“Il colibrì”, di Sandro Veronesi
La nave di Teseo
Pag. 368 – euro 17
Marco Carrera, il protagonista del nuovo romanzo di Sandro Veronesi, è il colibrì. La sua è una vita di continue sospensioni, ma anche di coincidenze fatali, di perdite atroci e amori assoluti. Non precipita mai fino in fondo: il suo è un movimento incessante per rimanere fermo, saldo, e quando questo non è possibile, per trovare il punto d’arresto della caduta – perché sopravvivere non significhi vivere di meno. Intorno a lui, Veronesi costruisce altri personaggi che abitano in un’architettura romanzesca ideale. Un mondo intero, in un tempo liquido, che si estende dai primi anni Settanta fino a un cupo futuro prossimo, quando all’improvviso splenderà il frutto della resilienza di Marco Carrera: è una bambina, si chiama Miraijin, e sarà l’uomo nuovo.
Il colibrì Marco Carrera è un uomo che, come l’uccellino, è piccolo e ha bisogno, fin dall’infanzia, di una cura per crescere come gli altri. È veloce, di piedi e di testa. Marco è un colibrì, che ha una caratteristica unica: il dono dell’immobilità. Batte le ali, continuamente, una fatica immane per rimanere fermo. Piantato per aria. Il protagonista ha vissuto la sua vita così, muovendosi per stare immobile, rifuggendo i cambiamenti. Mentre gli altri andavano avanti, lui praticava una resilienza tenace, sospendendo il tempo, capace persino di risalirlo, ritrovando quello perduto. Volando all’indietro, come il colibrì sa fare. Il tempo da risalire è quello della famiglia, dei genitori Letizia e Probo, un matrimonio che è una bolla, un’illusione di felicità, che ha tenuto a bada l’inquietudine della madre, in un’accettazione dolente fatta di sopportazione e bugie. Il ricordo della giovinezza è Irene, la sorella “intelligentissima e tormentatissima”. Irene è il modello di vita e di gioventù, ma è anche rabbia e foga. Irene è incapace di immobilità, lei si porta dentro buio e confusione.
È il primo grande lacerante dolore della vita di Marco. Come nell’animo di chi ha il privilegio di sapersi ascoltare, il ricordo e il presente si uniscono, in una sospensione in cui tutto sussiste: le lettere a un amore eterno di rimpianti per Luisa, in un continuo presente in cui tutto sembra ancora possibile, perché fermo sulla carta, gli inventari della casa dei genitori, liste per recuperare l’identità dell’essere stati famiglia, per lanciarle come una cima al fratello Giacomo, dall’altra parte del mondo, in un presente che non è più. Spezzato dal rancore. I cambiamenti della vita di Marco ci sono, e sono urti violentissimi, dolori che sfondano il cuore, alcuni accettati perché parte dell’esistenza, altri troppo grandi, anche per avere un nome capace di definirli. Dolori che hanno sbattuto Marco prima in una realtà, poi in un’altra. “Mi chiedo: ma il male – hai presente? Ha circuiti preferenziali, il male, o si accanisce a caso?”.
L’autore: Sandro Veronesi
È nato a Firenze nel 1959. È laureato in architettura. Ha pubblicato: “Per dove parte questo treno allegro” (1988), “Live” (1996, nuova edizione La nave di Teseo 2016), “Gli sfiorati” (1990), “Occhio per occhio. La pena di morte in quattro storie” (1992), “Venite venite B–52” (1995), “La forza del passato” (2000), “Ring City” (2001), “Superalbo” (2002), “No Man’s Land” (2003), “Brucia Troia” (2007), “XY” (2010), “Baci scagliati altrove” (2012), “Viaggi e viaggetti” (2013), “Terre rare” (2014), “Non dirlo. Il Vangelo di Marco” (2015) e “Un dio ti guarda” (La nave di Teseo, 2016). Pubblicato nel 2005 e vincitore nel 2006 del Premio Strega, “Caos calmo” è stato tradotto in 20 Paesi. Sandro Veronesi ha collaborato con numerosi quotidiani e quasi tutte le riviste letterarie. Attualmente collabora con il “Corriere della Sera”. Ha cinque figli e vive a Roma.