della stabilità, e quindi del contenimento del debito pubblico, e che stimolino la crescita. Chi lo chiede non è un’entità sovrannaturale e slegata dalla realtà, come alcuni tendono a dipingere quella cosa non molto bene definita cui si dà il nome generico di “Europa”. Lo chiede il mondo reale, l’economia, i mercati, chi crea lavoro e chi lavora. Perché l’Italia è l’Europa, e dal suo futuro dipende, in queste ore, quello di tutti.
Ma, osservando quello che sta succedendo in questi giorni, sorge spontanea una considerazione. L’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’UE, e, per molti aspetti, il secondo Paese dell’Unione europea: a livello di Regno Unito e Francia per popolazione, per dimensione economica, industriale, contributo al bilancio comunitario, e via dicendo. Perché viene spesso messa così all’angolo e obbligata a frenetiche corse dell’ultimo minuto, oggetto anche di sarcasmi inopportuni da parte di altri? Superata questa fase, sarà opportuno riflettere su come riuscire a portare veramente il nostro Paese, con credibilità e politiche lungimiranti, nel nucleo stretto di quelli che fanno le Politiche con la maiuscola, e non di quelli che le subiscono.
(Commissione Europea – Rappresentanza a Milano)